mercoledì 29 aprile 2009

MILANO-ROMA e il peccato di Ubris.

All’andata il viaggio in treno è stato davvero disastroso. L’incidente della prenotazione sbagliata e soprattutto il fatto che i pachidermi partoriscano in un tempo inferiore a quanto abbia impiegato io per raggiungere la bellissima Torino erano però compensati dal fatto che a ritorno, questa volta da Milano dove sarei passato a trovare amici e a prendere ettolitri di pioggia, avrei preso un treno Freccia Rossa. Solo quattro ore per passare dagli aperitivi a la pag della città della Ventura ai bucatini alla’amatriciana della Sora Lella.
So però che questa saetta su rotaie ne impiega addirittura tre e mezzo se si sceglie il treno che non fa fermate intermedie a Bologna e Firenze quindi decido di cambiare la mia prenotazione per ridurre ancora di più il tempo di viaggio.
Domenica notte, tornando da un famoso aperitivo danzante in un noto locale milanese (questa formula da rotocalco anni 60 mi piace troppo e dovevo adoperarlo prima o poi), chiedo al mio amico Dariush di cambiare immantinentemente la prenotazione. Lo chiedo a lui perché nel noto locale ho incontrato un mio carissimo amico, organizzatore della serata, che ha voluto darmi il benvenuto con un grosso abbraccio e 5 consumazioni e siccome io che ho fatto la guerra sono abituati a finire sempre quello che ho nel piatto e sul fondo del bicchiere, non oso immaginare ubriaco com’ero dove sarei potuto finire con il treno qualora avessi fatto io l’operazione di cambio via internet.
Sostituzione fatta! Il treno non fa fermate, neppure per piscare!
L’indomani salgo sul treno e, visto i precedenti, ricontrollo orario, data, posto, carrozza e transiti lunari almeno 12 volte. La prenotazione è confermata persino dal controllore e solo dopo quest’ulteriore garanzia mi apparecchio tirando fuori cuscini rivestiti in raso rosa, vassoio di pasticcini, infusi al tiglio e inizio a leggere mollemente “Il puro e l’impuro” di Colet.
A 20 minuti dalla partenza il treno si blocca in curva. Il che significa che è inclinato di 45°. E contemporaneamente iniziano a suonare campanelli dai trilli sinistri come quelli che si sentono nei film di fantascienza mentre una voce femminile, metallica ma suadente, annuncia la distruzione della navicella spaziale entro 30 secondi. Non mi allarma neppure il fatto che controllori e tecnici, evidentemente agitati, fanno su e giù lungo gli scompartimenti. E continuo a leggere e sbocconcellare i miei dolcetti. Il treno riparte e dall’altoparlante, annunciano che per cause tecniche il treno arriverà con 15 minuti di ritardo. “Recupererà”, penso illudendomi.
All’altezza di Bologna, sempre la stessa voce, avvisa che ora i minuti di ritardo sono 30. A questo punto, credendo nella teoria dell’ecalescion secondo la quale se uno inciampa su una radice d’albero, poi casca e alla fine muore, temo che il ritardo non si fermi alla mezzora. A Firenze i minuti sono infatti saliti a 40 e facendo dei calcoli fin troppo facili, persino per me, non solo il cambio di prenotazione non è servita a ad evitarmi quell’inutile mezzora di viaggio ma addirittura, rispetto ad essa, c’ho impiegato anche di più.
Ora questo episodio mi ha riportato alla mente il concetto di “Ubris” tanto cara alla letteratura greca. Per chi, fortunato lui, si è risparmiato lo studio di quella lingua che ha molto in comune con film tipo “Naitmer, i guerrieri del sonno” e “L’esorcista”, provo a dare una breve spiegazione. Per Ubris si intende all’incirca (sebbene non esattamente) il peccato di superbia nei confronti del Fato o gli dei. Ovvero, pecca di Ubris Aracne che ritiene di essere la tessitrice più abile della terra, persino più di Atena la quale però, dopo essere stata effettivamente sconfitta dalla mortale, per ripicca la trasforma in ragno. Anche i Malavoglia credono di poter affrancare il loro stato sociale ma poi, tragicamente, ricadono nella povertà più nera. Quindi per riportare tutto poi al mio caso: ma chi me lo ha fatto fare di cambiare prenotazione? Peccando di superbia, speravo di risparmiare del tempo e invece, ho portato un ritardo ancora maggiore. Detto ancora meglio con una delle leggi di Marfi (versione moderna dell’ancestrale Ubris): quando pensi di migliorare la tua vita, fai attenzione perchè potrebbe addirittura andare peggio!!

domenica 26 aprile 2009

ROMA-TORINO: IL TRENO DELLA PAURA.

Guardando “Carramba che sorpresa!” mi sono sempre chiesto che razza di famiglie snaturate potessero essere quelle che, sebbene a causa di migrazioni intercontinentali, per decenni non avessero trovato altro modo di rincontrarsi che attraverso una trasmissione tv. Grazie a questo viaggio per Torino ho finalmente capito come tutto questo sia ora a me non solo comprensibile ma anche condivisibile perché, lo dico senza reticenze, anche avessi un figlio affetto da gravi endicap ma abitasse a più di 4 ore di viaggio, piuttosto lo darei in adozione a Madonna o alla Giolì ma di sicuro non avrei la forza di affrontare spostamenti di questa durata o persino più lunghi.
Il tratto Roma-Torino è coperto da l’intersiti in comode 7 ore.
Lo so, avrei potuto prendere l’aereo ma ho fatto male i conti e pensavo inizialmente che il treno impiegasse meno, quindi liquidiamo così la questione dell’infausta scelta.
Salgo sul vagone. Cerco il posto. Controllo il biglietto. E’ quello vicino al finestrino ma è già occupato da una specie di femmina, credo pachistana o di quelle parti laggiù, che mi sorride. Io evito ogni accenno di risposta perché se c’è una cosa che mi urta è trovare il mio posto occupato. Anche fosse una poltrona realizzata con corde di ortiche intrecciate con rovi di spine, se la lo trovo occupata, mi urto (a meno che, come dal comma 43 del Codice dei Ricchioni, non ci si sia seduto un attore porno a caso della scuderia Bel Ami).
Se poi a rubarmelo è anche una femmina la cosa mi diventa insopportabile. Ma siccome io, insieme a la Marini, sono una delle persone più bune del mondo, la lascio stare li ad ascoltare il suo lettore mp3 carico di quella musica che sa di Slamdog milioner.
Mi guardo intorno, non solo non ci sono boni ma non ci sono proprio maschi. Solo donne. Non so come fossero le stanze della tortura nelle viscere dei castelli medioevali, ma è il primo posto che mi viene in mente nel vedermi attorniato da portatrici sane di vulva.

Se prendi la freccia rossa, la voce che annuncia le fermate, per altro pochissime, è quella soave di una ragazza appena diplomata all’accademia d’arte drammatica Silvio D’Amico. Siccome invece siamo su un intersiti, anche la voce è adeguato al mezzo e al prezzo quindi le stazioni vengono gridate in una lingua che, di sicuro è neolatina, ma che di certo con l’italiano ha ben poco in comune. La sola cosa che intuisco sono i nomi delle città. Che poi: magari fossero città. Vengono elencati paesi esclusi dalle mappe geografiche ormai da secoli.
Dopo la dodicesima fermata preannunciata, mi copro le orecchie per non sentire quante saranno in tutto. In pratica più che un treno, sembra una metropolitana.
Nonostante le orecchie tappate non è però possibile evitare di ascoltare una conversazione telefonica di una donna che, rispettosa della quiete del vagone, adopera un tono di voce con il quale sarebbe in grado di farsi sentire da Messina a Reggio Calabria, durante una tempesta di mare senza utilizzo di apparecchi tecnologici.
A quel punto tiro fuori il mio nuovo mec, lo adagio sul tavolinetto. Attacco la chiavetta che per fortuna funziona, infilo le cuffie con una compilescion di musica che non sappia di cherri e cumino, come quella della ladra di posti che mi siede accanto, e sono pronto a partire. Nell’insieme sembra la plancia dell’Enterprais ed io il tenente Ura.
A Civitavecchia me ne sto tutto bello a ciattare sui soliti forum di filologia bizzantina quando irrompe nello scompartimento la famiglia Cesaroni composti da:
numero 2 di padri con taglie a caso tra la 50 e la 54, uno dei due ha l’aggravante di un codino;
numero 2 di mogli, anche loro in evidente assuefazione da carbonara (anche se una sta provando a smettere dato che le vedo un cerotto alla pancetta tesa, tipico di quanti cercano, grazie al rilascio graduare dei principi attivi del tipico piatto romanesco, di uscire dalla dipendenza);
numero imprecisato di figli, di quelli educati secondo i dettami pedagogici del “fate come cazzo ve pare”.
Una delle femmine del branco viene verso me e Patma e mi fa: “scusa ma questo posto è nostro”.
Mmhhh, oddio io non li tollero quelli che non controllano il loro biglietto. Le mostro quindi il mio e come in una partita di scopa, lei tira fuori il suo.
In effetti carrozza e posto sono gli stessi.
A questo punto la cosa si fa sospetta.
“Aspettiamo il controllore, ci sarà sicuramente un errore”, mi permetto di dire anche con una certa spavalderia.
La signora sorride con aria di sfida e intanto carica sul portapacchi una valigia così grande che sospetto abbia infilato dentro un altro paio di figli per non dover pagare anche i loro biglietti.
Per scrupolo ricontrollo la prenotazione quando sulla mia testa si disegna una goccia gigante di sudore come nei manga giapponesi. Leggo meglio la data: 23 aprile. Oggi che giorno è? Controllo il cellulare: dice 24. Non può essere! Controllo lo schermo del compiuter: anche questo conferma il 24 aprile. Provo un misto di imbarazzo e vergogna ma non voglio darlo a vedere. Sono io quello che ha il biglietto sbagliato!!
Scatto in piedi come mi avessero punto il culo con un forcone.
“Vado a risolvere la cosa con il capotreno, torno subito”, la mia espressione ora è tutt’altro che tronfia.
Mentre esco dallo scompartimento già mi vedo scaraventato giù dal treno in corsa con la mia borsa mentre il controllore mi grida “volevi farci fessi, brutto pezzente!?”, sostenuto dalle risate della signora Cesaroni.
Inizio a cercare il controllore per costituirmi. Faccio il treno per intero sue e giù 2 volte prima di incontrarlo.
Per fortuna incontro il capotreno più buono della storia che credo sopraffatto da un senso di pietà nei confronti di uno sfollato con in braccio un compiuter, sulle spalle 2 borse e madido di sudore per essersi fatto lungo gli scompartimenti l’equivalente a piedi del tragitto fino a Bologna pur di trovarlo, non solo non mi fa ripagare il biglietto ma mi suggerisce di andare avanti nelle prime carrozze dove troverò posto. Lo ringrazio ma io che ho poteri di lettura della mente, mentre mi trascino verso lo scompartimento promesso, avverto il suono dei suoi pensieri che scandiscono la frase: “ma che coglione”.

giovedì 23 aprile 2009

SABATO POMERIGGIO TUTTI A TORINO!!


Accorrete, accorrete a Torino! Da Nizza, Milano, canton Ticino e i più ardimentosi persino da Parigi (tanto ci vuole poco). In occasione del Festival del cinema GLBT di Torino, sabato pomeriggio alle 16 presso la Feltrinelli, piazza CLN 251, presento il mio libro (per quei 4 che ancora non lo sanno: sì, ho pubblicato un libro) .
A presentarlo ci sarà Luca Bianchini. Dovrebbe essere divertente e poi con un'ora ve la cavate e fate una buona azione.
Saluti a tutti i sabaudi purosangue e gli immigrati fino alla quarta generazione!!
INSY/ALE

mercoledì 22 aprile 2009

PARLAMENTARI DA RIBALTA



A settembre conosco questo ragazzo bellissimo e davvero molto simpatico. Francese. Sì, simpatico e francese so che può sembrare una contraddizione visto che i figli di Marianna hanno spesso quell’atteggiamento di chi ha già visto tutto, fatto tutto e sono convinti che senza la loro presenza sulla terra noi andremmo ancora in giro vestiti di pellicce di mammut, comunicando tra di noi con dei grugniti. Insomma ci stavamo tanto divertendo insieme passeggiando per una Roma assolata e piena di turisti quando mi chiede: “Ma Berlusconi ci fa o ci è?” (libero adattamento dalla traduzione).
La puntina graffia il disco che stava suonando Vacanze Romane, il sole si oscura e l‘angelo che svetta su Castel Sant’Angelo mi guarda sogghignando come a dire “e mo’ che gli rispondi?”.
Avrei potuto cercare di depistare il discorso facendogli notare come gli stormi volanti in cielo disegnassero figure assai bizzarre o, piuttosto, tirare fuori la solita questione dell’assenza del bidè in Francia ma come dar torto a tanto sgomento quando, come oggi, apri il giornale e leggi notizie come quella del reclutamento fatto da Berlusconi per le prossime europee? Le selezioni sono state fatte presso Il Bagaglino e oltre a Berlusconi e Frattini era presente anche Pingitore che ha chiesto loro anche un prova in costume da bagno perché, dice, visto mai spostano il parlamento europeo in Costa Smeralda?
Ovviamente le selezionate sono tutte donne (a riprova che Berlusconi è schierato per le pari opportunità e crede che oltre a le donne belle ci debba essere posto in politica anche per le strappone). Tutte con un trascorso disastroso nel mondo dello spettacolo ma con una capacità di riciclo che supera di misura quella dell’alluminio.
Tra le selezionate: Eleonora Gaggioli che ha recitato nella terza edizione della fiction Elisa di Rivombrosa, Camilla Ferranti (Incantesimo, decima edizione), Angela Sozio, la rossa partecipante alla terza edizione del Grande Fratello. E Barbara Matera, nel 2000 giovane concorrente dell'edizione pugliese di Miss Italia, poi annunciatrice per RaiUno dal 2003 al 2007 e attrice in alcune fiction. E già mi immagino l’espressione della Merchel quando per curiosità, vedendole, chiederà di dare una scorsa al loro curriculum e riceverà invece un composit con dvd dei loro trenini a Buona Domenica.
Ora non è che io voglia fare la parte di colui che si straccia le vesti per il fatto che Berlusconi confonda l’ingresso di giovani leve in politica con Miss Muretto d’Alassio nè però cadrò nella trappola del possibilismo di quanti dicono “beh, magari sono brave”. Se io prendo un aereo e scopro che a guidarlo c’è Walter Nudo non mi rassicuro dicendo: “beh, ma tanto basta la buona volontà per pilotare un 747”.
Purtroppo ci siamo abituati in questi ultimi anni a pensare che tutti possano fare tutto, che l’esperienza sia un percorso trascurabile e che se sai montare un tavolino di Ichea puoi anche svolgere il lavoro da parlamentare. Si è andata gonfiando sempre più la presunzione di chi grida “anche io posso farlo!” senza la minima ombra di decenza (chiamatela se volete: modestia) che invece dovrebbe portarci ad avere coscienza di noi e dei nostri limiti. Il caso Carfagna ne è un esempio: mediocre subret, pessimo ministro. Per molti, a fronte di un’offerta, è impensabile rispondere: “grazie ma non credo di essere in grado di svolgere questo incarico”. Per noi italiani arraffoni e presuntosi, tutto è fattibile, esperti come siamo nell’arte di arrangiarsi.
Come se di politici già incapaci, nonostante decenni di parlamento alle spalle, non ce ne fossero a sufficienza, adesso il nuovo corso sembra quello di ingrossare le file dell’incompetenza con nuovi e più inadatti.
Che la politica di Berlusconi sia una politica da luci della ribalta è cosa risaputa è il fatto che questa ci faccia più sghignazzare che sdegnare è un’evidenza assai amara.
Data quindi la natura sempre più televisiva e scanzonata della cosa pubblica e visto anche il calo d’ascolti dell’ultima edizione di Miss Italia sono certo che Del Noce sarà più che lieto di sostituire il programma con l’elezione delle nuove aspiranti parlamentari che, grazie alla formula “per te miss parlamento continua!” potranno vedere la loro carriera assurgere se non agli onori della storia, almeno a quelli delle pagine di “Diva e Donna”.

lunedì 20 aprile 2009

ARRIVEDERCI X FACTOR!!


Ieri sera è finito X Factor. Una serie di cui ricordo la prima puntata annunciata da Nicoletta Orsomando quando la RAI si chiamava ancora EIAR visto che, sarà ormai la vecchiaia ma a me è sembrato sia durato secoli. Viaggio invece iniziato, loro dicono, solo otto mesi fa, epoca in cui la Ventura aveva sul volto ancora solo 2 zigomi.
In generale il programma, non essendo impostato su un tresciume fatto di contesse cafone arenate come otarie a Cajo Palomo insieme a subret affette da generosità vaginale e cacciatori di dote transoceanici, non ha lo stesso materiale con cui il giorno dopo divertirsi lanciando sulla pubblica gogna gatti morti e uova marce, nonostante alla conduzione ci sia sempre la stessa Simona Ventura de L’isola (sì perché è chiaro che la conduzione di DJ Francesco è fantoccia come la presidenza cubana di Batista a Cuba prima di Castro).
Partiamo comunque con quest’ultimo resoconto di un x factor che, come annunciato in fine di puntata, ci accompagnerà anche per la prossima stagione.
I giurati, sono come al solito: Trudi, la moglie di Gambadilegno, Morgan e Simona Ventura con un luc ispirato ad una delle icone del superclassifica scio’ di Maurizio Seimandi ovvero l’omino con lo palla stroboscopica al posto della testa! Simona infatti indossa una maschera di mosaico specchiato che non ha motivo d’essere se non per mandare in palla le telecamere e accecare il pubblico distraendo la loro attenzione dal suo abito confezionato per l’occasione da Gerri, il concorrente del grande fratello che le sta come un golfino sfilato e lanciato senza cura su una sedia.
Dj Francesco arriva trafelato in ritardo per aver partecipato ad una rimpatriata di classe insieme alla sua compagna di banco Rita Levi Montalcini che ha tirato tardi volendo mostrare a tutti gli effetti benefici che ha riscontrato su di se facendo pilates applicato alla lap dens, altra sua passione insieme alle cellule staminali. Infatti Facchinetti junior, nonostante questo appellativo, non posso credere abbia meno di 100 anni dato che usa frasi tipo “ai posteri l’ardua sentenza”, in pieno stile Filogamo.
Dalle tre città d’appartenenza dei finalisti, Iuri, i Bastard e il ricetto toscano di cui non ricorderò mai il nome, si collegano tre inviate: Luisa Corna, che, beccata ad appiccicare caccole sullo specchio dei bagni delle donne di viale Mazzini, è stata declassata a inviata di quarto livello e 2 ex miss Italia invasate, soprattutto quella collegata dal Trentino che sembrava appena uscita da un festino di quelli organizzati da Patrizia, l’amica del cuore di Lapo Elcan.
Comunque, dopo averlo ripetuto 12 volte, ora mi ricordo che il ricetto si chiama Matteo!
Il primo a scendere in campo è appunto il ricetto che canta Margherita, una canzone attira sfiga, in grado di istigare al suicidio anche se hai appena verificato di aver azzeccato la sequenza del superenalotto, numero giolli compreso.
Mentre canta entra Cocciante. Sono tutti e due ricci, tutti e 2 vestiti di grigio e Riccardo essendo alto 3 centimetri sembra Mini Me, il nano emulo del cattivo di Ostin Pauer. Il tutto impreziosito dagli allestimenti di Luca Tommasini che dopo quest’esperienza è pronto per la conduzione del nuovo Art Attac portando una ventata di internazionalità già dalla prima puntata in cui ci insegnerà a fare poggia pentole con le mollette di legno per la festa della mamma.
Dopo la performans che ha causato abrasioni di primo grado causato da sfregamento su i testicoli di tutto il pubblico maschile presente in sala, Maionchi compresa, Cocciante viene intervistato e se prima pensavo fosse solo brutto, a sentirlo, mi rendo conto che è anche spocchioso. Poi non si capisce perché parla con l’inflessione della suora carmelitana che conduce il rosario in diretta il venerdì sera su Radio Maria. Oltretutto, visto che vive a Parigi, ha acquisito quell’accento ostinatamente francesoide come la Claudia Cardinale, Carla Bruni e Monica Bellucci (ma perché alle dive italiane la Francia piace così tanto?). E’ il turno di Iuri che si capisce solo quando canta visto che senza una base musicale sotto è impossibile capire quello che dice. Quando infatti DJF gli chiede qualcosa biscia come uno lasciato a fermentare in una botte di grappa per 2 settimane. Nota a margine: sarà la primavera e la carestia ma io me lo farei subito.
Anche qui Tommasini fa sfoggio delle sue esperienze planetarie al seguito di Madonna e Caili Minog facendo entrare 3 che potrebbero essere delle ballerine se si movessero almeno a tempo e che sventolano ventagli di piuma fucsia in stile schiava che sollazza il gran visir e che trovo molto attinente con la canzone che stanno coreografando: “Destinazione Paradiso” di Grignani, il quale entra e inizia a cantare con Iuri con la stessa sincronia di una eco che rimbalza nella gola di una vallata altoatesina.
I Bastard cantano una canzona che si intitola “I ragazzi con il borsello”. Non vorrei dire ma mi sembra un po’ genere Elio e le storie tese e infatti arrivano anche loro (tanto per dire che le loro canzoni sono tutte uguali e persino io che non li seguo, riesco a riconoscerle).
La sola cosa buona della performans è che sono talmente buffoni che non hanno bisogno di ulteriori ridicolaggini ideate da Tommasini.
E’ arrivato il momento del super mega iper fil de put intergalattico ospite della serata: Renato Zero. Premetto che io avevo una venerazione totale per il suo stile trasgressivo, per i suoi testi graffianti, per la capacità che aveva con opere e canzoni, di sputtanare l’ipocrisia boghesuccia dell’italiaetta degli anni settanta ma ieri, vederlo ammansito e rabbonito (forse condizioni ineluttabili ed inesorabili dell’età che avanza), cantando canzoni da raduno dei papa boi, mi ha fatto veramente venire una pena infinita. Guardarlo mi ha ricordato una del pubblico parlante di Uomini&Donne: grassa, con la vestaglia, i capelli tinti di un nero Centcelle e la montatura d’occhiali di chi dice all’ottico: “li vorrei un po’ particolari”. In effetti mi chiedo se non sarebbe stato ridicolo oggi avesse continuato ad indossare tute di licra argentate e truccato come una delle Olograms ma a questo non so darmi una risposta. Poi quando parla sembra davvero il profeta del tempio: devi radunare le parole che dice poi cercare di metterle in ordine, dargli un senso e, in fine interpretarlo, insomma: un compito in classe di greco.
Alle 22,45, anche io in odore di vaticini, predico: vincono i Bastard. Sono giusti per questo periodo e come dice Mara, trovo che abbiano un perché, soprattutto il biondino dei tre ma visto che mancano 15 minuti alla fascia protetta non vi dico quale sia la sua di collocazione.
Seconda mansc di cover. I Bastard cantano i Bitols e per mantenere una linea fresca e moderna a Iuri tocca “A chi?”, pezzo del pleistocene di Fausto Leali (ho già detto che io a iuri una smucinata al suo x factor la darei?)
Anche per questa canzone Tommasini ha fatto lustro del suo talento acquisito in tanti anni di animazione per le feste per bambini nei ristoranti Mc Donald's.
la Ventura morde il freno perché se riesce a piazzare anche Iuri quest’anno come la Giusi lo scorso gli parte un delirio d’onnipotenza e riscatto storico che chiederà di sostituire il cavallo di viale Mazzini con un calco delle sue tette a grandezza naturale (tanto il piombo necessario per realizzarlo è lo stesso ottenuto dalla fusione della statua che campeggia attualmente davanti la Rai).
Mattero, la versione a grandezza umana di Cocciante, canta Sambadi tu lov, dei Quin, che mi commuove sempre perché mi ricorderà sempre il giorno che morì uno dei miei miti: Freddi Mercuri.

Avevo 17 anni. Era l’alba, mi stavo lavando per andare a scuola (quindi già mi rodeva il culo) quando dalla radiolina in bagno sento che era morto il cantante dei Quin. Io in classe, al primo banco, inizio a piangere. L’insegnate di lettere mi chiede cosa abbia. Glielo spiego, timoroso che lei, insegnate ultracentenaria, non capisca e invece, conosceva i Quin e decide quindi di dedicare l’ora di lezione a Mercuri, alla sua arte e al suo talento. Scusate la digressione.

Terzo giro con i pezzi inediti.
inizia Iuri. La sua canzone sembra una di quelle mediocri di San Remo quindi il fatto di vedere invece la Ventura che la canta a squarciagola dimenandosi come in un rito vudù con la foga con cui canterebbe Never sei dai dei Blec Sabbat, ha dell’inquietante anche se i miei amici critici musicali mi dicono che se cantato al contrario “Mi fai spaccare il mondo” suona più o meno come un pezzo Evi Metal, fituring Satana.
Prima eliminatoria. Ad uscire è Iuri e la Ventura viene caricata su un’autoambulanza avendo tentato il suicidio ingerendo la soluzione salina della protesi del seno destro.
Io che ho poteri di chiaroveggenza cosa avevo detto? Che avrebbero vinto I Bastard!! E infatti vince Matteo. Perchè è il marito che tutti vorremmo, perchè è belloccio e tiene famiglia. Insomma vittoria all’italiana benché sia innegabile la sua bella voce.
Ora scusatemi ma visto il mio innegabile talento nel fare predizioni, ho deciso di andare a propormi in questura come collaboratore per risolvere il mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi.


Le chicche:
anche stasera DJ Francesco ha detto:
Bush de botton: in onore del ex presidente americano;
Posh de botton: in onore del compleanno di Victoria Adam;
Pusc de bottol: in onore degli alcolisti caduti nel tunnel dell’assenzio necessario per sopportare la sua conduzione.

La parola “Emozione” è stata la più pronunciata anche associata al cambio di batterie dei microfoni delle tette della ventura.

Dj Francesco continuava a dire che la musica batte solo sul 2 anche se per la finale il programma era trasmesso da Rai1. Del Noce ha detto che domani lo manda a fare programmi sperimentali per RaiLap, il canale per i nostri connazionali emigrati in Lapponia.

mercoledì 15 aprile 2009

IL NOTBUC E? MORTO: EVVIVA IL NOTBUC!!





Isaura (ndr: la signora delle pulizie che io ho ribattezzato con questo nome per ribadire la giusta distanza sociale tra me e lei) bussa alla porta della mia camera per avvertirmi che deve entrare per rassettarla. Io sto facendo il mio riposino pomeridiano al quale, se mai dovessi trovare di nuovo lavoro, dovrò dire addio ma che per ora è uno dei miei appuntamenti quotidiani preferiti.
Neppure mi stesse gridando che una seppia gigante sta stritolando nelle spire dei suoi tentacoli il palazzo sgretolandolo come un bicchiere di fango secco, mi alzo di scatto dal divano ed urto inavvertitamente il notbuc appoggiato sul tavolinetto davanti a me. Il compiuter fa un triplo carpiato, cade da un’altezza di non più di 15 centimetri, io do 8.0 come valore tecnico al tuffo e lui, toccato terra, spira.
Provo a riaccenderlo ma niente. Non si prende neppure il disturbo di accendere un led o di scrivermi un ultimo messaggio sullo schermo che mi dica: “bravo coglione!”.
Morto.
Questo è uno di quei momenti in cui il tempo sembra dilatarsi, in cui ti chiedi perché non sia possibile tornare indietro di appena 20 secondi e maledico Ainstain e tutte le sue cazzate sulla relatività spazio-temporale.
Isaura è sullo stipite della porta e brandisce lo straccio da spolvero ignara della tragedia inumana che sto vivendo.
Come tutti i coglioni che si rispettino, io di quel compiuter non ho mai fatto becap quindi risparmiatemi le considerazioni da esperti del giorno dopo del tipo: “Eh? Non fai becup?! Ma sei matto?”. Si sono matto e questo oltre a darmi la libertà di non indossare le mutande quando vado in discoteca (credo che per quello però l’aggettivo sia puttana più che matto, ma non è questo l’argomento del giorno) mi da facoltà anche di non salvare una ceppa su dischi esterni.
Rapidamente, per quanto veloce possa andare il mio cervello ancora intorpidito dal sonno, faccio un rapido calcolo delle perdite: le bozze del libro. Vabbè stica, tanto ormai l’ho pubblicato;
i lavori di quando lavoravo in pubblicità. Meglio erano talmente brutti che è meglio non resti traccia;
le foto. No, quelle tanto le ho già cancellate per errore a capodanno rincasando alle 8 del mattina quando avevo assunto per l’occasione le sembianze di un essere mitologico metà Uainaus, metà Moss e metà Califano dei tempi d’oro;
la musica!! Cazzo, quella era la sola cosa a cui tenevo veramente! 80 giga di Britni, Linsei Loan e Cristina Aghilera!! Pezzi rarissimi che mi ero aggiudicato a delle aste on lain tra sopraffini cultori musicali! Tutto è perduto. Sì, perchè è ovvio che in quei minuti concitati non mi viene neppure lontanamente in mente l’ipotesi che esistano dei figuri chiamati “Tecnici”, essere stanziali che vivono in territori a me sconosciuti chiamati: “centri assistenza”, e che, si dice, siano in grado di salvare i compiuter.
Nonostante abbia istintivamente poco fiducia negli esperti, che siano essi medici (per questo se sto male mi curo da solo anche avessi una cancrena intestinale) o esperti informatici, mi dico: ne parlano così tanto bene di questi geni dei calcolatori elettronici (termine un po’ retro’ ma che vorrei tanto tornasse in voga) che a questo punto perchè non provare? Del resto ho visto decine di film di spionaggio in cui si vedono questi tipi in grado di contarti anche i peli del culo semplicemente andando a recuperare i dati anche nelle memorie di quei compiuter che finiscono carbonizzati, poi buttati in un lago per sei mesi e infine schiacciati dal cingolato di un tanc russo. Quindi mi rincuoro dicendomi: vuoi mon riescano a salvare anche i dati di questo mio piccolo mec?
Corro quindi in un centro assistenza.
Io che ho fatto tanti anni di teatro so che espressione assumere per muovere a compassione le persone ma se invece di fare l’attore sono finito a fare lo scribacchino un motivo c’è: non sono credibile. Infatti nonostante gli chieda per pietà di aggiustarmelo con l’espressione con cui la mamma di Cecilia consegna ai monatti il corpicino esanime della figlia ne “I promessi sposi”, lui mi fa: “la vedo dura ma ci proviamo”. Io non sarò un grande attore ma lui non mi pare un veggente. Neppure lo ha aperto e già mi da la diagnosi.
Credo sia solo per confermare la sua presunta capacità extrasensoriale che una settimana dopo mi chiama dicendo che, come immaginava, il mio compiuter è devastato ed è recuperabile solo a fronte di una spesa di 600 euro giustificate da una lista di riparazioni più corta solo rispetto a quella necessaria per rimettere in mare il Titanic.
15 centimetri e tutti questi danni ha riportato? Controllo che invece che Eppol il fabbricante non sia piuttosto Cristallerie di Boemia poi mi rassegno. Faccio mentalmente il segno del manico d’ombrello e pronuncio una frase che, per scontatezza, se la batte con quella sui neri che hanno il ritmo nel sangue e che la doccia è pur sempre meglio che lavarsi a pezzi, quindi raccolgo il cadavere e faccio al signor tecnico dei miei stivali: “beh, a questo punto me lo ricompro nuovo!!”.

sabato 11 aprile 2009

TORNO SUBITO

Ancora orfano del compiuter, vi scrivo dal mio ai pod tac che ha i tasti perfetti solo se hai le dita di un intrecciatote di canestri vietnamita di 7 anni. Martedi forse potrò tornare a battere come una volta (la tastiera, questa e' troppo scoperta per essere una battuta a doppio senso) visto che scrivere un post con questo aggeggio e' una tortura per il mio povero indice.
Comunque mi aspetta un uic end a base di pranzi da mamma, serate sfascio in discoteca, incontri sbagliati, malditesta da postumi e aneddoti da postare.
Però intanto: auguri a tutti!!!

giovedì 9 aprile 2009

PRESENTAZIONE DEL LIBRO AL MIELI http://www.youtube.com/view_play_list?p=89EABFF1C4A9D51A

Quando dovevo andare a fare io la presentazione del libro? di domenica. e fin qui poco male se non per il fatto che quella scorsa sembrava pieno giugno e la presentazione fosse in una sala buncher del circolo solitamente adibita agli interrogatori dei detenuti etero rei di aver votato con un sms la canzone di Povia a San Remo.
quindi ringrazio ancora quanti, nonostante il clima, hanno preferito venire alla presentazione del mio libro presso il Mario Mieli (azione grazie alla quale, avete azzerato ogni vostro debito carmico, anche aveste detto che tutto sommato "Natale a rio" è un film divertente).
Prossimo appuntamento: 25 aprile a torino per il festival internazionale del cinema ghei in onore del quale presenterò il libro vestito come Miss Rossella Oara e terminerò la presentazione citando il finale di "Via col vento" dando un morso al libro e gridando: "Ne io ne la mia famiglia patiremo più la fame!!".

grazie Egy, per avermi corelato (ultima pratica che ancora non avevo sperimentato)
Claudio per aver letto e dato enfasi alle pagine del libro, l'avessi dovuto leggere io gli avrei dato la verv di un rosario sgranato il venerdì santo da un gruppo di ottuagenarie
e Mirta per aver selezionato una colonna sonora che trasudava testosterone: Vog, in primis.

martedì 7 aprile 2009

PER GLI ABRUZZESI.
















Alle elementari ero un alunno che controbatteva sempre, che chiedeva più spiegazioni di quanto un'insegnate fosse tenuta a dare e molte volte, esasperata dal mio carattere insistente, la maestra mi diceva "certo che si vede che sei d'origine abruzzese: c'hai la capa tosta!", e accompagnava l'affermazione battendo le nocche della mano sulla cattedra.
E' vero, se proprio vogliamo dar retta agli stereotipi regionali, se i sardi sono chiusi e i piemontesi sono molto educati, agli abruzzesi è toccata la caratteristica d’essere coriacei, peculiarità di cui io vado molto fiero.
Una fermezza di spirito quella degli abruzzesi che non è durezza ma concretezza. Caratteristiche che forse sono meno calzanti per gli abitanti delle altre provincie della regione, ma che aderiscono invece perfettamente allo spirito degli aquilani: un popolo discreto e con un grande senso del pudore che sta vivendo con dignità la sciagura della scorsa notte e che sono sicuro sia già infastidito da tutta questa invadenza mediatica ma non di certo invece dalla solidarietà che sta affluendo da tutta Italia sia in termini di donazioni che di compassione.
da ieri intenret con tutti i suoi social netuorc è tutto un riecheggiare di appelli a donare sangue, cibo, danaro per le popolazioni colpite. Ho letto centinaia di messaggi su Feisbuc, messaggi forse a volte un po' banali nella loro formulazione ma non è certo questo quello che conta quanto il pensiero (altra frase banale, lo so), soprattutto quando porta poi ad azioni concrete e, al di la dei soliti tristi e stanchi detrattori carichi di un cinismo di quart'ordine, quello a cui sto assistendo mi emoziona e mi conferma che quello che si vede oltre le dispute politiche che ci sono e ci saranno, degli sciacallaggi mediatici e del puro uaierismo, è un'Italia che, in qualche modo, con i mezzi che può e le risorse di cui dispone, non perde tempo davanti ai Porta a Porta ma fa concretamente qualcosa. E che sia un euro inviato con un sms o la presenza fisica, lì, a spalare macerie, la gente si sta dimostrando migliore di quanto noi stessi siamo spesso capaci di immaginarci.
Nella sciagura è questa l'immagine che voglio avere di questi giorni: da un lato gli abruzzesi forti nel proposito di affrontare con dignità il disastro e dall'altro una nazione che, come può (ma è sempre la migliore possibile) offre il proprio sostegno. E di tutto quello che resta nel mezzo (propagande governative del premier, presunte previsioni non ascoltate e speculazioni politiche) francamente preferisco non curarmene.

venerdì 3 aprile 2009

E' SOLO UN'ALTRRA SCUSA.














"Vedrai appena esce il libro quanto...". Sospende la frase, chiudendo le falangette della mano e inizia a muoverla avanti e indietro come stesse premendo su un clacson. Gesto di indubbia eleganza internazionalmente riconosciuto come: "scopare".
"Mah, sarà", rispondo al mio amico con un'espressione che si fermava davanti al bivio tra la speranza e la consapevolezza che non sarà così.
in effetti è abbastanza comune che anche uno sprazzo di notorietà porta ad un maggior successo nel rimorchio ma un conto è chiamarsi Danie Creig e aver recitato la parte di Geims bond in 007 passando un terzo del film praticamente nudo mettendo in mostra un fisico che rischia di farti affogare nella tua stessa bava un conto aver scritto un libro in cui racconti come sei riuscito a conquistarti il titolo di "più checca di roma".
in questo 2 ultimi mesi però in effetti qualcosa è cambiata con gli uomini. prima solitamente ero abituato ad essere schifato senza neppure andare troppo per il sottile con frasi che non lasciavano certo spazio ad interpretazioni tipo: "no, non mi piaci con te non ci esco manco morto" (schiettezza priva di tatto che alcuni mi dicono giustificata dal fatto che sia uno che, si vede, sa incassare bene). ultimamente invece inizio a sentirmi dire: "ho saputo che hai scritto un libro e quindi mi metti in soggezione": istintivamente chiedo se hanno letto il libro in questione. ovviamente no ma il solo fatto di averlo scritto crea in alcuni uno stato di immotivata reverenza per cui mi sento subito in dovere di ricordare, con un patetico tentativo di fargli cambiare idea, che non si tratta certo della critica alla "Critica alla ragion pura" scritta in greco antico con testo a fronte in aramaico, ma semmai di un racconto in cui, ad esempio descrivo la volta che mi sono ritrovato una gomma da masticare attaccata ai peli del sedere. ora io non so chi mai sulla terra potrebbe trovarsi in soggezione davanti a uno che vive un'esperienza del genere. capirei semmai imbarazzo.
di sicuro quest'esperienza sta pesantemente mettendo in discussione l'ipotesi che ne scriva un altro a meno che non si tratti di un libro di ricette da cucina o una brosciur turistica sugli effetti benefici dei centri termali.
in effetti, a ben pensarci potrebbe però essere una motivazione reale e non l'ennesimo modo per dirmi "sparisci", solo che mi chiedo: se io che ho scritto un libretto del genere mi vedo rifiutare così, allora ipotizzo che autori di peso come Svevo o Pirandello si siano visti negare un intimo memento d'erotismo persino dalle loro rispettive mani destre.
qualche tempo fa mi sono addirittura sentito dire "sono attratto dalla tua testa, non dal tuo corpo" che insieme a "no, non siamo i tuoi genitori, ti abbiamo adottato perchè quelli veri sono finiti in un ospedale psichiatrico" sono tra i motivi più frequenti che ti portano a guardare dalla finestra e valutare se il secondo piano è un'altezza sufficiente per non rischiare di restare solo gravemente ferito.
insomma una volta lessi il libro di un pubblicitario, che denigrava la sua professione, dal titolo piuttosto esplicito: "per favore non dite a mia madre che faccio il pubblicitario, lei mi crede pianista in un bordello", quindi, allo stesso modo, il prossimo che mi chiede se è vero che ho scritto un libro, piuttosto che confessare la verità, gli rispondo che è un increscioso caso di omonimia visto che io mi occupo di tratta delle bianche dall'est europa e sfruttamento della prostituzione minorile.

SI REPLICA.






















Domenica non avete scuse: non si lavora e in più avete il tempo di fare branc, pranzi di nozze e passeggiate per mercatini dato che la presentazione del mio libro la faccio alle 18 presso il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli. occasione perfetta per i ricchions sfitti di conoscere qualcuno e per le donne etero di venire vestite comode e struccate, tanto non c'è trippa per gatti (per i maschi etero, purtroppo, non posso garantire lo stesso disinteresse).
Insomma vi aspetto perchè sarà molto divertente.
Ale/Insy

PS: ricordo che la presentazione partecipa alla promozione Millemiglia Alitalia che da diritto a 3000 miglia.

domenica 5 aprile 2009
Ora: 18.00 - 20.00
Luogo: Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli
Indirizzo: Via Efeso 2/A roma