martedì 16 ottobre 2012

LEZIONI NOTTURNE.

Non posso certo definirmi una persona religiosa. In realtà la spiritualità intesa anche come tensione verso il trascendente non mi appartiene per niente. Mi posiziono in quel limbo un po’ vile degli agnostici che non hanno il coraggio di dire che non esiste un Dio ma allo stesso tempo non hanno lo stoicismo di affermare che quando si spegne la luce la festa è finita. Ieri sera, come faccio spesso, mi metto a letto lasciando la televisione accesa su Discovery. Lo faccio spesso perché i documentari hanno su di me lo stesso effetto delle favole lette dalla nonna. L’argomento era la nascita dell’universo, una cosa leggera insomma. A raccontare il T con 0 era Stephen Hawking, uno scienziato paraplegico che sembra uscito da un libro di epos Greco: tanto il suo corpo è inerme e inservibile tanto la sua mente è capace di ragionamenti prodigiosi. Insomma ora neppure se avessi ascoltato la sua spiegazione dodici volte di seguito vi saprei ridire il perché lui porta una prova scientifica dell’inesistenza di Dio ma è una di quelle cose che se le sente anche il Papa si toglie tiara e tunica e si butta nel primo bar di lap dance della riviera Romagnola. Sarebbe facile dire come uno tanto disgraziato non possa che essere ateo dal momento che se al contrario avesse creduto in un dio creatore avrebbe passato anni a scrivere libri di bestemmie piuttosto che trattati di cosmologia. Ma la sua non è stata una riflessione amara o risentita perché subito dopo ha usato un termine che non ti aspetteresti mai da uno nelle sue condizioni: gratitudine. Quello che ha espresso, con altri termini meno prosaici dei miei, è che si sente grato al cosmo per avergli dato la vita e riconoscente a tutta quella serie di eventi fisici e chimici che hanno fatto si che lui esistesse e che avesse coscienza del mondo che lo circonda portandolo a dire, appunto, di essere grato di esistere, anche in queste condizioni rivelando un sentimento assolutamente “spirituale” benché saldamente radicato alla scienza. Ora qualche giorno fa parlavo con un’amica che sta affrontando un percorso di consapevolezza spirituale personale e mi raccontava qualcosa che mia madre mi dice da quando sono nato (e per il quale la prendo spesso e volentieri per il culo) ovvero che “nulla accade per nulla”. Certo non è la rivelazione dei Maya ma ad ogni modo ieri ero particolarmente provato per tutta una serie di cazzi di cui non starò qui a tediarvi e allora quando poi ho sentito dire da un uomo accartocciato su se stesso che può comunicare solo attraverso un lettore ottico del bulbo oculare (il solo muscolo che ancora può gestire) di essere comunque riconoscente per la vita e per il fatto di poter continuare sempre e ancora a sperimentarla, oh, ma che vi devo dire, mi sono sentiti un deficiente per aver anche solo avuto un pensiero di autocommiserazione. Vabbé, tutto qua…

lunedì 8 ottobre 2012

DIOGENE LIFE STYLE.

A metà del mese scade l’assicurazione dello scooter che non sto guidando visto che mi è stata tolta la patente. È parcheggiato sotto casa da almeno tre mesi e la cosa che mi sorprendeva di più quando uscendo dal portone davo uno sguardo fugace al mio destriero solitario era il fatto che non me lo avessero ancora ri-rubato. Sabato scendo per prendere i documenti e verificare che l’assicurazione non sia una di quelle trappole da silenzio assenso che poi devi portare il video dell’operazione durante la quale si mostra chiaramente che ti hanno amputato braccia e gambe per garantirti l’annullamento retroattivo della polizza. Vado verso il motorino con le chiavi in mano quando vedo dei fili pendere dallo sciassi dello scoter. È già questo non è un buon presagio. Ecco svelato perché il mio motorino non era stato ancora rubato: prima di un ladro di scooter è stato vittima di un ladro di batterie. Arrabbiato? Macché, quella l’ho già tutta esaurita tra la prima volta che me lo hanno fregato, per quando me lo hanno ritrovato in brandelli, per quando il camion della nettezza urbana ci ha scaricato sopra un cassonetto per errore e per quando mi si sono rubati bauletto e parabrezza. Insomma, se c’è gente che paga per dei corsi di yoga io il raggiungimento dell’atarassia l’ho raggiunta con questo scooter. Valore del furto? 30 euro ma al mercato dell’usato è già tanto se ci si paga mezzo grammo di ketamina. Non penso proprio a questo punto né di farlo riaggiustare, né di comprarne uno nuovo, un cavallo mi costerebbe tropo di biada e poi con questi chiari di luna capace che me lo abbattono per farne salsicce. Visto che la macchina è fuori questione (oltre che fuori budget) le soluzioni restano i mezzi e il buon cuore degli amici che difronte a sapienti scene madri “no, non vi preoccupate, io non vengo, è troppo lontano e con i mezzi la sera non ce la posso fare”, si sentono costretti a darmi uno strappo. Non solo ma a questo punto ho deciso di abbracciare in pieno la filosofia di Diogene che in breve sarebbe quel filosofo greco che si era liberato di tutti gli oggetti materiali, viveva in una botte e usava solo una ciotola per bere fino a quando, vedendo un bambino usare la mano per portarsi l’acqua alla bocca, decise di dar via anche quell’ultimo orpello. La stessa cosa voglio fare anche nella mia vita perché ormai quello che prima era indispensabile può sempre diventare superfluo. E tra tasse governative e furti e ladri di fidanzati, meno cose hai meno possibilità ci sono di essere ripuliti.