sabato 22 giugno 2013

22.6.13: domenica mattina.


Non credo di essermi svegliato oltre le 9 del mattino da almeno 5 anni. Dormo poco e se ho i pensieri, ancora di meno. Ma non vivo la cosa come un problema (o meglio, se potessi eliminare le cause delle preoccupazioni, sì, ma il fatto di svegliarmi senza una buana causa alle 6, no, non mi disturba).
Soprattutto la domenica.
Mi piace aprire le finestre e dare il benvenuto in casa al fresco, al cinguettio degli uccelli e al rumore delle auto che passano in piazza con una cadenza che aumenta sempre di più con il passare dei minuti, come le gocce di pioggia di un acquazzone che si fanno via via più intense.
Mi piace muovermi nel silenzio della casa, mentre gli altri dormono, fare colazione con calma e starmene in bagno a schiacciarmi i punti neri senza l’ansia che qualcun altro debba entrare.
Mi diverte leggere gli status su Facebook di chi è appena rientrato ubriaco e maledice la serata trascorsa o, se gli ha preso bene, che augura la “buona notte” mentre fuori il sole è sorto da un pezzo.
Ascolto la cascata fragorosa dei vetri scaricati dai raccoglitori nelle cisterne dell’AMA e mi chiedo quante maledizioni si attirino questi poveracci per aver fatto così tanto rumore la domenica mattina. 
Nel palazzo di fronte le serrande delle finestre si alzano, prima una, poi un altra, lente, come enormi palpebre che faticosamente si aprono alla luce del mattino. 
Mi affaccio sul balconcino, guardo sotto e vedo i poliziotti di fine turno che fanno colazione nel bar sotto i portici accanto ai vecchi che, come me, passano sempre meno tempo sdraiati sul materasso. Me li immagino svegli già dalle 5 che aspettano un orario decente per uscire a prendersi un cappuccino e un cornetto.
I padroni dei cani con gli occhi a fessura incitano i loro animali a cacare in fretta per poter tornare a dormire ancora un po’ mentre le famiglie “corri che sennò troviamo traffico” caricano borsoni da mare e figli (gia in costume da bagno), usando per gli uni e per gli altri lo stesso vigore nel pressarli in auto.
Questo è il momento della giornata che preferisco, quando ancora tutto può essere, quando hai così tante ore davanti e il lusso di disporne come vuoi, anche di sprecarle guardando la televisione o chattando con sconosciuti acefali su Grindr che alla domanda “hai una foto del viso” ti rispondono “si”, ma non la spediscono.