giovedì 28 ottobre 2010

MA CHE FREDDO FA?




















Forse ho sbagliato meta perché se sono così suscettibile al freddo di questi giorni a Roma non oso immaginare la reazione del mio corpo a quello di Niuiorc.
È pur vero che l’essere umano è l’animale capace più di ogni altro ad adattarsi ad ogni situazione (dai un tema a una festa, fosse anche “cellule staminali e Helvetica e puoi stare certo che trovi chi riesce meravigliosamente a interpretarlo) ma se il freddo ti arriva di botto quando solo fino a 10 giorni fa passeggiavi in infradito e ghiacciolo tra le mani, la cosa si fa davvero dura.
Anche stamattina mi sono armato di buoni propositi. Svegli all’alba, colazione e palestra. Diciamo che però questi si sono congelati alla prima fase alla quale è succeduto un più prudente “stare a letto, spostare la sveglia e avvolgersi come un cicchen vrap di Burger Ching nel piumone”. E così sostituendo alla posizione fetale quella larvale, ho atteso che il sole intepidisse un po’ la città.
Il dramma è reso ancora più algido dal fatto che il mio palazzo ha il riscaldamento centralizzato. Una misura che poteva andare bene 100 anni fa quando la gente era munita di braceri a carbonella per contrastare i freddi anticipati, ma adesso, nell’era del 3d e dell’ipad potremmo anche aggiornarci cercando di trovare una soluzione a tutto questo, no?
Ho chiesto stamattina alla portiera mentre attaccavo i miei 8 siberian aschi alla slitta quando avessero intenzione di attivare i riscaldamenti e lei, più intirizzita di me, ha preso un ramo e sulla neve mi ha scritto la risposto “credo i primi di novembre”.
Non c’è dubbio a questo punto che ci sia dietro a tutto questo un evidente speculazione immobiliare. Il mio comprensorio sembra infatti il set di Cocun, il film dei vecchi se si ringalluzziscono grazie ad una piscina nella quale i narcos colombiani hanno messo a macerare foglie di coca. Qui è un tripudio di stampelle, tutori, arti artificiali e ricordi diretti dell’unità d’Italia e solo il cielo sa quanti arriveranno ai fatidici “primi di novembre” se continua con questo freddo per cui di conseguenza, sono pronto a scommettere che una decina di appartamenti potrebbero liberarsi a breve.
Ad ogni modo il sottoscritto, noto un tempo per andare in discoteca senza mutande, stamattina si è messo una calzamaglia sotto i pantaloni. Una sobria 30 denari che se dovesse capitarmi Raul Bova che mi dice “ti voglio, qui è ora” sarei capace di rinunciarci non foss’altro per non farmi vedere in uno stato tanto ridicolo.
Ma scusate una cosa: sto global uorming non sarà una cazzata tirata fuori dalle lobbi degli istallatori di aria condizionata?

martedì 26 ottobre 2010

SO CHE NON E' ELEGANTE...


...ma che pretendete da uno che in discoteca va in giro senza mutande!?
E' appena arrivata la notizia che il mio corto teatrale "Ma liberaci dal male" ha ricevuto 4 candidature su 5 al concorso a cui ha preso parte. Manca solo quella per il ruolo femminile perché non ce n'erano! Peccato. L'8 novembre vedremo chi vincerà.
INSY MOLIER LOAN

mercoledì 20 ottobre 2010

CHI E' DI SCENA?




















Eschilo, Sofocle, Euripide e adesso Insy nell’olimpo del teatro. Grazie a dio quando leggete i miei post non siete mai al volante altrimenti rischierei denunce per gli incidenti causati. Comunque state tranquilli, era tanto per annunciarvi con una certa enfasi che Sabato 23 e domenica 24 debutta il mio corto teatrale: “LIBERACI DAL MALE” al'interno del concorso di corti organizzato da LA CORTE DELLA FORMICAMA presso TEATRO SANCARLUCCIO - Via San Pasquale a Chiaia, Napoli.
La trama è molto divertente (lo so che non dovrei dirmelo da solo ma al corso di autostima mi hanno detto che il primo a sostenere le cose che faccio devo essere io): c’è una madre disperata che vuole convertire il figlio e farlo diventare eterosessuale, quindi “normale”. Si affiderà ai consigli del presidente di un’associazione votata a riportare sulla buona strada le pecorelle perse nella valle del peccato omoricchione. Ma…
Invito quindi tutti i napoletani, ma anche gli avellinesi, i caserani, i romani e tutti gli altri amici di tutte le città d’Italia ad assistere allo spettacolo (ci saranno anche altri 2 corti di altri 2 autori per cui, almeno per loro, credo valga la pena venire).
Alla peggio vi sarete fatti una gita a Napoli che vale sempre la pena di visitare.

martedì 19 ottobre 2010

GF11. Prima e ultima puntata.


Ieri sera si sono accese le luci sulla casa più spiata d’Italia e vai a capire però se sia quella della povera Sarah, la villa di Berlusconi ad Antigua o l’appartamento di Montecarlo di Fini. In effetti sembrano tutti set da realiti ma quello che ho seguito ieri sera si riferiva all’11 edizione che conduce la Marcuzzi, per intenderci.
Ma siccome ci si deve adeguare al trend del momento fatto di morbosa curiosità su adolescenti strangolate e romene picchiate a morte, la diretta parte con un bel tributo a povero Taricone morto.
Ma io non sto certo qui per fare l’Aldo Grasso o la Barbara D’Urso perciò rimettiamoci subito in carreggiata parlando delle tette della Marcuzi che sono sempre abbondanti dato che, come sapete, è tra le poche fortunate a cui crescono in continuazione (ha non so che disfunzione mammaria per cui ogni tanto deve andare a farsele rimpicciolire donando gli avanzi a colleghe come la Moric che però ultimamente non avendo più posto sul seno se le è fatte impiantare al posto degli zigomi) .
Anche quest’anno, cast tutto al femminile grazie alla presenza di Signorini.
Ma passiamo ai concorrenti. Diciamo che non gli sono stato molto appresso avendo in ballo una video ciattata con un ragazzo di NiuIorc che fa foto porno per riviste erotiche e che quindi potete immaginare con che pudicizia si mostrasse in video, per cui anche fosse avvenuto un assalto in diretta dei separatisti della lega che avessero costretto Signorini a indossare mutande da uomo, non sarei mai potuto essere particolarmente attento. Il primo ad entrare comunque è Nando di Pomezia che è vicino la capitale quel tanto che basta da far credere di nuovo che noi romani siamo tutti una versione coatta de “Er mmonnezza” e mangiamo pajata a colazione. Non è tanto che non si capisce quello che dice, ma anche come lo dice: è roba da trattato di glottologia. Sospetto sia un sabotaggio di Bossi introdotto per vincere poi giustamente le elezioni e poterci continuare ad insultare. Per descriverlo la Marcuzzi dice che è verace e del popolo. Ecco un’altra che a forza di bazzicare via della Spiga s’è dimenticata da dove viene e parla come Maria Antonietta.
La prima donna ad entrare è Norma, afro-torinese lei dice che non vuole si scherzi sulla sua arte di ballerina e intanto scorrono le immagini di lei avvinghiata a un palo vestita con la carta di un ferrero Roscé (le dimensioni sono quelle) durante una serata in qualche locale di calsse dove ti infilano gli euro negli slip.
E per la parità dei sessi e il rispetto dei minori (ma quei rompipalle del Mioge intervengono solo se un ghei passa per caso davanti a una telecamera?) Norma fa un balletto elegante come una serata al Volturno dimenandosi davanti al coatto di Pomezia. Manca solo che in sottofondo mandino Faccetta nera bell’abbissina e il quadro sarebbe completo.
Come nelle tombolate per dare una svegliata ai concorrenti abbrutiti dalla noia, segue una raffica di tre: una salentina, una napoletana bona che parla per proverbi come le vecchie di paese e una milanese trasferitasi in Calabria, per dire che matta che è. I nomi non me li chiedete perché per me le donne so come i cinesi: non le distinguo e neppure sono particolarmente invogliato a farlo.
Arriva anche un’escort come concorrente. Intervistato con un casco in testa per mantenere la suspans manco fosse un collaboratore di giustizia. Poi se lo toglie e tutt’Italia capisce al volo che tra le gambe deve avere un tubo Innocenti altrimenti non si spiega come si possa pagare per andarci a letto.
Parlano di lui come se avesse scelto di fare la cavia per farmaci sperimentali. Volano frasi come “scelta estrema”: ma dare il cazzo a pagamento a vecchie babbione annoiate è davvero così “estremo”?
Entra anche un bono da catalogo di Abercrombi. Si chiama Clivio, come parete scoscesa, e sono pazzo di lui dal momento in cui Alessia l’ha apostrofato come ragazzo iperattivo…
Alla fine il porno modello di NI ha la meglio sul resto. Vedo entrare di sfuggita lo scemo del villaggio, l’anti Nevruz di X Factor ma, se possibile, anche più stonato (di testa sicuramente).
Nessuno di loro quest'anno pare sopravvissuto a drammi familiari tipo incesti, genittori morti sotto una slavina o cambi di sesso. Evidentemente hanno capito che tutto questo faceva troppo 2009 ma concludo facendo una considerazione sulla considerazione di Signorini che dice quanto i concorrenti quest’anno siano specchio dell’Italia. Allora, d’accordo che se davvero dovessero far entrare esempi di italiani ci ritroveremmo la casa affollata di vuoaier da tele tragedie, parlamentari corrotti in odore di cocaina di cocaina e animali da branco in cerca di vittime da dilaniare ma dire che un puttano e una serie sparsa di simil-modelli e pseudo vallettine siano rappresentativi, beh mi pare un azzardo.

lunedì 11 ottobre 2010

-64






















Tesi.
A Niu Iorc tutti, ma proprio tutti, compresi vecchi, storpi e bambini hanno un fisico che sembra uscito dalle matite di Stan Lii.

Antitesi.
Io.

Sintesi.
Correre al più presto ai ripari prima che 64 giorni diventino 4 e a quel punto la sola soluzione sarebbe dirottare nel Niu Gersi dove in media la popolazione pesa 6 chili in più rispetto agli abitanti di Manattan e il “fat Fri” suona come una bestemmia in sacrestia. Oltretutto non ho mai creduto alle favole che ti raccontano di zucche che trasmutano in carrozze, di principesse che dormono cento anni né tanto meno che la gente si innamori solo della bellezza interiore e siccome io lì vado a cercare marito…beh, initile che spieghi oltre.
Il mio personal treiner lo scorso anno era riuscito a farmi avere un corpo che sfiorava la decenza (era uno degli ultimi rimasti in negozio quindi mi sono dovuto un po’ adattare ma ha fatto comunque il suo effetto nella stagione passata). Grazie a questo successo il mio milirarP.T. si è conquistato l’ingresso in lizza al nobel per la fantascienza.
Ora lui ha cambiato palestra e riceve in un'altra che ha il nome che rievoca vecchi garag convertiti in sale pesi giganti, pareti di specchi infranti tenuti su da nastro isolante e tanto, tanto sudore. Di conseguenza mi vedo costretto a disertate la Finoc First per seguirlo lì per le lezioni, il che tra l’altro non è affatto scomodo visto che è a 500 metri da casa mia.
Sono appena tornato dalla prima lezione. La palestra conferma l’idea che mi ero fatta già dal nome: pesi veri, tanti. Macchine a perdita d’occhi. Qualche donna inutile sparsa qua e là e poi loro: una distesa di maschi etero, nerboruti, boni e muscolosi come ne ho visti solo su Nescional gegrafic durante un documentario sui carceri in Texas.
L’effetto è ancora più dirompente visto che vengo dalla palestra di Barbi, dove il peso più alto è 22 mele (unità di misura elaborato dalla Mattel apposta per la bambolina ossigenata) e la fauna ha un reing di pubblico che oscilla tra il ghei e l’omosessuale.
Certo, non esiste ancora luogo dove non ci sia sempre e comunque un nutrito grappolo di omoricchioni ma un conto è allenarsi un altro è girare tra gli attrezzi come si stesse al Privé di Muccassassina portando in mano una bottiglietta d’acqua allo stesso modo con il quale si sorregge un bicchiere di vodca tonic.
E poi, il dio delle palestre (anche lui con bicipiti che sembrano barili per la stagionatura del gin) ha voluto farmi un regalo: il super-iper-mega bono della palazzina accanto. Lo so che quando si tratta di fare complimenti non lesino aggettivi ma questo è davvero uno che se lo vedi per più di 30 secondi te la fai addosso dall’emozione. Lo avevo incrociato nel cortile del mio comprensorio 4 o 5 volte e in ogni occasione la mia espressione non è mai riuscita a sembrare meno che ebete. E adesso, me lo ritrovo lì, in pantaloncini e con il bonus di poterlo anche vedere in doccia! Ditemi voi se non sono un ragazzo fortunato! Insomma, credetemi, è incredibile. Datemi carta e matita, chiedetemi di disegnare un bono e vedrete uscire il suo identichit (su un foglio inzuppato di bava). Come non bastasse ha quell’attitudine rilassata che solo gli etero hanno (non come noi che viaggiamo con un palo in culo incorporato e con il collo proteso a mirare ed essere mirati anche fossimo stati mandati come unico essere umano sul Voiager in viaggio verso Marte).
Da oggi quindi ricomincino gli allenamenti. Seriamente. affiancati dal nuoto il sabato e il pattinaggio la domenica. E questo significa che, solo la buona volontà vale qualcosa, il 15 dicembre dovrei sbarcare a NIC in una forma decente. Altrimenti, c’è sempre Gersi Siti…

giovedì 7 ottobre 2010

SARAH E LA GARA TRA MOSTRI























Io una porcata del genere non solo l’avevo mai vista ma speravo proprio che a farla non saremmo mai stati noi in Italia. La Sciarelli si vergogni e si vergognino i responsabili di Chi l'ha visto? Dire ad una madre in diretta che la figlia è stata trovata cadavere, uccisa dallo zio. Con che faccia potremo mai più accusare gli stati islamici per le barbare lapidazioni quando qui, per mere esigenze di odiens, si stupra mediatamente il cadavere di una bambina e si fa mattatoio del sentimento dei familiari, tutto in diretta televisiva?
Con questo episodio si è toccato il punto più basso dove un essere umano può arrivare a scavare.
Sembra un racconto crudissimo di Ammaniti. Ma purtroppo senza neppure un briciolo d'ironia.
Provo pena per la famiglia di Sara e disgusto per questi che stento a chiamare esseri umani e che non sono poi tanto lontani dall’omicida stesso, tutti nello stesso fango, contendendosi il primato in una feroce gara tra mostri.

martedì 5 ottobre 2010

Piccoli ghei crescono





Da un piccolo ghei viene sempre un ghei grande.
Con buona pace di Froid, il mio articolo per gay.it sugli gli omobambini.

venerdì 1 ottobre 2010

-75







Mancano ancora 75 giorni alla partenza per Niu Iorc, qui a Roma ci sono ancora 23°, la sera le cicale gracchiano ancora e continuo a dormire nudo coperto solo da un lenzuolo e due gocce di Aqua Vella. Qualche giorno fa stavo ciattando con un mio amico di quelle parti laggiù e mentre parlavamo di Giast Chids, la biografia di di Patti Smit, mi è venuto da chiedergli come fosse l’inverno niuiorchese (inutile alambiccarsi, non ci sono connessioni tra le due cose, mi è venuto così). “E’ molto freddo qui, la temperatura può scendere tranquillamente anche a 26°, anche di giorno”. Devo dire che rimango un po’ perplesso perché a meno che uno non arrivi da Urano, 26 gradi non sono male, è pur vero che NI è alla stessa latitudine di Napoli ma anche lì non è certo così caldo. Poi mi viene in mente un intreccio di pollici, piedi e miglia e, punto da vaghezza, gli chiedo: “ovviamente parli di gradi Farenait…”. “Sì, certo”, e che ti pare che questi pensano possano esistere altri mondi al di fuori del loro!
Senza fare un fiato gugolizzo la cifra e mi appare un convertitore di misure e scopro che l’equivalente in gradi centigradi è -3°! Mi informo meglio e vengo anche a sapere che la città è soggetta a tormente di neve che possono arrivare a paralizzarla per giorni, senza contare l’umidità dell’oceano, dell’Azzon e delle fogne a cielo aperto. Insomma scene da film di Emeric. Eppure quelle 4 squinzie di Secs and the Siti mi avevano fatto credere con i loro vestitini di seta che Niu Iorc fosse la capitale della Giamaica. Ad ogni modo, diciamo che in generale io no sono un tipo freddoloso, ricordo ancora con orgoglio il mio viaggio a Stoccolma (sempre in dicembre perché sia mai che possa godermi una città in primavera) dove andavo in giro solo con una polo e un giubbotto e con un po’ meno d’entusiasmo ricordo pure la pleurite che mi sono portato poi al ritorno. Quindi ieri ho dato uno sguardo nell’armadio e siccome Roma -3° non li fa almeno da un paio di ere geologiche non ho trovato che giubottini primaverili che lì non andrebbero bene neppure indossati in una doccia solare. Siccome la previdenza è compagna del successo è partito il casting alla ricerca del giubbotto adatto. Detta così uno penserebbe: “Fatti un Moncler e non ci pensare più”. Seee, fosse così semplice. Io con un piumino addosso sembro l’offerta di un televendita di Mastrota dove ti danno materasso, 4 cuscini, 3 piumoni, 2 coperte e un microonde. Tutto insieme, tutto addosso.
Chi senti, senti, tutti mi consigliano un giubbotto tecnico e tra tutti i produttori di giubbotti tecnici pare che il migliore sia Nort Feis.
Quindi ieri, a pausa pranzo, vado in negozio. Un posto dove se non fossi costretto non entrerei neppure morto. Piuttosto troverei più interessante un ferramenta o un ricambio auto ma lì, proprio no. Sono circondato da capi d’abbigliamento dove gli aggettivi “comodo e pratico” hanno sostituito “elegante e alla moda” ma se voglio arrivare a capodanno senza mandare in necrosi il mio corpo per assideramento è meglio che mi adatti.
Io non colgo molto le differenze tra i modelli, sono tutti scuri e qui pochi che hanno 2 colori sembrano esser stati disegnati da Leopardi in un momento di depressione.
Chiedo quindi a una commessa che, visto il negozio, sprizza energia dalle guance rubizze e ossigenate.
“Allora a me serve un giubbotto per andare a Niu Iorc in dicembre. Non voglio piumini, non voglio tre quarti che mi sbassano, se è possibile, un po’ corto e avvitato, non troppo voluminoso né ingombrante”, in pratica un modello disegnato da Mugler. “Ce l’avete?”.
Le i mi guarda con sospetto, abituata a una clientela di rocciatori dai volti rugosi sferzati dai gelidi venti del nord, non capisce (anche lei) io che cosa ci stia facendo lì dentro.
E poi parte.
“beh, dipende. Abbiamo giubbotti in pail, in gortex, climasciel e polartec. Poi ci sono quelli con un interno removibile o sostituibile a seconda del freddo, e dell’umidità. Ogni modello ha diverse varianti, ogni variante, diverse specifiche, ogni specifica diverse caratteristiche…” e continua senza sosta per altri 5 minuti.
Poi passa alle domande, tutte a raffica, di cui registra mentalmente le risposte per tracciare un profilo del mio giubbotto.
“sei freddoloso?”
“no”
“farai moto?”
“si tra un negozio e l’altro”. Ma lei non ride.
“nevicherà?”.
“mah, non lo so…”.
“pioggia?”
Aridaje! MA CHE NE SO!
Alla fine la pizia sentenzia: PLASMA.
Un giubbotto carino, un po’ troppe scritte per miei gusto ma al limite ci passo sopra con un pennarello nero ed è scampato l’effetto tuta da formula 1.
Lo provo, mi piace e mi sta bene.
Non che lo voglia comprare subito ma chiedo il prezzo.
“400 euro”.
Avvampo. Ecco qual è il segreto della Nort Feis, ha i prezzi che bruciano.
Con la classica formula: “grazie, ci penso in caso ripasso”, esco dal negozio.
400 euro è più di quanto ho pagato il biglietto. Piuttosto me ne compre un altro per i Carabi.
Per fortuna ho ancora tempo per provinare altri giubbotti. Alla peggio mi vestirò a strati, mi cospargerò di grasso di foca, mi farà litri di uischi e poi mica devo per forza stare per strada durante la tormenta ma io 400 euro per un giubbotto che metti caso entri in un locale e lo appoggi sulla sedia e te lo fottono non ce li spendono.
Avanti il prossimo!