sabato 31 maggio 2008

OCCASIONI MANCATE


Biondino avrebbe potuto fare 4 zompi con una selebriti e invece ha mandato a monnezza questa possibilità.
Vabbè stasera vediamo che riesco a combinare.

venerdì 23 maggio 2008

NUOVE DA NUOVA YORK, gli aggiornamenti continuano...

Saluti da Nuova York, come diceva quell'inviato rai negli anni '60.
Di volta in volta integrerò impressioni e commenti sulla gita fuori porta. per ora guardate come sono subito entrato in confidenza con l'alta finanza americana.

Rovistando nei rifiuti si capisce molto delle persone che abitano una città.


Stamani, di ritorno da Alegria. Una festicciola tra intimi. insomma una serata di musica, magia e 5000 finocchi infoiati.


Una considerazione brevissima sulla forma fisica dei Nuiorchesi: qui sono tutti pompati. Sembra di vivere in uno dei fumetti della Marvel dove uomini, donne e bambini hanno comunque il bicipite tonico. Ho visto ieri uno tipo sulla sedia rotelle muscoloso quanto il dottor Xavier degli X men. Forse è l’effetto dell’acqua di fiume.


Promemoria per me: la prossima volta che qualcuno mi invita ad una lezione di danza, rispondi: “no grazie, piuttosto vado al molo con le mie amiche lesbiche a trainare le chiatte in porto”.
Ieri il mio amico ed io veniamo invitati da Serena, una nostra nuova miglior amica italiana, come lo può essere una di Cuneo e che vive a NI da anni, a seguire una lezione di un suo amico coreografo all’Equinocs, una palestra nel villag dove anche le bottigliette d’acqua nei frigoriferi dei bar sono finocchie.
Dato che in america non avevo prevista la possibilità di andare a fare provini per Corus Lain, ho lasciato a roma i completini di Dimensione Danza per cui mi sono presentato alla lezione vestito più o meno come Gigi la trottola.
A parte che in quella palestra ho iniziato a sudare prima ancora di fare un passo di danza. Infatti non è vero che, come ci diceva Serena, in quella palestra sono tutti molto belli, molti di loro infatti sono incredibilmente belli.
Insomma entriamo in sala.
Calvin, il coreografo, una via di mezzo tra Li roi Gionson e un generale delle SS, ci mostra i primi passi. Ora non è tanto la difficoltà di seguire i passi, né di mantenere il ritmo con la musica che pistava a soli 12000/ottavi (per fortuna li vicino c’era l’ospedale con un ottimo centro anti infarto e ho fatto l’estensione dell’assicurazione), no, ad aggravare la situazione, dopo 5 minuti entra uno studente che ha, casualmente le fattezze dell’uomo della mia vita. Serena ce lo presenta e io assumo quell’espressione di imbarazzo mista a brama che nell’insieme risulta solitamente attraente come un pugno in un occhio.
Alla fine della lezione mi riprometto di seguirlo, qualche cosa da dire la troverò. Finita la tortura a passo di danza, faccio per andarmene quando Calvin, al quale siamo evidentemente molto simpatici, mi dice “non ti azzardare a mettere quel culo bianco fuori dalla porta! Ora c’è la lezione di addominali e dio solo sa se ti serve (insomma non so se sia esattamente quello che mi ha bestemmiato appresso, ma il senso credo fosse quello). Quindi addio bel biondino.
Ma, qui,al di la dell’oceano, il dio dei ghei è dalla mia parte! E dopo avermi fatto fare un po’ di sciopping davvero conveniente, ha deciso di benedirmi ancora. Ieri sera andiamo in un locale, solita piantagione di boni a perdita d’occhio. Io mi faccio largo con la sedia a rotella dal momento che dopo la lezione mi sento come se una lesbica mi avesse parcheggiato il tir sulla schiena. Mi faccio avanti strillando “e che cazzo, un po’ di rispetto per gli storpi”, quando, eccolo li! Il biondino! Capisco che è un segno divino e lo vado a salutare. Stranamente non mi dice “chicazzosei?!!” come solitamente sono abituato a sentirmi dire nel bel paese. Dopo 3 battute: nome, di dove sei, ti è piaciuta la lezione, scappo via dato che la musica è alta come quella dei concerti di Vasco a San Siro e non sento un cazzo oltre al fatto il mio inglese arriva al massimo a “de cat is on de teibol” (quindi vorrei evitare di passare altro tempo chiedendo in continuazione “uot? Sorri i cant andestend…”).
Vabbè taglio corto. Dopo un po’ torna da me e, che ci crediate o no, attacca la manfrina che sogno da sempre di sentirmi dire: “sei carino, oggi ti vedevo a lezione, dammi il numero e bla bla bla” (giuro che ha detto così, l’ho confrontato nel frasario edito dalla Sonzogno: “100 frasi ad effetto per rimorchiare una finocchia italiana in America”).
Mo io una mail gliel’ho mandata. Il mio l’ho fatto. Vediamo che succede.



ormai ho le gambe 3 cm più corte. a forza di camminare mi si sono consumate e visto che sono alto come una bottiglietta di chinotto Neri, la cosa non mi fa molto piacere.
Stasera, si va tutti a vedere Secs end de siti. Chissà se ci saranno dei ghei...
Per la cronaca, ieri ho incontrato per caso Patric Ching, il regista del film che per essere brutto, non lo è affatto, considerando poi che grazie a sto filmaccio di 'ste quattro strappone sui tacchi a spillo ormai e diventato ricco come il sultano del brunei, io un tentativo d'abbordaggio l'avrei fatto (certo che ha le chiappe chiacchierata! Mica ha diretto Apocalips Nau!!).
Breve aggiornamneto sul Biondino. Mi ha ripsosto. ci vediamo domani sera. dice di vederci da lui perchè ci sono dei locali molto carini. ora non ho capito se dorme davanti alla cassa di un bar o è solo un'allusione anche poco elegante della serie: "ok, io abito proprio dietro l'angolo, che ne dici di giocare a "Cerca l'anello che mi è caduto per caso nelle mutande", di cui per altro io detengo ancora la carica di campione rionale.

Insomma ieri sera ho avuto una viione di cosa possa essere l'inferno per me. Sono andato all'anteprima di Secs end de Siti: apparte me, Justis, i nostri ospiti e 6 loro amici, la sala era completamente occupata da femmine! Altro che girone dell'inferno. Ovviamente cesse di vario taglio convinte che basta mettersi un tacco e 4 colpi di sole per diventare come Cherri.


Stamattina il dio dei ghei mi ha punito ancora. Rra due ore mi vedo con Biondino e oggi, al miuo risveglio, mi sono ritrovato due erpes grossi come nespole sulle labra.
Sono disperato. Spero che il bar dove ci siamo dati appuntamento sia illuminato come una grotta altrimenti mi toccherà parlare di tre quarti come una diva dei film anni 30".


Vabbè, archiviato l'ennesimo buco nell'acqua, stasera ci si butta a teatro: uicched. in pratica l'antefatto del mago di oz, quando le streghe dell'est e dell'ovest erano ancora amiche e si volevano bene. l'alternativa sarebbe stata Amleto a sentral parc ma, come dire, tra la rivalità tra 2 streghe e un depresso danese che se ne va in giro in calzamaglia giocando a buling con un teschio, la scelta è stata semplice.

TRA LE NUVOLE.


Io a Niu Iorc ci resto a vivere. E lo dico prima ancora di averci messo piede dal momento che abbiamo appena ora superato la Groenlandia e sono talmente stanco che piuttosto che riaffrontare un viaggio così lungo al ritorno, mi metto a vendere ot dog vivendo come un clandestino messicano perennemente in fuga da quelli dell’ufficio immigrazione.
Mi sono fatto bene i conti: in tutto sono 20 ore che sto viaggiando e, giuro, in America non ci sto arrivando a piedi.
Come già detto nel post precedente, sono partito da molto lontano. Causa nozze in Abruzzo di mia cugina dove, dopo anni di assenza dalle classifiche è riapparso il brano “Ma tu, è ora che ti sposi!” (cantata da I Parenti di Insy e che da oggi trovate anche sulla compilescion “Ma allora siete di coccio Sammer It 2008”, già in vendita in tutti gli autogril della Roma-L’Aquila), stamattina ho preso la corriera alle 7, 30 che da li, mi ha portato fino a Fiumicino. Essendo il solo collegamento e avendo solo quella corsa mattutina, ho dovuto accettare di arrivare con un pizzico d’anticipo in aeroporto rispetto all’imbarco bagagli tanto che, appena entrato ho trovato gente fare trenini, cantando Caro Ciarli Braun, bevendo spumante e inneggiando all’arrivo del 2005.
E’ proprio mentre ballavo Uai M Si E con i poliziotti e gli addetti alla manutenzione dell’aeroporto (loro il costume lo avevano già, io ho dovuto improvvisarne uno da indiano con un paio di stracci di daino usato dalle donne delle pulizie per pulire i vetri che però, addosso a me, mi conferivano piuttosto l’aspetto di una sqò) è arrivata Giastis, il mio fedele compagno di viaggio. Ovviamente questo è uno pseudonimo visto che come i supereroi, i malavitosi e i ricchioni, conduce una doppia vita: di giorno stimato principe del foro, di sera versione barese di Britni Spirs, da cui il suo motto: Se Britni teness nu stacc di cosc, sarebbe una piccola Giastis.
Ritornando insomma al viaggio sono ormai alla diciassettesima ora e ne mancano ancora tre. Non ho chiuso occhio. Sono in riserva energetica come uno di quei concorrenti delle maratone di ballo che nell’america depressa degli anni 30 gareggiavano a maratone di ballo, per giorni, pur di vincere qualche soldo e che hanno ispirato il film “Non si uccidono così anche i cavalli?”. In tutto questo, mi trascino un bagaglio a mano così pesante che se dal centro dell’aereo dove sono lo portassi con me in bagno sbilancerei così tanto il 747 da fargli fare un numero da fiamme tricolori.
Come non bastasse, a bordo ci sono solo ultraottantenni mandati in viaggio dagli eredi con la speranza che dove non può la natura possa la pressurizzazione e le ore di viaggio. E’ pur vero che, anche ci fosse la nazionale australiana di pallanuoto, ho un aspetto tale che mi scambierebbero per una strana forma di mucillagine da piscina e chiamerebbero la manutenzione per farmi raccogliere con il retino per essere buttato al secchio.
In tutto questo, ormai la mia volontà è talmente fiaccata dalla stanchezza che se all’arrivo la polizia mi dovesse chiedere di confessare l’appartenenza ad Al Cheda, pena rimbarcarmi per un altro volo, fosse anche solo di 15 minuti, sarei capace di rilanciare attribuendomi anche altre nefandezze come strage degli innocenti di Erode e alla scelta della Garfagna come ministro.

martedì 20 maggio 2008

UN'ICONA MANCATA


Eppure il curriculum era perfetto. Bona come altre migliaia, partecipazione a miss Italia senza beccare neppure una fascia quando ormai la danno anche a quelle che concorrono in un polmone d’acciaio, conduzione di programmi visti solo dai parenti più stretti durante i brec pubblicitari sugli altri canali e un talento da Corrida di Corrado. Insomma le aveva tutte le potenzialità per diventare anche lei una delle milioni di icone ghei e invece che fa? Rinuncia a quest’unico vero riconoscimento negando il sostegno al ghei praid.
Si vede proprio che non era tagliata per lo spettacolo. Chi infatti rinuncerebbe al carro d’apertura del corteo di ricchioni in deliquio che le gridano per 3 ore di percorso: “sei bellissima!!”, pranzo e cena assicurate, un paio di foto in cronaca locale e la copertina insieme alla Tatangelo di Hit Cula Dens 2008, il cd ufficiale del corteo.
Però non le si può non riconoscere uno spiccato senso dell’umorismo dal momento che per lei: i ghei sono perfettamente integrati nella società, in Africa non e vero che c’è la fame ma è solo una loro scelta causata dalla fissa per la linea e il riscaldamento terrestre è solo una mossa degli stabilimenti di Rimini per incrementare la stagione balneare in Romagna.
Ma lei che è un ministro scrupoloso, non ha chiesto alle associazioni ghei (con i loro dati sulle disparità in ambito sociale,giuridico, lavorativo…) o anche solo alla questura (con i loro fascicoli sulle violenze omofobe) quanto sia fondata questa ipotetica integrazione. Lei si è affidata a delle fonti molto più attendibili: i suoi amici ghei. Quindi basta che un ricchione dica che “se volemo tutti bene” che per Mara questo è un elemento attendibile per parlare di assenza di discriminazione. Quindi allo stesso modo basta trovare un paio di eroinomani che dicano al ministro degli interni che a loro la droga fa bene e da domani possiamo tutti metterci a comprarne sui banchi del mercato.
Mara mia, capisco che partecipare al quel baraccone di corteo non ti si addica, te che vieni dagli illustri programmi condotti da Mengacci, ma affermare che ormai il popolo dei chiappa chiacchierata hanno pari opportunità quindi non trovi motivo di manifestare (praid o non praid) mi fa pensare che te piuttosto che La domenica del villaggio dovevi partecipare a La sai l’ultima?

lunedì 19 maggio 2008

VIAGGIO A NUOVA IORC. FATTORE DI DIFFICOLTA': 10


Programmare i viaggi calcolando per tempo quali ponti sfruttare evitando scaltramente problemi di lavoro e altri eventi improvvisi è davvero un talento e di questo, insieme a quello di fare un minimo di selezione nei mie rimorchi, ne sono del tutto privo.
Per una volta però ho provato ad organizzarmi le vacanze con un certo anticipo. Vabbè diciamo pure che quando ho comprato il biglietto aereo l’ho pagato in lire ma come dice un mio amico “programmare le cose anticipatamente previene performans scadenti”.
Ma potevo io mai immaginare che il 21 maggio si sposasse mia cugina quando devo partire il 22? E poi anche lei, ma può avvisarmi dell’matrimonio solo 8 mesi prima?
Fossero coincise le date avrei almeno avuto la scusa buona per non andare al matrimonio, ma che vengano uno dopo l’altro è la cosa peggiore che mi potesse capitare.
Come per la ginnastica ritmica 8il solito riferimento maschilissimo), il punteggio aumenta in virtù del coefficiente di difficoltà e qui stiamo a livelli iperuranici.
Infatti mia cugina si sposa in una città dell’Abruzzo ignorata dagli atlanti geografici e dalle ferrovie dello stato. Il solo mezzo di collegamento sono le corriere e la macchina di mio fratello.
La cerimonia è stata piazzata strategicamente la sera del 22 in modo tale da restare in ostaggio per la notte e mio fratello spinto dall’ancestrale solidarietà di sangue ha detto che il 23 mattina col cazzo si sveglia all’alba (in realtà sarebbero le 9 ma lui ignora il fatto che esista un tempo precedente al quello segnato dalla sveglia con il numero 12) quindi mercoledì mi devo incollare fino in Abruzzo la valigia con dentro il necessario per 2 settimane fuori casa e, se si fa un rapido conto di 2 cambi per 14 giorni, mutante e scarpe comprese si capisce perché all’aeroporto il solo motivo per cui non verrò scambiato per Imelda Marcos è perché io sono ancora a piede libero.
La sera il banchetto presenterà un coefficiente di difficoltà 7 visto che da quelle parti l’aggettivo “abbondante” riferito al cibo viene visto come sminuente. E io a Niu Iorc farcito come una faraona non ci vado, piuttosto dirotto l’aereo e mi vado a schiantare sulla copertura dell’Ara Pacis di Roma così Alemanno sarà costretto a pensare ai veri problemi della Capitale.
Quindi, già prevedo lo scenario: io per non mangiare compenserò lo stesso apporto calorico in alcol finendo tramortito in bagno a vomitare anche i globuli del sangue. Per questo, dormirò poco e male, svegliandomi il giorno dopo con un pesante istinto suicida e un alito da distilleria clandestina di uischi.
A questo punto il coefficiente schizza alle stelle perché mio padre, nella sua infinita bontà (pensate, mi accompagna addirittura alla stazione dopo aver detto, non senza una punta di insofferenza: “vabbè, dai ti ci accompagno io a prendere la corriera così non devi andarci a piedi”) mi ha trovato un pulman che non solo mi riporta in quella parte d’Italia dove se vedono un treno non si fanno il segno della croce ma che va direttamente all’aeroporto di Fiumicino. Ce n’è solo uno al giorno e per far arrivare i deportati belli freschi al loro volo, parte alle 7,15 del mattino il che significa sveglia alle 5,45 o 6,15 nel caso rinunciassi al minimo sindacale di igiene (è pur vero che dopo la serata alcolica mi basterebbe darmi un colpo d’alito addosso per neutralizzare tutti i germi del corpo).
I chilometri totali sono circa 220 e il tempo di viaggio sono 4 ore. Un mulo ben allenato ce ne metterebbe meno con il vantaggio che se devi far pipì almeno questo si ferma perché al contrario la corriera è una specie di vagone piombato che non frena neppure se investe uno storpio in carrozzella sulle strisce pedonali.
Recuperare il sonno a bordo? Avete mai fatto un viaggio in corriera? Il sedile è comodo come una sedia elettrica, con la sola differenza che quella ti da un colpo di corrente e il supplizio finisce, qui invece sono 4 ore di tortura costante.
Alla fine arriverò all’aeroporto con solo 3 ore e mezzo di anticipo, fresco come il viso di una cubista alle 6 del mattino, vagando con il carrello carico per più di un’ora prima di poter smollare i bagagli al cec in.
Ma non vorrei tirarmela da solo dato che il destino ha già fatto abbastanza. Conferme alla previsione apocalittica però le avrò solo tra 3 giorni. Ad ogni modo vi terrò aggiornati anche perché non dimentichiamo che mi aspetta uno scalo a Parigi, un’attesa di 2 ore e poi il salto oceanico. Spero davvero che le ambulanze americane siano così comode come sembrano essere in I.R.

venerdì 16 maggio 2008

WW LA POLIZIA!


Oggi è il 156° anniversario della festa della polizia che, come ogni anno, si svolge sotto le finestre del mio ufficio in Piazza dal Popolo. Un po' mi commuovo perchè in polizia ci sono stato 2 anni (per favore, non mi dite che ero una Ciarils Engel, è la stessa battutta che sento farmi da 10 anni ogni volta che faccio auting sul mio trascorso), un po' perchè ci saranno almeno 2000 agenti, tolta quella parte inutile composto dalle donne che sono si e no 200 e gli irrimediabilmente cessi che sono anche di meno il resto è tutta roba buona. Con in più l’effetto divisa che non guasta mai. Io sono già sceso 2 volte a prendere il caffè per fare lo smorfioso con le truppe e per la pausa pranzo pensavo di indossare una camicia legandomela in vita tirandomi su i pantaloni fino a trasformarli in ot pens e scrivermi sul petto “serviti il pasto cau boi!!”.
Oggi il post è quindi ragionevolmente breve perchè non mi va di perdere tempo scrivendo, ho ancora solo mezza giornata per trovare un posticino sulle camionette per tornare con loro in caserma ed aiutarli a rilassarsi dopo una giornata così faticosa.

mercoledì 14 maggio 2008

DOPPIA PAGINA, DOPPIO SPETTACOLO.


Sono 10 minuti che sono fisso sulle pagine 4 e 5 di Vaniti Fer e non riesco ad andare avanti. Ci provo a girare ma non ci riesco. Per quanto mi riguarda la rivista questa settimana poteva anche risparmiarsi le restanti 340 pagine, con buona pace degli alberi risparmiati.
Macchè articolo sulle contro olimpiadi di protesta che faranno in Tibet. Chi se ne frega di quattro monaci che sbraitano, tanto sempre preti sono e poco cambia che ti rifilino la storia della reincarnazione invece di quella del paradiso (che poi se tanto mi da tanto io al massimo posso aspirare di rinascere in un bigattino da pesca). Qui c’è una doppia pagina dedicata a Bicchenberg, la casa di moda iper testosteronica che usa la propria squadra di calcio come specchietto per le allodole per vendere mutande che costano quanto una cena per 4 alla Pergola dei Cavalieri Ilton e maglie coatte che in confronto la linea di Corona sembra disegnata da Fausto Sarli.
Insomma sto piantato qui davanti a questi 11 manzi, tutti in mutande con le mani dietro le schiene, sguardo perso nel vuoto e posizione di “colui che attende” (per favore, non chiedete cosa che non voglio essere volgare).
Insomma ci sono più dossi tra le gambe di questi calciatori che su sulle montagne di Gardaland e Mirtabilandia messe insieme, con la differenza che se ci fai un giro non ti viene la nausea ma ti rimetteresti subito in fila per provarle di nuovo.
Come quando uno fantastica su “che cosa ci farei con un milione di euro?”, io sto mentalmente giocando al mio gioco mentale preferito da me stesso brevettato: “che cosa ci faresti in una suit d’albergo insieme a loro che sono sì etero, ma non vedono una donna da…facciamo 2 anni e, facendosi reciprocamente schifo, visto che sono appunto super etero, sfogheranno su di te le pulsioni sessuali represse da così tanto tempo?” (tranquilli, ho venduto i diritti e tra poco il gioco uscirà per Nintendo DS e PSP).
Non so se vi capita o vi capiterà di vedere la campagna pubblicitaria o se già avete smesso di leggere per precipitarvi in edicola ma qui l’imbarazzo della scelta non c’è affatto: dove caschi, caschi benissimo. Qui siamo a dei livelli che mediamente se ti dicono di imbracciare una mitraglia e sterminare una classe di bambini all’asilo nido per ottenere in cambio di giocare a farfallina co’sti boni, tu pensi che tanto anche Erode ha fatto lo stesso è non è cascato mica il mondo quindi...
Io comunque il mio preferito ce l’ho. Sarà che dopo Madre Tersesa e Rita Levi Montalcini il mio punto di riferimento è sempre stato Rizzo di Gris che se la faceva con il capitano della squadra di futbol, ma io opterei per quello con la fascia bianca al braccio con su scritto C.
Un ultima cosa, per favore, adesso non ve ne uscite con il fatto che quei corpi sono frutto di ore di fotosciop invece che di mesi d’allenamento sui campi (se hai il corpo di una busta di plastica gonfiata dal vento stai fresco a disegnare addominali e quadricipiti) ne, tanto meno, fate gli ipocriti come la mia collega che ha appena detto che a lei “non ci trovo nulla di così fantasctico” (è anche vero che poi è arrivato un cane lupo con una croce bianca disegnata sulla pettorina e l’ha portata a fare una passeggiata).
PS per gli adepti di Vaniti. Io in basso a destra avrei scritto: tempo di lettura: 2 giorni.

martedì 13 maggio 2008

MA NON SI PARLAVA DI CITTA' PIU' SICURE?


Ormai ogni volta che devo prendere il motorino devo fare una richiesta in marca da bollo alla sovrintendenza archeologica di Roma quindi in attesa del via libera sono passati quasi sette giorni dall’ultima volta che ho cavalcato questo che ormai è il tipico manufatto che testimonia come durante l’età del ferro la ruota fosse stata già scoperta.
Ieri quindi strappo i sigilli dalla sella e mi dirigo vero l’ufficio. All’altezza del Colosseo vedo che i giapponesi smettono di fotografare l’arena e per rivolgere gli obiettivi verso qualcosa di ben più antico che non sono io, o almeno non ancora, ma il mio motorino. A quel punto mi accorgo che la ruota praticamente è una sottiletta che gira intorno al cerchione e per evitare di dovermi incollare il motorino completamene sgonfio ritorno verso casa. E’ comunque molto tardi e visto che Brunetta, il neoministro della funzione pubblica che con il suo metro e basta d’altezza è la versione governativa della signora Minu (ndr: un cartone animato degli anni ottanta dove una vecchia non si sa per quale motivo, quando starnutiva invece di uscirle il mocciolo da naso si rimpiccioliva alle dimensioni di un cucchiaino da tè), minaccia licenziamenti agli assenteisti, lascio il motorino con l’intento di ritirarlo in serata per portarlo dal gommista.
Ora sotto la sella il posto per il casco non c’è e non posso neppure metterlo nel bauletto dato che me lo sono perso a capodanno di tre anni fa su via di Portonaccio andando a MuccaAssassina, dove arrivai solo 2 ore dopo visto che cadendo era stato arrotato dalla macchina che mi seguiva e quindi avevamo pure dovuto fare il cid, tutto questo sotto una pioggia torrenziale mentre Noè dalla sua arca gridava: “ho visto tutto. E’ colpa del ricchione con il motorino scrauso!!”. Quindi visto che solitamente arrivo in ufficio che sembro già un bibitaro della spiaggia di Ostia carico della borsa della palestra, della valigetta porta compiute e della sacca con dentro il pranzo decido di legare il casco sotto la sella. Ma siccome sono uno scaltro che faccio? Parcheggio il motorino davanti a una banca, notoriamente posto sicuro secondo solo alle mutande di una lesbica.
Mo però ve la faccio breve.
Ieri sera dopo essere tornato dall’ufficio vado per riprendere il motorino ma il casco, non c’era più. Il ladro deve essere uno che per masturbarsi invece di usare video porno mette su il dvd di Airone sullo sterminio dei cuccioli di foca perché solo un sadico alla vista di quel catorcio di motorino poteva essere tanto spietato da rubare il casco invece di metterci dentro 10 euro d’elemosina.
Un casco che a malapena ti ripara dalla pioggia figurati da una caduta. Con la visiera sfondata e il rivestimento interno scollato. Caro ladro ma mi dici che cosa ci devi fare?!
Io che non ho preconcetti sono sicuro che sia stata una di quelle pancabestie orrende che girano per San Lorenzo arrivate da qualche sperduto paesino del sud, di quelli a cui hanno dato l’allaccio della corrente elettrica solo a metà degli anni ’90 e che è venuto a Roma fingendo di studiare. Di quelle zecche orrende che non si cambiano mai quei vestiti lerci di dosso anche perché ormai la zella ha fatto da collante con la pelle, che quando ti vedono ti chiedono un euro per comprarsi una crep alla nutella per farci cena e che tu non capisci mai quando parlano perché venendo dal nulla hanno un accento chiaro come un trattato di agronomia scritto in lineare B. Uno di quelli che vedi per il quartiere a fare un cazzo ma sempre con un cane al seguito, solitamente legato con una corda, con un nome a scelta tra Destroi, Anarchi, Cheta o una bestemmia a Dio e che te ti auguri sempre che il prossimo caso di cronaca in cui il cane sbrana il padrone li renda protagonisti.
E meno male che Alemanno aveva garantito strade più sicure e riduzione della microcriminalità. Gianni, fa qualcosa!

domenica 11 maggio 2008

UNA FAVOLA DI QUAND'ERO BAMBINO


Da piccolo c’era un episodio su mia madre che mi piaceva farmi ripetere in continuazione da mio padre. In genere i bambini tendono a farsi raccontare sempre la stessa favola perché sapere già come va a finire da loro sicurezza. La mia preferita era: la mamma e i tre ceffi nel bosco.
C’era una volta una mamma (la mia) che andava tutti i giorni a lavoro mentre il suo bambino era a casa che l’aspettava accudito dal nonno.
Per arrivare prima dal suo bambino, tutte le sere passava per il bosco (è per dare enfasi favolistica al racconto, in realtà era il parco vicino casa). Una sera d’inverno la mamma stava come al solito attraversando la radura quando tre brutti ceffi le si fanno davanti ed iniziano ad importunarla: “Ciao bella signora. Dove vai? Che bella borsa! Perché non ce la dai?”. La mamma continuava a camminare come nulla fosse cercando di raggiungere l’uscita del bosco stringendo a se la borsa.
“Dai bella signora, ce la dai?”. “Andatevene che è meglio”, rispondeva la mamma con sorprendente sicurezza. “Si ce ne andiamo ma dacci la borsa”. Se c’era una cosa che infastidiva la mamma era l’insistenza della gente. Insomma, quando uno ti dice di no è no, no?
A quel punto la mamma si fermò, apri la borsa e tirò fuori un coltello a scatto con l’impugnatura d’avorio verde bottiglia che portava sempre con se insieme alle sigarette e ai pesciolini di liquirizia di Castroni e, rivolgendosi ai tre balordi disse: “Se la volete, venitevela a prendere”. I tre, vedendosi brandire d’innanzi il coltello fuggirono a gambe levate e la mamma potè tornare dal suo piccolo che l’aspettava nel suo lettino.
Non so perché, ma ogni volta che mi veniva raccontata questa storia, sprofondavo in un sonno tranquillo e sicuro. Soprattutto se nella stanza accanto sapevo che c’era mia madre ancora sveglia.

venerdì 9 maggio 2008

IMPROVVISAMENTE PRIMA CHE LO TOLGANO



La pellicola resterà ancora poco a Roma quindi io direi di andarla a vedere prima che Alemanno si accorga che si tratta di un film sulle libertà e i diritti civili e la reputi offensiva della pubblica morale sostituendola quindi con un film d'epoca della Fenec tipo "La generalessa si fa tutto il battaglione".
Mi auguro solo che stasera ci siano i sottotitoli visto che, oltre all'occhio nero, da ieri mi si è anche tappato l'orecchio destro (già mi vedo in discoteca a ballare come i sordi mettendo le mani sulle casse per sentire le vibrazioni).
Questa è robba di iettatura, ne sono convinto...

giovedì 8 maggio 2008

I VERI PROBLEMI DI ROMA.




Mi madre da anni è in guerra con i piccioni che si ostinano a fare i loro nidi sulle piante del suo terrazzino. E lei che la Lipu crede che sia una pratica invasiva per perdere grasso, sono anni che prende le uova le butta di sotto.
Un paio di volte sono andato a prendere un gelato al bar Marani (ndr: un baretto di San Lorenzo elegante come un rutto in udienza dal Papa nonché meta preferita di tutti gli intellettualoidi finti alternativi della zona) e tutte e ogni volta la panna era rancida.
Se dovessi fare una lista dei problemi di Roma, sicuramente questi due li metterei prima di quelli posti dal neosindaco di Roma Gianni Alemanno il quale invece pare che non ci dorma la notte per risolvere la questione del ghei praid.
Quindi invece di preoccuparsi delle voragini che si creano sulle strade appena fanno due gocce di pioggia che se ci finisci dentro con il motorino risbuchi esattamente dall’altra parte del globo a pescare telline con i maori, lui è preoccupato che il ghei praid non offenda la gente con il suo esibizionismo sessuale. Quindi, seguendo la logica illogica del suo enunciato, dovrebbero essere vietate tutte le manifestazioni che, di fatto, sono sempre, intrinsecamente, degli “esibizionismi” comprese le processioni al Divino Amore che, di fatto, fanno mostra della propria fede oltre che bloccare l’Ardeatiana causando collassi del traffico visto che procede a passo di vecchio artritico.
Ma poi, il 7 giugno, di sabato, a Roma, alle 5 del pomeriggio, con il sole a picco, ma chi dovrebbe offendere? Stanno tutti in spiaggia, ghei e preti compresi, e quelli che non sono al mare è perché evidentemente sono in terapia intensiva in qualche ospedale.
Francamente non pensavo che l’avvicendarsi di un regime di destra al governo cittadino potesse essere tanto becero e vendicativo. Avevo in cuor mio un minimo di speranza che questa destra dimostrasse un’eleganza politica che invece manca del tutto. Invece siamo in un clima di notte di San Bartolomeo, quando i cattolici francesi tornati al potere fecero strage dei loro rivali ugonotti. E dico questo perché il praid, è solo uno dei punti della lista di Alemanno che ha preso di mira anche la copertura di Maier dell’Ara Pacis, la Festa del Cinema e l’Estate Romana non perché siano effettivamente argomenti controversi per questa città ma solo perché figli delle precedenti giunte di sinistra.
Quindi Gianni mio, se questi sono i problemi di Roma, puoi per favore venire a cacciare i piccioni dal terrazzino di mia madre prima che la trovi riversa in un bagno di sangue crivellata dalle beccate di questi uccelli che si sono visti negati la gioia di veder volare i loro pulcini?

lunedì 5 maggio 2008

DOLCI RISVEGLI


La cosa che mi urta non è tanto il fatto di avere un occhio nero ma il pensiero che il mio coinquilino possa averlo scambiato per il trucco colato. Eppure sa benissimo che, anche tornassi alle 6 del mattino pisto come una marmellata di fichi, la prima cosa che faccio è detergermi il viso con latte e tonico.
Ma partiamo dall’inizio.
Domenica mattina mi sono alzato dal letto e mi sono trascinato in cucina dove lui e il suo ragazzo, spalmando marmellata sulle fette biscottate, con la cucina inondata dalla bianca luce di un soleggiato mattino di maggio, tutti presi a comporre un tablò vivant intitolato “Le gioie dell’amore omoricchione” mi guardano, come se al contrario io stessi rappresentandone uno dipinto ideato da Bosc dal titolo “il giorno del giudizio del ricchione”, e trasalendo mi chiedono: “ma che hai fatto all’occhio?”.
Mi guardo allo specchio: la palpebra è viola come quella di un’adolescente alle prime armi con gli ombretti della trus a piramide della Pupa.
Provo a strofinare con il dito ma niente, non sfuma. E’ davvero un occhio nero. Io devo iniziare a riprendermi con una videocamera nascosta quando esco la sera perché nove volte su dieci non ricordo affatto che cosa combino.
A questo punto il mio coinquilino che è sudamericano ed è avvezzo alla stregoneria animista di quelle parti, prende un una zampa di gallina e pronuncia delle frasi misteriose che mi fanno sprofondare in uno stato di trans. Le nubi nella mia mente si dileguano e ricordo.
Ha 35 anni, è di Niu Iork e si chiama Chevin, come il rotvailer che fa la guardia alla villetta che confina con quella di mio zio Massimo all’Alessandrino (ndr: per i non romani si tratta di un quartiere dove le donne escono di casa per fare la spesa esclusivamente in tuta e con i rolli in testa, gli uomini sembrano i protagonisti dolenti del neorealismo pasoliniano e i cani hanno i nomi dei divi di Ollivud, come del resto anche i figli dei loro padroni quindi quando senti gridare: “Sciaron!” non sai se stanno cercando la figlia o una doberman). Oltre a queste caratteristiche, credo che abbia anche una placca di titanio impiantata nella fronte visto che, dopo 40 minuti di seduta con la mia coinquilina peruviana riaffiora la dinamica dell’incidente.
6 ore prima.
Sono all’Alfeus, una nota sala da ballo ghei di Roma.
La coppia da operetta composta da due miei amici sono andati via per andare a raschiare il fondo del barile ad un after auar da cui ne usciranno a mattina fatta così confusi da non capire se guidare il fidanzato e scoparsi la macchina. Io preferisco restare ancora un po’, tanto per sottopormi ad umilianzione a causa del comportamento scostante di “un certo” che, solo due mesi fa, aveva giurato che a tutti i costi non voleva perdermi e che ormai ero nel suo cuore, salvo poi venire a Roma lasciando evidentemente il muscolo cardiaco a Torino visto che non si è manco preso la briga di avvertirmi del suo arrivo.
Decido di bere l’ultimo negroni (ultimo nel senso che ormai ne avevo bevuti tanti da far esaurito tutte le riserve di gin e vermut) quando vedo un ragazzo alto, biondo, bel fisico e soprattutto evidentemente più ubriaco di me. Mi guarda e barcollando si avvicina. E’ amore a prima vista. Quindi, dopo esserci reciprocamente ripetuti i nomi almeno cinque volte visto che i nostri neuroni ormai stavano facendo la 45esima vasca in una piscina fatta d’alcol, capiamo che siamo fatti l’uno per l’altra.
Dio solo sa come riusciamo ad arrivare a casa mia e, soprattutto a salire le scalette del mio letto piccionaia. Presi dalla passione, ci spogliamo velocemente come se avessero messo delle tarantole nei vestiti. Va per sfilarsi le mutande ma rimane incaprettato come una vittima della sacra corona unita e mi cade addosso a peso morto con questa capoccia armata sbattendomi sull’occhio. Il resto è un enorme buco nero ma, a sensazione non abbiamo fatto molto di più.
6 ore dopo mi ritrovo in mutande davanti allo specchio con quest’occhio pesto mentre cerco di coprirlo con un correttore e un immigrato che mi saltella intorno con un arto di gallina in mano quando mi arriva una telefonata: “Insy, sono Emi Uainaus. Io sto messa davvero male e stavo per andare in clinica per riprendermi quando la peruviana mi ha spiegato cosa t’è successo. Quindi, tesoro, prendi la mia stanza che ne hai più bisogno, io tanto un’altra settimana, se mi danno roba ben tagliata posso resistere ma tu…”.

sabato 3 maggio 2008

73%


Insomma è già grave non essere mai entrato tra i primo cinque della lista dei più carini della classe al liceo (eravamo solo sete maschi e l’ultimo era gradevole come un’interrogazione a sorpresa in greco) ma addirittura assomigliare per il 73% a Meggi Smit è davvero un colpo al cuore.
Dunque, c’è questo sito che si chiama Mai Eriteig che in cui metti una tua foto e loro ti dicono in percentuale a quali personaggi famosi assomigli. Sai di quei siti che ci vai per gioco e poi ti ritrovi in analisi per 5 anni per gravi disturbi della personalità?
E ho anche messo una foto in cui credevo di stare bene. Ora, mi rendo conto che non tutti debbano sapere chi sia costei dal momento che oltre ad essere poco attraente Meggi Smit è anche un’attrice molto brava ma che riconoscono il 12 in tutto il mondo e 6 sono i suoi parenti prossimi.
Per intenderci è la caratterista che interpreta una delle insegnanti di magia nella scuola di Ogart in Erri Potter. Lo so che non vi viene subito in mente ma vi basterà ricordarvi qual è il personaggio più brutto della saga e il gioco è fatto (potete includere anche ippogrifi e mangiamorte, lei risulta comunque la più orrorifica). Che poi io l’ho scambiata per anni per Angela Lensburi, la signora in giallo, e sapere quindi che per la proprietà transitiva assomiglio al gatto nero delle serie televisive è piuttosto deprimente (dove arriva lei per contratto almeno un amico o un parente deve passare a miglior vita e il bello è che nonostante questo continuano ad invitarla ovunque).
Ovviamente il Mai Eriteig non si limita a dirti che somigli solo ad una specie di prugna secca della California, per giunta anche ipertiroidea, ma ti da una lista di tutti gli altri personaggi ai quali, in percentuale somigli. Quindi se sono sopravvissuto a questo primo confronto solo pensando che in giro ci sono i Fichi d’India che in quanto ad avvenenza, effettivamente stanno messi peggio, scorro gli altri nomi e non solo sono dei catafalchi ma sono anche degli emeriti sconosciuti, e solo dopo ulteriori ricerche in internet, scopro che si tratta ad esempio di musicisti, di quelli che evidentemente non scrivono canzoni sulle quali sia possibile ballare dimenando in culo intorno ad un palo di metallo portando in braccio un pitone di 25 chili e che quindi, non conosco affatto.
La sola altra celebrità che riconosco, ma solo perché sotto la sua immagine, alla quale a onor del vero non mi pare proprio di somigliare (come in genere dice anche un mio amico dismorfofobico che solo dopo ore di ritocchi a fotosciop si riconosce nelle foto esclamando: “Oh, mo si che sono io!!) è Edit Piaf. E pure lei, per carità, bella voce, un icona della musica, grande talento ma se per dare il volto alla Marian come paladina della bellezza transalpina hanno scelta la Casta e non lei, un motivo ci sarà.
Meno male che sono simpatico.