venerdì 31 agosto 2007

941. Non aggiungo altro.


941: è questo il nuovo farmaco salva vita dei ghei. E’ disponibile per tutti e garantisce una qualità della vita migliore. Da quando lo provo dormo sereno, la pelle sembra più luminosa e respiro meglio, nonostante il setto deviato.
Più ghei del guardaroba di Elton Gion, è da poco apparso sulla piattaforma Sky il “Canale dei canali”: Fescion TV MEN! Il canale della moda interamente dedicato agli uomini (di quelli almeno che vanno ai concerti di Madonna e che hanno Caili Minog come salvaschermo del pc).
Mi piazzo lì ipnotizzato come un gatto davanti alla centrifuga della lavatrice.
La ripetizione ossessiva di tutti questi maschi che fanno su e giù lungo la passerella mi seda più di una tisana al rabarbaro. Potrei guardarlo per ore, altro che trip da LSD dei fricchettoni anni ‘60.
E al calar delle tenebre, dalle 23 in poi, Fescion Tv diventa FHOT (sarò io malizioso ma il gioco di parola mi sembra talmente palese che non può che esserci una scelta consapevole del nome). A quest’ora ti sparano a ripetizione tutti i bec steig dei calendari (die du stad compreso!!) e dei servizi più osè e vai a letto con un mal di testa lancinante neppure avessi fatto la zuppetta della buona notte intingendo i Grancereali del Mulino Bianco nel Filu ferru sardo.
Certo le interviste a questi graziati dalla genetica sono imbarazzanti. Le risposte sono tutte sbagliate. Proprio aquile non sono visto che per rispondere alla domanda “uoz ior neim?” impiegano dai 20 ai 30 secondi ma chissennefrega. Intervistandoli, quasi sempre in mutande, potrebbero anche rivelare il mandante dell’assassinio di Chennedi che comunque non ci farei caso.
Ovviamente non tutte le collezioni mi interessano in egual misura: no categorico alle collezioni invernali (troppo coperti) né a quelle troppo sofisticate tipo Prada, prendono solo cigne e fenicotteri diafane che sembrano scampate ai cacciatori di frodo appostati nelle fratte della riserva naturale WWF di Paliano: 12 kg per 1, 80 d’altezza, al primo abbraccio un po’ focoso mi si infrangerebbero tra le braccia.

Sì invece a collezione estiva. Sìissimo a collezioni di costumi. Sì anche a defilé (adoro questo termine un po’ retrò, come sofà e canapé) di stilisti un po’ audaci come Frenchi morello e Disquer scelgono sempre modelli bonazzi, quarti di manzo 25enni di quelli che li butti nel pozzetto e ti ci fai braciole e salsiccia fino a pasqua.
Ma come pretende la RAI di farsi pagare un canone quando hai praticamente gratis canali del genere? Se dovessi sborsare dei soldi lo farei per F MEN anzi, per fare più servizi e far vedere più modelli metterei una nuova voce sul modulo IRPEF per destinare il 5x1000 a questo canale.
Siccome però la facciata va salvata, di fatto è pur sempre un canale di moda ti devi sorbire pure le interviste inutili agli stilisti che ti parlano di tuid e di ispirazioni allo strutturalismo degli anni ’40 con lo sguardo rivolto al cielo, manco parlassero per intercessione divina: masticacchi!! Certo che vedere tanta grazia spalmata lungo i catuolk potrebbe causare un crollo della stima, di quelli che ti ci vuole un tim di analisti impiegati 7 ore al giorno, 6 giorni a settimana con ricovero coatto in un CIM (altrimenti non mi chiamerei Insy, no?).
poi però ci penso un attimo e mi dico: ma io, al contrario loro, sono intelligente, arguto, spigliato e soprattutto, se me lo dovessero chiedere anche a bruciapelo, saprei dire qual è il mio nome in, al massimo, 7 secondi.

giovedì 30 agosto 2007

Meglio un braccio rotto in Italia che un’unghia incarnita in Alabama.



Cherri svolazza per le strade di Manattan leggiadra come Campanellino, la fatina di Piter Pan, avvolta nei suoi abiti d’alta moda, divisa tra branc in bistrò alla moda, serate con le amiche ai parti più esclusivi, concludendo spesso le sue notti tra le braccia di uomini sempre belli, spesso aitanti, a volte persino affascinanti.
Questa è l’America sognata dei telefilm, la terra della felicità dove tutti vorremmo vivere.
Poi ti capita di vedere Siko, il film sul perverso sistema assicurativo sanitario americano di M. Mur e ti chiedi: qual'è la vera America, quella dei sandali da 600 dollari di Manulo Blanic o quella dei malati scaricati fuori dagli ospedali perché privi di un’assicurazione medica?
Ieri sera mi sono reso conto che i vari “Sex en de siti”, “Greis Anatomi” e tutte le divertenti commedie romantiche di Nora Efron non sono altro che prodotti di propaganda né più né meno come lo erano i film sovietici che mostravano contadini sorridenti alla mietitura del grano, tutti belli, tutti sorridenti tutti felici di spezzarsi la schiene nei campi.
E’ questa la grandezza dell’America: aver esportato l’illusione di una democrazia attraverso ciò che hanno sempre saputo far meglio: il cinema. Ma è proprio da questo che arriva fortunatamente, a volte, troppo poco spesso, l’antidoto alla loro ipocrisia e il film di Mur ne è uno molto potente.
Siko non è un documentario ma una grande opera di satira che commuove, che indigna, che fa persino sorridere per l’assurda idiozia di un sistema che costringe gli abitanti della “più grande democrazia del mondo” a ricucirsi da soli le ferite, a dover scegliere quale tra due dita amputate poter far riattaccare (uno costa 12mila dollari, l’altro molto di più), a veder rifiutata l’accoglienza di una bimba di pochi mesi che qualche ora dopo morirà per mancato soccorso. Questo perché nell’america di Cherri se non hai un’assicurazione sanitaria puoi solo pregare che la tua malattia sia mortale e fulminante.
50 milioni di americani non possono permettersela. Quindi è quanto meno logico immaginare che chi invece un’assicurazione può permettersela possa dirsi tutelato dal “miglior sistema sanitario possibile”. Non è vero neppure questo perché può capitare di vedersi negate le cure a causa di cavilli ai quali le grandi compagnie assicuratrici si attaccano per “risparmiare” e accrescere quindi i propri guadagni. E' assolutamente impossibile evitare che gli occhi s’inumidiscano di fronte alle testimonianze che via via compongono il mosaico grottesco composto da Mur. Una commozione fatta di rabbia ed indignazione, stemperata solo alla fine da una sensazione di sollievo, la stessa provata quando si scampa per un pelo un pericolo grosso e fatale. Il sollievo, di essere Italiano. Il nostro sistema sanitario è sì imperfetto e ribadirlo sarebbe banale, ma avere la garanzia di non dover vendere la propria casa per pagare delle bombolette anti asma (in America in vendita a circa 160 dollari l’una), mi da la sensazione di vivere in un paese civilmente avanzato. Almeno rispetto all’America. Almeno sotto questo aspetto.
Ho sempre avuto una grande ammirazione per gli Stati Uniti e per la loro capacita di essere stato faro di democrazia.
Mi chiedo però che fine abbia fatto l’America che alla fine degli anni ’60 aveva dato l’avvio ad una reazione a catena che avrebbe investito anche l’Europa con i suoi movimenti femministi e di liberazione sessuale. Penso alle battaglie, spesso feroci, dei neri, degli omosessuali e delle altre minoranze per vedere riconosciuti i loro diritti, fino ad allora del tutto disattesi. Questo circolo virtuoso ad un certo punto s’è inceppato facendo riavviare il sistema, trasformandolo in un sistema perverso, che sventola lo spauracchio del terrorismo per gettare fumo negli occhi dei propri cittadini che avrebbero nemici più letali, più potenti e più spietati da combattere in patria.

martedì 28 agosto 2007

SONO TORNATE TUTTE, ANCHE LE MIE PATURNIE.


Non è vero che la cirrosi epatica ti colpisce solo se per anni hai abusato di Negroni (di quelli che entrano in un bicchiere da coctel e non da un’altra parte) e grappa alle rose servita come idraulico liquido dai ristoranti cinesi a fine pasto.
Il tuo fegato rischia il collasso anche il primo giorno di lavoro quando il 90% dei colleghi sono tornati dalle vacanze. Neppure il nostro ufficio si trovasse ad Atene, mi sembra di lavorare in mezzo a degli armatori greci visto che la maggior parte dei mie colleghi quest’estate ha solcato i sette mari su barche, velieri e catamarani. Volti distesi, rughe appianate, coloriti bronzei: sembra di muoversi sul set della nuova campagna per le creme ristrutturanti di Lancom. La giovialità è diffusa come solo a Monaco dopo la sesta pinta di birra durante l’october fest la puoi trovare.
Di fronte alla descrizione delle loro vacanze la mia espressione sembra quella della Gioconda di Leonardo: affabile, cordiale, attenta e molto misteriosa. In realtà sotto la superficie liscia dell’apparenza si agitano flutti tempestosi di rosico ed invidia. Per fortuna i servizi fotografici delle loro regate, che potrebbero tranquillamente apparire sulle copertine di riviste come “Yot e Panfili”, ancora non girano o forse, per compassione, mi sono stati risparmiati.
Quindi ieri sera cerco un po’ di comprensione alla GS (n.d.r. la ghei strit) dove spero di trovare, almeno lì, morti di fame che, come me, hanno passato le vacanze a Roma, tra Capocotta e il Ghei Villag e invece, a tradimento, il mio fegato subisce il colpo mortale gonfiandosi come un pallone da regbi.

Sono tornate le maledette vacanziere!! Quelle che si sono fatte Mikonos, Ibiza, Positano, Barcellona e tutti i ricchioni presenti in ogni singola destinazione. Neri come tizzi di carbone ieri sera sembrava di stare alle pendici di Stromboli durante l’eruzione di lapilli di zolfo.
Anche lì, indosso la maschera della Monna Lisa e sorrido compiacente alle descrizioni degli aperitivi al tramonto ad Elia, a Miconos, alle impepate di cozze nel Salento, alle serate disco, droga e sesso di Ibiza. “Io invece sono rimasto a Roma”.
“Dovevi lavorare, non ti hanno dato le ferie? E’ per questo che non sei partito?”, mi chiedono alcuni conoscenti che a stento riconosco attraverso la terra di Siena bruciata che cela il loro volto. So mentire sull’età e sul fatto di non aver mai tradito i miei fidanzai ma non su questo e rispondo sinceramente: “veramente non avevo un soldo e sono rimasto a Roma”. Io so dissimulare, loro un po’ meno e mi guardano interdetti come se avessero notato che ho dei broccoletti tra i denti. Al quinto che mi fa la stessa domanda: “dovevi lavorare, non ti hanno dato le ferie? E’ per questo che non sei partito?” sospetto che si siano passati parola e che stiano cercando il mio “punto d’ebollizione” ed è solo allora che mi arrendo e confesso:
“Sì, purtroppo un emergenza all’ultimo momento. Sono dovuto restare in ufficio quindi ho convertito la mia vacanza di 2 settimane nel Mediterraneo in caicco con 10 giorni a NY ad ottobre, che poi è il periodo che amo di più di quella città” (maquandocazzocisonostatoaottobre!?!?!?).
Torno a casa con l’umore sottoterra. Sconfitto, abbattuto come un soldato italiano di ritorno dal fronte Russo.
Passo l’androne del mio palazzo e rivolgo lo sguardo verso la statuina della Madonna che dalla sua teca lissù in alto, illuminata da fioche lucine perpetue sembra guardarmi con più compassione di quanta ne abbia per gli altri condomini. Questa volta faccio tenerezza anche a lei che in molte altre serata mi ha visto tornare in condizioni peggiori o con pessime compagnie. Con l’ultimo sprazzo di dignità mi giro verso di lei e la ammonisco: “Inutile che mi guardi così, dopo questo ennesimo bagno di umiliazioni il tuo debito nei miei confronti è aumentato”.

lunedì 27 agosto 2007

TUTTI AL MARE A MOSTRAR....


Il modo di intendere l’anno e le sue stagioni ha per i ghei un’ interpretazione diversa. Alle elementari, la mia maestra aveva insegnato a noi bambini ad intendere l’estate come una delle quattro stagioni che partiva sostanzialmente a giugno e terminava a settembre. Tutto questo per i ghei non vale. La stagione può iniziare addirittura ad aprile e terminare ad ottobre.
Basta infatti che la temperatura raggiunga i 20° che il ghei è già in spiaggia. Il costume tanto è già stato comprato a febbraio (se non prima) e non vede l’ora di essere indossato.
Se in genere un etero dedica alla scelta del costume anche meno di quello dedicato alla ricerca del regalo d’anniversario per la fidanzata, per l’omosessuale la ricerca è affannosa e senza quartieri. Da quando poi internet e gli acquisti on-lain hanno allargato il campo di ricerca, potrei dire che questo non ha più quartiere. Un costume, ovviamente, non è stato scelto a caso. Deve aver superato più test di quanto mediamente ne subiscono le auto prima di essere messe in commercio. Innanzitutto devono essere di marca e non importa quanta poca stoffa sia stata impiegata, avranno sempre il prezzo di quanto una famiglia media spende per una settimana, pensione completa in un albergo a 3 stelle per 4 persone a Jesolo.
Alla base della scelta c’è quanto riesce ad esaltare la forma del gluteo frutto di mesi di palestra e, soprattutto quanto riesce a valorizzare il sancta sanctorum del maschio: il pacco. Se la maggior parte degli etero ha abbandonato negli anni 70’ la mutandina per un più castigato pantaloncino, il ghei allo slip non rinuncia. E non certo per un’innata propensione per il vintag. Dallo sgambatissimo al modello più regolare per approdare anche al più ardito e temibile dei modelli: il tanga che, prima di iniziare a frequentare le spiagge ghei, pensavo che la loro esistenza fosse soltanto una leggenda urbana come i coccodrilli nelle fogne di New York. Da qualche anno poi siamo stati tutti fregati da Ossibum (per gli etero: una marca di costumi australiani con un catalogo di costumi indossati da boni assurdi, roba da perdere la ragione).
Ma come scende in spiaggia un gay? Io ricordo la mia famiglia quando arrivava al mare. Dopo 40 minuti di viaggio della speranza in una macchina rovente (erano gli anni in cui l’aria condizionata in auto era un’altra leggenda urbana, sì, è duro ammetterlo ma la mia infanzia risale davvero a un periodo tanto arcaico) ci si riversava in spiaggia come dei profughi cubani sulle coste della Florida. Scesi dalla macchina c’era l’equa distribuzione di: ombrelloni, sdraio, porta pranzo e saccone dei giocattoli. Così bardati, la truppa cammellata si dirigeva nel punto prestabilito dove, come Armstrong sulla luna con la bandiera degli Stati Uniti, piantavamo fieramente il nostro ombrellone, di tela e, ovviamente e fiori. Dopo di che lo stravacco era tale da ricordare l’accampamento di LorenzD’arabia dopo l’ennesimo combattimento con l’esercito Turco.
Se andate in una spiaggia ghei, dimenticate tutto questo.
L’abbigliamento non è casuale. Mai. La canottiera aderente, non è casuale, i pantaloni color sabbia, gli occhiali scuri, la camicia aperta e i sandali in pelle non sono casuali. E neppure lo sguardo rivolto fieramente verso il mare lo è. A tratti quel ghei sembra più il protagonista dello spot di un profumo costosissimo girato da qualche mago del cinema contemporaneo su una splendida spiaggia balinese e non semplicemente un ghei che sta andando ad arrostirsi le chiappe su un litorale segnato dalla bandierina rossa di Goletta verde sotto la dicitura “peggio di una latrina di Calcutta”.
Devo dire che non è che abbia girato tante spiagge ghei nel mondo ma nelle poche in cui sono stato ho sempre riscontrato la presenza di un campo da bicvollei. Ora io non capisco proprio quale gusto si possa provare nel giocare alle 3 del pomeriggio, con il sole che incoccia e con la sabbia rovente sotto i piedi. Il tutto sotto gli occhi di centinai di omosessuali. Se lo fanno per autopunirsi per aver, chessò, fregato il ragazzo ad un amico ed espiare la colpa, viste le condizioni, arrivo a giustificare i primi 5 minuti di gioco ma le restanti due ore? Sarà che a me fa fatica anche alzare anche la capottina della sdraio. Io sono in questo uno all’antica. Per me la spiaggia è lettino, stravacco, birra gelata e pacchi di maschili a perdita d’occhio. E va bene, ditelo pure, sono il solito inguaribile romantico.

SE SEI GIUSTA, VAI CON I MEZZI.


Se c’è un esperienza in grado di cambiarti la percezione della vita a Roma è andare al mare di domenica. Se usi la macchina o scegliere di partire con disinvoltura alle 6 del mattino o, se per errore la sveglia non suona e parti anche solo 2 ore dopo, puoi passare le 5 ore successive incolonnato sulla Pontina sfogliando il dizionario sinottico delle bestemmi in 8 lingue diverse, pagando all’arrivo pure 5 euro al parcheggiatore abusivo che, non si capirà mai perché, nessun vigile osi dirgli nulla.
Se vai in moto, sei il re del mondo: ci puoi impiegare al massimo 30 minuti e per tutto questo tempo, tenere il braccio piegato ad ombrello nel simbolo internazionale dell’ ”attaccateve a questo”. Oppure potete fare come me che da anni mi batto per rendere di moda la più alternativa delle soluzioni: i mezzi pubblici. Vi chiederete perché. No, non lo faccio perché ho un motorino con una ruota nella fossa. No, non lo faccio perché nessuno è disposto a caricarmi in moto neppure sotto compenso di prestazione sessuali (forse dovrei barattare l’offerta con un ciambellone fatto in casa, avrei più scians). E non lo faccio neppure perché non ho i soldi per comprare uno scuter che mi garantisca un percorso veloce e sicuro. No, no. Lo faccio perché non c’è niente da fare: la nuova frontiera del radica scic sono i servizi pubblici (non i vespasiani però). Contrariamente a quanto afferma un mio amico avvocato affermato che mi dice di essere un cazzaro, ritengo che usare i mezzi sia romantico e avventuroso allo stesso tempo. Una sorta di viaggio attraverso se stessi. In effetti dopo un’ora e mezzo di viaggio (solo andata) il tuo carattere potrebbe venirne profondamente segnato un po’ come quelli che, tornati dall’india India iniziano a vedere il mondo con occhi diversi.
Quando però si decide di andare al mare con i mezzi è fondamentale organizzare il viaggio con la stessa dovizia che si impiegherebbe per affrontare una spedizione con “Avventure nel mondo” di dieci giorni chiamato: “I percorsi delle carovane Tuareg”.
Prima di tutto, la sera si va a letto presto, molto presto. Alle 9, 30 al massimo mi metto in branda. Cena leggera per evitare malori lungo il tragitto. Avere un attacco di diarrea all’altezza di Casal Bernocchi potrebbe essere fatale.
Munirsi di un libro e/o una rivista e/o un aipod caricato al massimo e/o lo speciale “un anno di parole crociate” e/o una tesi di laurea in filologia romanza da leggere.
Portare nello zaino: 1 o 2 barrette energetiche, una bottiglia con integratori salini, salviette umidificate e kit contro le malattie esotiche visto che l’ultimo occidentale che vedrete sarà il giornalaio presso il quale acquisterete il biglietto per la corsa. Altro vantaggio è proprio questo: al solo costo di un euro uno (potenza del lavoro di raccordo tra tutte le aziende di trasporto della “Greter Roma”) vi garantite più che un viaggio una vera e propria esperienza culturale, vedrete passeggeri di tutti i continenti e vi avvicinerete al loro modo arricchendo così la conoscenza etnica dell’”altro” (dalla sputazza per terra, allo scaccolamento selvaggio, alla preparazione di pollo speziato nell’attesa della partenza del treno).
Il percorso si suddivide in più cambi di mezzi: autobus (il mitico 71 che da casa mia ti porta ovunque, praticamente un taxi), metropolitana linea B (quella, dicono con l’aria condizionata), treno, ribattezzato “la freccia del mare” (se ti dice culo becchi una delle due nuove vetture ultramoderne che pare di stare sul modulo di trasporto della base lunare Alfa di “Spazio 1999” altrimenti se becchi le altre è come viaggiare su i treni piombati di “Scindlers List”), altro autobus: lo 07, che si fa tutti i cancelli di Torvajanica. Poi, quando lo sconforto e la stanchezza stanno per prendere il sopravvento come accadde ai marinai di Colombo al penultimo giorno di navigazione prima di avvistare le coste di San Salvador, approdi a Mediterranea (n.d.r. lo stabilimento ghei dove vado io). Se poi prendo il pattino “per vedere da lontano l’effetto che fa”, escluso l’aliante, mi ritrovo nel giro di due ore ad aver preso qualsiasi mezzo di locomozione inventato dall’uomo.
E poi c’è chi dice che sono una persona pigra.

E SE VINCESSERE MALGY O ACP?


Scusate se inizio ad essere ossessivo e monomaniacale ma a me continuare a leggere interviste a Malgy e ACP sulla loro partecipazione a "l'isola dei famosi" mi sta letteralmente togliendo il sonno. Al pensiero di vedere Malgioglio e ACP battibeccare come due lavandaie per chi deve accaparrarsi il bono di turno (che metteranno di sicuro e che avrà la stessa funzuine del peperoncino messo nei culi dei galli da combattimento per renderli più aggressivi) mi mette più tristezza del pensare al mio panorama sentimentale. Siccome si sa che alla fine potrebbe vincere una delle due ricchioVIP, lancio un sondaggio che terminerà alla vigilia del grande evento.

HO APPENA SCOPERTO D'AVER CONTRATTO L'SSA.


Ciao a tutti. Mi chiamo Insy e sono affetto da SSA. Solo ora vengo a conoscenza del morbo che mi ha colpito non so neppure io bene quando. Essendo venuto a conoscenza della sintomatologia temo di esserne stato contagiato sin da piccolo. Non so quanto l’SSA sia virulenta ma chiedo scusa fin d’ora a tutte le persone inconsapevoli della mia condizione le quali possono aver contratto anche loro lo stesso disturbo.
L’SSA è la “seim sex attracscion” o, per dirla meglio la frociaggine.
La Provvidenza però mi ha fatto conoscere, attraverso il loro sito, i membri dell’AGAPO, l’associazione genitori e amici di persone omosessuali.
Grazie al loro ho riscoperto il significato di termini quali Amore, Verità, Libertà, Accoglienza e Tolleranza. Tutti valori che avevo perso tra i meandri delle darc rum, nell’abiezione del sesso promiscuo, nel rifiuto della verità vara che mi fa essere persona e non omosessuale.
Grazie alle testimonianze reali di alcuni omosessuali guariti, ora ho la forza e la certezza che posso anche io avere una vita diversa, non fuorviata da una società ipocrita e fintamente tollerante: grazie ad AGAPO ora so chi sono.
Se anche voi continuate a scambiare la vostra perversione omosessuale per una realtà incontrovertibile fate come me e andate su: www.agapo.net
A me ha aiutato. Spero faccia lo stesso anche per voi, cari futuri ex ricchioni.
INSY

Appendice: avrei potuto sparare a zero su questa associazione che francamente mi ricorda più Scentologi che un’associazione di supporto. Ma è vero che la d’espressione sopravvive solo fintanto che vale per tutti, anche per quelli che, soggettivamente, non ritengo dovrebbero esprimersi.
Vi invito comunque a leggere il loro sito internet e se proverete per un momento a ringoiare lo sdegno che potrebbe sorgere spontaneo e ad avere un atteggiamento sereno da monaco buddista all’apice del suo percorso d’illuminazione, ne coglierete anche l’involontaria comicità. Del resto, davanti a certe affermazioni, nulla discredita di più che una bella, fragorosa risata “de core”.

APPENDICE II: chi di voi vuole raccontare esperienze con ghei convertiti come nel caso riportato da Redrum_ è ben accetto. Io una mia teoria ce l'ho ovviamente. I ghei non ritornano etero perché, una volta provata "quella cosa la", non torni indietro.

giovedì 23 agosto 2007

ESTER C'HA DATO LA SOLA.


Io capisco che mantenere quella specie di carrozzone delle scimmie che lei chiama famiglia composto da una nana messicana e baffuta, un rifugiato africano posto sotto sequestro che secondo me ha adottato per umiliarlo e far sentire Lurds meno terzomondista, il figlio fatto “a li mezzi” con il regista più sfigato di’Inghilterra possa costare molto.
Capisco pure che si debba mettere un po’ di soldini da parte per una pensione integrativa visto che prende il sussidio di disoccupazione.
Arrivo pure a capire che voglia iniziare a spendere qualche sterlina per dei ritocchini di chirurgia visto che il tempo non passa solo per me (intanto lei è andata avanti fin’ora a botte di yoga e geni italiani, il vero segreto, dice, della sua pelle fresca e senza segni- evidente il fatto che io allora venga dall’Albania perchè su di me st’effetto liftante non c’è stato).
Ma che ci debba rifilare una sola, con il suo primo nuovo singolo, proprio no.
Abbiamo aspettato 2 anni ballando Eng Ap e tutte le cazzo di 12 tracce in tutte le salse. Le abbiamo sentite remixate anche dal coro dei monaci trappisti di Camaldoli. Coreografato da chiunque, anche dalla squadra nazionale di baschet su sedie a rotelle. Ce la siamo ciucciata ai Praid, alle feste di compleanno, alle sagre paesane e alle processioni del venerdì santo. Abbiamo digrignato i denti vendendo su iutiub decine di travestite imitarla io ogni dettagli.
Ci siamo fatti il culo come una capanna sotto la pioggia per andarla a vedere al concerto e lei che fa?! Ci rifila sta specie di pizzica salentina che sembra una b said di Rosanna Fratello in salsa losangelina?
Io l’ho sentita. Insomma: parte che sembra Giastin Timberleic e poi prosegue con la copia spudorata di “In de Closet” di quello sporcaccione di Maicol Gecson. Insomma buona solo per la parte di riscaldamento pre lezione di step.
Esterina cara, ma se ti servivano i soldi per arrivare alla fine del mese, 50 euro te li davo io, no?

mercoledì 22 agosto 2007

MEGLIO NELL'ARMADIO CHE SULLA PALAFITTA CON MALGIOGLIO.


Quando parli con un fiorentino, puoi metterci la mano sul fuoco che prima o poi, qualsiasi conversazione stiate facendo, che parliate del global uorming o del aifon di Eppol, vi tirerà fuori la pippa galattica di come abbiano tra i loro “illustri antenati” Dante, Michelangelo, Lorenzo il Magnifico e Pico della Mirandola e di come questo li ponga una tacca sopra a tutti. Il vero Popolo unto dal Signore insomma non è quello ebraico ma il loro. In effetti chi non sarebbe orgoglioso delle proprie origini, della propria stirpe, della propria schiatta avendo stille di geni legati al proprio DNA?
Il popolo dei ghei invece, si sa, non si distingue come gruppo per origini di sangue ma per tendenze sessuali. Quindi anche noi, come i fiorentini, potremmo fracassare gli zebedei del prossimo (e spesso lo facciamo) tirando fuori illustri co-recchionali.
Ma stavo anche pensando: oggi se un ragazzino volesse fare auting cercando di infinocchiare i genitori con il fatto che essere ghei non significa solo buttarsi in ginocchio davanti ad altri maschietti nelle fratte del parchetto cittadino ma anche appartenere ad un gruppo di intellettuali ed artisti che danno lustro all’umanità quali esempi potrebbero portare senza andare a ravanare nella preistoria con la solita lista di Oscar Uaild, Platone e Leonardo?
Mi è venuto quindi alla mente il fatto di cronaca/spettacolo/mondezza/terrore/disgusto che ieri mi ha catturato l’attenzione (solitamente attratta solo da articoli pubblicati su “Saienz” o “Le caiè du sinemà”). Come ormai anche i sampietrini delle strade avranno saputo, Malgioglio è entrato nella rosa dei naufraghi prossimi a salpare sull’Isola di Famosi. E mi sono detto: se all’epoca a mia madre avessi detto: “mamma, sono ghei, ma in fondo non c’è nulla di male. Essere ghei è come essere etero. Il mondo omosessuale è pieno di intellettuali, scienziati, artisti, come per esempio Cristiano Malgiogl…”, non mi avrebbe manco fatto finire l’inutile arringa e oggi comunichereste con me attraverso una tavola Uiia, altro che blog.
Quindi stavo considerando: chi potrebbe oggi rappresentare in maniera illustre l’italica stirpe dei ghei?
Di Malgioglio ho già detto e poi basta vederlo in un esibizione degli anni ’80 per farsi venire un blocco renale. Dice: “ Ma ha scritto anche canzoni per Mina!”. Risponde: “Sì ma Mina se glielo chiedi ti canta anche “Siam tre piccoli porcellin” e i cori del Corpo degli Alpini.
ACP (n.d.r.: Alessandro Cecchi Paone)? Preferisco confessare d’aver avuto uno zio rinchiuso in manicomio per tare psichiche ereditarie.
Lele Mora ha dichiarato di non essere nemmeno fascista ma mussoliniano (te ce farei stare io sotto Mussolini!!).
Zeffirelli: purtroppo Dio non gli ha dato la grazia del mutismo e quando parla sembra “Il meglio de : la sai l’ultima?”.
Renato Zero dice che è etero (sono le vostre risate quelle che sento?).
Dolce&Gabbana: un doppio autogol.
Un consiglio quindi ai ragazzini in procinto di uscire dall’armadio da uno che l’ha fatto appena dopo lo sbarco dei mille: fatevi forti della vostra essenza, delle vostre ragioni e del vostro cuore perché se cercaste di rafforzare la vostra scelta avallandola con esempi del genere, tanto varrebbe continuare a fare le velate.

Tanto per farvi un'idea:

martedì 21 agosto 2007

FACCIAMOCI L'ABITUDINE



Tanto è inutile opporsi come lo sarebbe contrastare il sopraggiungere dello Zunami.

IL PRANZO DI FERRAGOSTO. Di F. Dostoieschi


“Tu hai qualcosa e non me lo vuoi dire”.
Se non fossi stato forgiato da anni di interrogatori che partivano tutti invariabilmente con la stessa domanda d’attacco, probabilmente avrei ceduto già dalla prima ora.
Non so, se ne sentono tante di storie in cui solo dopo anni i figli scoprono la vita segreta dei genitori prima che li partorissero. Per quel che mi riguarda, e a giudicare dalla sua tenacia nelle pressarmi, la mia potrebbe essere stata benissimo un’agente dei servizi segreti rumeni durante la dittatura di Ciaucesco.
Questo per descrivere un po’ il clima disteso del pranzo di Ferragosto.
Io, mia madre, 40° e nessun’altro in giro nel raggio di 30 chilometri.
La sera precedente avevo fatto le 5 del mattino cercando di distrarmi in previsione dell’inevitabile.
“Perché non me lo dici? Tanto lo so che hai qualcosa ma se non ti liberi, se non me ne parli il peggio è per te che te lo tieni dentro e poi ti fa male”. Odio quando vira il tono dell’interrogatorio dandogli una parvenza di bonaria comprensione ma tanto, non mi ci frega più, da almeno 15 anni. Ormai conosco tutte le controtecniche per annientare i suoi subdoli tentativi di farmi sentire in colpa. A comando riesce anche ad umidire gli occhi ma io sono più abile di lei. Attuo la tecnica extracorporea che si verifica o istintivamente in presenza di un pericolo mortale imminente e inevitabile, o razionalmente indotta se sei stato arruolato dalla CIA o se hai mia madre alle calcagna.
Sguardo basso sul piatto e dichiaro: “Non ho nulla, va tutto bene”. Per mantenere la calma ripeto dentro di me tutti i numeri primi fino a 1000 (funziona anche con la tabellina del 12 o ricordando le province della Lombardia e del Piemonte).
Ci mettiamo esattamente 20 minuti per finire il pranzo. Io ormai ho l’occhio a mezz’asta. Il mix di stanchezza, caldo, melanzane fritte sullo stomaco e interrogatorio all’ultimo sangue è troppo, anche per un marin catturato dalla milizia di Saddam.
Bello di Mamma, che sarebbe mio fratello nonché figlio prediletto e più paraculo di me, è fuori Roma con la ragazza. Altro aggravio di rodiculo: io che sono più grande, a pranzo a casa con mammà e lui in giro con la ragazza. Non capisco se mi urti di più il fatto che io e lei insieme incarniamo il più terrificante dei cliscé ghei (a questo punto tanto varrebbe rilevare un motel e mettermi a squartare sventurate avventrici) o perché mio fratello è accoppiato e io no (poi penso che sì, è fidanzato, ma con una donna, e il rodimento si fa meno fastidioso).
“Dai chiacchieriamo un po’”. Lo fa apposta. Mi chiede sempre le stesse cose! Spera che cada, ma non lo farò, neppure stavolta. Io la conosco bene. Prova un sottile piacere sadico nel vedere la mia reazione. Glielo leggo in quel bagliore di piacere che i suoi occhi non riescono a dissimulare del tutto.
Lei: “Perché sollevi lo sguardo al cielo quando ti chiedo di parlare?”
“Di cosa dobbiamo parlare? Ci siamo sentiti ieri per telefono e in serata non è successo nulla di particolare”. Poi ci penso bene e mi chiedo se non potrebbe essere un argomento tipico madre-figlio raccontarle che ieri sera al Villag ho baciato uno sconosciuto sudaticcio che mi stringeva le chiappe tra le mani in mezzo ad una folla di ghei senza maglietta né Dio e che era talmente coinvolto da me da avermi chiesto tre volte come mi chiamassi e altre 4 se ero di Roma.
Incalza. “Dai parlami un po’ di te” (che vale come la domanda a piacere che ti propongono gli insegnati a scuola: è solo una scusa per farti aprire bocca e poi portarti a parlare di quello che vogliono loro, non ci casco).
Cerco di cambiare argomento: “Vabbè, vediamoci un film”.
“il DVD è rotto, tuo fratello (Bello di mamma) lo deve far aggiustare”.
“ma è rotto da dicembre”.
“non ha avuto tempo” (per chi non lo sapesse mio fratello è uno dei piloti della MIR, quindi costretto a viaggi spaziali lunghi anche 6 mesi).
Panoramica sui canali generalisti della TV. E’ ferragosto.
Sono le 2 del pomeriggio. La panoramica è più agghiacciante come l’idea di parlare a mia madre del tipo che ballava stringendomi il culo tra le dita come fosse un gagget antistress.
“A questo punto perché non prendo i mezzi e vieni da me almeno ho sky”.
Mamma: “Ma fa caldo io non esco con questo caldo”. Per mia madre la temperatura a partire dalla quale mette questa scusa è quella di 22°, quini, da marzo fino a novembre, lei non esce se non portata in macchina.
Io: “Prima o poi dovrai renderti conto che l’estate porta calore e siccome non viviamo a Oslo né credo tu voglia trasferitici, dovrai rassegnati a dover uscire. E poi secondo me ti autosuggestioni, non fa mica poi tutto questo caldo”. Dalla finestra di casa di mia madre si vede un pezzo di campagna sulla Prenestina. Ci sono fumi di focolai appiccati o alimentati dal caldo. Tiro la tenda. Non voglio darle soddisfazione.
Continuo:“Almeno dovresti farti sky”.
Mamma: “Tuo fratello ci aveva pensato…” (tempo previsto di attuazione del progetto: per allora mi si staranno già mangiando i vermi).
Penso al fatto che me ne potevo almeno andare al mare. Sì, ci sarei dovuto andare con i mezzi come al solito (un’ora secca da casa a lettino ma almeno…). Mi vedevo un po’ di maschi in costume e mi rilassavo un po’.
Mi sale ancora di più l’incazzo perché non sono andato per non avere sensi di colpa verso mia madre e mi incazzo ancora di più perché ho i sensi di colpa e ancora, ancora, ancora di più perché BDM (bello di mamma), ‘sti scrupoli non se li fa più da quando aveva 16 anni.
Il dado è tratto. “Scusa ma a questo punto io me ne vado, stiamo qui zitti e fermi in prigione, sembriamo i protagonisti di Bitelgiuis, costretti a non poter varcare la soglia di casa e io….”.
“Hai ragione, ti capisco. Vai io qualcosa adesso farò. Mi leggo un libro, poi devo stirare”. E’ questa la frase che trovate sul manuale della perfetta mamma alla voce “Colpo basso”.
Riposo il casco e tolgo le cuffie dell’aipod che già avevo calzato nelle orecchie.
Mamma: “no, no, davvero vai. Ci sentiamo più tardi”. Ora o mai più. La bacio e scappo. Ho un senso di colpa grande come quello di un protagonista a caso di romanzo russo. Tutto questo mi porta a giurare a me stesso che st’altr’anno io a Roma a Ferragosto non ci resto, a costo di scappare su un gommone verso le coste dell’Albania. Anche la mia, in fondo, è disperazione.

lunedì 20 agosto 2007

VIVA LA SVEGAS!!


Sono finalmente tornato in ufficio!!
Sto cercando di avere un profilo bassissimo. Schivo accuratamente tutti i miei colleghi perchè vorrei avitare la domana: "e tu dove sei stato in vacanza?" Due sono le cose: o mi rintano in stanza e alle 6 per uscire mi calo dalla finestra o mi invento in fretta e in furia che ho comprato un biglietto last second per la Grecia e che mi sono divertito un sacco, falò sulla spiaggia, indianate con ragazzi conosciuti sul posto e tramonti dalla mattina alla sera.
Giuro che quest'anno mangio pane e cipolle ma staltranno col cacchio che resto a Roma. Certo non posso lamentarmi perchè ad agosto la città si svuota dei romani (sui quali, come ho già detto, ho lo stesso potere d'attrazione di ua treccia d'aglio per i vampiri) e si riempie di stranieri come quelli conosciuti ieri: 2 ballerini di Las Vegas!! Dopo quest'ultima esperienza stavo pensando quasi quasi di trasferirmi li. mi hanno detto che uno come me potrebbe davvero sfondare, che ho i numeri per diventare la vedet della Strip. Mi dicevano che non ci sono musei ne librerie ne spettacoli tatrali impegnati. In pratica un paradiso. Non mi sentirei più in colpa per il fatto che mi rompo mortalmente alle mostre e che dei libri leggo solo la quarta di copertina fingendo poi d'averlo letto tutto. In oltre consideravo: Selin Dion ha il suo schiò, lo stesso dicasi per quella coppia di ricchionazzi che fanno uno spettacolo con le tigri albine e vuoi che non ci sia un teatro all'Aladin o al Tagiri dove possano fare esibire La Più Checca Di Roma?

giovedì 16 agosto 2007

PER UN PELO NON MI FIDANZO CON UN MARZIANO.


E sì che ero già pronto. biglietto in mano. Destinazione Rusuel: area 51. Il risultato del sondaggio lanciato a inizio mese mi suggeriva infatti di trovare un fidanzato proprio li, nella misteriosa area dove, si dice, siano nascosti degli alieni sui quali i servizi segreti americani conducono misteriosi esperimenti. Effettivamente non avevo idea di cosa avrei potuto portare con me. che ne so io di come si corteggia un alieno. a mala pena ci riesco con i ghei. poi si fa presto a dire alieno. di Marte? di Venere? O di qualcuno di quei pianeti talmente remoti che gli astrofisici in uno slancio di creatività hanno battezzato con un nome tipo Q 234. nel dubbio quindi mi sono rivisto tutte le puntate di Star trec e di Spazio 1999 (ricordo che ho 2 settimane di ferie da passare a casa, solo e senza avere nulla da fare). ho ripassato persino le colonne sonore di goldreic e gig robo d'acciaio ed ho imparato molte cose. Prima di tutte non credere mai ad un alieno che ti dice: "veniamo in pace". E' la volta buona che, sganasciandosi dalle risate, ti trasforma in un tizzo di carbone con un laser che gli parte dal mignolo. Seconda cosa: provare a congiungere i pugni lanciandosi dal motorino in corsa. In alcuni casi potresti trasformarti in un un robò imbattibile (utile in caso di ostilità da parte degli extravisitatori) in altri potresti farti 45 giorni all'ospedale per fratture multiple.

Quindi ieri sera vado alla GS, il supermercato dei ghei romani (GS, per i forestieri è la famosa Ghei Strit del colosseo) per salutare, forse per sempre, alcuni amici. E invece che mi succede? In zona Cesarini, ovvero verso le 11, 30, a ridosso dello scadere del ferragosto, non ti vado a conoscere un ragazzo? (in effetti a "riconoscere", ma adesso vado spiegare meglio la dinamica dei fatti).

La cosa è andata più o meno così. Ero appoggiato ad una macchina insieme ai miei amici ingozzandomi con il mais tostato del caming aut (o farei meglio a dire stagionato visto che aveva lo stesso sapore delle palline di naftalina anti tarme) quando lui passa. Io lo riconosco (perché anni addietro, come anticipato, c'avevo già "intruppato") e siccome lui mi è sempre piaciuto e mia madre mi ha educato bene, lo saluto. Mi guarda imbarazzato come a dire: Chicazzosei? E ci mette un minuto abbondante per rispondere, come se gli si fosse inceppato il circuito occhio-cervello-manina che fa ciao ciao.

Poco dopo, mentre io e i miei amici avevamo fatto un salto evolutivo nell'intrattenimento da strada lanciandoci mais stagionato in bocca come si fa con le otarie nei parchi acquatici, lui mi si piazza davanti con 2 suoi amici. sembravamo due squadre rivali di ragazze pon pon che si studiano a distanza ai campionati nazionali di cirliding. io lo guardo, lui, pare faccia lo stesso, ma potrebbe essere un filo strabico.

dopo la terza birra inizio a sentire un leggero bisogno di andare a cambiare l'acqua alle olive. E, barcollando (le birre erano du demon: 13° secchi che ti calano tra capo e collo come un colpo di tortore) raggiungo il bagno. esco e chi ti trovo ad aspettarmi? capisco allora che non è strabico ma mi stava guardando davvero.

"Noi ci conosciamo vero? Solo che non mi ricordo dove e come". Adoro quando sento dire così. Visto che ho una discreta memoria, io ricordo sempre tutto e questo mi da un'inebriate sensazione di controllo e potere sull'altro. Ti rendi conto che potresti dire qualsiasi cosa e l'altro ci crederebbe. gli ricordo dove e come (soprattutto come) e leggo nei suoi occhi la linea piatta dell'elettroencefalogramma. Un carattere debole, con poca stima di se (quindi il mio) a quel punto avrebbe potuto risentire del fatto di non aver lasciato la minima traccia nei suoi ricordi, poi penso al extrim meic over al quale mi sono sottoposto qualche mese fa e ci passo sopra. Insomma attacchiamo una chiacchiera fitta fitta. Lui mooolto carino, molto mediterraneo, più grande di me (il che ultimamente inizia ad essere un fatto raro, soprattutto alla GS) e, soprattutto, con l'abbonamento della Roma in tasca che su di me ha lo stesso effetto erotizzante che aveva su Geimi Lee Curts il russo parlato da Chevin Cleis ne "Un pesce di nome Vanda".

si fa tardi. le regole del nuovo me mi impongono di andare via senza darglielo (anche se ferragosto è appena passato e rischio di fare petting con il cadavere di un alieno dissezionato nei laboratori di Rusvel). Tengo comunque duro e lo saluto per andare via.

lui insiste per fare un giro in macchina. Questo mi riposta ai miei vent'anni quando mi infrattavo con chiunque in tutti i parcheggi di Roma ma ero giovane e dovevo fare esperienza. Accetto. Ovviamente mi porta in un bucio di culo inaccessibile che neppure i cani della Gestapo sarebbero riusciti a scovarci. Li gli concedo il dolce nettare delle mie labbra in baci rubati e fugaci, poi guardo fuori dal finestrino e vedo un tizio, calvo, tutto ricoperto d'oro con una spada appoggiata lungo il busto. guardo meglio e vedo che sta fermo impalato su un piedistallo sul quale c'è scritto "miglior attore per ruolo protagonista: Insy Loan".

Infatti mi giro verso il mio cavaliere e recito la battuta che mi vale il premio: "scusa, ma mi imbarazzo in macchina. Non sono abituato". Quindi mi faccio riportare verso il motorino con la promessa che ci saremmo risentiti l'indomani per un incontro più comodo e approfondito.

Secondo me non si farà vivo perché alla fine potrò non sapere come si rimorchia un alieno ma so che un ghei a cui non lo dai la prima sera difficilmente si farà vivo il giorno dopo.

martedì 14 agosto 2007

ACP: Altro che Onduras, ti manderei su Marte!!!


No, fammi capire chi è che va sull'Isola?! (non ci provate neppure a fare le finte tonte chiedendo con aria di sufficienza:"quale isola?", perché ce n'è una e una soltanto).
Alessandro Checchi Paone?! (che da ora scriverò ACP visto che c'ha un nome lungo come l'Angelus domenicale del Santo Padre). Quello della piazzata contro i realiti alla consegna dei telegatto di 7 anni fa? Quello che si "era incazzato" perché il GF aveva sbaragliato la sua "Macchina del Tempo"? Quello che dal loft più orrendo del mondo conduceva su GAYTV guarda caso un realiti co-condotto da 12 ragazzini disadattati che sembravano usciti dai racconti di Dichens e che rivendicava il suo essere "un vero realiti perché composta da gente vera al contrario delle atre trasmissioni (isola compresa)?
Ma pensa te...aveva davvero ragione la mia insegnante di lettere quando diceva: "Ragazzi, non dite mai "di quest'acqua non ne berrò" perché potrebbe capitarvi e di conseguenza fare una figura di merda".
La cosa che mi fa ridere non è tanto il fatto che vada in Onduras, che ritengo essere la distanza minima per sopportare ACP, ormai portato in trionfo come la Madonnina di Civitavecchia ovunque ci sia scritta o pronunciata la parola ghei (anzi se vi serve fa anche feste di compleanno, anniversari, inaugurazioni di saloni di bellezza e orazioni funebri, solo ghei ovviamente), ma le motivazioni che adduce a questa sua conversione. Le leggo sul giornale e sento uno strano rumore di unghie sul vetro. ma vediamole insieme.
tanto per cominciare lui non va li per fare il buffone cercando di catturare pesci a bastonate e tentando di spaccare noci di cocco col la forza del pensiero ma va la "...per portare sull'Isola la sua battaglia a favore dei diritti della comunità GLBT in maniera civile e democratica". Ovviamente quale miglio pulpito per elargire un così nobile proposito. Ma poi quand'è' che è stato unto per assurgere ad evangelizzatore del verbo omoricchione?
E se nascerà una simpatia tra lui ed un altro concorrente? ACP non si tirerà certo indietro.
Al solo pensiero di vederlo rattusare con qualche modello bonazzo che sicuramente gli metteranno vicino già sento lancinanti avvisaglie di colite spastica.
E continua rassicurando il pubblico che c'è da parte sua una grande volontà di dimostrare che un rapporto omosessuale è fatto di normalità e spontaneità. E chi ce lo deve dimostrare? ACP. Ma del resto lui è uno scienziato no? Ha fatto la Macchina del Tempo, ha mostrato i rituali d'accoppiamento del triceratopo nel Protozoico vuoi non sappia come si rimorchiano due ricchioni allo stato brado? secondo me lui giocherà sul fatto che stando su un isola sarà difficile che le prede possano fuggire (penserei anche io lo stesso, per questo sogno di fare una crociera ghei dove gli uomini non possono scappare) ma non considera il fattore Papion, ovvero: la disperazione ti fa fuggire anche dall'isola del diavolo nella Caienna.
Continua dichiarando che porterà sull'Isola la sua lotta a favore della causa gay. Sarà infatti il primo partecipante di una lunga serie di reality ad essere gay dichiarato, anche se in realtà questi programmi sono sempre stati pieni di omosessuali, e qualcuno ha anche vinto. Ma per la solita ipocrisia italiana, tutti si fingevano maschioni e dei grandi conquistatori di donne. La cosa mi fa sganasciare visto che è detta da uno che per anni ha finto di essere etero addirittura sposandosi salvo poi tirare fuori quella storiella della latenza e dell'omoaffettività che sono le scuse del manuale di base "Il ghei nel cassetto". Caro ACP, sta scusa la sento da secoli e non ci ha mai creduto nessuno. Quando sei frocio sei frocio. Davvero ci vuoi far credere che cristo è morto di freddo?
Poi qui toglie le unghie e infila i ramponi per scalare le pareti di ghiaccio quando cerca di giustificare la sua presenza sull'isola perché: "...qui è completamente diverso da tutti gli altri realiti. Si svolge in un luogo vero, lontano, in un parco nazionale in Honduras, e per un appassionato come me di geografia rappresenta un'occasione unica. Insomma non è come fare un reality in un prefabbricato di Cinecittà". Ora mi è più chiaro il suo pensiero: non è quello che fai ma come lo fai.
ma siccome ACP è un ghei tutto d'un pezzo continua : Non ho cambiato idea sui reality, anzi, ho accettato proprio per valutare personalmente e fisicamente cosa accade. L'Isola dei famosi mi sembra un reality vero, con una conduttrice, Simona Ventura, che ha una marcia in più (ora sento pure rumore di lingua bagnata...). del resto si sa, ACP viene da quella scuola positivista e scientista che lo porta sperimentare per poter affermare che una cosa è o non è valida.
Sull'isola potrà portare pochissime cose ma non rinuncerà a dei preservativi.
"La trovo una cosa molto civile. D'altra parte è prevedibile che nel giro di due mesi e mezzo possa venir fuori una storia o un' attrazione". Ma se hai acceso i ceri in chiesa con la speranza di prendere qualcuno per fame o per stanchezza. Secondo me arriveremo a scene pietose di ACP che baratterà una scatola di pelati per una carezza. Roba da "L'imbalsamatore" di Garrone.
Compagno d'avventura, per unire il grottesco al ridicolo, potrebbe essere Margioglio ma ACP ci tiene a precisare: "Malgioglio, non tutti lo sanno, è un grande poeta". E pensare che io che mi ero lasciato fuorviare dalle sue foto, prontamente pubblicate su "Chi", se non erro, al santuario della Madonna vestito di bianco proprio all'indomani di quel fattaccio delle vallette che, si diceva, facesse incontrare a personaggi potentati. E a me che viene ancora in mente Leopardi se penso a un poeta.
"Credo anche che abbiano voluto me sull'Isola anche per cambiare il contenuto. Il reality si è esaurito come forma di show volgare, e siccome io vado lì come direttore di Marco Polo e di Sky, la loro idea è quella di tentare degli inneschi di cultura e di divulgazione in una formula che per il resto è abbastanza usurata". Ora mi è chiaro, visto che la Hac e la Montalcini avevano dovuto a malincuore declinare l'invito hanno chiamato lui, uomo di scienza, Prometeo dei nostri tempi, a portare il fuoco del sapere in un realiti che tutti guardano solo con la speranza di prendere per il culo vippastri di quarta che si tirano i capelli e litigano per una tellina.
Si augura anche che la permanenza forzata lo aiuti a buttare giù qualche chiletto. io l'ho visto all'inaugurazione della ghei strit: per arrivare d una forma accettabile deve restare sull'isola per almeno 5 edizioni di seguito.
Alla domanda: Preferiresti Garko o Bova, lui che ha una morale dice Garko, visto che Bova tiene famiglia (immagino sia questo l'unico impedimento a che Raul non venga soggiogato dal suo fascino prorompente).
Insomma ACP ci vuole far credere che quest'anno assisteremo ad una sorta di Super Quark ad eliminazioni dirette con televoto e che grazie a lui l'Italia imparerà a vedere con altri occhi la questione ghei. ACP, a nome della comunità GLBT non so davvero come ringraziarti. Questa sì che è tv di servizio.

NON PRENDETEVELA CON ZEFFIRELLI, NON E' LUI CHE PARLA MA IL SUO CERVELLO.


Si pensa spesso che la cosa peggiore della vecchiaia sia il deperimento fisico. La consapevolezza di non poter più correre velocemente come a vent'anni. Di subire l'afflizione di un aspetto cadente e poco gradevole anche quando da giovani si è stati molto belli.
Francamente la cosa che più mi spaventa della vecchiaia (la mia la vorrei lunga e serena) non è tanto il fatto di non far più girarela testa a schiere di ragazzi al mio passaggio quanto quello di andare incontro ad un deterioramento della mente che mi porti a dire e fare cose ridicole.
Tornando alle esternazioni del signor Gentilini (un mio amico di blog mi rassicura: non è il signore dei miei biscotti preferiti) ho scoperto che Franco Zeffirelli, regista illustre di cinema e teatro, sostiene le posizioni del vicesindaco di Treviso e siccome le riteneva forse troppo morbide ha creduto bene di rincarare la dose con ulteriori dichiarazioni che sono gravi non tanto per il fatto che il signor Zeffirelli sia omosessuale ma per il fatto che si ritenga, immagino, una persona ragionevole. Mi sorprende sentir dire certe cose («Mi scandalizza vedere due gay che si baciano in pubblico, quelli non sono omosessuali, ma due pazze che fanno l'amore come le bestie e che non posso sostenere. Ne disprezzo il modo di comportarsi al punto da sentirmi più vicino a Gentilini quando ventila la possibilità di mandarle nei campi di concentramento. Confesso una leggera solidarietà nei confronti del prosindaco») da un ghei così stereotipato come lo è il Signor Zeffirelli, di quelli che manda in giro sue foto con la calza sull'obiettivo per attenuare i segni del tempo. Di quelli che ha il mito della Callas al punto da farne un film (bruttino a dire il vero). Di quelli che nelle interviste televisive risponde mollemente adagiato su una sces long con un fular annodato al collo, neppure fosse la reincarnazione della Duse. Sì, insomma, il cliscè che qualsiasi eterosessuale mediamente ignorante del mondo ghei avrebbe di un culattone attempato (mi perdonerà il maestro di aver adoperato tale agettivo visto che "Culattone" è la sola parola che lo ha infastitito della dichiarazione di Gentilini).

Io però non voglio scagliarmi contro Zeffirelli per le sue considerazioni. Non do colpa a lui di quanto detto. Semmai la responsabilità l'attribuisco tutta alla maledettissima vecchiaia e, a proposito di questa, mi sono venuti in mente tre personaggi esemplari. Tre vecchi. Tutti esimi esponenti della cultura italiana che, in maniere diverse, hanno subito le conseguenze dell'età avanzata: Oriana Fallaci, Michelangelo Antonioni e Indro Montanelli.
Oriana Fallaci è stata una grandissima scrittrice che con forza e coraggio (e non con rabbia e orgoglio) ha fatto scorrere dalla stessa penna la durezza necessaria a descrivere gli scenari di guerra dei violentissimi anni '70 come l'amara dolcezza dedicata ad un figlio mai nato. Purtroppo per lei la sua mente negli ultimi anni è stata impietosamente deteriorata dalla, nel suo caso, maledettissima vecchiaia (non trovo altra giustificazione alle sue ultime invettive). Per questo continuo a pensare a lei con l'accondiscendenza che si riserva a chi subisce un incidente.
Il secondo esempio è Michelangelo Antonioni. Secondo me un graziato dalla vecchiaia. Il mutismo che lo ha colpito negli ultimi anni della sua vita, dopo averne condotta una magnifica e prolifera di capolavori, lo ha messo a riparo da esternazioni forse imbarazzanti (forse no, chissà, ma, nel dubbio...) ammantandolo in una aura di misticismo.
Ultimo esempio Indro Montanelli. Fortunatissimo. Esempio meraviglioso di lucidità intellettuale fino all'ultimo dei suoi giorni.
Ecco questi mi sembrano tre gradi, tre scenari di vecchiaie nelle quali tutti rischiamo o, speriamo, di cadere.
Zeffirelli, che proprio di primo pelo non è, purtroppo per lui non ha avuto la grazia né di Antonioni né, tantomeno, di Montanelli. E' per questo che alla fine, con la benevolenza che si deve a chi versa nelle sue condizioni, lascio che le sue considerazioni scorrano senza attrito sui binari della mia indifferenza.

venerdì 10 agosto 2007

L'IMITAZIONE E' LA PIù ALTA FORMA DI AMMIRAZIONE

Certo essere modello d'ispirazione per Clemente Mastella non era la mia di ispirazione. Avrei preferito essere Musa per il blog di Nicol Kidman o al limite anche Rosi Bindi ma di Masty proprio no. Comunque adesso che dovrei fare? Mi ha copiato tutto: sfondo, font e, in alcune pieghe delle sue dichiarazioni, ho ritrovato anche il mio stesso stile.
Però Cleme', 2 lire per un dominio tutto tuo, le potevi pure spendere!!
Per gli scettici: http://www.clementemastella.blogspot.com/

PULIZIE DI PASQUA FUORI STAGIONE

Non ne potevo più di vedere tutta quella cianfrusaglia per casa. Era da marzo che mi ripromettevo di dare una sistemata a casa che smembrava sempre di più l'ufficio oggetti smarriti (e inutili) della stazione Termini. Ieri mattina sveglia alle 9 (che per uno che è in ferie equivale all'alba rispetto al fuso orario della gente normale) e, come si dice a queste latitudini, t'ho rigirato casa come un pedalino. Risultato: 5 bustone grandi come quelle usate da Cristo per impacchettare la Tur Eifel piene di 'mmonnezza.
Poi, tra un viaggio ai cassonetti della mondezza ed un altro, vado su repubblicapuntoit e scopro che fare pulizie in questo periodo di vacanze estive non è un obbi solo mio. Infatti il Signor Gentilini (nome che mi rievoca i biscotti con cui facevo colazione da piccolo, spero non ne fosse lui il produttore!!), ha dichiarato: "C'è bisogno di iniziare una "pulizia etnica contro i culattoni".
Ora il Signor Gentilini non è che sia proprio un uomo qualunque come me o un matto qualsiasi che ci sbraita contro e al quale non controbattiamo, più per pietà che per paura.
Il Signor gentilini è l'ex sindaco di Treviso, ora prosindaco.
Vuole ripulire la città dai ghei colpevoli a suo dire di aver trasformato il parcheggio di via dell'Ospedale in un luogo di incontro dove si consumano rapporti sessuali, suscitando le proteste degli abitanti della zona. Poi sempre in una prosa raffinata ed elegante, continua: "Darò subito disposizioni alla mia comandante dei vigili urbani (come se fosse la sua governante alla quale far pulire l'argenteria) affinché faccia pulizia etnica dei culattoni Devono andare in altri capoluoghi di regione che sono disposti ad accoglierli. Qui a Treviso non c'è nessuna possibilità per culattoni e simili".
Di fronte a questa esternazione il sindaco vero, il signor Gobbo, ribatte cercando di mettere una pezza: le dichiarazioni del prosindaco "non sono preoccupanti. E' il suo modo di essere. Lui parla sinceramente, con un linguaggio concreto che tutti capiscono".
Queste ultime esternazione del Signor Gentilini fanno gruppo con altre proposte, sempre sue, sempre moderate e civili quali i colpi di bazuca contro i canotti degli immigrati.
Riagganciandomi a quanto detto dal più diplomatico Signor Sindaco Gobbo, questo linguaggio è tipico del Signor Gentilini, (spero sempre non sia quello dei biscotti), ma mi porta a fare due considerazioni.
La prima: ognuno ha il diritto di esprimersi come crede e con il vocabolario che di cui dispone. Chiunque tranne le persone che si trovano a rivestire un ruolo istituzionale. Da chi rappresenta i cittadini, tutti i cittadini, ci si aspetta una capacità dialettica e comunicativa migliore un'esposizione del pensiero degna d'essere chiamata tale, che sia in grado di veicolare comprensibilmente anche i concetti più scomodi senza cadere in formule e frasari da bocciofila.
Dalla caduta della prima repubblica, una formula francesizzante che ho sempre trovato inappropriata allo scenario politica del nostro Paese, in preda ad una frenesia di rinnovamento, si è anche ritenuto necessario cambiare la sintassi del linguaggio politico che per decenni aveva reso ogni comunicato governativo, ogni comizio elettorale, ogni dichiarazione alla stampa qualcosa di incomprensibile come la stele di Rosetta. Ma il contrario di incomprensibile non è mai stato volgare (o volgarismo, per chi mi intende ;) ), semmai chiaro.
Seconda considerazione che mi viene da fare: il signor Sindaco Gobbo difende l'indifendibile quando dichiara che il Signor Gentilini "parla sinceramente, con un linguaggio concreto che tutti capiscono". Ora, se io fossi un trevigiano mi sentirei profondamente offeso nel credere d'essere ritenuto tanto ignorante da non poter comprendere una dichiarazione che fosse meno che triviale.
Per fortuna qualcuno si è levato indignato contro le esternazioni del prosindaco trevigiano. Al momento in cui scrivo, leggo che queste però sono venute solo da esponenti politici ghei e da associazioni omosessuali. Una dichiarazione del genere richiederebbe una reazione forte da parte di tutti gli esponenti politici e tutte le associazioni che si ritengono civili.
E questo lo propongo anche a favore della dignità Del Signor Gentilini perché immagino non voglia essere considerato come il vecchio nonno rincoglionito al quale i nipoti fanno passare ogni bizzarria in virtù della sua condizione. Orsù, consideriamo il Signor Gentilini e apprezziamo il suo sforso di farsi notare intavolando l'ennesimo dibattito sulla italica ricchionagine, cercando di chiarire, una volta ancora, che cosa farne di questo 10% di popolazione: aree protette, confini su isole abbandonate, ghetti, eliminazioni fisiche. Tutte quante sicuramente efficaci quanto haimé non porprio innovative.
Caro Signor Gentilini, io come lei, sono un uomo che mette la pulizia di casa propria in cima alle priorità ma le auguro di fare come me: dopo aver fatto il dovuto, prenda 5 o 6 bustoni, anche i suoi della misura di quelli usati da Cristo e butti via tutte le baggianate dette. Mi creda farà il miglior servizio di pulizia che mai avrebbe sperato di realizzare.

mercoledì 8 agosto 2007

SIAMO GIA' ALL'8!! VOTATE, VOTATE.

signori, signore e ghei. Qui il ferragosto è prossimo. Votate il sondaggio qui a sinistra. Mi rifiuto di passare l'ascensione dell'immacolata da solo o, peggio, con mamma. Anche perché in caso, prenotare un volo per il mare di Bering non lo prenoti in 5 minuti sul sito della Raianer.

martedì 7 agosto 2007

MEGLIO PRIMO ALL'INFERNO CHE ULTIMO IN PARADISO.

"Ma adesso tu che fai?"
"Sono in ospedale a trovare un amico ricoverato alla neuro...no, non sto scherzando"
"Ah, capisco. Peccato allora non ci possiamo vedere. Io ho il treno alle 5"
"Mi sa di no, non posso andarmene adesso, sono appena arrivato: Tanto tornio a Roma, vero?"
"Si certo. E' che mi andava di vederti prima di partire. Pausa. Ma lo sai ieri sera mentre andavo via dalla discoteca cosa m'è successo?"
"No dimmi".
"Dopo che ci siamo alzati dal divanetto e ci siamo salutati mi si è avvicinato uno, rasato, muscoloso e con l'aria incazzata mi ha detto: "Complimenti! Ti sei rimorchiato la più checca di Roma!"
Silenzio. Ha detto proprio quello che ha detto?
"E chi era?"
"Non lo so, tu conosci uno rasato e muscoloso? (visto che ci trovavamo all'Alien dove pure le donne sono rasate e muscolose è come cercare "Maria per Roma")
Me ne verrebbero in mente almeno 15 che corrispondono a questa descrizione ma in mancanza di altri dati sarebbe come vincere una partita di Indovina chi? al primo colpo.
Dissimulo giocando la carta ironia.
"No. e comunque ci tengo a precisare che non sono la più checca di Roma ma ce ne sono almeno atre tre prima di me". Apprezzerà?
"Si ma tanto non c'ho fatto caso".
Meno male.
Insomma questa è stata la conversazione telefonica tra me ed un ragazzo conosciuto qualche mese fa.
Lo conosco in discoteca. viene da me e si presenta. Capisco che non è di Roma prima ancora che riconosca l'accento, sempre per l'ormai assodato corollario per il quale io ormai sulla piazza di Roma sono bruciato, quindi seduco solo forestieri.
Da bravo padrone di casa (visto che st'inverno l'ho passato quasi interamente in quella discoteca) lo faccio accomodare sul divanetto che preferisco chiamare sofà, mi da più idea di intimo casalingo.
Chiacchieriamo. Io come al solito brillante e ciarliero riesco addirittura a sovrastare con la voce il frastuono della musica aus.
L a conversazione è piacevole ma è molto tardi. Lui mi dice che sarebbe ripartito l'indomani (che va però interpretato come: "daje che c'ho voja". Io ribatto che ho sonno e che andrò a letto. Infatti il nuovo ME non contempla più disperati tentativi di portare lo scalpo a casa la sera stessa. Eh no! Si fa come una volta. Ci si vede il giorno dopo, da sobri e poi, eventualmente, si salta la cavallina. Quindi ci scambiamo il numero di telefono e qualche bacio perché, vabbè non darlo subito la prima sera, ma almeno, come dire, un giro dell'isolato con la macchina prima di comprarla uno la deve pur fare.
E così il giorno successivo ricevo questa telefonata.
Ma ti pare a te che debbano mettere in giro appellativi del genere? Poi del tutto infondati! Li per li resto un po' interdetto e sorpreso. Ho immaginato sto tipo nerboruto che da lontano osservava, montava l'acredine e poi, in perfetto stile checchina va dal tipo per spifferare il mio primato. Maturo, molto maturo.
Da allora, quando mi presento a qualcuno, dico: "Salve! Sono Insy, la più checca di Roma". Perché in quanto checca megalomane e provinciale, se ricevo un eponimo di primato, fosse anche di "più checca di Roma", io me lo tengo. In qualcosa almeno sono "il più". E poi mica più checca di una città qualsiasi! Mica stiamo parlando di Fiano Romano! Qui si parla di Roma, la Capitale, la megalopoli che conta centinaia di migliaia di ghei! E' un primato mica da poco e io il mio titolo me lo teno stretto. Da quando me lo sono accaparrato in effetti inizio a sentirne l'onere. Andare al Caming Aut e vedere tutte queste checchette che crescono, pronte a scalzarmi dal trono, mi mette un po' p0'ansia. Non è facile essere sempre all'altezza del titolo. Devi ancheggiare sempre più delle altre, devi ridere sempre più sguaiatamente delle altre e fare domande o interventi più idioti delle altre. Io ad esempio dico spesso che ho letto su VF che la scrofa ha un orgasmo di mezz'ora, lo sguardo degli interlocutori è sempre mediamente agghiacciato però mi sembra appropriato.
A settembre vorrei contattare la figlia di Mirigliani per organizzare il concorso "La più checca d'Italia" e "La più checca del mondo". Secondo me è fattibile. Io vedrei 5 serate in diretta, magari su SkyVivo (piattaforma di Sky canale 109). Non credo ci sarebbero problemi. Trasmettono un realiti sui seminaristi tentati da spogliarelliste per valutarne la vocazione, non credo avrebbero remore a trasmettere il concorso.
Lo vedrei ovviamente ad eliminazioni dirette con ripescaggio e televoto tramite fisso o sms. I proventi poi li donerei in parte per un pensionato di ex miss checche indigenti.
No, il conduttore no Margioglio! Troppo scontato e poi ci sarebbe un conflitto d'interessi. Pensavo più ad una donna. Una giornalista. Qualcuna che desse credibilità e spessore alla competizione: Didi Leone.
Non so ancora quali potrebbero essere le prove a cui sottoporre i concorrenti. Prevederei però tanti titoli come: miss checchissima, miss checca domani, miss checca Rocchetta o miss checca "Amici di Maria De Filippi (anche se li le fasce di miss si sprecano, anche senza concorso).
Ma alcuni consigli ai futuri concorrenti vorrei darli visto che io, per ovvi motivi di primato già acquisito, non potrò parteciparvi se non in veste di madrina: essere se stessi e di ricordare che non bisogna essere per forza la più checca d'Italia per essere comunque una buona checca.

lunedì 6 agosto 2007

VOGLIO LAVORARE!!!

Questo è un chiaro sintomo che sto davvero male.
Stamattina mi sveglio. Presto, molto presto.
Mi preparo il pranzo da portare in ufficio (dieta e tichet restorant esauriti già il 5 del mese sono una buoan ragione per farlo). Mi preparo la borsa della palestra sempre carica come se mi avessero sfollato. Aggiungo peso con: Vaniti Fer (non ho ancora letto la rubrica di Liuba Rizzoli e vorrei mettermi in paro), Ciac (è il il 6 agosto e in ufficio qualcosa devo pur fare) e, siccome mi sento intellettualmente in colpa “Big Farm” (da leggere come farmaco e non come fattoria), un attualissimo libro di denuncia sulle industrie farmaceutiche e su come influenzano il mercato delle malattie (numero di pagine lette in un mese: 50).
Sempre nonostante sia il 6 agosto, arrivo anche puntuale in ufficio, anzi in anticipo. Salgo le scale, Alexia nelle orecchie (no, non è “Ai lov u beibe” ma “Per dire di no”, canzone del periodo “misonodataunaripulita” della versione nana e italiana di caili Minog).
Chiusa! No dico. Portone serrato=agenzia chiusa.
Resto pietrificato mentre il custode mi guarda come a dire: “sarò pure uno sfigato a lavorare ad agosto ma questo mi batte”.
Capisco solo in quel momento che sono un deficiente. Possibile abbia dimenticato che era questa e non la prossima la prima settimana di chiusura dell’ufficio?
E’ pur vero che ero tutto meno che interessato a questa data visto che non farò vacanza ma, cavolo, qui si tratta di essere di coccio. Ormai ci sono ed entro lo stesso. Ho le foto dei compleanni dei mie genitori da scaricare. Siccome infatti un fulmine non colpisce mai lo stesso posto a meno che non siano i miei genitori, hanno pensato bene non solo di separasi molti anni fa ma anche di fare le feste di compleanno uno sabato e l’altra domenica. Ovviamente io presenzio ad entrambe, uno in Abruzzo l’atra a Roma, e così mi sono conquistato un buono da 1000 euro valido per una pulitura completa del carma.
Solo entrando mi ritornano alla mente le frasi dette dai miei colleghi, del tipo :”ci rivediamo a fine mese!” (frase che detta ad una persona presente di cervello avrebbe potuto in qualche maniera, anche solo lontanamente ingenerare il tarlo del dubbio che l’agenzia potesse essere chiusa).
Ora sono panico puro. Voglio dire (odio chi intercala voglio dire ma è accettabile solo se usata una sola volta in un intera conversazione) sapevo che mi avrebbero aspettato 2 settimane di tedio capitolino, di assoluta inedia, di soffitti fissati pensando a come occupare le ore della giornata, ma pensavo di avere una settimana anca per approntare un piano di difesa o di suicidio calcolato.
Non ho soldi da spendere in sciopping (ottimo riempitivo in caso di tempo da perdere), non ho trovato uno straccio di ragazzo da ammorbare e gli amici, pochi quelli rimasti in città, lavorano quindi sono del tutto inutili. Potrei leggere tutti i libri comprati solo per le loro attraenti copertine e, quindi mai letti. Potrei impacchettare e stoccare tutte le cianfrusaglie sparse per la casa e che la fanno sembrare il castello di mister Chein interpretato da Orson Uels in “Quarto potere” (e ovviamente non abito in un castello). Potrei andare in terrazzo e prendere il solo fino a diventare un tizzo di carbone o aspettare all'ingresso del mercato che passi qualche vecchina per poterla aiutare con le buste della spesa o scrivere su sto blog fino a farmi sanguinare i polpastrelli. Accidenti già quante belle idee mi sono venute in mente, si vede che sono un carattere creativo! Sbadato ma creativo.

venerdì 3 agosto 2007

FRANGETTONE



A l'una vado dal parrucchiere.
Non capisce mai cosa intendo quando gli dico che voglio il frangettone anni '80.
Gli porto il video e gli dico: "Come lei!!"

Errata Corrige: ieri non ero nella ghei strit di Roma!!!


Leggo solo ora da Repubblica l'articolo di Maria Novella De Luca e scopro di essere andato all'inaugurazioe di un'altra ghei strit ieri sera.
Cito: "La notte è calda, gli abbracci ancora di più. Baci profondi e corpi incollati". Ok è chiaro non era a Roma ma a Sodoma o in un video di qualche gruppo degli anni '80.
"Eccola alle 2 del mattino la movida gay...si balla nell'afa" Veramente io sono andato via alle 23, 30 e ci saranno rimasti si e no 100 persone. Poi sai che ti facevano gli abitanti della zona se facevi bordello fino alle 2? Altro che vasi da notte svuotati dalle finestre!
"Canottiere e muscoli a vista", per favore Maria Novella, dimmi, ti prego, dove? Dove sei stata?!
E poi il passaggio che le farà vincere il Pulizzer: "Jeans che disegnano i genitali". Qui c'è grosso problema o grossa passione per Tom of Filland o forse agli etero confezionano i jeans con un denim diverso che a loro non disegna i genitali.
"Migliaia affollano il selciato" (questo è un control C/ Control V preso dall'articolo sul ghei praid, perchè , ripeto, eravamo 4 gatti.
"Musica rock e techno soft". Certo Madonna è molto techno...
Poi qui esce il vero giornalismo di servizio: "...per chi proprio vuole andare oltre, ci sono i boschi di Colle Oppio, pericolosi ma solitari". Pericolosi ora di certo dopo che hai sputtanato dove si vanno a infrattare i finocchi.
A Maria Nove', ma famme er piacere!!!

UNA NOTTE ALLA GS (non il supermercato ma quasi)


“Dopo la Soho di Londra, Madrid con Cuecha e il NY Villag, anche Roma ha la sua ghei strit!!” Finalmente! Io almeno non ne potevo più di sentirmi il paria dell’internazionalissima comunità frociosex!! Da oggi posso viaggiare per il mondo a testa alta fiero di quei 500 mq di isola pedonale che il Comune di Roma c’ha finalmente concesso. Anche perché, come è stato detto dal palco da sagra di paese allestito in via di San Giovanni in Laterano, è da questo che si misura la civiltà. Quindi chi se ne frega se Roma ha un servizio di mezzi pubblici da Caraci ed è zozza come il cesso di Uitni Iuston. Ora abbiamo la Ghei Strit!!
Ieri a dire il vero mi aspettavo più pubblico. C’erano quasi più giornalisti che omosessuali. Insomma era tutto perfetto. Sembrava davvero una festa. Mancavano i venditori di lupini e fusaie ma in compenso, come in tutte le feste paesane che si rispettino, c’è stata la celebrazione del santo patrono. Anzi due. Tra applausi scroscianti, osanna e ciechi che riacquistavano la vista sono saliti sul palco i ragazzi che si sono fatti beccare dalle forze dell’ordine la settimana scorsa mentre si stavano baciando vicino la futura GS. A dire la verità a me sembrava di averne visto solo uno ma avevo bevuto molto e la vista mi si era un po’ appannata (o era un effetto miracoloso della loro apparizione).
Presentatore d’eccezione della serata Alessandro Cecchi Paone che, da quando ha fatto caming aut, ormai non ce lo togliamo più di mezzo (a saperlo quell’armadio lo chiudevamo con la saldatrice). Sempre visibilmente soprappeso ACP ci ha traghettati con un discorso a braccio (e si sentiva) verso il taglio del nastro attraverso un fiume di retorica in un’infilata di invettive contro benpensanti e i politici corrotti, commemorando la scomparsa della trans uccisa a Roma pochi giorni fa (cosa giusta e necessaria) e quella dei morti della strage della stazione di Bologna (sempre onorabile ma qui, francamente un po’ fuori luogo) infilandoci alla fine anche considerazioni evoluzionistiche sulla ragion d’essere della omosessualità in natura (si vede che La Macchina del tempo gli è rimasta nel cuore).
Poi come negli avanspettacoli degli anni ’40 si sono susseguiti sul palco: attivisti ghei, proprietarie del Caming Aut (con fidanzata) avvocati difensori dei soprusi contro la comunità e assessori comunali, una delle quali mi fa sgranare le orecchie quando dice, come stesse parlando a dei ragazzini di tre anni: “noi vi diamo questo spazio ma mi raccomando trattatelo bene” (perché notoriamente i ghei sono dei vandali che vanno in giro a rompere teste di statue e a imbrattare muri con le bombolette sprai). Poi, finalmente il taglio di sto nastro e spazio al DJ che per l’occasione è partito a manetta con una cantante un sacco di nicchia. Una di quelle artiste che solo noi ghei, con il nostro gusto per l’avanguardia e le sonorità alternative e originalissime sappiamo cogliere: Madonna con Eng Ap! (se sta disgraziata non si spiccia a cacciare un nuovo album qui ci tocca senti’ sta lagna fino a capodanno).

giovedì 2 agosto 2007

QUANDO I BUOI SONO ORMAI SCAPPATI DALLA STALLA.



Io credo alla buona fede di Casini. Sono certo che, al di la del suo divorzio e della sua nuova unione, sia una persona intrisa di morale e non di moralismo. Per questo oggi nel vederlo ritratto sui giornali, con il tampone in bocca e quell’espressione che sembra dire “guarda che mi tocca fare” mi fa un po’ tenerezza. Purtroppo però la trovata del test antidroga autoimposto è francamente troppo spudorata per avere una benché minima credibilità, anche da parte del più fervente elettore dell'Udc.
Qualche settimana fa stavo prendendo una scodella dalla rastrelliera dei piatti quando si sgancia la struttura e ne fa crollare a terra almeno una ventina. Istintivamente ho cercato di salvarne al volo qualcuno ma, alla fine, mi sono scivolati tra le mani e, inesorabilmente, mi sono ritrovo circondato da centinaia di cocci irriutilizabili. Casini e i suoi stanno cercando di fare lo stesso inutile, disperato, istintivo tentativo di salvare almeno un piattino da caffé. La vedo davvero dura.
Purtroppo più sono alti i valori di cui ci si mette a baluardo e più è facile cadere nella possibilità di tradirli.
Riuscire ad mantenere coerenza tra ciò che si predica e quello che si pratica è, per quanto mi riguarda, impossibile se si vive nel mondo. La tensione dell’uomo alla perfezione è un conto ma la convinzione di poterla realizzare è pura presunzione tanto più se si pensa che persino la Chiesa fa fatica a mantenere un’immagine coerente, sempre più indaffarata com’è a tappare a suon di milioni le pratiche ignominiose di alcuni, e ripeto alcuni, suoi esponenti.
Siamo tutti d’accordo che una sola mela marcia (lasciatemi passare la facilissima metafora) non necessariamente pregiudica la dirittura morale di un intero partito ma permettetemi di avere per questi giorni qualcosa su cui sogghignare con piacere e su cui poter puntare, con infantile compiacimento, un dito censorio.

GHEI IN LINEA. PARTE III.



Ormai mi sento la versione invertita di Silver Serfer!! Ho fluttuato anche ieri sera tra le onde delle ciat del popolo dalle "chiappe chiacchierate" per completare il mio servizio. A proposito, forse ne ho beccato uno che ci sta! Se le foto sono sue e non sono del '99 potrebbe anche scapparci qualcosa. Ovvio che se succede prima vado ad accendere un cero alla Madonna e poi ve ne scrivo.


Ma l’attenzione è sempre d’obbligo perché la frocia, si sa mente. Va bene dare fiducia a chi si vende come “attivo” ma controllate bene che:
a) la foto accanto non sia di un culo in primo piano perché non è proprio un’immagine molto attiva;
b) no a nic tipo “tenerone”, “fiorellino” o “sognatore”. Né a profili con foto di fiori, cuccioli di cani e tramonti sul mare. I veri attivi odiano i fiori, “tramonto” non sanno neppure scriverlo e i cuccioli si divertono a prenderli a calci;
c) cosa più importante: fate un analisi del test (suggerisco il trattato di semiotica “Lector in fabula” di Eco) e sinceratevi che nello spazio dedicato alla propria descrizione a schema libero compaiano verbi inequivocabili quali: “spaccare” o “sfondare”;
d) ultimo consiglio: se scrive “maschio cerca maschi” è passivo.

E ora passiamo alle misure.
Diciamo subito che se c’è un concetto e uno soltanto della teoria Heinsteniana che i ghei hanno ben assimilato è quello della relatività e non certo applicato allo spazio-tempo.
Bisogna per prima cosa mettersi d’accordo da dove si parte per la misurazione. A occhio e croce credo di non sbagliare se credo non si possa partire dall’ombellico.
Le foto stesse possono trarre in inganno, anche quando sono vere. Infatti vi è mai capitato di vedere su qualche rivista scientifica quelle immagini impressionanti di acari grandi come dei San Bernardo? Beh, a volte l’effetto è lo stesso.
Comunque per me alla fine la ciat è una gran sola. C’ho provato per anni e, a volte, come dicono le signore la mercato parlando del banco del pesce der Sor Franco, mi ci sono anche servito bene. Ma, per quanto belle le foto e invitanti i profili, io ho bisogno della seduzione vecchio stampo, fatta di sguardi e di approcci sorprendenti, di cazzate dette tanto per dire.
Fosse pure per una botta e via.