mercoledì 27 luglio 2011

L'UGUAGLIANZA E' FRUTTO DELLA PAURA.






















“La legge c’è già ed è l’aggravante per futili motivi. Se si picchia un marocchino o uno juventino o un omosessuale esiste l’aggravante per futili motivi”. L'ignoranza di Rocco Buttiglione si perde nel maremagnum di quella dei suoi colleghi. Non certo un’ignoranza culturale ma giuridica che meriterebbe (questa si) una punizione aggravata.
Mi lancio quindi stancamente a ricordare che il concetto di aggravante risiede nelle motivazioni di un’aggressione. Se si picchia un marocchino (come anche un ebreo o un indiano) per averci “rubato” un parcheggio è quello il tipico caso di futile motivo. Se appicco un incendio a un dormitorio di immigrati scrivendo su un muro insulti razziali allora ci troviamo di fronte a un caso di “aggravante raziale” e merita di essere punito con altri e più duri parametri.
Capire questa differenza è quanto potrebbe fare anche un ragazzino di quinta elementare e neppure particolarmente sveglio. Ma non è certo il QI dei parlamentari a limitarne la comprensione quanto una ostinata opposizione, strategica e ragionata che cerca di fare quadrato ad ogni istanza mossa a favore dell’uguaglianza dei gay per evitare che questo dia adito poi a richieste sacrosante anche riguardo l’equiparazione matrimoni omosessuali. Insomma si evita la minima crepa per scongiurare che la diga ceda del tutto.

La Legge 205/93 riguarda la discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi e non è una legge partorita da un alto senso di equità e giustizia quanto della paura dei legislatori che certi “equilibri” sociali venissero meno. Un provvedimento frutto delle pressioni che certe religioni “forti” esercitano sulla società politica. Una norma atta a sventare ulteriori e possibili rivolte che metterebbero in pericolo la stabilità del paese.
Cosa accadrebbe infatti se gli immigrati si ribellassero come gli schiavi di Spartaco o se gli Ebrei mettessero in campo pressioni chiedendo aiuto ai “cugini” statunitensi?
E’ la paura più che il buonsenso che cambia l’assetto legislativo di una nazione.
Facile quindi capire perchè i gay non abbiano lo stesso trattamento. Noi sappiamo solo far ridere e non spaventiamo nessuno. Disgregati, senza coscienza di gruppo, mal gestiti e senza guida, incapaci di opporre realmente un potere contrattuale ci appelliamo al senso di legalità di un governo che legale non è.
O noi iniziamo a rivedere tattiche e strategie in maniera seria e concreta o accettiamo lo stato delle cose in maniera passiva come del resto la società immagina noi si conduca la vita.

lunedì 25 luglio 2011

FELTRI: PATETICO DECLINO DI UN GIORNALISTA.








Un articolo incommentabile non tanto perché mi indigni l'assunto quanto perché totalmente privo di senso.
Un esercizio senza stile per dimostrare quanto l'egoismo umano renda il gruppo più debole contro gli attacchi esterni.
Banale nell'assunto, inconsistente nello sviluppo, falso nella conclusione. Basterebbe infatti citare gli atti eroici dei pompieri dell'11 settembre per smontarlo come anche la massima latina "homo homini lupus est" per dimostrare che "l'egotismo" non è proprio solo dei tempi moderni e sciagurati.
Il direttore si chiede se le vittime non avrebbero dovuto reagire essendo loro in maggioranza numerica. Forse Feltri ha visto troppi film in cui sparuti manipoli d'eroi sgominano interi eserciti con 2 fionde e tanto coraggio.
Ma quello non è il mondo reale come questo non è giornalismo.

mercoledì 20 luglio 2011

SUPER EROI E SUPER CAZZATE



















Il 22 luglio, quandanche facessero 43° all’ombra, io mi piazzo davanti al cinema per essere il primo ad entrare al primo spettacolo della prima di Capitan America.
Sono un patito del vendicatore? No, ho sempre preferito gli X man.
Non ho nient’altro da fare il pomeriggio? Ovvio, ho una vita patta come l’elettroencefalogramma di Nina Moric.
Ritengo il regista Joe Johnston un genio della cinematografia? Macché, l’ho dovuto cercare su Gooogle.
La verità è che a incarnare l’eroe a stelle e strisce è Chris Evans, un giovane attore del quale conservo da anni una pagina di giornale che lo ritrae mezzo nudo appiccicata con lo scotch sull’anta interna della armadio, manco fosse la foto della mia fidanzata e io un militare di stanza in medio oriente.
Fatto sta che lui è il mio tipo ideale (certo lo è anche Hugh Jackman e almeno una mezza dozzina di attori delle varie case di produzione di film gay ma che c’entra, adesso non mettiamoci qui a spaccare il capello in 4). Del resto a chi non piacerebbe uno bello, biondo, occhi chiari e un fisico da farsela addosso?
Ma non è questo il punto in questione.
Stavo infatti leggendo un articolo su Vanity Fair che saltuariamente alterno al Wall Stree Jurnal, il Sole 24 ore e cahier du cinema, giusto per rilassarmi un po’, quando appunto becco un’intervista al mio (mi piace chiamarlo così) Chris che rivela il segreto che sta dietro la sua esplosione muscolare resa necessaria per interpretare il super eroe.
Insomma prima aveva un bellissimo corpo ma meno grosso adesso invece ha dei pettorali talmente gonfi che se gli ciucci il capezzolo è probabile esca dell’elio e ti ritrovi a parlare come paperino.
Comunque lui ci svela che è tutto merito dei petti di pollo e due ore di palestra al giorno. Temo che questa cazzata l’abbia detta tre mesi fa e che sia stata questa la vera causa dello tzunami che ha devastato il Giappone (perciò cari nipponici chiedete pure il risarcimento alla casa di produzione).
Quindi Chris, mi vuoi far credere che basta sterminare generazioni di pollo e fare bene la panca piana per ottenere questi risultati?
Sì, certo e nelle fogne di New York ci sono coccodrilli di 12 metri e le modelle la sera cenano a carbonara e tiramisù.
Insomma basta frequentare una palestra anche solo per godersene la sauna per sapere che è impossibile arrivare a quei risultati senza bombe atomiche a base di estratto di testicoli di drago! Il suo è un ultracorpo che non esiste in natura ed è ottenibile solo controvertendola con la chimica sperimentale.
Non che ci sia nulla di male, ognuno fa quel che crede ma non mi venire a dire che basta un pollo alla diavola e volontà per diventare così altrimenti mi tocca pure credere alla Loren che confessa essere la pizza il segreto della sua eterna giovinezza e non quel chilometro e mezzo di fili che hanno usato per ricucirsi la faccia ancora tesa e tonica come un pallone di cuoio!

giovedì 14 luglio 2011

MA COME TI VESTI?!


















Franca Sozzani è la direttrice di Vogue Italia.
Qualcuno le deve aver detto che sono i particolari che fanno l’icona.
In effetti vedi un tubino nero e pensi a Audrey Hepburn, una frangetta albina ed è subito warhol . Per non parlare poi della ben più potente collega americana Anna Wintour e il suo inconfondibile caschetto in vetro resina. Sarà forse per questo che Carla ha pensato di caratterizzarsi con un’acconciatura ondulata color caramello che ricorda però le orecchie di un cocker. Un taglio davvero improponibile ma sai è la direttrice di una rivista di moda, vuoi che non sappia distinguere il bello dal ridicolo?
Beh, credo proprio di no, perché proprio un paio di anni fa scrisse un editoriale imbarazzante trattando di un accessorio femminile intramontabile, necessario per ogni donna che voglia essere davvero glamour. Si trattava dell’”Amicogay”. A sentire la sua descrizione ne usciva il profilo di un grottesco cicisbeo pariniano, sempre disponibile ad assecondare le bizze tutte frivole dell’amica e soprattutto a tal punto provvisto di buon gusto, sincerità e sensibilità da consigliare all’amica sempre l’abito più adatto per ogni occasione (forse è stato proprio uno di loro a dirle che quel taglio le incorniciava il volto in una maniera “favolooooossssszzza!!”).
Ieri sera abbrutito da un chilo di cocomero (ma tolta la coccia e i semi alla fine non saranno stati più di 500 grammi) sono sprofondato sul divano, mutande a vista, ventilatore pala Agusta c-12 a tutta potenza e telecomando in mano. Tra una corsa in bagno e l’altra (il cocomero si sa causa effetti collaterali) ho iniziato a cercare qualcosa da vedere rendendomi conto che avere Sky non amplia l’offerta di programmi quanto moltiplica la frustrazione di constatare quanto il 80% di quello che passano siano cose inguardabili o ennesime repliche di puntate ornai imparate a memoria.
Finisco quindi su Real Time dove stava andando una puntata della nuova serie di “Ma come ti vesti?”, un format in cui 2 personaggi scaricano le loro frustrazioni su una vittima catturata con l’inganno censurandone il look, elargendole chicche di stile e una carta di credito per rifornire il proprio guardaroba.
Cosa centra però il pensiero della Sozzani con il programma in questione? Ecco, arrivo subito al punto.
Il conduttore in questione è un uomo azzimato e puntuto, celebre Wedding Planner milanese, esperto di buone maniere.
Capace di abbinare perfino i cerchioni dell’auto nuziale con le bomboniere, non è però quel che si dice un simpaticone. Certo un sorriso te lo strappa, ma suo malgrado e sebbene non ne abbia conferma credo non di non sbagliare affatto se dico che è uno di quelli che, come me, ha visto più ere glaciali che donne nude.
In preda quindi ai deliri di moda suoi e della sua collega (una decolorata platino sulla quale non indugio per economia di parole) la vittima di turno si vede stravolta il suo modo di vestire consigliata appunto dal cicisgay.
Ci si immagina quindi, come suggerisce la Sozzani, che la poverina ne esca magnificata e estremamente migliorata e diciamo che a volte il risultato è apprezzabile anche perché solitamente il casting viene fatto tra femmine di tribù amazzoniche, ma molto più spesso vengono conciate come nessuna donna scenderebbe neppure a buttare la mondezza. Troppo stile, troppo look, troppo tutto e questo perché, siamo onesti, il problema delle donne che vogliono farsi consigliare dai loro amichetti gay è che non considerano quanto questo non li rende automaticamente dei validi consulenti (a meno che non siano degli stiliti ma lì è un'altra cosa).
Sono infatti abbastanza convinto che un gay che veste una donna non le consiglierà l’abito migliore per lei ma quello che, potendo, indosserebbe lui se fosse donna il che, nove volte su dieci, significa trasformala in una battona.
Del resto, a parte gli stereotipi, ma come pretendete che qualcuno che non ha mai palpato, tastato o accarezzato il vostro corpo possa sapere cosa vi stia meglio addosso? Insomma è un po’ arrogante pensare che qualcuno dell’altro sesso e così poco avvezzo alle vostre forme anatomiche, ne sappia più di una vostra amica (vera genetica) o di voi stesse.
A questo punto allora forse vale la pena essere un po’ meno “up to date” e scegliere di andare a fare compere con vostra madre, vostra sorella o chi vi è davvero amica (del resto quanto vorrete essere stronze da non averne neppure una sincera e fidata?). Insomma non sarà mica una caratteristica di un genere sessuale la spietata sincerità di persuadervi dall’indossare dei leggins anche se avere il culo di Dumbo.

mercoledì 13 luglio 2011



Stamattina mi facevo la doccia con la radio accesa e ho sentito la pubblicità di una birra analcolica.
Mentre insaponavo i capelli mi chiedevo: ma chi è che beve la birra senza alcool?
Se escludo le donne incinte e i musulmani ultra fedeli non mi viene in mente nessun altro.
Quando sono stato a NY ho notato però come moltissimi gay preferiscano la Bud Light al posto di quella alcolica. Credo lo facciano per una questione di linea ma la loro è una mania ossessiva, la stessa che li ha portati già da tempo a vedere il male annidato nei carboidrati votandosi come adepti di una setta a linee di prodotto rigorosamente “fat free”.
Pur non essendo un complottista mi è anche balenato in mente che possa essere una mossa delle case produttrici per assuefare gli adolescenti al gusto della birra light per poi portarli a diventare consumatori di quella regolare ma se penso che a 16 ormai i ragazzini tirano coca più dei membri della banda della Magliana e si inoculano vodka per accelerare lo sballo non credo si accontenterebbero mai di un misero 5 vol. di alcool.
Esco dalla doccia e inizio a spalmare strati di crema sul viso e continuo a non capire perché uno dovrebbe comunque gonfiarsi la pancia senza avere neppure la ricompensa di quella fresca e piacevole sensazione di leggerezza nel cervello che una birretta ti fa provare e mi chiedo se tutto questo non faccia parte di un movimento globale di moralizzazione dei costumi.
30 anni fa se non scopavi con 12 persone diverse al giorno e facevi colazione inzuppando i Gentilini nel whisky eri uno sfigato ora invece i “Wedding Planner” mediatici esaltano l’amore monogamo e la pubblicità cambia idea facendoti credere che sei fico solo se bevi birra alcolica come un succo di mirtilli.
Insomma pare che l’alcool free sia diventato l’ultimo nuovo tormentone ipercorretto dopo il chilometro zero per la verdura e il calcolo ossessivo di quanto CO2 si sprigiona persino uno scorreggia.
E mentre faccio quest’ultima considerazione prendo il deodorante e me lo spruzzo sotto le ascelle. Lo rimetto sullo scaffale, lo guardo meglio e con orrore mi accorgo che persino questo è senza alcool!

lunedì 11 luglio 2011

RIMEDI, I SOLITI, CONTRO IL CALDO.



















La notizia del giorno è che fa caldo. Ma non un caldo normale, no! Proprio il caldo caldo che sembra di essere a metà luglio in un paese dell’area meditterranea. Incredibile! E a ricordarcelo sono tutte le testate giornalistiche tranne quei noiosi de la 7 che si sono messi in testa di fare un TG dove si parla solo di problemi legati alla politica come se a nessuno interessasse il ritorno in auge il gusto puffo nelle gelaterie di Cattolica.
Le sequenze dei servizi sono sempre gli stessi: turisti che fanno pediluvi nelle fontane, gatti che ondeggiano tramortiti dal caldo e anziani abbandonati dai figli scellerati con il fazzoletto bagnato al collo e appena ancora una manciata di ore di vita danti al loro.
Se però il vostro televisore si è sciolto sotto i gradi della canicola di questi giorni ecco alcuni consigli per affrontare questo strano evento stagionale chiamato: caldo.

•Bere più liquidi (in particolare acqua), non aspettare di avere sete per bere;
Potete provare anche con gin, rum, vodka, ovviamente on the rocks. Tanto l’acqua fresca vi darà un sollievo talmente limitato che tanto vale sbronzarsi e non pensarci più.

•Stare in casa o in zone ombreggiate e fresche e, se possibile, in ambienti condizionati nelle ore di maggiore insolazione.
Consiglio preziosissimo dal momento che, chi di noi non adora invece farsi una bella passeggiata, verso le 14, lungo una strada consolare asfaltata con il catrame rovente per andare a fare cicoria sul ciglio del marciapiede?

•Ventilare l'abitazione attraverso l'apertura notturna delle finestre e l'uso di ventilatori.
E qui viene la prima stecca allungata da Enel al ministero. Sapete quanta elettricità consuma un ventilatore lasciato acceso h 24 al massimo della potenza? E poi io ci ho provato ma se accendi il ventilatore non dormi per il rumore che pare di stare su un Agusta dell’esercito. Se apri solo la finestra, idem per il traffico che almeno sotto casa mia sembra non avere sosta (poi dice “ventilare”, ma cosa ti ventili che d’estate non tira un filo d’aria?). Se chiudi tutto muori affogato nella tua pozza di sudore. La soluzione? Il sonnifero.

•Se si percepisce un surriscaldamento corporeo, aumentare la ventilazione, usare un condizionatore se è possibile.
Stecca di Enel con aggiunta di quella dellla Daiking.

•Nelle ore più calde, se non si ha un condizionatore in casa, recarsi in luoghi vicini in cui vi sia l'aria condizionata.
Fatto. Sabato mi sono buttato a Euroma2. Vero, l’aria era a palla per cui si poteva girare per i corridoi con i pattini da ghiaccio ma quello che non ho scontato con il caldo l’ho fatto con i saldi.

•Indossare abiti leggeri, di colore chiaro, non aderenti, anzi sciolti, per permettere la circolazione dell'aria sul corpo.
E anche qui uno si chiede se prima di leggere l’avviso non fosse solito girare in estate con una pelliccia di montone e i monbut ai piedi. Fatto sta che però è vero: la fibra di cotone batte quegli orrendi tessuti sintetici da discoteca gay che ti fanno marcire la pelle e puzzare come un cadavere in decomposizione (anche in inverno).

•Evitare esercizi fisici non necessari all'aperto o in luoghi non condizionati ed evitare l'esposizione inutile al sole diretto.
Ogni tanto capita il pazzo di turno che siccome ha passato l’inverno facendo maratone di carbonara pensa che adesso farne una sotto il sole del primo pomeriggio gli farà perdere i chili in eccesso. Sbagliato, perché la sola cosa che si perde in questi casi è la vita.

•Preferire pasti leggeri.
Da ragazzino con tutta la famiglia partivamo con le truppe cammellate alla volta delle spiagge. Tavolino pieghevole, porta pranzo e frigo da campeggio. Erano gli anni ’70 e allora il concetto di leggero significava prendere solo 2 porzioni di lasagne con salsiccia e besciamella. Grazie a dio le cose cambiano.

•Non sostare in automobili ferme al sole né lasciare mai persone, specialmente bambini o anziani, nè animali domestici in auto o altri veicoli chiusi.
Vero. A meno che non abbiate figli frignanti, nonne petulanti e cani insopportabili. In quel caso fatelo pure. Alla peggio ve la cavate con un’assoluzione per semi infermità mentale da stress.

giovedì 7 luglio 2011

IL MISTERO DEL PANE.

















Era una fredda notte d’inverno. Mio padre era alla guida, mia madre sedeva accanto e, io (avrò avuto otto anni) come al solito piantato sul sedile posteriore.
Lungo via Collatina intravedo un fuoco in lontananza. Non ne avevo mai visti in città e tantomeno di quel genere perché non erano alimentati da ceppi di legno o cartoni ma da ruote di macchina. Nonostante fosse già buio si poteva comunque vedere la lingua di fumo nero che saliva verso il cielo. Arrivati all’altezza del falò notai che intorno si era assiepato un piccolo gruppo di donne. Alcune in piedi, altre adagiate su sediole di nylon pieghevoli, di quelle che avevamo anche noi quando andavamo in spiaggia.
Loro erano vestite con molto poco. Per questo, mi dissi, sono tutte intorno al falò! Ma allora perché non si coprono di più? Ma soprattutto che ci fanno delle donne lungo una strada buia, di notte, sole solette?
“Papà, chi sono quelle?”.
Mio padre che era preso in una conversazione con mia madre rispose senza pensare e istintivamente mi disse: “Mignotte”.
“Mignotte?”, ripetei io cercando di capire cosa significasse quella parola mai sentita prima.
La gomitata di mia madre nel costato del marito fu fulminea come altrettanto folgorante il suo sguardo di disapprovazione.
Il sesso in casa nostra era un tabù. Per rendere l’idea di che specie di comunità amish fossimo mio nonno ogni volta che in televisione vedeva una donna succinta (e per lui lo erano già dal primo bottone della camicetta sbottonato) abbassava lo sguardo e bofonchiava. Credo preghiere. Degna figlia, mia madre durante le scene di sesso in tv iniziava a ridere nervosamente trovando sempre un motivo per piazzarsi davanti lo schermo nel tentativo eroico di difende i miei occhi innocenti. E tutto questo alla fine degli anni ’70 in piena rivoluzione sessuale catodica, dove, forse più di oggi, anche “Parole di vita” veniva presentato da una suora in minigonna e senza mutande.
“No, volevo dire “pagnotte” ”, tentò disperatamente di riparare mio padre non facendo altro che generare nella mia testa ancora più confusione.
“Pagnotte”, feci io. “Il pane? E che c’entra il pane”.
“Si il fuoco che accendono serve per cuocere il pane”, intervenne anche mia madre per cercare di sventare un pericolo ai suoi occhi tanto dannoso per lo sviluppo psicologico del figlio.
“Quindi cuociono il pane qui in strada e poi lo portano nei negozi”, continuai soddisfatto di aver capito finalmente come fosse composta la filiera del pane alimentando una conversazione che aveva del surreale.
“E’ proprio così”, insistette mio padre evidentemente più sollevato.
Più complicato fu spiegare invece alla maestra cosa non andasse in famiglia quando qualche giorno dopo volle parlare con i miei genitori dopo aver letto un mio riassunto a tema libero dal titolo “Sapete voi come si prepara il pane?”.