venerdì 24 febbraio 2012

And The Oscar Goes To...Boh


Domenica 26, verranno consegnati gli Oscar.
Pomeriggio lì, da noi sarà già notte fonda. L’idea di passare una oscar night stravaccato sul divano e circondato da junk food è il mio sogno di sempre come i pigiama party con le amiche ma davvero, io a una certa ora crollo e anche stesse andando in fiamme il palazzo preferisco morire carbonizzato che svegliarmi.
L’indomani in genere mandano sempre in onda la versione light della premiazione che solitamente dura quanto un anno di carestia ma non è la stessa cosa, manca del tutto l’emozione della diretta ed è come per un etero vedere una partita registrata. Così alla fine mi limito a leggere la lista dei premiati e buona notte ai suonatori.
Mai come quest’anno comunque arriverei impreparato all’evento. La rosa dei candidati si è spampanata passando da 5 a 9 film (già da qualche anno in effetti) e vederli tutti, per quanto mi riguarda, significa non avere una vita.
L’allargamento mi sembra tra l’altro una mossa per spingere più gente ad andare al cinema in un periodo di crisi che travolge anche il cinema. Una candidatura infatti da a una pellicola quell’unzione sacrale, quel marchio DOP che spinge più volentieri il pubblico ad assiepare le sale dicendo: “è candidato all’Oscar! Sarà di sicuro un bel film”.
Cosa vera in parte anche se solitamente i membri dell’academy dubito si mettano a casa a vedere 3000 dvd con tutti i film distribuiti negli Stati uniti durante l’anno e più comodamente si concentrano invece su quelli che i publicist delle major decretano essere la short list. Questa per essere credibile e per mitigare l’immagine dittatoriale delle grandi case di produzione deve sempre avere un outsider proponendo così quel cliché da “David che sconfigge Golia” tanto cara alla poetica filmica hollywoodiana.
Quello di quest’anno a farlo è The Artist, un film francese sugli albori della storia del cinema girato in bianco e nero e muto. Detto così potrebbe sembrare una tortura da Guantamo ma si tratta di un vero capolavoro, a detta di molti, dato che ancora non l’ho visto ma rientra nella mia lista dei “lo vedrò”.
Altri candidati sono The Deschendants tradotto in italiano con un incomprensibile “Paradiso amaro” (un altro “lo vedrò”).
Hugo Cabret, che non gli avrei dato una lira perché visto i trailer sembrava un film di quelli dove nel titolo c’è un armadio, un orologio, un leone e un cavaliere e dove la trama è solitamente un pasticcione epico tra Pollicino e il Parsifal. Anche questo film invece sembra un vero capolavoro. Tutti quelli che lo vedono ne restano stregati per cui o all’ingresso con gli occhialini distribuiscono anche dell’LSD o forse io non c’azzecco più con i giudizi ex ante.
Midnight in Paris per me è il solito Allen, sempre efficace ma francamente mi sembra più un riempitivo per raggiungere la lista dei candidati che una meraviglia su celluloide.
Molto forte, incredibilmente vicino. Di questo ho letto il libro. La storia è intensa e straziante, di più non saprei dire.
L’arte di vincere: never covered.
War Horse, finalmente Spielberg gira un film visto che negli ultimi tempi pareva essersi lanciato solo nella produzione di telefilm come Terranova (orribile e fatto con gli scarti di Jurassic Park e le scenografie di Fiabilandia) e il fantastico Smash (roba di musical a Broadway che magari a molti fa cagare visto che ogni 5 minuti partono con una canzone ma che io adoro incondizionatamente proprio per questo).
The Tree of life, girato da Malick, uno dei registi più pallosi della storia. L’interprete principale è Bred Pitt che non prestandosi per un nudo integrale frontale lungo un piano sequenza di 90 minuti rende la pellicola avvincente come l’intervallo della Rai degli anni ’70.
The Help è il solo che ho visto. Con mia madre, di pomeriggio in una sala dove il più giovane alle medie studiava il sanscrito come seconda lingua dando così vita a un clima da A spasso con Daisy: quando si dice lo spettacolo nello spettacolo.
Chiudo scrivendo giusto qualche altro piccolo appunto.
Scorrendo le altre categorie scopro un grande assente ingiustificato: Michael Fassbender. Non come attore protagonista per Shame quanto come miglior effetto speciale. Per buona parte dell’inizio del film infatti se ne va in giro nudo ciondolando un pene che buca lo schermo anche senza 3D e quindi meriterebbe senza dubbio l’oscar in questaq categoria tecnica.
Altra nota merita poi la candidatura di Albert Nobbs come miglior make up. In pratica è la storia di una donna che si finge uomo che poi sarebbe lo stesso plot di Yentl di Barbra Streisand, solo meno noioso.
L’oscar però non va per il trucco sul film ma per quello nella vita reale. Glen Close infatti è naturale quando interpreta il suo personaggio. E’ quando poi va a ritirare premi a le serate che tocca dargli giù di maschere in silicone e trucco vinilico.
Personalmente poi da sempre attribuisco l’oscar delle categorie inutili a: montaggio sonoro e sonoro (che a questo punto sfido chiunque a distinguere tra loro, io al massimo so dirti se si sente o se il volume è basso). Diciamocelo: a chi vuoi che gliene importi di queste categorie? Sospetto semmai che queste sono sostenute dalla lobby dei narcos per creare un break e permettere al pubblico nel teatro di fare un pausa durante la serata fiume e andare in bagno a pippare etti di cocaina.

3 commenti:

andrà tutto bene ha detto...

assolutamente conconrde con l'indignazione alla mancata nomination per il pene di Fassbender.
assolutamente contraria agli oscar inutili: sgrunt è inconscio non te ne accorgi di quanto siano importanti suono e musiche. prova a guardare un film e farci caso, e poi chiediti se ne potresti fare a meno! :)

Anonimo ha detto...

La tua cultura filmica è incommensurabile, io non ricordo nemmeno Ghosth e l'ho visto 200000 volte. Però sto imparando 2nd opening 2011 musica divina mucca assassina, me l'han passata ieri sera e non smetto di canticchiarla. Faccio progressi?
XD
AlexFe

Anonimo ha detto...

Ciao, sto guardando un tuo video e contemporaneamente leggendo il tuo pensiero sulla notte degli OSCAR. Ho seguito la diretta sul mio divano...solo perche il mio cmpagno preferisce dormire...non a torto. Adoro il cinema , guardo tutti i film e condividere questa passione con altre persone sarebbe splendido. Dimenticavo...ora vado da feltrinelli ad acquistare il tuo libro...spero di trovarlo . Ciao Carlo