Venerdì sera, dopo mesi di
assenza dalle sale cinematografiche, ho deciso di tornare al cinema. Aspettavo
un titolo adatto per farlo o quantomeno, visto il mio culo pesante, qualcosa
che venisse proiettato nel raggio di 2 km da casa mia e che non fosse uno di
quei film che prendono premi nei festival dove solitamente sono in giuria assessori
alle politiche sociali e giornalisti di Limes.
Amanti Passeggeri+cinema
Maestoso (una sala semiperiferica che sembra un’acciaieria dell’ex blocco
sovietico in disuso) sembravano quindi la quadratura del cerchio.
Ci sono film che solitamente
ti “compri” per il solo fatto che vengano girati da certi registi. Se Tarantino
fa un film, lo vado a vedere a prescindere dalla trama perché sono convinto che
una sua produzione non scenderà mai sotto una certa soglia di decenza. Così
pensavo anche di Almodovar che però questa volta il film l’ha girato con il
culo. Ora non so se aveva una rata del mutuo in scadenza e ha dovuto usare qualche
scarto dell’86 ma chi ama il suo cinema, o anche solo chi ama il cinema in
generale, uscirebbe dalla sala con l’impressione di aver visto un film che
poteva essere stato girato da Neri Parenti e dove gli attori, fossero stati
sostituiti da Boldi, De Sica e la Ferilli, avrebbero prodotto lo stesso risultato,
con la differenza che un cine panettone è più onesto perché sai in anticipo
cosa ti aspetta.
Non faccio la disamina “scena
per scena” perché c’è ben poco da analizzare né io pubblico manuali di critica
cinematografica ma mi limito a fare una sola considerazione tirando in ballo di
nuovo il buon Neri Parenti (che cito solo come sineddoche per rappresentare la
ridda di autori che fanno quel genere di film): se avesse prodotto lui una
pellicola del genere la critica non solo lo avrebbe messo in croce (nonostante
la nuova corrente revisionista che vuole far passare la Fenech per la Streep e
“Giovannona cscia lunga” per un film di Sorrentino) ma tutti i gay si sarebbero
scagliati accusando la pellicola di aver spolverato i soliti cliché sugli
omosessuali (o più facilemnte avrebbero gridato all’omofobia!!).
I Protagonisti di Amanti
Passeggeri sono degli steward tutti omosessuali (del resto ne conoscete di
eterosessuali?), alcolizzati, drogati e che non riescono a stare lontani dal
cazzo per più tempo di quanto un diabetico lo stia dall’insulina. Se poi metti
tre gay insieme e accendi uno stereo,
sta sicuro che coreograferanno la canzone come fossero le vedette del Lido di
Parigi.
A me, per carità, non da
fastidio vederci rappresentati così. Non ho mai avuto il risentimento di molti
gay che sono terrorizzati all’idea di essere presi per troppo effeminati o
esageratamente ancheggianti ma mi chiedevo che tzunami si sarebbe levato se,
appunto, a girarlo non fosse stato un gay dichiarato ma un regista qualsiasi.
In considerazione di questo
si ha spesso l’illusione di pensare che i gay sappiano sempre raccontare i gay,
come le donne il dramma della depressione post parto o i registi neri il
disagio sociale delle periferie di Los Angeles. Ma mi sa tanto che non è così. “Una
giornata particolare” (cito il primo film di genere che mi viene in mente) fu
scritto da Costanzo (che voi mi direte è sposato con la De Filippi quindi
un’ombra di dubbio viene spontanea), eppure, essendo etero fino a prova
contraria, ha raccontato il dramma di un omosessuale con una capacità
sorprendente.
Almodovar invece ha
riproposto dei personaggi eccessivi perfetti 30 anni fa dove l’omosessualità
era dirompente, politica e rappresentava, anche con i suoi eccessi, la
“rinascita” culturale della Spagna post franchista. Personaggi che però,
riproposti oggi, sembrano stanchi, noiosi, superati e anche un bel po’ tristi.