mercoledì 28 settembre 2011

LAGY GAGA, LA SFIGA E IL SUCCESSO.

















Stamattina mi stavo preparando per andare a lavoro. Con una mano finivo la tazza di caffè, con l’altra mi abbottonavo la camicia e con l’altra ancora cambiavo i canali della tv in cerca di un video musicale che rompesse il silenzio tedioso dell’alba. La possibilità che non mi capitasse Lady Gaga tra i piedi era piuttosto remota visto che pubblica più video lei che Berlusconi messaggi preregistrati. E infatti così è accaduto. Francamente non saprei neppure dire quale canzone fosse, ormai per me è tutto un continuum che parte da Poker Face e arriva a Edge of Glory, saprei solo dire che aveva delle sonorità country e un bono spaziale come coprotagonista (vorrei anche dire che lei sembrava un carro del carnevale di Rio ma questa annotazione nel suo caso non è così distintiva).
Mentre la ascoltavo mi è venuta in mente una sua intervista che ho seguito qualche settimana fa. A quanto pare la Germanotta ce le ha avute tutte: vittima di bullismo, figlia di una famiglia povera, presa in giro per il suo brutto aspetto le mancava solo l’epilessia e un abuso in tenera età da parte di una suora e poi era perfetta per una film di Gus Van Sant. Nonostante questo passato da sfigata ora è quello che è ovvero una super, mega, iper pop star. Una di quelle che se fa un rutto spegni il telegiornale che annuncia lo scoppio di un reattore nucleare in Giappone pur di ascoltarla. Allora, con un’intuizione che ha sorpreso persino me, mi sono detto: il successo è dei reietti.
Ho iniziato quindi a chiedermi se questa tesi è sostenibile dai fatti. Ho pensato a Madonna e pure lei, diciamocelo, era una povera disgraziata. Ammesso sia vero il fatto dei 35 dollari in tasca all’arrivo a New York è però inequivocabile che la sua ascesa è stata inversamente proporzionata alla sua mancanza di talento. Ora per non fare la solita finocchetta che parla solo di pop star ci butto dentro anche Stephen Hawking, lo scienziato che non sai dove comincia lui e dove finisce la sedia a rotelle. Tetraplegico sin da bambino a 20 anni si laurea e non con una tesi sulla direzione artistica di Donatella Versace alla guida della meson ma con una sui buchi neri, la relatività e l’origine dell’universo. E come loro ce ne sono ancora centinaia di esempi rappresentativi che alla fine hanno avallato ciò che ho sempre sostenuto: la sfiga nella vita ci rende persone migliori e se solo sappiamo reagire (e se nel farlo riusciamo anche a conservare un po’ di umanità senza diventare degli stronzi) allora otterremo più di quanto un’adolescenza edulcorata potrebbe mai garantirci.
Gli stessi nerd di Glee (torniamo nel mio campo preferito) hanno successo per questo perché ci mostrano quanta grazia nasce dalla sofferenza e come questa possa essere tanto più interessante della presunta perfezione arrivando addirittura a diventare un passaporto per il successo. Nno mi pare infatti che la vita dei “perfetti” sia così interessante. Kennedy si è dovuto far sparare per diventare un mito e Lapo Elkan è finito in periferia a giocare a farfallina con dei trans robusti come fusti di greggio. Quindi forse è vero come dice De André che i fiori non nascono dai diamanti, che quello che non strozza ingrassa e che quello che non spezza rende più forte e se sono frasi fatte e un po’ banali il successo degli sfigati non lo è manco per niente.

5 commenti:

Lilyum ha detto...

Il video di cui parli è quello della canzone "You and I".

Lo so, vivevi bene anche senza saperlo ma vabbè ho la mania della precisazione! Ciao Insy. =)

Anonimo ha detto...

queste sono solo le eccezioni che confermano la regola...
contiamo quanti miliardi di persone sono nate sfigate e sono morte ancora più sfigate?
l'equazione perfetto=interessante=successo è sbagliata.
per avere successo devi semplicemente avere culo, tutto il resto è assolutamente ininfluente
però mi piace molto come scrivi
GG

Anonimo ha detto...

Per avere successo devi essere bello. Punto.

RDphotos ha detto...

poco tempo fa riflettevo proprio su questo: 1)i disgraziati spesso cercano il riscatto (conseguendolo se alla determinazione aggiungono talento e culo) 2)i più fortunati non cercano proprio un cazzo dato che hanno tutto e credendo di poterlo avere per sempre conducono una vita insulsa 3)mentre i "medio borghesi" restano esattamente nel limbo in cui si trovano perché sono abituati alla mediocrità. E allora chi può decidere quanto la sorte sia stata benevola? Io mi colloco nel limbo e non so se sono stato fortunato o sfortunato. Alla fine siamo pure liberi di scegliere che strada prendere.

Anonimo ha detto...

Qui sul tuo blog per la prima volta e già protesto.
No, soffrire rende persone peggiori.
Altra cosa è ricevere lezioni di vita dure, ma i dolori ingiusti, estremi, senza possibilità di riscatto, vissuti dentro la normalità della gabbia sociale, no, non ho mai visto nessuno uscirne migliorato.