giovedì 26 giugno 2008

COSI' T'IMPARI!!"-nuovo caso


Dopo l’episodio della rubrica “Così ti impari!” con la storia dell’artista vestita da sposa che decide di andare in medio oriente facendo autostop e che, pensa che strano, viene uccisa da un turco che poi va al matrimonio della cugina facendo le foto con la videocamera della vittima (che sembra una sceneggiatura scritta da Almodovar al ritorno della sagra della Mariuana di Fara Sabina), non pensavo avrei trovato facilmente materiale altrettanto buono e invece oggi, spulciando tra i fatti di cronaca di Repubblica, solo dopo aver letto il Uol Strit Giurnal, Le Figarò, Die Zeitung e, come al solito, Saiens, trovo questa notizia:
VENEZIA - Un uomo è morto ieri a Mestre, per un colpo di calore, durante le manifestazioni in corso per contrastare la realizzazione di un campo per nomadi. Secondo fonti della Lega Nord, che sostiene il gruppo di cittadini che si contrappone alla costruzione del campo, la vittima è Gino Serena, di 77 anni.
Ma ora io dico, se c’è una cosa che ogni estate arriva puntuale come la conduzione di Sonia Grei a Uno Mattina Estate è il solito avviso che si può trovare su tutti i tg d’Italia e che è sempre lo stesso da quando sono nato: “Soprattutto per gli anziani, evitare di uscire durante le ore più calde della giornata, riparasi dal calore, bere molta acqua e mangiare frutta fresca”. E questo che fa? Non solo esce con 4 milioni di gradi che, dalle parti di Mestre sono anche umidi per cui ti pare di camminare immerso fino al collo in una palude di mucillagine ma va pure in un campo nomadi dove se anche fosse sopravvissuto al caldo un vibrione del colera se lo prendeva e lo portava dritto al Creatore dei Leghisti (ndr: un dio simile al nostro ma avvolto in una tunica verde e che vuole il dislocamento amministrativo dal Paradiso centralista e ladrone).
E poi mi immagino questo, già incazzato perché, per non farsi mancare nulla, era anche invalido, sarà andato lì con il dente avvelenato perché qualche zingarello gli aveva sfilato il bastone mentre camminava facendolo cadere nel Canal grande, è ovvio che gli siano schioppate le coronarie (giuro che sull’atlante medico scientifico della Zanichelli il collasso si chiama “schioppo del cuore”).
Ora io me la prendo sempre con le lesbiche ma quando ho davanti gli zingari, le prime riescono ad essermi addirittura simpatiche e fosse per me io i campi nomadi li piazzerei su delle chiatte galleggianti in rotta verso il triangolo delle Bermuda, però leggendo questo articolo, non posso far a meno di dire: “Ecco, così ti impari!”

lunedì 23 giugno 2008

E' PIU' IDIOTA UNA RISPOSTA O UNA DOMANDA?


Per invogliarci a fare qualche domanda, una qualsiasi pur di rompere la cortina di silenzio che regnava durante le sue lezioni, il nostro professore di economia politica all’università, un giorno, ci esortò ad esprimere i nostri dubbi dicendo: “Ragazzi chiedete, senza reticenze perché non esistono domande stupide ma solo risposte stupide”. Di sicuro la frase non era sua anche perché qualche altra volta io ‘sta cosa l’ho sentita ripetere e l’ho sempre condivisa. Ma oggi, leggendo l’esternazione di Gattuso, che mi dicono essere un giocatore dell’Italia (io non li conosco per nome ma solo di faccia e di pacco quando pubblicano le loro foto esultando in mezzo al campo mezzi nudi per una vittoria) e non un docente di morale in qualche istituto universitario, scoprivo la sua avversione ai matrimoni omoricchioni perché crede nell’istituzione del sacramento che è valido solo tra uomo e donna, aggiungendo che a lui le coppie ghei fanno strano.
Ma non è che Rino sia impazzito e durante un’intervista, alla domanda: “che ne pensa della squalifica della Francia agli Europei?” è partito con una filippica sul fatto che per lui le coppie “vere” sono quelle formate da un lui e una lei e non da un lui che vorrebbe essere lei e un altro lui che vorrebbe essere, se possibile, ancora più una lei.
L’intervistatore, latore della curiosità della più vasta popolazione di CT sulla terra, cosa gli va a chiedere? “Cosa ne pensa delle unioni omosessuali?”, che detta così tanto valeva gli chiedesse dove fosse il bagno delle signore.
Quindi per questo oggi mi sono chiesto se non sia vero anche il contrario dell’affermazione del mio professore ovvero: non esistono risposte stupide ma solo domande idiote. Io figuriamoci se voglio difendere l’ignoranza della gente, tanto più che sogno staccionate dipinte di verde intorno al giardino di casa, una stanza per i bambini e una familiare guidata da mio marito, ma mi rendo conto che non ci si può stupire se non esce sangue da una pietra (a meno che questa pietra non sia la Madonna di Civitavecchia che invece fiotta come un ruscelletto).
Io la trovo una dichiarazione del tutto coerente con il personaggio e le vesti lacerate dei rappresentanti ghei che si dicono dispiaciuti per questa dichiarazione perché i giocatori sono esempio per tanti giovani e quindi le loro esternazioni omofobe potrebbe ingenerare razzismo, è una idiozia bella e buona. Non spetta ai giocatori ne agli attori ne ai conduttori dell’Italia sul 2 dare esempi di vita. La gente, per fortuna, è meno idiota di quanto si possa credere.
Non mi pare infatti che ci siano milioni di adolescenti che fumano crack, vanno in giro senza mutande e frequentano ereditiere di facili costumi (scegliete voi quale delle tre cose sia la peggiore) solo perché Britni Spirs lo fa. Il mio mito è la Moroni della Prova del Cuoco eppure io se voglio mangiare una lasagna o me la compro o non c'è verso che me la sappia preparare da solo.

giovedì 19 giugno 2008

olliGhei On AIS (seconda parte)


Il motivo per il quale il braccio sinistro è più lungo di 5 centimetri rispetto al destro non è dovuto solo al fatto che da piccolo mia madre mi trascinava per quel polso quando mi rifiutavo di seguirla spontaneamente nelle stanze delle punizioni corporali perché, ad esempio, avevo osato aprire bocca senza il suo permesso in presenza di estranei, ma anche perchè a scuola ero uno di quegli alunni svegli, attenti, sempre pronti ad intervenire alzando la mano fino al soffitto e la cui descrizione fluttua a metà strada tra l’aggettivo saccente e cacacazzi.
E quando uno tende al ruolo di prima donna, prima o poi in qualche incidente incappa.
Insomma se, per dire, fai pattinaggio da 4 mesi e sei anche bravino ma di certo non ti chiama il CONI per portare il tricolore alle olimpiadi al posto di quella scopa secca della Costner, sarebbe il caso di non fare il gradasso lanciandoti oltre le tue possibilità.
E’ un sabato pomeriggio al Palaghiaccio di Marino. Io convinco mezza classe del liceo a venire a pattinare con me, non per il gusto di fare qualcosa insieme ma perchè volevo un pubblico compiacente. Ora, ripeto, dopo così poco tempo uno a mala pena si regge in piedi sulle lame, figuriamoci se può fare chissà che cosa.
Rispetto però a loro ero ovviamente una libellula della Groenlandia quindi è ovvio che iniziassero a chiedermi: “sai fare i salti? E le trottole? Oddio, come si dice…vabbè quando salti due volte di seguito e poi ti avviti…?”.
“E certo, che ci vuole?”. Figurati se “so tutto io, so fare tutto io” si tira indietro. Insomma, abbozzo qualche salto che in realtà sembra il lancio stanco di sacco di patate sulla camionetta di un agricoltore. La grazia è la stessa almeno. Poi parto con una trottola. Ora avevo iniziato a provarla non più di un mese prima e ancora c’erano quelle due, trecento cosette che mi sfuggivano su come tenere l’equilibrio durante l’avvitamento.
Prendo la rincorsa, curvo, inizio ad avvitarmi quando ad un certo punto il pavimento diventa il soffitto e il soffitto il pavimento. Cadendo mi appoggio con il gomito che, s’è c’è una cosa che il primo giorno di corso ti dicono di non fare è proprio quella. Io sento un rumore che non saprei descrivervi se non paragonandolo a quello di un osso che si frattura.
I miei compagni sono tutti lì, ad assistere alla mia disfatta ma hanno la compiacenza di chiedermi se va tutto bene.
Io sento un dolore che a mala pena riesco a fare un cenno con la mano cercando di rassicurarli mentre, partendo da San Silvestro e passando per la Vergine e la Natività, mi bestemmio a mente tutto il calendario cristiano e pure quello ortodosso con Cirillo e Metodio.
A quel punto, la mia bocca esala un flebile fiato: “Esco un secondo che mi fa un po’ male il gomito”.
Nel frattempo mi inizia a girare la testa, mi si annebbia la vista, inizio a barcollare, ma faccio in tempo a dire ad un assistente: “mi sa che mi sono rotto il braccio”, poi crollo svenuto sul parapetto della pista andando a sbatterci sopra la fronte e il ginocchio.
Nella scena successiva ci sono io in un’ambulanza. Sento parole confuse tra le quali distinguo solo “che coglione”. Arrivo al CTO che praticamente sembravo una marmellata di fico, tumefatto e ammaccato. Il tempo di raccogliermi e mettermi dentro un vasetto da confettura con una targhetta con su scritto Insy Loan e mi spediscono nel reparto traumatologico.
Alla prima visita il medico mi chiede cosa sia successo. Riesco solo a dire: “il ghiaccio”. E lui: “caduto sugli sci?”. E io: “no pattinaggio sul ghiaccio”. Lui ha un espressione di mal celata disapprovazione e per smorzare la tensione, fa un battutone: “E il tutù dov’è?”
Insomma: frattura scomposta del gomito, trauma alla gamba e al cranio. Scendo dal lettino e vado verso il reparto sostenuto dai miei genitori. Zoppico a tal punto che una vecchia di 600 anni su una sedia a rotelle si muove a compassione e fa per offrirmela. Ringrazio ma vado avanti.
Entro nella mi stanza da sei dove pareva di stare nel reparto assemblaggi dei cantieri per elicotteri della Agusta: chiodi, corde metalliche, tutori conficcati nella carne. Io ero quello messo meglio. Quello accanto a me mi chiede con compassione: “come ti sei ridotto così?” che detto da uno con 5 chiodi che sporgono dalla gamba, mi fa capire che devo sembrare un vero cesso. “ghiaccio”. E lui: “neve?”. E io: “Nooo, pattinaggio!”.
La sua espressione è la stessa del medico e sembra dire: ”questo è più frocio delle tre Sorelle Bandiera messe insieme”.
Dopo un’ora arriva un altro medico. Breve visita, poi mi chiede: “come è successo?”. Sto per dirgli “ghiaccio” ma ci ripenso e dico: “sono stato travolto da una slavina mentre affrontavo una pista nera”. Stavolta, finalmente, oltre all’espressione di compassione vedo anche un barlume di virile solidarietà.

CONTINUA...

martedì 17 giugno 2008

RICAPITOLANDO.


Io a Bologna, si sa, ci vado per trovare marito (e li qualcuno ci casca, visto che non credo mi conoscano ancora).
Ma voi altri aderenti alla manifestazione dell'orgoglio omfrocesco, per quale motivo partecipate? raccontatemi qualcosa del perchè andata, come andate, conchi andate.
Magari poi scriviamo un mega post del Praid a 60 mani (come le fettuccine fatte in casa con la pastamatic Simac, bei tempi...)

lunedì 16 giugno 2008

OlliGhei On AIS (prima parte)


C’è un motivo per cui non ho mai detto a mio padre di essere un abitante dell’altra sponda ed è una ragione semplice e banale: non capirebbe. Perché anche se sei in coma irreversibile e sei tenuto in vita da un respiratore artificiale ma tuo figlio, che ha precedentemente sgambettato (mio padre chiama così la danza) per sei anni, ti viene a dire che ha deciso di darsi al pattinaggio artistico sul ghiaccio (per dare un giusto continuum di virilità alla sua formazione sportiva), vuol dire che proprio non vuoi capire.
Ora io non so se quel fatto per cui il sesso di alcuni animali come i coccodrilli viene determinato dal calore ambientale sia vero o meno, fatto sta che a zero gradi e in presenza di costumi acrilici il cui spettro di colore va dal porpora al rosa confetto (meglio se con qualche inserto in tulle) i maschi diventano ricchioni e le femmine mignotte.
Certo sapevo che non stavo andando a un corso di sopravvivenza per paramilitari, ma che fossero tutti ghei, non me lo aspettavo proprio. E quando dico tutti intendo pattinatori, insegnanti, giudici e persino i piloti d’aereo che sorvolavano accidentalmente le piste di ghiaccio (no, non è questo il motivo, gli stiuart sono froci anche ad alte temperature).
Insomma mi sono fatto 6 anni allenandomi almeno tre ore al giorno 5 giorni a settimana ma, nonostante tutto questo, riuscivo ad arrivare sempre ultimo anche quella volta che gareggiai nella categoria dei i diversamente abili (che, per ovvi motivi, concorrevano su delle slitte), gruppo nel quale ero riuscito a farmi iscrivere grazie alle compiacenze di un direttore di gara sul quale mi prodigai in trottole e spirali dell’amore che manco Catarina Vit ai tempi delle Olimpiadi di Saraievo (prima quindi che diventasse pingue come una cassiera di un supermercato di Monaco di Baviera) avrebbe potuto eguagliare.

CONTINUA...

FERMENTO


Chi mi conosce sa che non faccio marchette, non perchè abbia una morale che mi induca a non farle ma semplicemente perchè nessuno si arrischierebbe a mettersi nelle mie mani per fare pubblicità a qualcosa cui tenga.
Quindi prendertelo solo come un suggeriemto per sfuggire alla calura estiva (lo so che pare di stare in Goenlandia ma a metà giugno comunque è una frase fatta che va detta): Fermento è un locale molto carino, aperto da poco sulle rive del Tevere. Io ci sono andato e, nonostante non abbia il minimo gusto per l'alcol (del resto una Brunello d'annata o l'alcol contenuto in una lacca sprai per me vanno bene uguale) devo dire che loro ce l'hanno, quindi potete anche farvi consigliare da loro.

venerdì 13 giugno 2008

A bologna.


Quadraretto Viu è famoso in tutta Roma per i suoi i suoi panini con la frittata di carciofi che per le soste in auto strada sono un tonico formidabile. Il suo compagno è capace di distillare una grappa fortissima semplicemnete facendo fermentare della mollica di pane con il succo d'arancia dentro bottigliette usate di acqua Lete (ha fatto un corso accellerato nel reparto trans di Regina Cieli quando la misero dentro per spaccio di silicone importato dalla Cambogia).
Io so un sacco di barzellette (che però, chi mi conose, sa essere in realtà brandelli di questa cosa buffa chiamata vita).
Jastis, ci assicura copertura legale qualora la poliza srtradale ci fermasse per adescaggio nelle piazzole lungo il tragitto.
Insomma il 28 giugno io propongo una carovana con meta Bologna per il Praid nazionle. Vediamo se la reazione sarà ancora più forte di quella di Roma.
Chi viene?

PS: informazini ulteriori sul menù su: http://quadrarettoview.blogspot.com/

mercoledì 11 giugno 2008

SIAMO NORMALI O STRORDINARI?


Fare pubblicità non è quasi mai necessario. Se il Mulino Bianco un giorno smettesse di farci vedere le sue famiglie tutte sorrisi e carezze, a confronto delle quali la famiglia Cuore di Barbi sembra il clan di Ciarls Menson, comunque si continuerebbero a vendere crostatine e Pan di stelle.
Ci sono prodotti infatti che per la loro fama non hanno bisogno di comunicare attraverso campagne pubblicitarie sempre nuove a meno che non si abbia un’idea accattivante e ben realizzata.
Il Ghei Villag è come il Mulino Bianco. E’ talmente famoso da non aver quasi bisogno di comunicare, tanto meno se, come quest’anno, veicola il concetto opinabile di “normalità”.
In un paese dove la tendenza alla mediocrità sembra essere un valore non stupisce quindi che anche chi è diverso per natura (come alla fine siamo tutti), e che di questa diversità potrebbe farne una ricchezza, voglia invece essere riportato entro un concetto tanto sfuggente e inqualificabile come la normalità.
Il destino del ghei villag, si sa, è sempre stato legato alle bizze degli assessori e delle giunte comunali (fin ora sono sempre state di sinistra) che hanno sempre avuto diritto di vita o di morte sulla realizzazione di questa che si è dimostrata essere una delle manifestazioni estive più importanti d’Italia.
Di conseguenza, le campagne pubblicitarie hanno sempre dovuto trovare un equilibrio comunicativo che non fosse esclusivamente ghei (!!), che non fosse volgare (??) e che non fosse lesivo della morale cattolica (anni fa, in una campagna del ghei villag, obbligarono a sostituire il nome di Adamo, inciso dentro un cuore su un tronco d’albero insieme al nome Ivo, perché non potevano essere utilizzati nomi biblici per campagne comunali).
Capisco quindi che con una giunta di destra che non aspetta altro che un pretesto per bloccare questa manifestazione, si sia cercato di produrre una campagna politicamente inattaccabile ma comunicativamente inefficace e dal punto di vista del movimento omosessuale, sbagliata. Noi omosessuali perseguiamo l’uguaglianza dei diritti, non la normalità degli individui dal momento che il concetto stesso di normalità è spesso sfuggente e sempre soggettivo.
Piuttosto quindi che produrre una campagna così discutibile, non sarebbe stato meglio tappezzare la città con dei cartelli che riportassero semplicemente date e luogo della manifestazione?
Avendo seguito il percorso comunicativo del Villag, ricordo benissimo che inizialmente questo doveva essere un posto dove la diversità era un valore, un posto “alternativo” che accoglieva tutti, dove l’invito era rivolto a far scoprire quanto di unico e particolare ci fosse nei suoi frequentatori. Oggi invece ci esorta ad essere “normali”. E, purtroppo, non basta aggiungere la l’aggettivo “straordinari” per rendere il cleim più originale (mi sempbra infatti una contraddizione in termini), come non basta aggiungere 2 uova a un chilo di farina per fare un buon dolce.

martedì 10 giugno 2008

UN GIORNO COME UN ALTRO.


Premetto subito: non ho i soldi per comprarne uno nuovo, per questo pratico l’accanimento terapeutico su quella specie di velocipede settecentesco che mi ostino a chiamare motorino.
Ormai è ridotto talmente male che è a prova di furto infatti, prima di partire per l’America mi hanno rubato il blocca disco, che varrà 5 euro ma che è molto di più di quanto ci farebbero cercando di piazzare il mio scuter.
Insomma oggi mi sono accorto che la ruota di dietro è bucata. Ora, o non me ne sono mai reso conto e la strade che percorro sono lastricate di chiodi o è la banda dei gommisti che a turno girano a forare i pneumatici perché altrimenti non si spiega. Ormai sono vice presidente dell’internazionale del caucciù visto che in sei anni ho sostituito 4 volte i pneumatici e non so quante volte me li hanno semplicemente riparati. Conosco meglio i listini prezzi della Pirelli, Danlop, Fairston che la tabella calorica degli alimenti, il che è tutto dire.
Insomma fino a venerdì non posso portarlo dal gommista, sebbene ormai potrebbe andarci da solo visto che è la strada che ha più battuto in questi anni.
Oggi Roma pare si sia svegliata e, guardando il calendario, abbia detto: “porca zozza, ma è quasi metà giugno è fa freddo come a marzo! Regoliamo il termostato”. Quindi stamattina è scoppiata l’estate e solo chi prende i mezzi pubblici può apprezzare a pieno l’arrivo della bella stagione e lo scarso utilizzo di deodoranti ascellari (cose che, per una tragica fatalità, pare vadano sempre in coppia).
Per rendere più piacevole il tragitto mi sono incollato il compiuter portatile e la borsa della palestra con l’aggiunta del pranzo che per motivi di economia domestica mi porto da casa (benché a tutti faccia credere che il motivo reale sia una scrupolosa dieta ipocalorica palesemente smentita dalla mia forma).
Visto che solitamente si tratta di 4 fogliazze verdi con del tonno al naturale, roba che se la passi ai bambini del Biafra te la tirano appresso e dato che nell’insieme è saporita come un piatto di polistirolo da imballaggio, mi sono portato anche una bottiglia di olio da tenere poi nella dispensa del mio ufficio che sembra sempre più il set della Prova del cuoco.
In aggiunta: un cartoccio di arrosto di tacchino per lo spuntino e una mela della Val di Non dove si rifiutano ipocritamente di far passare la TAV per salvaguardare la natura quando è evidente che adoperino un concime a base di scorie nucleari, dal momento che ogni mela pesa 45 kg. Siccome a me poi l’insalata mi sciacqua le budella, un po’ di pane non te lo vuoi portare? Quindi anche un bauletto di pane in cassetta. Quindi con questo bagaglio leggero mi sono lanciato alla rincorsa del 71 con il quale sono perfettamente in sincronia: io arrivo a 100 metri dalla fermata e lui mi sorpassa sulla strada dandomi la possibilità di bruciate 300 calorie lanciandomi in una corsa a perdifiato, manco fosse inseguito dai tori di Pamplona.
I 20 minuti di percorso dell’autobus sono appena sufficienti per farmi riprendere dal collasso cardiaco prima di ridiscendere verso la fermata della metropolitana che a Termini (stazione di,) è uno dei luoghi più caldi della terra dopo il Cracatoa e il reggiseno di Serena Grandi e non perché sia priva di aria condizionata (sì, anche per quello) ma il motivo vero è perché si trova così sotto terra da non essere, credo, a non più di 5 centimetri dal nucleo centrale terrestre. Per fortuna poi sali su uno dei nuovi treni della metro che, per soddisfare gli standard europei, spara aria condizionata che oscilla tra l’ zero e i meno 15 gradi contribuendo a generare quel processo meglio noto come tempratura (in genere ci forgiano l’acciaio, nel mio caso è un modo per spingermi verso un letto del San Giovanni).
Il tratto finale è il mio preferito: 500 metri tra la fermata e l’ufficio. Il tempo minimo necessario perché ricominci a grondare sudore che conferisce alla mia maglietta quel luc chiazzato meglio noto agli stilisti d'alta moda come camuflag e che, al vederla, mi fa chiedere da una mia collega: “ma sei sudato o è la maglietta che è così”, da cui due considerazioni: evitare t scert dai colori verdognoli chiari quando prendo i mezzi d’estate e cercare un nuovo lavoro come assistente ai non vedenti.
Almeno quelli considerazioni così idiote non le fanno.

domenica 8 giugno 2008

4 GATTI PER UN PRAID


Per conferma sono andato a ritrovare la lista degli invitati del mio compleanno dello scorso anno. Era come pensavo, c’erano più persone alla mia festa che al Praid di sabato e non perché conosca tanta gente ma perché ieri c’era davvero poca gente.
Eppure le premesse affinché ci fossero centinaia di migliaia di persone c’erano tutte.
Prima di tutto il tempo. Insomma mi sono fatto i piedi pesti la sera prima per rievocare l’antico rito della pioggia appreso a 12 anni durante le colonie estive nella riserva indiana dei chiappa allegra. Nonostante il tempo quindi non desse l’alternativa di andare al mare, ieri eravamo davvero quattro gatti.
Anche le esternazioni del ministro delle pari opportunità, alla quale bisognerebbe spiegare che il titolo del dicastero non si riferisce al fatto che tette e culo hanno stessa dignità, non pare abbiano indignato la gente al punto di scendere in piazza.
Ad ogni modo ieri io alla manifestazione ci sono andato lo stesso. Sembrava una riunione di ex alunni perché alla fine siamo quasi sempre gli stessi.
Tanti non sono venuti. Chi perché contrario alla pagliacciata del corteo (tanto inutile spiegargli che si tratta di una festa e non di un funerale quindi 4 piume e due canzoni sono anche ammissibili), chi pensa che non sia il praid il luogo deputato per certe rivendicazioni (quindi da domani tutti a manifestare per i propri diritti alle casse veloci delle Sma, forse è quello il posto giusto), chi doveva cambiare le tende della cucina e chi invece aveva interpretato una centuria di Nostradamus che vaticinava dolore, sventura e morte qualora fosse sceso in piazza.
Io francamente non capisco in che modo questo corteo, quello di ieri più che mai, possa offendere gli ideali o la morale altrui. Visto che non avevo indossato le calze contenitive a rilascio graduale che compro con la ricetta firmata dal medico di mia nonna, sono stato costretto a più di una sosta. E mentre me ne stavo steso con le gambe all’aria in quella posizione meglio nota come “posizione della quaglietta al forno” (utilissima per far defluire il sangue dagli arti inferiori e per agevolare l’introduzione di…vabbè insomma, avete capito) ho guardato bene la processione dei ricchioni. Sembrava un viaggio di pellegrinaggio a Compostela, la sola differenza è che non si cantava “Noi vogliamo Dio, Vergin Maria” ma per il resto non c’erano differenze di stile che ho trovato piuttosto sobrio (trans e abbigliamento delle lesbiche a parte).
Le associazioni e i carri mi sembravano meno di quelli dello scorso anno. Mancavano ad esempio gli esponenti del wwf che ogni anno compongono una contromanifestazione a sostegno dei cinghiali, razza ormai in via di estinzione da quando le lesbiche sono riuscite ad ottenere dal Coni in riconoscimento della caccia del suino a mani nude come sport dimostrativo alle olimpiadi del 2012 a Londra.
Mancavano anche i miei adorati Eloim, ovvero quelli che credono che gli esseri umani siano stati creati dagli alieni e messi sulla terra per seguire le grandi inchieste dell’Italia sul Due come “se lui ti tradisce con tua madre, lo perdoni?”.
Richiamate dai flesc dei fotografi (dato che il loro concetto di impegno politico è pari al potere d’acquisto del Leu rumeno dopo la caduta di Ciaucescu) c’erano puntuali come ogni anno le dolcissime trans. Sempre sobrie, sempre con quei fisici esili che se non fosse per litri di silicone sparso a casaccio sui loro corpi, sembrerebbero gli scaricatori del porto di Genova durante la pausa sigaretta e sempre eleganti, fedeli ad comandamento di Scianel: “quando stai per uscire di casa, guardati allo specchi e controlla, c’è sempre qualche cosa che puoi eliminare”.
Presenza costante di tutti gli anni gli orsi, allegri e zompettanti sul loro carro potenziato con il motore dimesso di un settebello degli anni ’70 delle FFSS.
Ho anche intravisto delle mamme lesbiche con i loro bambini partoriti grazie all’inseminazione artificiale e verso le quali nutro una grande invidia perché se fossi una donna, di quella con le ovaie intendo, mi farei mettere in cinta dal primo che capita e con questi fianchi da fantesca che mi ritrovo (come mi fece notare carinamente un amico in palestra vedendomi in mutande, incurante del fatto che intorno ci fossero almeno altre 20 persone) potrei sfornarne anche sei alla volta, altro che signora Giannini.
Il 28 giugno, si replica a Bologna per quello che sarà il Praid ufficiale, che non si sa bene cosa voglia dire visto che non ha nessun patrocinio da parte del governo il quale solitamente lo da a chiunque (indimenticabile quelli attribuiti lo scorso anno al primo convegno nazionale di Spacciatori illegali di organi umani presso la nuova sede della Fiera di Roma ma ai ghei, non se ne parla affatto). Io se risolvo il problema della flebite alle gambe penso di andare e spero che almeno lì i cari Eloim vengano a darci man forte spiegandoci la discrepanza evidente che c’è tra l’intento degli alieni di voler creare degli esseri perfetti e la presenza di Bondi tra i ministri del governo.

giovedì 5 giugno 2008

POVERA ITALIA.


Se i ghei non ci fossero l’Italia sarebbe il paese migliore del mondo.
Guardate l’immigrazione clandestina ad esempio.
Se i ricchioni non facessero uso massiccio e sconsiderato di marchettari, avremmo meno albanesi e rumeni in giro per le strade.
Se le checche smettessero di andarsene in giro per strada, sbandierando il loro abominio baciandosi impunemente alla luce del sole, la gente avrebbe meno paura della società in cui vive e tornerebbe a fare figli facendoci tornare ad essere finalmente quella terra prolifica che era un tempo.
Se la piantassero di chiedere parità di diritti finalmente il governo potrebbe occuparsi di argomenti più seri e la Garfagna finalmente tornerebbe a dormire sonni tranquilli dal momento che, povera anima, ha dichiarato di dormire poco e male da quando è stata nominata ministro.
E il riscaldamento terrestre? E’ stato calcolato che un parti ghei di 1000 persone è in gradi di sprigionare più calore di 8 ettari di letame animale senza considerare la quantità di anidride carbonica.
Anche i problemi delle discariche e dello smaltimento dei rifiuti si risolverebbero. Io non so come ma sono certo che qualche politico troverebbe comunque la giusta connessione.
Si risolverebbe il drammatico problema degli alloggi perché se gli affitti in centro sono così alti è perché ci sono finocchi, farlocchi per natura, pronti a pagarli.
Se la pensate così, sabato prossimo, invece di venire al Ghei Praid, andatevene al mare e che vi venisse un eritema (non soono una persona molto sportiva).
Se invece pensate che questo non sia vero ma che molti, in fondo, pensano che sia davvero così, presentatevi alle 4 a piazza della Repubblica a Roma per il Ghei Praid.
Farà un caldo che solo per questo ci assicurerà nella vita ultraterrena un posto alla destra del Padre ma, mai come quest’anno, bisogna che ci si vada e in tanti, che siate chiappe chiacchierate o meno.

PRIMA COLAZIONE, DOPO NAUSEA.


Mi stavo sognando un cappuccino e cornetto da giorni e non perché la cis cheic, che mi dicono essere la colazione preferita delle modelle americane, non mi bastasse ma semplicemente perché sono ingordo.
Stamattina quindi scendo al bar e ordino la colazione.
Con la mia collega parliamo di importantissimi argomenti di lavoro: “guarda, non ti saprei dire, ma forse gli italiani sono più belli di viso, più particoolari, mentre a Nuova Iorc sono più fissati con l’aspetto. Ma detto questo, io mi toglierei dall’imbarazzo e non scarterei nessuno, di qua e di la dell’atlantico e me li farei tutti” (lo so, non facessi il lavoro che faccio, avrei potuto intraprendere la carriera diplomatica).
Sto per addentare un cornetto quando ci raggiunge un’altra nostra collega che senza neppure dire “ciao” ci chiede: “ma voi avete mai fatto una endoscopia vaginale?” (ovviamente siccome sono ghei è ovvio che quel “voi” includesse anche me, de resto si sa, i finocchi hanno la patatina).
Il cornetto mi si blocca a mezz’aria tra le dita e la bocca.
E continua con la descrizione dell’operazione. Ora mi dispiace accostarla alle scene di sterminio del popolo Curdo con il nervino ma la sola altra cosa che mi blocca l’appetito è sentir parlare di vagina. Pensarla poi attraversata da una sonda che trasmette immagini a un monitor m’ha fatto pensare agli splatter della Troma Video.
Per chi avesse saltato la colazione, il cornetto giace ancora li sul bancone del bar mentre io, è dalle 10 che ho acidità di stomaco e senso di nausea.

martedì 3 giugno 2008

ACCESSI NEGATI


Da domani di nuovo nella mia amata roma. tra 3 giorni il ghei praid. Leggo però oggi che è stata negata la conclusione del corteo a piazza san giovanni perchè pare che i preti la sera abbiano un concerto (ma questi a pregare nelle loro celle, mai, vero?).
Evito la polemica palesemente inutile sulle differenze culturali tra NI e Italia e al posto di questa preferisco esprimere una considerazione attraverso una scena vista qui a Nuova Iorc qualche giorno fa.
ero in strada con le caviglie gonfie come una vecchia con la trombo flebite. ero forse al 45 chilometro fatto quel giorno visto che sta città me la sono battuta a piedi metro per metro. mentre mi massaggio i malleoli, passa accanto a me una coppia di ghei tenedosi per mano. uno dei due con tanto di chippà in testa (la papalina degli ebrei,per capirsi) e entrambi spingendo una carrozzina con due bambini dentro (e non credo li avessero rapiti). La gente per strada non si è gettata in ginocchio strappandosi le vesti e gridando all'abominio. sarà pure indifferenza ma meglio che ostilità. Ah, i bambini avevano un'espressione serena e felice. ma la mia è solo un'impressione.

lunedì 2 giugno 2008

DAJE CHE ME NE STO ANDANDO!!


Per fortuna domani si riparte. Ormai stava diventando un salasso stare a niu iorc. Ovunque vada, devo pagare per 4: me e i miei tre erpes. Ieri sera botto finale all’Iros. Una bella discoteca piena come un uovo di gente che evidentemente il lunedì mattina non ha nulla da fare (devo verificare se anche qui i parrucchieri seguono la stessa turnazione che in Italia).
Fatto sta che al di la dei giri turistici sono riuscito a fare anche qualcosa di più niuiorcher: mi sono visto secs and de siti nella città più appropriata, ho fatto una lezione di danza con un bravissimo coreografo che era la versione cattiva di Lidia Grent di Saranno famosi, ho avuto un “deit” che, come poi si usa fare spesso qui, ti dice “arrivederci e grazie”. Mi rimane solo il ripianto di non aver partecipato ad uno dei famosi secs parti che dicono organizzarsi ovunque dopo una serata in disco ma, è pur vero che, visti i miei “nuovi amici labiali”, credo che anche solo la masturbazione sarebbe poi la cosa più prossima ad un orgia.