mercoledì 25 novembre 2009

EVVIVA FREDDI!




















Novembre. Ultimo anno di liceo. La depressione quotidiana è un piatto preparato con la sveglia che suona alle 6,30, il buio della città e il freddo dei termosifoni non ancora accesi.
È il 24. Arrivo in classe e i compagni mi dicono che Freddi mercuri è morto.
Entra il professore e riconsegna i compiti di greco. E il 3 preso non è più la notizia peggiore della giornata.

lunedì 23 novembre 2009

Niu Mun e il 17enne ipetrofico.


“Allora stasera andiamo a vedere Niu Mun?”.
“Certo ci sta quel bono assurdo del lupo mannaro che sta sempre a torso nudo per tutto il film”, rispondo al mio amico E. I biglietti sono introvabili e sono sicuro lo siano per questo motivo. Mi rifiuto infatti di credere che ci possa essere qualcuno che vada a vedere questo film perché intrigato dalla trama che ha un flusso narrativo eccitante come la lettura dei valori barometrici degli avvisi ai naviganti.
La storia in sostanza è quella di Bella (scelta davvero beffarda del nome, soprattutto se si considera l’attrice che la interpreta), adolescente inquieta, che vive una storia tormentata con un vampiro. Lei gli fa due palle tante implorandolo di trasformare anche lei in vampiro, non fosse per il fatto che lui ha le sembianze di un ventenne da 200 anni quindi teme che di li a 20 anni la mollerà per qualche altra ragazzina con le tette sode (cosa che capita spesso anche nel mondo reale solo che noi questi non li chiamiamo vampiri ma vecchi bavosi con i soldi). Lui non vuole perché trova la condizione vampiresca una condanna e, in effetti, se si considera che questi sono immortali, non muoiono alla luce del sole né alla vista del crocefisso, hanno super poteri e sensi acuiti, si capisce benissimo che vitaccia siano costretti a condurre. Tant’è che lui per preservarla da tanto schifo, decide di andarsene via lasciando la sventurata in un mare di dolore.
Come premesso dai treiler, antagonista di questo vampiro è un ragazzo lupo, amico d’infanzia di Bella, che cerca di aiutarla a dimenticare il succhiasangue. L’attore ha 17 anni e per ottenere la parte lo hanno intinti per 6 mesi in una soluzione liquida di testosteroni e aminoacidi ramificati. Lui però alla stampa rifila la storia dello sviluppo fisico e di una dieta a base di riso bianco e bilanciere che suona credibile come le modelle che ti dicono di mangiare la carbonare soprattutto a cena e 5 minuti prima di una sfilata. Nonostante quindi questa statua greca le faccia il filo, lei continua a struggersi per il vampiro, quindi non solo si evince che sia brutta ma è anche deficiente. Il film dura 2 ore e lui è nudo per 130 minuti e per altrettanti in sala è tutto un ansimare e, più che un fantasi, a me è sembrato un giallo anche perché non si spiega come sia possibile che tutti i protagonisti maschili si vogliano fare la protagonista che, ribadisco, è brutta come un anno di carestia.
Grossi colpi di scena non ce ne sono, gli effetti speciali sembrano contraffazioni fatte dai cinesi. La recitazione oscilla tra l’imbarazzante e l’inesistente. Gli sceneggiatori hanno scritto la parola “non posso vivere senza di te” e poi hanno premuto control C + control V un centinaio di volte. Le poltrone erano comode i pop corn caldi e la ragazza che mi sedeva accanto aveva un buon profumo. Altro da dirvi francamente non avrei anche perché confesso che una ventina di minuti me li sono fatti dormendo.

venerdì 20 novembre 2009

O'. Su YOuDem venerdì 20 alle 21,30.












Anche se l’argomento è il caming aut, voi fatemi il favore di restarvene ben tappati in casa per vedere O’, il programma a tematica GLBT (o LGBT, se siete particolarmente cavalieri) in onda alle 21,30 su YOUDEM, canale 813 di Scai. Ci sarò anche io che dirò la mia come persona informata sulla questione. Se poi invece non riuscite a resistere alla tentazione di uscire per andare al cinema a vedere Niu Mun, potete sempre vederlo in striming sul sito youdem.it.

lunedì 16 novembre 2009

"IL MONDO HA FAME? CHE GLI SI DIA CARBONARA!"















Oggi parte a Roma il sammit dalla FAO sull’emergenza alimentare globale. A parte il cattivo gusto di organizzarlo nella capitale della carbonara, a parte pure che come al solito la città viene blindata e se provi a prendere un mezzo pubblico si rischia di finire sequestrati per un tempo appena di poco inferiore rispetto a quello della Betancur in Colombia, ma leggo anche che SS (ndr: Sua Santità) ha qualcosa da dire persino su questo argomento.
In estrema sintesi, Benni sentenzia: “Basta sprechi e opulenza. Il pianeta ha risorse per sfamare tutti”. Una dichiarazione la cui prima parte avrebbe senso se fosse detta da un francescano di Calcutta e la seconda da uno scienziato, ma di quelli che non credono che i pani ed i pesci si possano moltiplicare con la sola forza della preghiera. Il fatto invece che questo monito venga da qualcuno che è a capo dello Stato con la più potente banca del mondo e che quando scende dal letto cerca con i piedini le sue deliziose pantofole di Prada, trasforma questa in una dichiarazione tragicamente comica.
Ma mi sembra abbastanza noioso continuare a speculare su quanto i ricchi non facciano per il benessere dei poveri, di come le logiche di mercato si impongano su quelle del buonsenso e della carità e di quanto questi incontri siano spurghi per coscienze neppure tanto intasate.
Dissentendo da quanto dichiarato dal SS e consapevole di non aver neppure io le competenze tali da poter esprimere un giudizio corroborabile da prove scientifiche, credo che il problema principale risieda nel fatto che siamo troppi. 7 miliardi di persone, sebbene 5 delle quali soggiogate dalla fame, rendono impossibile una produzione sostenibile delle materie prime, il cibo in testa.
Se realmente permettessimo (noi occidentali) di far avvicinare il terzo mondo alla mensa del benessere, sono certo che la terra collasserebbe nel giro di una generazione. Pensate quanti boschi occorrerebbe devastare per permettere di coltivare praterie necessarie a foraggiare miliardi di mucche da macello. I cicli di produzione del grano avrebbero bisogno di superfici troppo vaste e anche per la distribuzione dell’acqua, quella che non ti faccia venire la dissenteria, non basterebbe il discioglimento di tutti i ghiaccia della terra. Il mio non è facile cinismo, ma a volte, se penso ad uno scenario in cui davvero si attuasse una comunione delle risorse con tutti gli abitanti del globo, vengo colto da un senso di vertigine dovuto da una parte all’immagine di un mondo più equo ed altruista e dall’altra a quella di una terra definitivamente strizzata e spremuta fino all’ultima stilla, come una buccia di limone.
Constatare questa situazione è ovviamente ben lontano dal reputarla giusta o giustificabile ma temo che chi abbia davvero competenze e potere per ripensare ad un modo nuovo di ridistribuzone delle risorse (affiancata anche da una politica concreta di controllo demografico) non si senta poi realmente coinvolto: Obama stamattina non era presente al sammit e Berlusconi, nel bel mezzo dell’incontro, si è alzato per andare a fare 4 chiacchiere in salotto con il Papa.
PS: vi allego i Five Rome principles for sustainable food security
e ditemi se non trasudino la deprimente banalità di chi, tutta questa voglia di agire, in fondo non ce l’ha. Poi stai fresco ad illuminare il Colosseo come segno di solidarietà nei confronti del diritto al cibo.



1) Sostenere la responsabilità dei governi nazionali e la necessità di investire in piani di sviluppo country-owned.

2) Maggiore coordinamento tra strategie nazionali, regionali e globali.

3) Approccio two-track, e cioè rispondere all'emergenza alimentare immedita, ma preparare anche misure di sviluppo di medio-lungo termine per affrontare le cause di fondo di povertà e malnutrizione.

4) Vigilare affinché il sistema multilaterale giochi un ruolo centrale grazie a miglioramenti continui dell'efficienza, della reattività, del coordinamento e dell'efficacia delle istituzioni multilaterali. In questo punto viene affrontata anche la questione della riforma della Fao, un organismo che molti paesi vorrebbero meno elefantiaco e burocratico, più orientato verso il raggiungimento dello scopo finale di aiutare le popolazioni dei paesi in via di sviluppo.

5) Garantire un impegno sostenuto e sostenibile da parte di tutti i partners ad investire nell'agricoltura e nella "food security" in maniera tempestiva e affidabile, con la messa a disposizione delle risorse necessarie nel quadro di piani e programmi biennali.

venerdì 13 novembre 2009

CINEVENERDI'















Il segno dell’incedere inesorabile dell’età non risiede tanto nel constatare che ad ogni gradino fatto le giunture del ginocchio ti dolgono come se ti conficcassero uno stiletto nella rotula, quanto nell’evidenza che io il venerdì sera, dopo una giornata di lavoro, non ho più la grinta di un tempo per andare a ballare in discoteca. Quindi anche se so che metteranno “Tri” di Britni o che gli attori porno della Belami promuoveranno il loro nuovo film facendoti provare dal vivo l’esperienza di essere protagonista della la scena che i loro autori hanno allusivamente hanno chiamato “orgia selvaggia”, io, al massimo, ho giusto la forza di andarmene ad un cinema.
Quindi giornale alla mano, sto valutando cosa vedere.
C’è l’imbarazzo della scelta, anche perché non ci vado da così tanto tempo che anche “L’arrivo del treno” dei fratelli Lumier sarebbe una novità per me.
Tanto per cominciare ci sarebbe “Gli abbracci spezzati” di Almodovar. Io di lui adoro tutto. Anche filmasse la maniglia della porta del cesso con un nochia N70 mentre si contorce per un attacco di dissenteria, io lo andrei a vedere. Ma quello è più un film da giovedì sera, giornata che, per quel che mi riguarda, io dedico agli gnocchi fatti in casa e alle produzioni d’autore.
“L’uomo che fissa le capre”, mi alletta quanto la lettura del prospetto informativo per l’applicazione delle norme dell’iso9001 alla macchinetta del caffè e poi Clunei sta iniziando a cadermi antipatico, soprattutto da quando sta usando la Canalis per arrivare a condurre Striscia la notizia al posto di Iacchetti.
In Creature Selvagge invece si parla di enormi essere mostruosi e pelosi. Vabbé, la solita storia d’amore tra lesbiche…
Dis is it e Parnassus sono entrambe film che hanno dei morti come protagonisti. Sarò criticabile ma l’idea di vedere degli attori ai quali non potrò mai a chiedere l’autografo, un po’ mi blocca.
“Amore 14”? Nessuno mi toglie dalla testa che la polizia schedi tutti i maggiorenni che vanno a vederlo per metterne i nominativi tra i sospettati di pedofilia.
“Oggi sposi” è un caso strano. E’ come Berlusconi. Non conosco nessuno che lo abbia votato, eppure è al governo. Questo film non lo ha visto nessuno eppure lo danno ancora in 12 sale anche dopo 3 settimane dall’uscita.
C’è poi il solito filotto di film “intellettuali” che solitamente a Roma danno al Grinuic, il 4 fontane e Nuovo Sacher. Ma basta evitare queste sale per schivare la noia.
Alla fine credo proprio punterò su “2012”, prima di tutto perché dura 2 ore e un quarto, lunghezza minima sindacale per ammortizzare il costo del biglietto. Poi perché hanno speso in effetti speciali lo stesso importo servito alla Nasa per lanciare il Voiager verso Marte, caratteristica che apprezzo moltissimo in un film. Poi non ha una trama complicata, si vedono scene di distruzione di massa, il Vaticano si sbriciola sotto i colpi di una furia divina e la popolazione mondiale viene decimata. Insomma più che un film, una fiaba propedeutica ad un sonno sereno da passare nel tepore del mio lettuccio.

mercoledì 11 novembre 2009

DA REPUBBLICA DI IERI SUL CASO CUCCHI.

Vi allego di seguito un articolo uscito ieri su Repubblica. Un pezzo durissimo e bellissimo scritto da Francesco Merlo sul caso di Stefano Cucchi.
Lungi dall’essere una novità, quanto sta accadendo, tra carabinieri corrotti che ricattano politici e transessuali estorcendo soldi ai primi e rubando cocaina ai secondi e poliziotti che massacrano fino alla morte un ragazzo trovato in possesso di droga, mi fa venire alla mente le tanto deprecate repubbliche sudamericane e mi chiedo se, anche in quella di Pinoscé, non si sia cominciati così, con una sfrontata perversione del potere resa ancora più arrogante da un’opinione pubblica sedata ed inerte. Rischio di sfiorare, se non addirittura di atterrare completamente nel deprecabile territorio della banalità ma non posso evitare di iniziare a credere che non sia questo il paese che vorrei fosse il mio paese. Uno stato biasimevole dove l’assenza di pudore e, ancor più, di pietà, fa si che Giovanardi possa esprimere opinioni tanto deprecabili senza che nessuno gli dia una sonora mattonata sui denti.


Il cattolico feroce
di FRANCESCO MERLO

Suscita rabbia e pena, una pena grande, il sottosegretario Carlo Giovanardi, cattolico imbruttito dal rancore, che ieri mattina ha pronunziato alla radio parole feroci contro Stefano Cucchi. Secondo Giovanardi, Stefano se l'è cercata quella fine perché "era uno spacciatore abituale", "un anoressico che era stato pure in una comunità", "ed era persino sieropositivo". Giovanardi dice che i tossicodipendenti sono tutti uguali: "diventano larve", "diventano zombie". E conclude: "È la droga che l'ha ridotto così".

Giovanardi, al quale è stata affidata dal governo "la lotta alle tossicodipendenze" e la "tutela della famiglia", ovviamente sa bene che tanti italiani - ormai i primi in Europa secondo le statistiche - fanno uso di droga. E sa che tra loro ci sono molti imprenditori, molti politici, e anche alcuni illustri compagni di partito di Giovanardi. E, ancora, sa che molte persone "per bene", danarose e ben difese dagli avvocati e dai giornali, hanno cercato e cercano nei cocktail di droghe di vario genere, non solo cocaina ed eroina ma anche oppio, anfetamine, crack, ecstasy..., una risposta alla propria pazzia personale, al proprio smarrimento individuale. E alcuni, benché trovati in antri sordidi, sono stati protetti dal pudore collettivo, e la loro sofferenza è stata trattata con tutti quei riguardi che sono stati negati a Stefano Cucchi. Come se per loro la droga fosse la parte nascosta della gioia, la faccia triste della fortuna mentre per Stefano Cucchi era il delitto, era il crimine. A quelli malinconia e solidarietà, a Stefano botte e disprezzo.

Ci sono, tra i drogati d'Italia, "i viziati e i capricciosi", e ci sono ovviamente i disadattati come era Stefano, "ragazzi che non ce la fanno" e che per questo meritano più aiuto degli altri, più assistenza, più amore dicono i cattolici che non "spacciano", come fa abitualmente Giovanardi, demagogia politica. E non ammiccano e non occhieggiano come lui alla violenza contro "gli scarti della società", alla voglia matta di sterminare i poveracci; non scambiano l'umanità dolente, della quale siamo tutti impastati e che fa male solo a se stessa, con l'arroganza dei banditi e dei malfattori, dei mafiosi e dei teppisti veri che insanguinano l'Italia. Ecco: con le sue orribili parole di ieri mattina Giovanardi si fa complice, politico e morale, di chi ha negato a Stefano un avvocato, un medico misericordioso, un poliziotto vero e che adesso vorrebbe pure evitare il processo a chi lo ha massacrato, a chi ha violato il suo diritto alla vita.

Anche Cucchi avrebbe meritato di incontrare, il giorno del suo arresto, un vero poliziotto piuttosto che la sua caricatura, uno dei tanti poliziotti italiani che provano compassione per i ragazzi dotati di una luce particolare, per questi adolescenti del disastro, uno dei tantissimi nostri poliziotti che si lasciano guidare dalla comprensione intuitiva, e certo lo avrebbe arrestato, perché così voleva la legge, ma molto civilmente avrebbe subito pensato a come risarcirlo, a come garantirgli una difesa legale e un conforto civile, a come evitargli di finire nella trappola di disumanità dalla quale non è più uscito. Perché la verità, caro Giovanardi, è che gli zombie e le larve non sono i drogati, ma i poliziotti che non l'hanno protetto, i medici che non l'hanno curato, e ora i politici come lei che sputano sulla sua memoria. I veri poliziotti sono pagati sì per arrestare anche quelli come Stefano, ma hanno imparato che ci vuole pazienza e comprensione nell'esercizio di un mestiere duro e al tempo stesso delicato. È da zombie non vedere nei poveracci come Cucchi la terribile versione moderna dei "ladri di biciclette". Davvero essere di destra significa non capire l'infinito di umiliazione che schiaccia un giovane drogato arrestato e maltrattato? Lei, onorevole (si fa per dire) Giovanardi, non usa categorie politiche, ma "sniffa" astio. Come lei erano gli "sciacalli" che in passato venivano passati alla forca per essersi avventati sulle rovine dei terremoti, dei cataclismi sociali o naturali.

Giovanardi infatti, che è un governante impotente dinanzi al flagello della droga ed è frustrato perché non governa la crescita esponenziale di questa emergenza sociale, adesso si rifà con la memoria di Cucchi e si "strafà" di ideologia politica, fa il duro a spese della vittima, commette vilipendio di cadavere.
Certo: bisogna arrestare, controllare, ritirare patenti, impedire per prevenire e prevenire per impedire. Alla demagogia di Giovanardi noi non contrapponiamo la demagogia sociologica che nega i delitti, quando ci sono. Ma cosa c'entrano le botte e la violazione dei diritti? E davvero le oltranze giovanili si reprimono negando all'arrestato un avvocato e le cure mediche? E forse per essere rigorosi bisogna profanare i morti e dare alimento all'intolleranza dei giovani, svegliare la loro parte più selvaggia?

Ma questo non è lo stesso Giovanardi che straparlava dell'aborto e del peccato di omosessualità? Non è quello che difendeva la vita dell'embrione? È proprio diverso il Dio di Giovanardi dal Cristo addolorato di cui si professa devoto. Con la mano sul mento, il gomito sul ginocchio e due occhi rassegnati, il Cristo degli italiani è ben più turbato dai Giovanardi che dai Cucchi.

martedì 10 novembre 2009

HAI CAPITO LA MARA!?









È uscita oggi la campagna del ministero delle pari opportunità contro l’omofobia.
Il fatto che il governo abbia mandato un segnale evidente contro gli atteggiamenti discriminatori nei confronti degli omosessuali è un dato rilevante su cui riflettere soprattutto alla luce del fatto che, solo fino a pochi mesi fa, la Mara si diceva sicura che non esistesse in Italia discriminazione di sorta nei confronti dei ghei. Quindi vorrei evitare che, per il solo fatto che l’annuncio sia stato patrocinato da un ministero gestito dal centro destra, ci si scagliasse contro, cercando subito mille critiche da muovergli (molte delle quali, anche dal punto di vista meramente pubblicitario, avrebbero motivo d’essere).
Sappiamo tutti benissimo che quanto fatto era un atto necessario per evitare che si tacciasse il governo stesso di omofobia. Come sappiamo altrettanto bene che non è certo una campagna a cambiare le cose e che la legge contro l’omofobia non è stata approvata in parlamento anche per colpa dei deputati di centro destra. Nonostante però tutto questo, è comunque un segnale che va considerato. Come anche va valutata la dichiarazione(del gost vraiter)della Carfagna che leggo oggi sul sito del ministero: "la lotta alla transfobia è tra le nostre priorità, e cercheremo di fare azioni concrete in questo senso. Sono spiacevolmente colpita ogni qual volta leggo storie che rivelano la persistenza dell'equazione transessuale-prostituzione-droga".
Leggendo questa dichiarazione, il primo pensiero è che la ministro soffra di un disturbo da personalità multipla ma, come dicevano i latini, scripta manent. Quindi abbiamo quantomeno una dichiarazione a cui, il giorno che lei dovesse mutare nuovamente opinione o personalità, ci potremmo appigliare. Anche se c’è da dire che il suo principale è ben noto per i suoi disinvolti ripensamenti, dando semmai sempre colpa ad un fraintendimento dei media.
Insomma io non ho ancora un pensiero netto su questa campagna, ma forse voi sì.

lunedì 9 novembre 2009

O PITTOR CHE PITTI.




















Domenica mattina alle 8 sono già in piedi. E la cosa non è poi così strana. Solo che questa volta non sto rientrando dalle danze del sabato notte ma sto riemergendo dal tepore del mio materasso. Ho puntato la sveglia così presto perché devo dipingere dei mobili. Non posso aspettare oltre per farlo. E’ più di un mese che ho traslocato e devo iniziare a dare un senso a questa stanza. Parto quindi da quella che è una cosa fondamentale: il colore. Ho una panca, una sedia, un tavolo e un comodino da spennellare. Io ho chiesto un grigio piombo, che in effetti è il colore stampato sul barattolo di Saratoga, ma, già dopo la prima passata, è evidente che i anche i colori subiscono la frustrazione del relativismo.
E’ sì un grigio, ma che sembra avere il blu nel suo codice genetico. Poi la sfumatura cambia a seconda che ci batta sopra una luce naturale o artificiale. Nel complesso però mi piace molto.
Al comodino, il mio pezzo più riuscito, ha sostituito con due gocce di porcellana bianca due vecchi pomelli. Un mobile che potrebbe stare indifferentemente bene nella casa di bambole di Olli Obbi o nella buduar di Amanda Lepore.
Ancora invece massima indecisione sull’armadio. Un po’ perché mi rimane un pelo complicato caricarmelo in motorino (il trasporto è fuori questione, con quella cifra mi ci compro una consol di Fornasetti) Un po’ perché vorrei frugare in qualche mercatino dell’usato per non far sembrare questa stanza appena schizzata fuori da un catalogo Ichea. E un po’ anche perché non ho ancora capito bene dove appoggiarlo. Per ora continuo quindi a giocare a scacchi con i mobili che ho già piazzato e, considerando l’ingombro virtuale del guardaroba, sto continuando a vagliare le infinite possibilità di disporre i pezzi. Fino a che non troverò la combinazione giusta o non mi sarò rotto le palle.

venerdì 6 novembre 2009

ADUNATA



















a tutti i maremmani e non: domani alle 11, nel Palazzo della Provincia di Grosseto, sala Pegaso, interverrò all'incontro: LGBT.NET i mezzi di comunicazione e il mondo glbt. Non credo che Brenda e Nataì possano, quindi, alemno voi, intervenite.

giovedì 5 novembre 2009

TUTTO CAMBIA E TUTTO RESTA COM'E'.


e ditemi se il pensiero comune di molti italiani su i ghei non è esattamente come quello di Gabbriella.

ORE 18.













Piccole differenze sull’aperitivo tra Roma e Milano.
Ore 18: al Bar Amore di Largo di torre argentina si servono bombe calde con la crema inzuppate un vasche di cappuccino. Sul muro, in una cornice a giorno, troneggia una maglietta della Roma di Aldaire ed è tutto un “Aoo..ma li morte’!”
Ore: 18: allo Straf di via di San Raffaele c’è musica laung, luci soffuse e spriz in bicchieri sorretti da ragazze diafane e adoratori di Tom Ford.

martedì 3 novembre 2009

UNA PICCOLA OSSERVAZIONE

Ultimamente non ho molto tempo per aggiornare il mio blog. Tanto lavoro, una casa da sistemare, vestiti dispersi nel trasloco da ritrovare. In questa baraonda però il sentimento che sento più forte è quello di gratitudine. Non saprei esattamente a chi indirizzare questo afflato. Se a una cosa, ad una persona, a me o al buco di culo, ma sentendo i bollettini di guerra che continuano a parlare di centinaia di migliaia di disoccupati, non posso non provare il sollievo del naufrago che recupera fortuitamente un tronco d'albero a cui aggrapparsi. Sebbene esausto, nonostante veda intorno a me i marosi di una crisi economica che fa spavento, sono grato per avere di nuovo un lavoro. E mi trovo ad apprezzare il piacere della serenità e di una vita più semplice, cose che, solo pochi mesi fa, vedevo solo come mediocri aspirazioni.