mercoledì 26 novembre 2008

NELLA TERRA DEI RICCHIONI.
















Da domani fino a lunedì sarò a Milano ad un anno esatto di distanza da quando mi scrissero "ricchione" sul conto di un ristorante.
E' una città che mi riserva sempre grandi sorprese e spunti di cui scrivere quindi spero di averne parecchi anche questa volta.
Dunque, se vedrete uno particolarmente ricchione per le vie della città da bere, quello sono io (o solo un altro delle legioni di invertiti che si aggirano per Milano).

martedì 25 novembre 2008

ISOLA ULTIMA PUNTATA: meglio tardi che mai.















Se Dio volesse farmi chiudere gli occhi per sempre, morirei felice. Non tanto perché un nero è diventato presidente degli stati uniti, ma piuttosto perché Luxuria, l’uomo con il seno, ha vinto l’isola dei famosi. E se morissi oggi, saprei di lasciare un mondo migliore di quando sono nato.
Ieri puntata conclusiva dell’Isola. Una serata interminabile tanto che, sono certo, le tette della ventura sono ancora lì che gridano “a testa alta e a schiena dritta” a degli indigeni delle foreste ondurenie.
Serata anche di ritorni eccellenti come DJ Francesco che ormai è assodato, deve avere un video della ventura che fa una gang band con dei minorenni perché non c’è sennò altra giustificazione alla sua presenza in tutti i programmi di Simona dato che il servo muto di mio nonno ha più presenza scenica e dove persino Magnini, un vero strazio per le orecchie, risulta meno insipido.
I finalisti come ben noto, sono appena scesi da un carro del gheipraid per salire su un elicottero in stile Apocalips Nau. Dietro a questa scelta non c’è una spiegazione razionale se non le abbondanti dosi di pasta piselli e Peiote che passano alla mensa rai e che assicura il giusto stato di allucinazione tra gli autori della trasmissione per rispondere: “benissimo”, quando la Ventura passa da loro chiedendo come stia con quel colore di capelli.
Il primo ad essere eliminato dalla quaterna è Tumiotto che quando apre la bocca uno capisce perché i genitori lo hanno buttato in vasca all’età di tre anni e non lo hanno più fatto uscire: il nuoto era il solo sport dove, anche volendo, non puoi parlare.
Carlo ormai ha l’aspetto dello spaventa passeri del Mago di Oz dopo un indianata a base di crac con la Uainaus e la Iuston.
Vladimir ritira fuori la pippa dell’isola come metafora della vita e mentre parla una colomba bianca le si appoggia sulla spalla e tre re magi la indicano dicendo: E’ lei il Messia. Pare che a Napoli abbiano già preparato la miniatura di Luxuria da mettere nella culla il 25 dicembre.
Fino a 2 puntate fa credevo del tutto inutile in natura l’esistenza di esseri come la mosca o la Carfagna ma da quando Pamela prati è diventata ospite dell’isola mi sono reso conto che si può trovare di peggio.
In studio arrivano intanto gli altri eliminati tra cui:
Alessandro Feliù, 20 anni all’anagrafe ma la verve di Evita Peron (ma ora, mummificata) e Beppe Quintale che viene accusato di essere un portatore sano di obesità e quindi dovrebbe solo che vergognarsi per il fatto di essere grasso, questo sempre perché non si vuole demonizzare chi non ha linee filiformi e per combattere ogni istigazione all’anoressia.
Arriva poi quella stronza della de blanc. Mi spiace ma altro aggettivo per questa non mi viene dopo che toglie la felpa di dosso a carlo mentre infuria la tempesta del secolo e che lo giustifica dicendo che era della figlia la quale evidentemente non ha altro da mettere. Siccome il frutto poi non cade mai lontano dall’albero, turano fuori che era di un amico morto e quella maglia era quindi molto importante. Ma a parte il fatto che se è così importante non te lo porti su un isola dove ti si rovinerebbe anche un’armatura medievale ma poi pensi che all’amico morto possa dispiacere sapere che una sua maglia serve a coprire un povero cristo nella tormenta? Te lo avrebbe ridato dopo una settimana. Che temeva, lo vendesse al mercatino dell’usato di Tegucgalpa?
Le macchie del viso della contessa che hanno tolto il sonno a milioni di italiani sono state saggiamente coperti grazie ai maghi del trucco di Ollivud e adesso possiamo affermare che non erano le macchie a deturparla, lei è davvero un cesso anche senza.
Arrivata in studio anche belen e vladi, ultime finaliste dopo che Capponi viene eliminato. La bella sudamericana (belen, per chiarezza), inizia a ballare un tango con Rossano sulle note di Rocsen di Sting. Ora chi conosce la canzone sa che si riferisce alla storia di una mignotta che lo fa di professione e stai fresco a dire che anno scelto il brano solo perché il titolo richiama vagamente il nome di Rubicondi.
Si arriva così alla fine: i testi di presentazione sono come sempre agghiaccianti e sul primo piano di Vladimir si sente la ventura descriverla come una donna che viene dalla strada, che si è fatta da se che ha sofferto tutta la vita diventando una la che tagliava i pregiudizi della società: insomma una via di mezzo tra una suffragetta di fine ottocento, la piccola fiammiferaia e lBocca di Rosa di de andrè.
Vince Luxuria e la gente si illude che sia sintomo di progresso sociale quando, scusate questo attimo di serietà, l’altro ieri notte dei ragazzini accoppavano una trans a roma e davano fuoco a un barbone a rimini, tanto pe’ giocare!
Con questo è tutto e come diceva il mio mito Maic: ALLEGRIA!!!

ASPETTANDO L'ISOLA

















Nella lotta eterna tra il neurone e l'ormone, ieri il primo è stato capitolato da secondo. Per questo non ho potuto assistere alla puntata dell'Isola che ha visto vittorioso/a la Luxsuria. Ma, siccome matto del tutto non sono, ho registrato la puntata che vedrò stasera (lo so che è un programma ancora più triste che se avessi rinunciato al randevù di ieri sera per vederlo in diretta ma si parla pur sempre della vita di Insy che è più o meno eccitante come una partita di Uno tra ricoverati di un ospedale).
Tutto questo per dire che il post sull'isola apparirà come per incanto tra stanotte e domani mattina.
La sola cosa che per ora mi sento di dire che oggi l'Italia oggi è un paese migliore. Gli USA Obama, noi Luxuria!!

giovedì 20 novembre 2008

CORRE A CORDOVA MA DO' VA?


“Io sto per scoppiare. Ti prego accelera che non ce la faccio più”.
Pare sia peccato mortale costruire degli autogrill nel sud della Spagna. Dice che deturpa il paesaggio quindi se non hai fatto il pieno e non ti porti una cisterna di benzina agganciata dietro al posto di una rulot rischi di doverti mettere a spingere nel bel mezzo del nulla (e per questa evenienza c’eravamo portate una coppia di lesbiche). Questo significa pure che se ti stai pisciando sotto, tanto vale che ci fai un nodo perché di bagni non ne trovi.
L’ultimo cartello segnava: Cordova 20 Km ma non avrei scommesso di resistere abbastanza.
“Non ti preoccupare, accelero”, e quando te lo dice una seguace di Saffo che sta al volante, stai certo che lo fa. Sandra aveva scambiato una Seat Ibiza noleggiata all’aeroporto di Barcellona, da dove venivamo, per una Lamborghini Diablo, e in un caso come questo non potevo che essere lieto che spingesse il motore al massimo delle sue prestazioni.
E’ un difetto delle femmine della famiglia (per cui strano che ne sia afflitto anche io): pisciamo in continuazione. La prima domanda che facciamo quando da piccoli andavamo a fare escursioni montane in Abruzzo non era “quanto è alta la vetta” o “quante ore occorrono” ma “ci sarà un rifugio con un bagno?”. A questo aggiungeteci pure che, sempre come le femmine di famiglia, anche io ho uno spiccato senso del pudore che non mi lascia pisciare sul ciglio di una strada anche se mi permette di baciarmi mezzo nudo nel mezzo di una pista di discoteca.
Fatto sta che ringraziando il cielo entriamo in città. Con la macchina ancora in corsa io scendo al volo alla velocità di un razzo. Il rumore della mia voce si perde in lontananza mentre grido ai miei amici: “cerco un bagno, aspettatemiiiiiii…”. Poi un rumore fragoroso. Sono io che supero la barriera del suono.
Inizio la ricerca disperata di un bar per poter andare a pisciare.
I bar a Cordova non esistono. Come non esistono angoli un minimo riparati ed è sicuro che sia la città più popolosa di Spagna perché ci sono persone ovunque e, sempre per la storia del pudore e per evitare di essere arrestato con l’accusa di esibizionismo, non posso farla in mezzo alla strada.
“Ai un bagno?”, non li lascio neppure rispondere: appena scuotono la testa riparto alla ricerca di un altro negozio, che per pietà mi faccia fare pipì. Mi perdo per i viottoli di quella città mai vista prima correndo all’impazzata come inseguito dai tori di Pamplona. Entro persino in un supermercato e con le mani giunte chiedo ad un’impiegata di farmi andare in bagno. Vorrebbe dirmi “no se puede” ma gli devo fare una pena tale che inizia a chiedere le chiavi ad una collega che però non le trova. Ma cazzo, le chiavi del bagno, te le vuoi tenere legate al collo!?
Alla fine sgommo a tutta velocità anche da lì quando trovo un angoletto che mi sembra intimo il giusto e mi sbraghetto. Davvero, altri 15 secondi e sarei esploso come un enorme gavettone di piscio.
Ne faccio così tanta che mi chiedo come potessi contenere tanto liquido che scrosciando fuori, crea quasi un solco sul pavimento andando a cadere in un tombino che si trova lì vicino. Si racconta che li Guadalchivir quel pomeriggio straripò come neppure dopo un alluvione.
Secondo me non c’è sensazione più bella di quella che provi dopo aver fatto una pipì così a lungo trattenuta. Non c’è torta al formaggio, né scopata che tenga al paragone. Neppure vedere precipitare dal balcone la mia condomina (che ogni giorno mi grulla sul terrazzo le molliche rimaste sulla sua tovaglia) può darmi più piacere.
Una volta che il mio cervello, impegnato fino a quel momento a cercare una soluzione “salva vita”, torna alla ragione, inizia a sorgermi un dubbio: “dove cazzo sono?”.
Scendendo dalla macchina come una furia non mi sono minimamente preoccupato di ricordare il tragitto che avevo fatto. A questo, aggiungiamo il fatto che se mentre dormo, mi sposto sull’altro lato del letto, al risveglio non so come tornare in dietro e la tragedia è completa. Non un cellulare, non un punto di riferimento di cui chiedere. Nulla.
Vabbè, sta cazzo di Cordova che grande vorrà essere?
Inizio a girare per il centro, prima o poi troverò i miei amici. Dopo 4 ore questo “poi” non era ancora arrivato.
Inizia ad imbrunire ed io a sbiancare all’ipotesi di dovermi rifare una vita lì nel sud della Spagna.
Un’ora dopo ero seduto davanti la cattedrale, cercando di riconoscere visi familiari tra le orde di turisti ignari della mia tragedia.
“INSY!!!!”, mi sento gridare all’improvviso. Mi giro e riconosco le mie amiche. Sono sopraffatto dalla gioia e subito dopo dallo stupore perché con loro ci sono anche due poliziotti.
Sandra mi corre incontro e mi abbracci. Io le chiedo “ma i poliziotti?”.
“non ti trovavamo e siamo andati dalla polizia”.
“Ma dai e vi hanno aiutate a cercarmi, beh in Italia non lo avrebbero fatto per uno perso solo da poche ore”, le faccio con il tono tipico che abbiamo noi italiani quando si tratta di criticare le pecche del nostro paese.
“Macchè, anzi se te lo chiedono di che è da ieri che sei sparito”.
“Come?”
“Si. Sono andata dai poliziotti e mi hanno detto che non cercavano nessuno sparito da solo tre ore così siamo uscite e siamo andate in un altra caserma e lì abbiamo detto che eri sparito da ieri”.
Morale della favola: la gita finisce in caserma dove mi portano per fare un verbale di sparizione. Non sapendo che inventare, dico che avevo bevuto moltissimo la sera prima e che mi ero addormentato in una piazza mentre, accanto a me, Sandra, ormai completamente assorbita dalla parte di amica preoccupata della mia sorte continuava a ripetermi “se non la pianti di ubriacarti!! Ci hai fatto prendere un colpo!” sotto lo sguardo comprensivo del poliziotto che non capiva ma intuiva.

martedì 18 novembre 2008

PENULTIMA PUNTATA DELL'ISOLA. Ancora una settimana di agonia.

Ho una notizia brutta e una pessima.
La prima è che ieri era ancora sola la penultima puntata. La pessima è che quello che ha sul viso la de Blanc non è una maschera da mamuttones sardo come tutti pensavano, ma ha davvero la pelle che sembra lo sputo di cammello indisposto.
Anche questa settimana L’Onduras è il set di Dip Impact funestata da una tempesta che costringe il povero Magnini a non poter raggiungere i naufraghi, privandoci così della sua inconfondibile verv e alla sua voce da disco a 45 che gira a 33. La pro loco di questo paese farà una causa miliardaria alla rai per il fatto che nessun turista immagino vorrà mai più metterci piede visto che pare ci siano tempeste tutti i giorni, paludi malsane, topi grossi come gatti e i resti delle bucce di banana di Carlo il bidello.
Ormai è un programma sfinito già dalla terza puntata quindi trovare qualche episodio interessante è sempre più difficile. Il problema è che i realiti in italia sono fatti all’italiana, questo significa che non si osa mai fino in fondo. Le corna le accennano ma non le fanno vedere (anche quando ci sono i filmati), i personaggi sono macchiette ma mai realmente trasgressivi (Valdi è in fondo la trans buona che piacerebbe anche ar Pecora de La Destra) quindi trovare delle situazioni interessanti è ardua cosa.
Perciò il massimo che riescono a fare gli autori è tirare fuori il caso di Tumiotto che durante una prova ricompensa in cui bendati si doveva andare a cercare un suonatore di tamburo (ora ho capito che fine hanno fatto gli ideatori delle prove di Giochi senza frontiere), pare abbia barato guardando attraverso la benda. Tutto è stato trattato dalla Ventura come se gli avessero trovato i piani del sequestro di Moro nella smemoranda. La Ventura che ha in studio il plastico dell’isola invita persino Bruno, il criminologo con il cervello di Annibal Lecter intrappolato nel corpo di Pavarotti, a dimostrare che Leonardo in realtà ha sbirciato per vincere l’immunità.
Ma insomma, se vuoi essere sicura che non guardino durante una prova del genere adotta il metodo migliore, no? Cavagli gli occhi con dei tizzoni ardenti e vedi poi come gli passa la volgia di barare ai concorrenti. Ma dopo 10 minuti, anche questo fattaccio passa in cavalleria.
Altro problema: troppa carne al fuoco! Puoi trattare 57 presunti scup in una puntata solo che , durerà pure come una carestia medioevale ma fa sì che tutto risulti troppo confuso e per niente approfondito? Non fai in tempo a far odiare qualcuno che subito passi: alle precedenti apparizioni tv di carlo, alle corna di belen, alla crisi di Veridiana e al mistero delle macchie della faccia di Patrizia (sulle quali sta indagando la redazione di Voiager che vorrebbe dedicarle una puntata visto che si ritiene siano geroglifici alieni come i cerchi nei capi di grano che presagiscono un imminente attacco degli alieni).
Quindi 5 minuti dopo si passa al caso della sberla data dalla De Blanc ad Alessandro.
Mi sfugge il motivo anche perché non è quella la cosa interessante quanto il fatto che questa si arroga il diritto di mettere le mani addosso a un ragazzino per “educarlo” come hanno fatto con lei i genitori e gli istitutori che, visti i risultati, è evidente fossero abituati a darle delle legnate sulla testa e a versarle del caffè bollente in faccia.
Esce fuori tra le altre cose che ha studiato in Inghilterra e nei collegi svizzeri dove la punivano mettendola in ginocchio sui ceci fino a quando non capirono che la si poteva utilizzare meglio in battaglia mandandola durante le guerre puniche per imbizzarrire gli elefanti dell’esercito cartaginese.

Passiamo la caso Belen. Ormai il fatto che con Rossano abbia preparato l’esame di Kamasutra è una cosa risaputa e non fa più notizia ma la cosa che viene fuori è che l’argentina in 2 mesi di isola si è strusciata con tutti i maschi che le capitavano a tiro e lo avrebbe fatto anche con Valdimir se solo qualcuno le avesse detto che è sì trans, ma ancora non operato.

Ormai la Ventura, che da quando ha smesso di parlare di calcio facendo vedere le cosce coperte da un nastro per capelli che lei chiamava minigonna, si sente Anastasia, l’ultima dei Romanff visto che continua a chiamare Carlo il “bidello” con lo stesso disprezzo con cui potrebbe dire “cazzo, ho pestato una merda con gli zoccoli di Cavalli”.
Ed è proprio mentre è collegata con lui che improvvisamente scatta una rissa tra le sue tette e quelle delle gemelle napoletane. Pare infatti che durante un fuori onda queste abbiano detto a quelle della Ventura che non sono altro che due vecchie buste di soluzione salina. La rissa si placa solo quando le sagge labbra della Venier, create insieme alle prime galassie durante il big bang si mettono in mezzo per farle fare pace.

Visto che probabilmente quest’isola la vincerà una trans, in studio chiamano la Prati che è la cosa più vicina a un travestito visto che è alta 2 metri, ha le spalle di un portuale e la voce di un baritono lirico che purtroppo ha poco spazio ma lo sfrutta al meglio con un esternazione da messaggio del Capo dello Stato il 31 dicembre: Alessandro (il lo schipper napoletano di 20 anni) è un esempio per tutti i ragazzi d’itala e avrà un futuro nel cinema o nella tv”. Che mi pare quindi l’augurio migliore da fare ad un ragazzo che dovrebbe essere esempio per i suoi coetanei.
Per sfoltire il gruppo dei supersiti che sono quanto una legione romana, stasera ci sono 12 eliminazioni e fanno fuori: Alessandro, che correrà subito a fare un provino per Un posto al sole, Quintale, che per 3 settimane non ha fatto altro che frignare, lamentarsi e mettersi maldestramente in mostra, Veridiana, che ha in carattere di un tanga da ballerina di samba e la de blanc per la quale la produzione dovrà pagare una multa di 5000 euro da quando si è disposto che i rifiuti ingombranti come scaldabagni e frigoriferi non possono essere abbandonati ma vanno portati nelle oasi ecologiche preposte.
Dallo studio la marchesa vattela a pesca meglio nota come madam Picasso (altro catalogo da centro di chirurgia estetica tutta rifatta ma malissimo) conforta la de blanc dicendole che sta benissimo e che la trova dimagrita. Ora, o l’unica cosa che non si è operata sono le cataratte e la scambia per belen o è una stronza perché come fai a dire che sta bene a una che ha sulla faccia lo scatarro di un vecchio del uest che ha masticato tabacco per 4 giorni!?

Sempre in studio, nonostante la scaletta è fitta come il menù di Mc Donald, ci infilano anche un video ricordo dell’isola di Ciavarro che sembra uno di quelli che mandano quando muore qualcuno del mondo dello spettacolo. Ciavarro si da una grattata che per poco non si evira mentre la principessa Simona Romanoff dice: “vederlo mi ha aperto il cuore e anche qualcos’altro”. Ma eleganza chiama eleganza: la de black parla del primo marito da cui ha divorziato perché frocio e le fa tirare fuori la storia sempre Simona alludendo al presunto legame con Carlo (che in effetti ha visto meno vagine di Mastelloni).
La puntata si conclude con quella morta di fame della de black che prima di lasciare l’isola, nonostante un nubifragio che si portava via anche le palme secolari dell’isola, toglie di dosso a carlo la felpa che gli aveva prestato lasciandolo nudo e al freddo mostrando quanto questa donna possa essere gretta oltre che brutta come il peccato, arrogante, insulsa e stupida e le auguro che i soldi del cascè le vadano tutte in medicine. Tiè.
Concludendo, i finalisti superstiti sembrano scendere da un carro de ghei praid visto che sono una travestita, un finocchio e una sudamericana. Che sia specchio di un’italia che cambia?

venerdì 14 novembre 2008

DOV'E' LA PIETA'?

Se la Chiesa fosse davvero immagine di Dio allora Dio non esisterebbe.
se la Chiesa fosse tanto pietosa come si pensa sia Dio, allora sul caso di Eluana si comporterebbe diversamente.
Sono atterrito dalle dichiarazioni che leggo oggi sui giornali.
Fintanto che a parlare di “pena di morte” sono i soliti esponenti politici pronti a cavalcare l’onda della propaganda anche sul corpo di Eluana, la cosa non mi stupisce. Mi appellerei ad un loro rimorso di coscienza ma so già che è improbabile, sepolta com’è da quintali di ipocrisia.
La preservazione della vita è il principio più alto che gli uomini abbiano elaborato, ma sovvertire la natura e, per chi ci crede, il volere di Dio, ostinandosi a tenere in vita chi in vita non è più, è crudele per gli umani quanto diabolico per i credenti.
Il fatto poi che la Chiesa non mostri compassione tanto per la ragazza ormai in coma irreversibile da anni quanto per i suoi genitori che l’inferno, che esista o meno dopo la morte, lo stanno vivendo dal giorno in cui la figlia ha subito l’incidente, starà facendo venire i crampi allo stomaco persino al Padre Eterno.
Io lo so che lui non può intervenire nelle cose degli uomini per quella storia del libero arbitrio. Lo so che se gli mandasse un fulmine, come vorrebbe fare, contravverrebbe al principio di libertà umana, ma se è vero che alla fine dei tempi giudicherà i buoni e cattivi, questi disgraziati che invece di dare conforto ai cari di Eluana se ne stanno lì con quel dito puntato ad accusarli di essere assassini della propria figlia, si preparino ad essere presi a calci in culo dall’Altissimo.

martedì 11 novembre 2008

ISOLA 9: AFFONDATA!















Ieri l’isola l’ho fatta a casa mia sul divano circondato da un mare di mocciolo e fazzoletti di carta. La scena a immaginarla è piuttosto disgustosa ma per fortuna quando sullo schermo vedi Simona Ventura che grida a Ivana Tramp via satellite “vuoi divorziare da Rossano, si o no?!”, mentre la miliardaria continua nervosamente a negare bevendo ettolitri di vino, Valdimir Lucsuria vestita come la donnina del bollino della Cichita e Alessandro mangiare scarafaggi fritti e topi arrosto ti rendi conto che c’è di molto peggio e che quello che vedi scorrere davanti agli occhi non è frutto del coctel di anti-influenzali, brodo di pollo e gin tonic ma è tutto vero (o presunto tale).
Ieri, doveva essere la serata degli scup ma in quasi 4 ore di diretta di rivelazioni non ce ne sono state visto che ormai le corna di Rossano con Belem sono una notizia sconvolgente quanto rivelare che Sbirulino era in realtà Sandra Mondaini.
Anche questa settimana la puntata inizia con la solita bevuta di alcol denaturato che la produzione offre ai naufraghi per disinibirli e renderli ancora più aggressivi anche se dalla prossima puntata i meglio informati mi hanno raccontato di certe supposte di glicerina farcite con peperoncino di caienna che garantisce una ferocia pari a quella dei rotvailer usati per le lotte clandestine tra cani.
La parola d’ordine della puntata, come dicevo, è SCUP il primo che vediamo riguarda Tumiotto. Dopo una serie di analisi ed esperimenti hanno scoperto che il suo cuore batte, è vivo e, in condizioni favorevoli di vento e umidità, esprime anche dei pensieri.
A quanto pare, il pennellone, notte tempo pare aver rubato un panino alla capanna dei tecnici che, non solo hanno lasciato, guarda un po’, del cibo in una cassetta all’aperto ma poi ci hanno piazzato casualmente una camera fissa, sempre per caso, e siccome la cosa non è affatto costruita, hanno appoggiato un cartello con su scritto: ruba qui che poi fingiamo lo scup.
Mah...
Mentre tutti i naufraghi perdono peso di puntata in puntata compreso Quintale che adesso pare avere solo un culo invece dei due che aveva appena arrivato, la de Blanc è la sola che non dimagrisce quindi orlami è assodato che deve essere colpa della struttura ossea che ricorda la chiglia di una nave vichinga.
Anche questa settimana la prova lider consiste nel farsi ardere vivi legati ad un palo, supplizio preferito a l’unanimità da tutti i naufraghi che avevano deciso di ritirarsi in massa qualora avessero dovuto fare la prova inizialmente ideata che consisteva nel vedere la contessa fare sesso con Carlo il bidello.
La prova più sconcertante è quella di Quintale che mentre è davanti al fuoco si vede arrivare un tecnico che gli mette la mela in bocca scambiandolo per il maialino della Marini e inizia a girarlo legato su uno spiedo fatto di legno e rami di rosmarino.
Prova anche la de Blanc ma il fuoco si spaventa e si rifiuta di uscire.
Nel frattempo la Ventura si collega con la spedizione di ricercatori che sono partiti due mesi fa alla ricerca dell’attaccatura dei capelli di Vladimir ma pare che per il momento ancora non l’abbiano trovata.

Arrivamo ora al cuore della puntata. Arriva Rubicondi in smoching bianco. Inutile commentare il luc perché anche si vestisse come un carrozzone del carnevale di Viareggio sarebbe sempre più sobrio di come va in giro la ventura.
In collegamento da NI ci sono 4 suoi amici uno dei quali è composto da 2/4 di Luca Sardella, 1/5 di Mal e il resto permanete a volontà.
Accanto a lui c’è la Tramp e si capisce che è davvero lei perché è fin troppo baraccona per essere semplicemente una drag quin del Lips (un drag restorant di Niu Iorc dove ho lavorato come travestita alla pari per pagarmi gli studi quando avevo 20 anni), e perché, come l’ispettore gagget, si apre la cofana di capelli in resina che ha sulla testa e tira fuori un cestello con una bottiglia di Gotto d’oro dei Castelli e ci si attacca a garganella.
La ventura le chiede: “è cambiato qualcosa?” (a tradurlo è sardella visto che lei oltre “de cheti s on de teibol” non va)
La tramp che rutta ad ogni sorso risponde: “No affatto, tutto come prima”.

Ma risponde così perché in realtà le hanno tradotto: “Vero che hai cambiato la disposizione dei divani?”
Ma Ventura fa giornalismo d’assalto e la incalza chiedendole se se lo riprende a casa Rossano anche dopo quello che è successo, anche perché sennò questo ce lo ritroviamo sul groppone a “ballando sotto le stelle” mentre fa triller ancheggiando con la Chiabotto. Da qui si capisce che rossano ai piani bassi deve essere dotato di uno sfollagente perché nessuna se lo terrebbe vicino dopo quello che è successo.
Dopo 45 minuti però la domanda fatidica ancora non gliel’ hanno fatta: “ma Belen te la sei rombata, si o no!?”
Lui continua a fare lo splendido ammiccando e non dicendo nulla.
La Tramp dal canto suo non abbocca alle illazioni di Ventura perché figurati se vuole darle soddisfazione e dissimula una sportività irreale ma è evidente che quando quello mette piede in America quella lo aspetta all’aeroporto e gli fa il culo come un secchio.
Dopo questo episodio il resto sbiadisce.
La Ueber perde al televoto contro la Lux ed esce ma del resto io manco mi ero accorto fosse entrato e Mandano Cecchi Paone a fare una sfida di cultura con Carlo in questa contrapposizione forzata e ridicola tra lo scienziato e il popolano, sono cose che non vanno più dai tempi di don camillo e peppone ma non ditelo alla Ventura che pensa che la sua sia tv d’avanguardia.

lunedì 10 novembre 2008

CREDO DI ESSERE UN PO' INFLUENZATO.


















Dal punto di vista di mia madre, tutti gli sforzi fatti in campo medico tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo alla ricerca di cure volte al miglioramento della condizione umana non sono stati altro che un’inutile perdita di tempo.
In casa nostra la cassetta dei medicinali consisteva in un canestro di vimini blu con dei fiori intrecciati di rafia arancione e gialli che conteneva del disinfettante, qualche scatola semivuota di aspirine, alcune garze e una pompetta di gomma per il problema di stitichezza che affliggeva mio fratello da neonato. Questo era tutto.
Non un antibiotico, uno sciroppo per la tosse e neppure un semplice termometro. Se io o mio fratello ci sentivamo la febbre lei ci appoggiava le labbra sulla fronte e poi emetteva sempre la stessa prognosi: “Sei fresco come una rosa, non hai la febbre”, anche se eravamo così bollenti che sulle nostre guance ci si potevano cuocere delle bistecche.
Ho sempre sofferto di erpes che da piccolo si manifestavano in sfoghi grossi come monete da cento lire che poi maturavano diventando orrende croste che, oltre ad imbarazzarmi moltissimo, mi procuravano anche un forte dolore.
“Ma sei sicura che non ci si possa fare niente?”, chiedevo supplicante a mia madre quando me ne usciva una.
“No, non si può fare nulla. Devi lasciare che sfoghi”.
Mia madre credeva nel naturale decorso della malattia, che si trattasse di un erpes, un attacco influenzale o una polmonite doppia. Quindi è solo verso i 16 anni che ho scoperto l’esistenza di posti magici chiamati Farmacie, dove si potevano trovare rimedi per ogni tipo di malattia.
E fu dopo aver parlato con un farmacista che scoprii che il dentifricio sulle croste non solo non curava l’erpes, come mi aveva suggerito mia madre, ma lo peggiorava oltre a bruciarmi da morire e che il cognac non era la cura più indicata per il mal di denti di mio fratello che a 9 anni aveva così già iniziato a sviluppare una malsana assuefazione agli alcolici.

venerdì 7 novembre 2008

10 VOLTE 007

























I film di spionaggio non sono il mio genere preferito.
Faccio fatica a seguire le trame che sono spesso complicatissime. Mi trovo molto più a mio agio con il genere musicol o con quello porno perché ti portano entrambi in un mondo dove la fantasia è al potere.
Quindi la mia recente passione per 007 potrebbe risultare stana se non spiegata con il fatto che, gli ultimi 2 episodi sono interpretati da Daniel Creig. Dopo averlo visto uscire dal mare con un costumino azzurro nel quale sembrava essere rimasto impigliato una murena, con quei muscoli gonfi al punto da creare mulinelli in acqua ad ogni bracciata e quello sguardo tormentato ho scoperto la mia passione per i servizi segreti britannici.
Stanotte quindi mentre mordevo le lenzuola per i crampi alle gambe che mi sono venuti per averle allenate in palestra, forse per la prima volta in vita mia, ho tentato di combattere dolore non con un battuto di Voltarene e Momendol da sciogliere in una tanica di assenzio ma concentrandomi sui motivi per i quali mi sento così tanto Bond gerl.

1) il nuovo 007 è biondo e a me i biondi piacciono da morire. In effetti mi piacciono anche i mori, i pelati e quelli con problema di alopecia areale ma chi ha detto che una preferenza debba escludere tutte le atre?
2) Basta una sua scena da nudo per annullare ogni mia capacità connettiva quindi anche se la trama fosse la trasposizione cinematografica delle istruzioni per mandare in orbita un satellite geostazionario potrei piacevolmente continuare a seguire la storia senza annoiarmi;
3) Non è altissimo che per me è fondamentale dal momento che, avendo uno spiccato senso della proporzione, detesterei andare in giro con uno che per baciarmi dovrebbe prendermi in braccio;
4) Ha i muscoli e io ho la sindrome del boa costrictor. Se non sento le ossa che iniziano a sgretolarsi sotto la sua morsa allora possiamo solo essere amici;
5) Guida macchine sportive biposto e l’idea che passi sotto casa e mi faccia due elegantissime botte di clacson per incitarmi a scendere sgommando poi per le vie di San Lorenzo con lo stereo a palla fa riemergere in me tutto l’animo centocellino frustrato da anni di centro storico (ndr: per chi non fosse esperto dei quartieri Romani dico che Cento Celle sta ai Parioli come il broncs a beverli Ils);
6) È inconfutabilmente bello. Di quella bellezza che anche se tua madre è la Binetti lei non solo si ricrede e dice che gli omosessuali sono benedetti da Dio ma poi ci prova pure a portartelo via;
7) Ti porta in giro per grandi alberghi sulla costa azzurra giocando ai tavoli verdi di tutti i casinò, usandoti come pupa porta fortuna. Io che la costa azzurra l’ho vista da un pulman lanciato a 140 chilometri orari durante una gita organizzata dalla parrocchia per raggiungere Lurd dormendo in un ostello che aveva letti a castello talmente alti che l’ultimo rischiava un enfisema per mancanza di ossigeno e la sera al massimo si giocava a nomi, cose, animali e città, saarebbe il riscatto di una vita;
8) Ti sa smontare una mitragliatrice e con i pezzi montarci un plastico in scala 1:1 della torre Eiffel mentre contemporaneamente si prepara un Martini, si fa il nodo al farfallino e ti da pure una ripassata che poi ti puoi muovere solo con un busto ortopedico;
9) È un gentlemen quindi alla fine di una cena non finge di dover fare pipì sincronizzandosi con l’arrivo del conto e poi al ritorno fare il finto tonto ringraziandoti per aver pagato tu che sei stato costretto a cacciare i soldi per di evitare la figura di merda con il cameriere che ti guarda con l’espressione che sembra dire “ma con che morto di fame vai in giro?” e tu ti interroghi tra te e te chiedendoti allora cosa significa “stasera ti invito a cena”, se poi se te che devi sborsare (testimonianza reale);
10) Sì, è vero, ci sono sempre delle bond gerl che gli girano intorno ma per fortuna c’è la Spectre pronta a farle fuori l’una dopo l’altra asfissiandole con la vernice dorata o affogandole negli ascensori a riprova che se devi fare la zoccoletta, falla pure, ma lontane dall’uomo mio sennò fai una brutta fine!

mercoledì 5 novembre 2008

QUALCOSA E' CAMBIATO.





















Mi sarebbe piaciuto scrivere un commento competente sulla vittoria di Oby, di quelli che in un colpo solo riabilitano la mia fama di esperto solo di facezie. Ho anche provato a scopiazzare qualcosa sui giornali ma metà delle considerazioni che facevano gli esperti politologi mi erano del tutto incomprensibili.
Allo stesso tempo eviterei volentieri quei post fatti tanto per farli in cui si legge “Grande Obama, siamo tutti con te!!”.
Mi sembrano strilli da curva scritti tanto per scriverli.
Io di politica ci capisco più o meno come la Carfagna di emergenze sociali ma a differenza sua cerco di tenere un profilo basso.
In generale, non sono uno che si fa prendere da facili entusiasmi. Se vedo un fringuello che prepara il nido con la compagna non mi commuovo, come vedere il candidato Democratico battere i Repubblicani di Bush non mi fa ballare per la strada lanciando ghirlande di fiori.
Ma non sono insensibile al fascino che ha la prospettiva di avere come presidente degli Stati Uniti un uomo davvero nuovo, come mai questa nazione ha avuto prima, in grado di applicare cambiamenti che inevitabilmente influiranno anche le nostre vite.
Sia ben chiaro, il 71 continuerà a farmi aspettare 45 minuti sotto la pioggia e le bollette arriveranno inesorabilmente ogni mese sempre più care. Ma se è vero che ormai viviamo in uno stato politico ed economico dove le elezioni americane arrivano come un’onda ad influenzare le condizioni di tutta la terra, allora sì che oggi mi sento più sereno.
Se in una nazione profondamente conservatrice, razzista e pressata da forti scontri sociali c’è ancora la capacità di sterzare a centottanta gradi nella ricerca di un modo nuovo ed efficace di migliorare le proprie condizioni, allora sì che mi sento confortato dalla possibilità che si possa sempre e ancora agire per il meglio e che le cose non sono sempre già predefinite e immutevoli.
Non sarò certo io a fare un’apologia dell’America che, con o senza Barack, continuerà ad essere ancora quella presenza ingombrante e invadente che in passato le ha fatto guadagnare l’appellativo di imperialista. Non riesco ad abbracciare completamente, neppure oggi, le contraddizioni di una cultura forcaiola e violenta che vende armi come fossero stecchi di zucchero filato e che continua a sostenere la pena capitale ma, almeno oggi, posso crogiolarmi nell’ipotesi che forse mondo più simile a quello che vorrei fosse è possibile.

martedì 4 novembre 2008

ISOLA 8: LA RIVELAZIONE.













In America Mec Chein e Obama avevano deciso di comune accordo di sospendere in anticipo la campagna elettorale per seguire la puntata dell’isola che prometteva rivelazioni come non se ne sentivano dai tempi della pastorella di Lurd.
Quindi ieri ci si aspettava chi sa che rivelazione avrebbe fatto Vladimir che, con sguardo spiritato frutto di settimane d’astensione da cibo e ormoni, aveva annunciato, dritto alla camera, rivelazioni sconvolgenti.
Io ero già pronto a sentire che le foto del mostro di Locnes non erano in realtà altro che scatti rubati della de Blanc che nuota l’estate nelle acque dei Carabi e che il bigfut è Carlo il bidello ripreso a correre nudo per i colli bolognesi e invece, la rivelazione sconvolgente è che Rubicondi e Belen hanno saltato la cavallina. E questa sarebbe una rivelazione?
Ma se erano due settimane che mandavano a nastro riprese dei due che si guardavano e si strusciavano. Erano giorni che tutti, paguri compresi, avevano detto che “si, quei due non ce la contano giusta”, e addirittura Branco aveva rivelato che in una centuria di Nostradamus era lampante il riferimento alla relazione e te questa, cara vladi, mel a chiami rivelazione!?!?.
Intanto in America, l’attenzione è potuta tornare a focalizzarsi sulle elezioni mentre le sole conseguenze da noi dopo questa soffiata sono state che:
Vladimir ha fatto la parte dell’infame per cui credo che al suo ritorno le negheranno l’ingresso anche a Muccassassina;
Rossano, che ha cercato di fare lo sciolto minimizzando l’accaduto, appena torna a Niu Iorc la Tramp lo affoga nel cemento su cui farà costruire un grattacelo di 12 mila piani;
Belen, tanto è bona, i calciatori non sono delle aquile quindi dopo due colpi di fianchi e una scecherata di tette, Borriello non capisce più nulla e potrebbe anche fargli credere di essere la reincarnazione di Maria Goretti.
A parte quindi questa ennesima trovata fiacca studiata per cercare di rendere il programma più interessante almeno di scai meteo 24 quando da le previsioni dei paesi dell’est Europa, il resto della puntata è stata piuttosto piatta ad eccezione del momento in cui sono arrivate in studio le gemelline terribili che hanno subito iniziato a litigare con le tette della Ventura per accaparrarsi la fascia di “Sorelle più false d’Italia”.
Anche al momento della chiusura del televoto, nei riquadri appaiono da un lato le gemelle Ventura e nell’altra le gemelle di Satana al posto di Rubi e Belen.
Altre cose da segnalare non ce ne sono state quindi sarò schematico perché, ad essere sincero, ero preso dal guardare dalla finestra il vicino di casa che, ignaro, si stava masturbando senza rendersi conto che la tenda era trasparente e che io ero nei paraggi.

I primi piani della de blanc sono un’esperienza di premorte. Ha i denti di uno squalo e la faccia che sembra disegnata da Alviero Marini per Prima Classe (ndr: quella linea orrenda di vestiti e accessori fatti con cartine geografiche).

Belen ha rivelato con questi fatti di essere deficiente perché se hai davanti Rubicondi non ti limiti a baciarlo ma ci fai cose che Trentalance de La Talpa non se le è sognate in 15 anni di carriera nel porno.

Giurato è senza controllo. Dice che la madre di Belen è un cesso, che alla fine un paio di corna che vuoi che siano. Che Quintale ce l’ha con le gemelle perché non gliel’hanno data in stereofonia, ironizza sulle orge che si potrebbero fare sull’isola e si candida come stallone, e tutto questo prima delle 22 che dovrebbe essere fascia protetta. Quindi un appello alla Binetti: perchè non si traccia le vesti quando Giurato dice ‘sta roba invece di dire cazzate sulla relazione che secondo lei ci sarebbe tra omosessuali e pedofilia?

Belen, durante una pacata discussione con Vladimir, indicandosi la fica, le dice che “è di questa che sei invidiosa” non sapendo che è proprio questa mancanza a fare la fortuna di migliaia di trans presso i propri clienti.

La Ventura continua a ripetere “ciurlare nel manico” ogni 3 secondi e dice ai naufraghi: “Siete fortunati a stare sull’isola. Ringraziate dio”. A un drappello di disgraziati costretti a farsi venire osteoporosi e reumatismi mangiando paguri e cacando in una fossa comune pur di poter poi andare all’Arena di Giletti a litigare con Signorini e Barbara Alberti.

La de banc madre parla con la figlia e viste da vicino e insieme hanno un ovale delicato come i volti monolitici dell’isola di pasqua.

Arrivano la madre di Belen che parla spagnolo con la figlia, quella di Veridiana, ovviamente, in portoghese e la sorella di vladi in pugliese ma è quella che si capisce di meno.

Belen vince un pranzo con la madre e si fanno fuori due litri di vino in 20 minuti per cui al secondo collegamento si vede la ragazza argentina mostrare l’avambraccio alla madre mentre dal labiale si legge benissimo: “Sapessi mamma, Rossano ce l’ha così!!”.

Questa sera la Ventura si vede che ha fatto i compiti dal logopedista perché non prende papere e non dice i soliti sfondoni. Quindi la palma della battuta va alla sorella di vladimnir che, sotto la pioggia di caio uva, non sapendo che dire, se ne esce con: “sembra di stare a Milano”, in pieno stile Totò e Peppino a piazza del Duomo.

lunedì 3 novembre 2008

BINETTI, BINETTI, PERCHE' APRI LA BOCCA?





















“Da tendenze omosessuali fortemente radicate può scaturisce il rischio pedofilia”.
Giuro che non c’ho dormito la notte per capire il senso della frase detta dalla Binetti.
E non lo dico con vena polemica, ma io davvero non riesco a spiegarmela. Come non mi spiego il fatto che la Binetti sia una psichiatra. Come non posso pensare a quante persone possa aver rovinato se mai ha esercitato la professione.
Come mi risulta difficile capire come sia possibile che un pensiero del genere venga espresso da un esponente del PD senza che questo partito non prenda immediati provvedimenti scoprendo così, ancora una volta, l’ambiguità della propria formazione.
Mi chiedo a quali prove scientifiche abbia attinto la Binetti per fare una tale affermazione perché, va bene essere psichiatri, ma non basta questo per poter attribuire un sigillo di veridicità ad ogni propria esternazione.
“Da tendenze omosessuali fortemente radicate può scaturisce il rischio pedofilia”.
Io mi ci sforzo ma davvero, che significa?
Quindi a me che piacciono gli uomini, ma tanto, a livelli da farmi pulsare le tempie quando ne vedo uno che incarna le mie fantasie sessuali, rischio di provarci poi con un essere che, in quanto bambino, non rientra in quello che è il mio ideale erotico?
Scusa Binetti, ma la cosa non mi convince affatto.
In oltre, inizio davvero ad essere stufo del clima di costante attacco da parte della Chiesa e dei suoi galoppini, insinuati a destra quanto a sinistra, che non fanno altro che cerare un clima di odio e tensione.
I comportamenti di intolleranza sociale vivono anche di affermazioni del genere e ne corroborano la violenza, fisica e di pensiero.
Mi chiedo quindi se giusto che personaggi, spesso autorevoli, possano esprimere impunemente opinioni tanto infondate quanto foriere di intolleranza.
Mi auguro che il PD prenda provvedimenti seri anche se già troppo tardivi. Mi auguro che si finisca di fare affermazioni del tutto infondate. E, soprattutto, mi auguro che la Chiesa un giorno diventi portatrice di vera compassione e non di bieca ipocrisia.

sabato 1 novembre 2008

SCIARA.

















Il primo cane che ho avuto era un Colli, razza meglio nota come Lessi per quel misterioso motivo che vuole sovrapposto il proprio nome con quello del personaggio che si è interpretato. Stessa sorte sarebbe potuta toccare anche al Pastore Tedesco il quale però, essendo una razza piuttosto feroce, come tutti i tedeschi, nessuno si è mai sognato di chiamare Rintintin a meno che non volesse poi ritrovarsi le sue zanne conficcate nel braccio.
A regalarmi Sciara, la mia cane femmina (non so perché ma a me cagna suona sempre più come un’offesa) fu il miomiglioreamico quando avevo 12 anni.
Era uscita da una cucciolata di 6 e lei era la sola femmina sopravvissuta. E la cosa era piuttosto buffa visto che era poliomenitica, le mancava un dito della zampa posteriore e aveva pure la coda mozzata a causa di uno strappo troppo violento che la madre diede con le fauci mentre la stava tirando fuori dall’utero.
La prendo che ha 45 giorni e a quell’età ti ci fregano. Vedi un batuffolo di pelo fulvo e te ne innamori immediatamente senza considerare il delirio di piscio, cacca, vomito e vermi che ti costringerà a passare i prossimi mesi della tua vita a usare ettolitri di detersivo per pavimenti e disinfettanti come non se ne sono visti usare neppure nei bagni dei campeggi.
Sciara era il nome della cane femmina morta qualche anno prima al Miomigliormamico il quale mi aveva chiesto di darlo al mio cucciolo per una sorta di tributo. E questo ci risparmiò il rischio di cadere nell’errore fatale di appiopparle nomi infausti come i vari Punto e Virgola che in quegli anni si erano abbattuti come un flagello su tutta l’Italia a causa della Carrà.
Sciara ha condotto una vita lunga e serena. Abbaiava poco e non si lamentava mai, neppure durante la fastidiosa malattia che ce la portò via piuttosto anziana.
Le sole cose che la facevano sobbalzare durante le sue lunghissime ore di sonno (durante le quali, spesse volte passavo dandole un colpo con il piede per accertarmi che fosse ancora viva) erano le mosche, che adorava cacciare in giro per casa e alle quali non dava tregua fino a che, con balzi più tipici di un gatto che di un cane, riusciva a catturarle al volo e mangiarle con gusto.
Ci accorgemmo di non avere un tappeto ma un cane da pastore (Scozzese, questo se cercate sull’enciclopedia canina è l’altro nome della razza, non Lessi) durante un viaggio in autostrada. Come da formazione a me spettava l’onore del posto del passeggere anteriore ma anche la tortura di tenere in braccio Sciara (piacevolissimo d’inverno ma che d’estate si trasformava in un delirio di sudore e bava gocciolante). Lei, come al solito, guardava attraverso il finestrino il panorama che le scorreva velocissimo davanti, con l’espressione di chi è perso nei propri pensieri e che ti fa chiedere se davvero gli animali non ne abbiano di loro. Siamo in fasi di sorpasso e iniziamo a passare accanto ad un tir che porta un carico di pecore destinate al macello. Non appena Sciara si accorge di loro, inizia ad ululare ed ansimare. Era la prima volta che la sentivamo emettere quel verso. “Ma allora è vero che sei un pastore!”, esclamò mio padre con orgoglio come se avesse scoperto una mia, fino ad allora celata, passione per il calcio. Con un balzo Sciara raggiunse il lunotto posteriore travolgendo mia madre e mio fratello e, ad orecchie tese, continuò ad emettere lunghi ululati fino a quando il camion carico di ovini non sparì dalla sua visuale. Solo allora tornò al suo posto, sopra di me, in modalità pelliccia vivente.
Come tutti gli altri cani, anche la nostra aveva eletto il suo capo branco e questo era mio padre, per il quale nutriva una venerazione che sconfinava il puro istinto. Quando lui usciva di casa le i faceva il giro delle finestre affacciandosi per vedere dove fosse e noi ci accorgevamo dell’imminente rientro di mio padre perché iniziava a guaire minuti prima che suonasse al campanello. In tutti gli anni che visse con noi, non ricordo una sola volta in cui, aspettando che mio padre aprisse la porta di casa, non fosse pronta a saltargli addosso frignando fino a farsi la pipì addosso per l’emozione. Forse è per questo tipo di dedizione, assoluta e incondizionata che mio padre pianse la morte di Sciara per giorni e giorni mentre, alla firma dei documenti di separazione con mia madre, stappò una bottiglia di prosecco.