venerdì 28 settembre 2007

LASCIATE IN PACE VITTORIO!!


Io sono il primo ad ammettere che pur di avere Vittorio de “l’isola dei famosi” accanto a me per tutta la vita facendomelo saldare dietro da lo stagnaro con una mescola di acciaio e piombo sarei disposto a propormi come cavia umana per la ricerca del antivirus dell’ebola ma ragazzi, basta con queste illazioni.
Possibile che ogni volta che in un realiti entra in gioco uno che non sembri l’attore che interpretava Mariangela, la figlia racchia di Fantozzi, tutta la comunità omoricchia entra in fermento? Con la metà delle energie impiegate per scrivere: “io l’ho visto in un locale di tendenza” (a parte che neppure mia nonna che chiama i froci “invertiti” usa ancora il termine “di tendenza” per descrivere un posto di ghei) o “un amico di uno che ho conosciuto l’estate scorsa a Torre del Lago dice che se l’è fatto e che va con tutti” (e ti pare non ci sarebbe stata una migrazione di massa in Versilia, roba da scena pre-impatto del meteorite in “Dip Impact”) noi ghei avremmo già raggiunto tutti i diritti che ancora ci mancano compresi l’adozione, la reversibilità della pensione e la licenza di chiamare “mamma” nostra suocera.
L’ho sentito dire di Tom Cruis, di Bred Pit e persino di Renato Zero (questa davvero un’infamia brutta brutta) e mi sono sempre chiesto: ma anche fossero froci, ma sti cazzi!!!
Perché pure se Bred Pit lo è, ma come ci arrivo io a lui? Non è uno del genere lo becchi al Caming Aut (n.d.r. ritrovo “di tendenza” di lesbiche rissose, froce anoressiche e studenti calabresi fuori sede appena arrivati nella Capitale, pieni di sogni nella testa e speranze nelle valige di cartone) o sulle chat con un profilo tipo: “bell’attore di Ollivud lo da a tutti come se non fosse suo”.
Mo se qualcuno avesse davvero avuto la fortuna di intruppare il proprio bagagliaio sul cofano del bel Vittorio (lo so, io so fare bene tre cose: la prima non la posso dire, la seconda è la ruota con spaccata all’arrivo e la terza sono le metafore), buon per lui mane dubito. E ancora, fosse vero che è omoaffettivo (come dice la nutria con gli occhiali di ACP) ripeto, lo posso incontrare, gli posso mai piacere, in una parola: me lo dà? No, e allora chissenefrega se preferisce il fringuello alla passerotta (io bisogna che mi decida a scrivere il libro che da anni ho in mente “Metafore per tutti”)
Nel dubbio comunque continuo sempre a proporre mia madre come bersaglio mobile per le esercitazioni di tiro dei cecchini delle teste di cuoio pur di poter fare pioggia e vento con il finanziere toscano (n.d.r. sti toscani, quanti guai combinano!)

giovedì 27 settembre 2007

Il giorno della liberazione è prossimo: ACP Nominato!

Dicono che la meditazione prolungata focalizzandosi su un punto fisso (nel mio caso lo schermo televisivo) possa procurare degli stati d’allucinazione tipo madonne che appaiono su nuvole dorate o alieni che atterrano in soggiorno profetizzando la fine del mondo nel 2025.
Per questo ieri sera non capisco bene se quella che vedo apparire alle 21, 07 su rai2 è la Ventura o il frutto di un mio trip mentale. Anche stavolta infatti Simo emana luce cosmica dal proprio volto. Da fonti certe so che la Svizzera alla prossima puntata dell’isola ci taglia le forniture di energia. Non hanno infatti ancora capito se tutta questa elettricità serve al direttore della fotografia per spianare con le luci il viso della conduttrice o se in qualche laboratorio si sta tentando di piegare l’asse spazio temporale sperimentando un reattore in grado di superare la velocità della luce.
Ad ogni modo questa volta hanno tolto almeno un paio di calze dalla telecamera ed è solo ieri quindi che mi accorgo che la Ventura ha le narici, proprio come tutti gli altri esseri umani! Portata in trionfo da un paio di tette (hanno imposto alla produzione che dalla prossima puntata facciano scorrere anche il loro nome nei titoli di coda) che la conducono per mano al centro dello studio, Simo saluta i propri ospiti e soprattutto la sinuosa Giovanna Maglie che forse ha le sue cose infatti sembra più gonfia del solito. Sotto le sue terga una poltroncina ormai in fin di vita sventola un cartello con su scritto: “Vi prego, non fatemi più soffrire: fintemi con un colpo d’ascia!!”.
Arriva il momento di presentare i non famosi ai famosi. Quindi ennesimo momento di panico in studio perché non si capisce chi vada presentato a chi.
Ad ACP la prima settimana da naufrago ha giovato. In parte perché non ha mosso una paglia quindi è fresco come una rosa di campo e poi perché finalmente è dimagrito e gli arriva in diretta l’autorizzazione per poter finalmente transitare attraverso il canale di Suez senza rischio di incagliarsi sul fondale. Io più lo vedo più mi verrebbe voglia di usarlo come fantoccio per gli addestramenti dei tori da corrida. Ha quell’aria di sufficienza da secchione ed è convinto di avere a che fare con dei ritardati (il che in effetti…). Per fortuna c’è la figlia segreta di Villa e della Sora Lella che lo rimette sempre in riga soprattutto quando cerca di intortare tutti con una teoria economica secondo la quale: se l’energia spesa per pescare è superiore ai risultati ottenuti allora tanto vale evitare di pescare per risparmiare energie” (ecco perché io l’esame di economia non lo farò mai).
La Villa, che non va in giro con l’anello al naso, gli fa capire con i suoi modi da educanda del Collegio Notre Dam di Ginevra che “sta a di una cazzata grossa come la sua panza e quindi se non vuole pescare manco mangia. ACP che è una poveraccia presuntuosa prima accetta stizzito l’astinenza dal cibo (che non può che fargli bene) poi quando vede gli altri farsi una spigola ai ferri con contorno di telline e spolverizzata di cocco ci ripensa e mangia a 4 palmenti.
Come non bastasse ad un certo punto il programma sembra cambiare diventando un documentario sugli aguzzini nazisti della seconda guerra mondiale. La tata di ACP infatti non può che essere una capo’ scampata a Norimberga che ha cambiato il nome da Inga a Gegè e che invece di riparare in Argentina s’è rifugiata a casa dell’odioso.
Parte quindi un clippone riassuntivo sulle biografie dei non famosi illustrate dallo stesso spicher delle televendite dell’ab-pro, l’attrezzo che serve per gli addominali ma che in realtà al secondo utilizzo ti costringe al busto ortopedico per 4 mesi. Quello che mi fa più tenerezza di tutti è Sandrone, il bancario che è la versione sfigata di Calimero , la clip ce lo fa vedere alle prese con i suoi esercizi di forza mentale di sta cazzo d’arte marziale inventato a quanto parere da una suora per difendersi nei ghetti del terzo mondo dagli assalti sessuali degli uomini o, più probabile, per corcarli di legnate per costringerli ad allungarle le mani sotto la tonaca.
Finalmente si arriva alla prima eliminazione dei vip (??!). intervistano il padre della Salvataggio che si incespica nel parlare e con un lapsus froidiano espone quello che è il suo vero pensiero “speriamo che la cacciano via sta svergognata, tanto che ci sta a fare a mostrare le tette su un isola dove sono tutti ghei?” e, infatti, tutto il pubblico rimane sconcertato davanti all’esisto che coglie tutto di sorpresa! Esce la Salvataggio!! Tutto il pubblico quindi di corsa a chiamare gli alibratori per andare a riscuotere le proprie puntate nei centri scommesse. Nessuno se lo aspettava e pare che le vincite siano altissime.
La Ventura continua con dei soliloqui incomprensibili. Solo alla fine si fa avanti uno studioso di archeologia del vicino Oriente e ci rassicura che quello che parla in realtà è un dialetto aramaico estinto nel IV sec a.C. e che presto provvederà a pubblicare in allegato a TV Sorrisi e Canzoni la traduzione di tutte e 16 le puntate.
Ma se c’è una cosa che Simo sa fare davvero sono le televendite. Parte quella della Toscano immobiliare e devo dire infatti che grazie a lei dal mese prossimo pagherò meno l’affitto di casa. Pare infatti che da quando ha iniziato questa sponsorizzazione ci sia stato un crollo delle richieste d’appartamenti. A breve anche una riduzione dei tassi d’interesse sui mutui variabili per l’acquisto di beni immobili.
Ritorniamo in studio e vediamo i non famosi buttati su una zatteraccia alla deriva che solo dopo si scopre essere in realtà ACP che fa il morto a galla. Io continuo a notare solo Vittorio il finanziere che è sempre più bono. Per riprendermi tiro una sniffata di aceto.
Accanto a lui, attaccata come un tatuaggio, c’è VIvana Spagna, l’ex porno-poliziotta secsi, (la somiglianza tra lei e la cantante del “Cerchio della vita” è impressionante). Grazie alla innegabile capacità di Simo di spiegare le regole del gioco, solo alle 22, 30 i non famosi capiscono che uno di loro verrà fatto fuori.
Panico sulla zattera vivente. Uno ad uno vengono nominati quelli salvi dall’eliminazione e per aiutarli a bruciare qualche caloria di troppo, visto che sono ad un Cleb Med con open bar e buffè a volontà 24 ore su 24, li fanno buttare a nuoto verso l’isola con una cassa piombata da trasportare come zavorra aggiuntiva. VIvana si lancia ma pare non sia mai approdata. Solo oggi arriva la comunicazione da Mazzara del Vallo. Scambiata per una profuga marocchina è stata rimbarcata dalla capitaneria di porto verso l’Onduras.
Alla fine rimane solo Tiziana che viene eliminata. Sì, la casalinga sposata, con 2 figlie che, cuore di mamma, aveva dichiarato di voler fuggire dalla gabbia dorata della sua vita.
Se le avessero rapito le figlie e le avessero mandato un mozzicone d’orecchio di una delle due per posta avrebbe avuto un’espressione meno disperata. Sa che appena torna a casa, il marito, e noi moralmente con lui, la prende a colpi di mazza ferrata per quello che ha detto.
Come fosse una partita di ping pong si passa da una sponda all’altra (no, sto parlando di sponde reali questa volta) e torniamo dai meno sconosciuti. Interventi vari, tutti c’hanno da dire qualcosa soprattutto Malgi per il quale le lettere dell’alfabeto sono evidentemente 20 visto che per lui “T”e “D” fanno lettera unica. Ma s’è capito questo da che cacchio di provincia arriva?
Intanto i meno famosi arrivano all’isola e avviene l’incontro con gli sconosciuti, sedicenti VIP. Entra Vittorio e Malgioglio cerca di fargli credere che da loro ci si presenta non stringendosi la mano ma facendosi un pompino. Ma Vittorio, che ha giurato amore eterno solo a me, glissa.
Siamo alle “nonvipnominescion”. La Ventura si rilancia in una funambolica spiegazione delle regole che in bocca a lei sono, se occorresse ancora ribadirlo, chiare come una centuria di Nostradamus. E già tra gli autori serpeggia l’idea per la prossima puntata di convocare una medium per interpretare quello che dice.
E’ una levata di scudi: tutti i nonfa (che sta per “non famosi”, mi sono rotto di scriverlo per intero, da ora sono così!) nominano Sandrone al punto che pure lui per non sentirsi escluso vorrebbe bruciare il suo santino sul braciere delle caldarroste.
A questo punto: colpo di scena.
Simo reintroduce dopo 2 anni di assenza l’Ultima spiaggia. La Salvataggio e la casalinga senza cuore vengono portate li. La seconda intuisce una scianz di fuga e sarebbe pronta a vendere l’anima delle figlie al diavolo pur di restare (la sua l’ha già venduta ai provini). Parte l’ennesimo televoto a pagamento (e poi dicono che le famiglie italiane non arrivano a fine mese, ti credo!!!). La casalinga vince e scoppia in un pianto liberatorio. Secondo me ha scompensi mentali molto pericolosi quindi è meglio che se ne stia li ancora un po’. Io lo dico per l’incolumità delle figlie…
Ma anche i vip sono giunti alle nominescion. Arriva a votare anche Lisa Fusco, o la donna tagliata in due. E’ talmente nana che viene impallata dal braciere per cui Simo pare parlare con un focolare che risponde in napoletano. Pur di attirare l’attenzione la nana attacca una tammuriata in dialetto come se ne vedevano solo nei documentari dell’Istituto Luce sulla Napoli disastrata del secondo dopoguerra.
Continua il passaggio di auricolare tra i vip nominanti. Non oso immaginare che bacillario con vibrioni del colere possa essere diventato, roba da epatite fulminante.
Il nominato dai vip, anche qui il responso esce inaspettatamente come una flautolenza in una sagra dei fagioli, è ACP. A casa stappiamo lo scimapagn che conservavamo per il giorno della mia laurea perchè questo è un evento molto, troppo, più importante!!
(a Massimiliano, non massi :) )

mercoledì 26 settembre 2007

BIGODINI E MONTAGNE RUSSE

Non mettevo piede a Luneur, il luna parc di Roma, da quando nel lontano 19XX ci andai con i miei compagni di classe e da quando Fabio Irsuti, seduto accanto a me sulla barca basculante, non mi vomitò cisburger di mecdonald sulle scarpe. Da allora chissà perchè ogni volta che sono salito su una giostra mi sono sempre assicurato che quello che mi sedeva accanto fosse digiuno da almeno 12 ore.
Ieri sera sono tornato sul luogo del delitto per la festa di lancio del film Ersprai. Arriviamo verso le 23, 30 all’ingresso per le liste e subito, per far vedere quanto sono introdotto nel giro dello sciobiz (roba che io a quest’ora sto a letto da almeno 2 ore), toppo il nome della casa di distribuzione ma a giudicare dal parter che mi circonda non mi sembra di essere sulla cruaset di Cann. E’ pieno di femmine vestite come se fossero appena scese dal palco del Cica Cica Bum di via Emilia dopo aver ballato avvinghiate ad un palo di alluminio sotto gli sguardi di arzilli vecchietti sottilmente descrivibili come vecchi bavosi. Gli uomini per lo più in giacca. Ma io dico, hai capito di che tipo di film si tratta e in che lochescion si tiene? Il protagonista del film è un travestito grasso vestito di viola e per tre quarti del film si canta e si balla con le crinoline sotto le gonne e la lacca sui capelli (ma non è la cerimonia d’insediamento delle guardie svizzere al Vaticano) l’invito poi era arrotolato in un bigodino (adoro i gagget che puoi poi riutilizzare, come le bomboniere a cavatappi a forma di delfino in silverpleit) e tu che fai? Ti vesti come stessi andando a chiedere un prestito in banca?










Alle liste mi affibbiano l’ormai immancabile braccialetto
in fibra ti titanio rinforzato di quelli che adoperano in america per gli arresti domiciliari che mi da diritto ad un numero illimitato di consumazioni. Ci brillano subito gli occhi anche perché mi ricordo che l’accoppiata alcol e montagne russe è una di quelle terapie del benessere che ho letto su Salute, l’inserto del benessere di Repubblica. Io non so chi se lo è inventato sto cappio per polsi so solo che per togliertelo o passi in una fabbrica di anodizzati e te lo fai tagliare con una sega circolare o ti rassegni e te lo tieni per sempre (io ho ancora al polso quelli de: il privè di Muccassassina, il Mammamia di Torre del lago, la laug area dello Scialè e della Sma di San Giovanni, ormai te lo danno anche lì). Molte delle attrazioni del parco sono a nostra disposizione e, cosa più invitante, sono gratis! Quindi saliamo subito sul tagatà (n.d.r. una piattaforma che gira come il cavallo meccanico che trovate nei locali per cau boi in texas o in quello per lesbiche ovunque) e capiamo che la serata è una di quelle VIP che ricorderemo con gli amici davanti ad un caminetto acceso quando saremo vecchi. Con noi infatti sale Chelli Le Bruc ancora con in dosso il vestito scarlatto della Signora in rosso. Un po’ ingrazzata ma sempre fiera con la sua criniera vaporosa. Il mio amico Edu mi da una gomitata e mi corregge: in realtà è Leopoldo Mastelloni con uno spenserino anni ’80 in finta pelle tendente al lattice affiancato dalla “famosadanataleasantostefano” Demetra Empton. Qualcuno deve aver detto al “bestemmiatore di Posillipo” che “su quella giostra ti sbattono ben bene!”. Fatto sta che, andando via dal parc, alle 2, lo trovo ancora li sopra avvinghiato mentre la sua parrucca lo implora di scendere.











Il mio, è un gruppo di temerari aperti ad ogni emozione ma più di tutti c’è Francesca, una vera corsara del brivido.










Unica sua funzione della serata: reggere i nostri caschi, borsette e cellulari mentre noi ci lanciavamo su montagne russe e Flipperoni. “Dai vieni! Sali”. La picara del brivido rispondeva orgogliosa: “no c’ho paura”, “no vomito” e un’sempre verde “dopo giuro che salgo!”. Alla fine la convinciamo a seguirci nella casa dell’orrore il cui unico spavento me lo prendo quando vedo un inserviente del parco accoglierci alla fine del percorso, sembra una via di mezzo tre Zio Tibia Del Cript Sciò e Merigliani la mattina appena sveglio prima che arrivino i sacerdoti con i canopi pronti al rito di imbalsamazione quotidiana. Usciti dalla casa dell’orrore Francesca è eccitata come avesse appena fatto bangi giamping sulle cascate del Niagara si gira e ci fa: “Ragazzi, un’emozione così forte non la provavo da quando da piccola giocavo con il cavallo a dondolo!”
Per riprenderci dalle forti emozioni decidiamo di dare l’assalto al bar affollato come piazza del popolo il 31 dicenbre del 1999 alle 23, 57. I barman erano quanto di meglio si potesse trovare: giravano i drinc con il dito e per scecherarli mettevano gli ingredienti in bocca, gorgogliavano e poi te lo sputavano nei bicchieri. Avendo io il sacro braccialetto dei fri drinc i miei cari amici mi costringono a schiaffare per 20 minuti il mio braccio sotto il muso del barista. Nel frattempo mi sono svitato li braccio come la sposa cadavere, l’ho appoggiato sul bancone e me ne sono andato in pista a ballare a ballare un po’. Dopo il 12esimo drinc sono tornato a riprendermelo.















Provati dall’alcol, dalle giostre e soprattutto dalle minacce continue di Edo di vomitarci addosso da un momento all’altro decidiamo che è ora di tornarcene a casa ma non senza essere passati prima al CTO dove mi hanno riscontrato una lussazione alla spalla da Flipperone guaribile in 5 giorni e una frattura allo stinco grazie Francesca che sul Tagatà, legiadra come una ippopotamessa ballerina della “danza delle ore” di Fantasia, mi ha assestato un colpo con lo stivale da corsaro.
Per fiori e cioccolatini, portateli pure a: traumatologia maschie, 3° piano, stanza 12. Io sono li che aiuto gli infermieri ad avvitare i bulloni allentati che fissano il parrucchino di Mastelloni ricoverato ne letto accanto al mio.

lunedì 24 settembre 2007

4 lettere e serve per vincere a tombola.


Vi prego, qualcuno vanga da me e mi dia un pizzicotto o mi spenga una sigaretta sul braccio perché forse sto sognando. Ho appena letto dell’ennesima ipocrita polemica sul culo delle miss. Già il fatto di chiamare le natiche “b said” è tanto ipocrita quanto chiamare anziani i vecchi, non vedenti i cieche e omoaffettivi (come si definisce quell’attacco di colica renale di Alessandrocecchipaone) i froci.
Coos’è sto b said? Di cosa s’ha paura a chiamarlo culo? E’ poco elegante farlo vedere in prima serata? Immagino quindi che il raffinato balletto endoscopico della scossa dell’ereditiera di carlo conti alle 7 di sera sia uno special di Nescional Geografic Cianel sulla conduzione dell’elettricità attraverso i corpi solidi. O forse non lo si vuole riprendere per non offendere l’innocenza dei bambini? Ma quali, quelli che alle elementari si scambiano già via cellulare scene di film porno?
“E’ necessità - ha detto nella breve conferenza stampa Patrizia Mirigliani, la figlia della mummia di Opmet IV - di valutare le ragazze nel loro complesso, ma non dimentichiamo che Miss Italia va in televisione, dove una ripresa, un'immagine sbagliata può ingenerare vojeurismo”.Del resto, si sa, chi guarda miss Italia lo fa per sentir parlare le candidate, sapere il nome dei loro cuccioli di cani tratti in salvo da una discarica, o vedere come riescono a rigirare una frittata con un colpo di padella.
A questo punto il prossimo anno diamo anche 5 serate ai test d’ammissione alle facoltà d’ingegneria. Sai che odiens!
Siamo a un concorso di bellezza e io voglio vedere la bellezza e il culo è un elemento di valutazione dell’armonia di un corpo. Il fatto che poi lo abbia chiesto Mariotti, stilista per Gattinoni, superghei (quindi sai a lui che piacere gli fa vedere il culo di una donna) è una richiesta più che lecita.
"Il nostro grosso impegno -- continua la principessa d’Egitto - è quello di conciliare il rispetto per l'essere umano e la necessità di mostrarne le caratteristiche fisiche”. Neppure stesse ad una conferenza all’ONU sul rispetto dei deportati a Guantanamo.
Ma possiamo capire la sua preoccupazione volta alla salvaguardia di queste povere ragazze, iscritte in massa chi per gioco, chi perché segnate da un’amica, chi per una sfida con loro stesse (ma vatti a fare la scalate delle tre cime del Lavaredo se vuoi metterti alla prova!) e che dopo questa esperienza vorranno tutte tornare dal loro fidanzato, dai bambini del centro per orfani dove lavorano o ad iscriversi alla facoltà di matematica.
Nessuna di loro infatti intende lavorare “nelmondodellospettacolo” andando ad ingrossare le fila di subrettine paralitiche e smutandate riprese con inquadrature ginecologiche degne di una menzione speciale agli oscar del porno di Las vegas.
Abbasso il politicalli correct quando diventa ottuso e ipocrita. Evviva i ciechi, i vecchi e, soprattutto, il culo!!

venerdì 21 settembre 2007

Ma le det ta Goggi!!

Io davvero non lo so che m’ha detto sta testaccia bacata ieri sera! C’erano tutti i segnali. La lite lasera prima su Rai2 tra l’essere virtuale creato da Lucas (n.d.r. Simona “jar jar bincs” Ventura) e la nutria ipertrofica (n.d.r. Alessandrocecchipaone), il programmone nazional popolare, Maic “L’alba dei morti viventi” Buongiorno e Loretta “La donna che visse due, ma anche quattro, volte” Goggi e io che vado a fare? Mi vado a vedere Anno Zero che dedicava la serata a Beppe “sai che novità” Grillo, roba che ora te lo ritrovi anche nei video di bordo degli aerei a seguire dopo le indicazioni su come allacciare le cinture di sicurezza. E pensare che c’era chi mi aveva anche fotocopiato il paginone di TV Sorrisi e Canzoni con le immaginette da camposanto delle miss. La mia repulsa per il sesso femminile e una finta necessità di variare il mio palinsesto televisivo, fatto di mondezza vera, con qualcosa di più serio non ha fatto altro che farmi perdere la lite tra le due cariatidi della chermes che premia ogni anno la più bella del reame. Meno male che le tecnologie mi vengono in aiuto. Ma come fanno quelli in Cina o in Afganistan a vivere senza internet e iutub? Come fanno a non vedere i filmati, chessò, dei laureandi della Normale di Pisa che si danno fuoco alle scorregge o le insegnanti di matematica che improvvisano orgette nella pausa merenda con tre ragazzini di 14 anni?

Devo dire che la Goggi ha fatto bbenneee. Anche se, prima che con Maic, si sarebbe dovuta incazzare con le maestranza del programma per:
1) la scalinata che le hanno fatto scendere. Aveva il 75% di pendenza e al terzultimo gradino le è apparsa tutta la sua vita davanti gli occhi come in un film, compresa la versione remixata di “maledetta primavera” che mandavano qualche anno fa nei peggiori locali ghei d’Italia e del canton ticino;
2) il vestito leggero e volatile come una colata di pece che la faceva sembrare una lapide di ghisa nera;
3) il parrucchiere che ha fatto una brutta copia dell’acconciatura della Ventura che era una brutta copia dell’acconciatura di Madonna.
In più mettici la menopausa, te credo che quella povera donna si fa saltare la mosca al naso.
Giuro di fare ammenda. Io la finale non me la perdo neppure se mi chiamano dalla Farnesina dicendomi che stanno usando mia madre come scudo umano nei territori occupati.

giovedì 20 settembre 2007

UN TUFFO SULL'ISOLA DEI FAMOSI (?) 5.


Dunque ho fatto un calcolo a spanna. Se io mi tuffo dal bastione di Castel Sant’Angelo, sfuggendo a pantegane grosse come draghi di Comodo e inizio a scendere il Tevere con un blando stile libero, a fine giornata dovrei essere ad Ostia. Da li taglio dritto verso lo stretto di Gibilterra. Una sosta, 4 redbul e riparto per il rash finale. Mi faccio l’Atlantico a rana e, non voglio essere troppo ottimista ma, in capo a 3 settimane dovrei essere in Onduras, poi, un po’ la fame, un po’ il mio fascino, un po’ la minaccia di sgozzargli il cane Tobia a cui tiene tanto, Vittorio dovrebbe cedere e accettare di diventare il mio fidanzato. So che non posso pretendere che tutti ieri sera abbiano visto “L’’isola dei famosi” quindi mi sembra giusto chiarire che il tipo in questione è uno dei naufraghi non famosi dell’edizione di quest’anno.

37 anni, finanziere, timido ma soprattutto un sorriso che te la fai sotto appena lo vedi.
E’ dunque partita la quinta edizione de “L’isola dei famosi” (accidenti come vola il tempo quando ci si diverte!). La Ventura era bellissima, complice un vestito rosso di Valentino, l’opera dei maestri scalpellini dell’opificio delle pietre dure di Firenze e di quel trucchetto di ripresa telecinematografica chiamato “calza” (n.d.r. un filtro che attenua i tratti del viso) ieri sera però sostituita da un calzettone di lana pesante grazie alla quale Simona sembrava levigata come una porcellana di Limong.
Al primo primopiano della ventura scopro però che, al di la dell’effetto calzettone, c’è qualcosa di strano. Ha gli zigomi come due pomi d’ottone, fossette sulle guance mai viste prima e denti da roditore, nel complesso sembra il coniglio gigante di Donni Darko. Credo che il vero gioco di quest’anno sia: “Che s’è rifatta la ventura? (come al solito si gioca inviando sms, chiamando da numero fisso o dal mobile, tariffe soggette all’operatore). Nei campi larghi poi sfoggia una siluet da armadio a un’anta di Ikea: praticamente dalle spalle ai fianchi è una linea retta. Punto vita: non pervenuto. In cima a tutto questo, un’acconciatura alla Madonna in Eng Ap, solo 3 anni in ritardo con la moda, ma bella.
I partecipanti sono ormai ben “noti” a tutti, se volete ripassare la lista dei deportati andate al post “naufraghi di tutti il mondo: unitevi!
Buttati su un vaporetto di contrabbandieri nicaraguensi, inizia la solita tarantelle della conversazione tra sordi (e anche un po’ ritardati), tra la Ventura che per spiegare un gioco semplice come nascondino ti ci mette 45 minuti riuscendo a non farsi capire per niente. Dall’altra parte una nidiata di aquile tra le quali spiccano sta nana da circo napoletana con le zeppe di sughero che fa la simpatica ma che in realtà sbatteresti su uno scoglio come un polipo, ACP con lo sguardo imbarazzato (ha forse capito di aver fatto una cazzata accettando di partecipare all’Isola), Manuela Villa che, poverina, non è grassa, ha solo le ossa un po' grosse ma aprirà noci di cocco spaccandole con gli adduttori dell'interno coscia e Malgioglio che si rifiuta di lanciarsi in mare perché non sa nuotare, particolare non trascurabile visto che andrà su un isola grossa come un portacenere.
I naufraghi saltano quindi in acqua e a nuoto si dirigono verso la riva. Non appena ACP si lancia vedo alle sue spalle una baleniera giapponese puntargli contro un arpione, solo quando lo sentono parlare si accorgono che è troppo antipatico per essere un balenottero e rinfoderano l’arma.
La conversazione tra i naufraghi e la ventura si fa sempre più incomprensibile, le voci arrivano con 2 secondi di ritardo dando al tutto un vago sapore di commedia dell’assurdo che fa tanto Ibsen. Ma possibile che mandiamo gli uomini sulla luna e non riusciamo a superare sto problema audio?! Sembra l’armata di Brancaleone alle Crociate, roba che se il Camerun prende Rai 2 non ci mettono niente a dichiaraci guerra, vincerla e annetterci come colonia.
Malgioglio è una vecchia tornata stanca con il carrello carico di verdura dal mercato rionale. O Dio dei ghei!!! Scegli: o fai diventare etero lui o mi ci fai diventare a me! Io sulla stessa sponda di quel rudere non ci voglio stare!
Arrivati alla postazione di voto troviamo lì ad attenderli un ex naufrago, ex dj, ex della Jespica, ancora però figlio di Facchinetti dei Pooh: Francesco, vestito come un pappone di Miami che quest’anno sarà l’inviato dall’isola. Tutto, basta che non canta.
A questo punto si passa alla conoscenza dei non famosi che, ovviamente e a ragione, non conosciamo, tanto quanto i sedicenti famosi. Per fortuna la regia ogni volta che stacca da un gruppo all’altro (separati in due lochescion diverse) ha il buon cuore di scrivere in sovrimpressione “isola dei famosi”, “isola dei non famosi”, distinguerli altrimenti sarebbe impossibile.
Il gruppo mi fa simpatia. C’è una madre di famiglia di Udine che molto maternamente ha deciso di partecipare per fuggire alla monotonia della sua vita che la fa sentire in gabbia (questa mi sa che a Udine non torna…).
Una ex poliziotta tutta secsi, roba da commedia erotica degli anni ’70: “La capitana si fa tutta la caserma”.
Claudio, un muratore coatto romano per il quale non ringrazierò mai abbastanza il casting per esportare come al solito un’immagine per niente stereotipata del romano. C’eravamo appena ripresi dal crollo d’immagine causato da Floriana del GF e ora questo. Sta fresco Veltroni a fare festival del cinema e nuovi piani regolatori.
E poi lui: Vittorio. Sentite, patti chiari amicizia lunga: qui tocca spendere almeno 100 euro di sms s botta. Questo deve vincere!!
Da qui 4 chiacchiere tra amico con la Ventura che parla di animali sull’isola e ‘sti 4 guitti attaccano a parlare di tope pelose. Quest’anno la parola d’ordine del programma è: eleganza.
Il programma volge verso il termine con le nominescion dei VIP (?). E qui, il fatto di essere ancora in piedi alle 11 (per me che mi corico alle 9, 30 è un sacrificio inumano) viene ripagato da ACP che attacca una mega pippa galattica sul fatto che lui i nomi non li fa, che non è corretto, che è diseducativo, che non si piega alle congiure finendo a rissa verbale con la Ventura che alla fine, giustamente sbrocca e gli dice: “la tua spocchia mettitela da un’altra parte!”. BRAVA!!!
Da quando ha deciso di diventare paladino di tutte le diversità, ACP è semplicemente insopportabile. Roba che se lo vedo rincorrere da una squadra di nazischin chiederei una spranga anche io e li seguo.
Arriviamo così alla fine. Le votazioni quest’anno si ispirano alla caccia alle streghe: si deve prendere la foto del candidato e la si brucia su una pira. Probabilmente il prossimo anno daranno direttamente bamboline vudu su cui appuntare spilloni. Quindi niente più lavagnette, così evitiamo scene imbarazzanti di analfabetizazione dei concorrenti.
Ora, vado a mettere il costume da bagno. Chi volesse seguirmi, alle 13 tuffo da ponte sant’Angelo.

mercoledì 19 settembre 2007

Naufraghi di tutto il mondo: unitevi!!!


La richiesta all’ufficio del personale l’ho fatta. Dicono che il primo mese percepirò il 60% dello stipendio e il secondo appena il 40% ma considerando che passerò questo periodo in casa saltapicchiando tra Rai2, Scai vivo e la pizzaria sotto casa, non avrò bisogno di molti soldi per vivere.
Stasera inizia la quinta edizione dell’isola dei famosi da Caio Palomo che, se non fosse stato per il solito preziosissimo ausilio di un articolo di Vaniti, non avrei masi saputo essere in Onduras (apparte tutte le province della Toscana imparate per punizione a memoria in ordine alfabetico in quarta elementare io in geografia ne so meno che Tremonti in economia, fino a qualche mese fa addirittura ero convinto che l’Emilia Romagna avesse due coste come la Florida e non mi spiegavo infatti il motivo della scarsa pubblicità della costa emiliana).
Per cui ho fatto richiesta di due mesi di aspettativa per non perdermi un aggiornamento, una lacrima o un accapigliamento, nonostante quest’anno la Ventura abbia promesso un’edizione più “intima” (spero che si riferisca alle dimensioni dei costumi da bagno visto che a me quei mutandoni ascellari di Balzo, l’unico vero bono della scorsa edizione, proprio non mi andarono giù e, purtroppo, neppure a lui). Un’edizione che, sempre la Ventura, annuncia essere volta a tirare fuori i sentimenti veri dei partecipanti. Ma io dico: sei impazzita?! Se volessi vedere i sentimenti seguirei i commenti al vangelo che il sabato pomeriggio fa Andrea Sarrubbi in “A sua immagine”. Io voglio vedere i concorrenti che si prendono a noci di cocco in testa e fare la lotta nelle radici di mangrovia per aggiudicarsi l’ultima tellina, voglio vedere pianti e crisi isteriche da ipoglicemia non la lori triste storia di sfigati del mondo dello spettacolo.
Per l’occasione mi sono documentato sulle biografie dei partecipanti (non avere una vita sentimentale da la possibilità di arricchire il proprio bagaglio culturale) che quest’anno saranno in parte VIP in parte no. Questo mi ha messo un po’ in crisi perché francamente non riuscivo a distinguere gli uni dagli altri.
Ma partiamo dalle teste di serie, i paladini del mondo ghei, i prometeo della comunità omoricchione italiana: Cristiano Malgioglio e ACP (n.d.r.: Alessandrocecchipaone).
Ancora prima di iniziare già hanno iniziata a battibaccare come due paesane, tanto per tirarci fuori dai chiscè delle frocie isteriche.
Malgioglio pare si sia sottoposto ad una dieta ferrea per non sfigurare in tv, ma mi chiedo: rispetto a chi? Ad ACP, che la dieta non l’ha fatta infatti sembra una megattera spiaggiata o a Francesco Coco (con lui tanto la battaglia è persa in partenza)?
Proprio riferendosi a quest’ultimo, l’indimenticabile cantante di “Sbucciami” che ormai sembra Max giusti che imita Malgioglio, ha dichiarato che lo voterà subito visto che Coco è un drogato e alcolizzato, così, per dare subito il buon esempio di tolleranza ed apertura mentale. Del resto Malgioglio viene da quell’ambiente dello spettacolo che, risaputamene, la droga non sa neppure come si scrive (alla fina sta a vedere se la coca non la sniffano solo gli impiegati ministeriali e le puttane invitate dai deputati a vedere la tv nelle loro camere d’albergo).
Suo alter ego intellettuale sarà appunto il cetaceo ACP che ha dichiarato di voler portare con se una scatola di profilattici. Io non pensavo che ACP fosse così divertente. Forse ha intenzione di ammazzare il tempo gonfiando i preservativi facendoci margheritone e cagnolini come i claun alle feste per bambini. Caro ACP, apparte il fatto che mi devi spiegare chi ci viene con te e poi ti voglio vedere quando dopo 3 giorni mi vai in crisi d’astinenza da lasagna ai funghi e tiramisù, con la pressione a 2, come cazzo ti vene in mente di tendere una trappola per fare sesso con qualcuno (perché giusto se costruisci una gabbia in bambù di quelle che facevano i vietcong a Ocimin riesci ad acchiappare qualcuno).
Tra i VIP mi fa piacere vedere la Trevisan. A me lei sta simpatica e secondo me vince. Lei è una tosta, lei è una vera dura. Lei è una sopravvissuta. Lei s’è fatta 300 edizioni de “La ruota della fortuna” con quella iena di Buongiorno. Figurati se si lascia spaventare da coccodrilli e subrettine in vena di liti.
Poi ci sarebbe sto Nicola Canonico e qui mi sa che già stiamo tra i concorrenti “non famosi” ma mi dicono invece che è un attore.
Ora io dico, aver fatto la parte di un legionario romano morto nella scena della battaglia finale di Ben Hur non è che proprio ti faccia diventare di colpo uno famoso. Anche sta Lisa Fusco, ma chi è? Eppure io campo attaccato alla TV, se non la conosco io davvero non è nessuna. Pare che l’unica caratteristica sia quella di farsi mangiare in testa da un puffo. Potrebbero afferrarla per le caviglie e lanciarla come proiettile umano sugli alberi a raccogliere noci di cocco.
Sempre appena arrivata da “Chi l’ha visto?”, non come conduttrice ma come Chil’havisto una che si chiama, aspetta che lo cerco sul giornale…Salvataggio, mi pare. Quanto meno sarà una bona. Poi un’altra sopravvissuta a un altro negriero. Direttamente dalla “Buona Domenica” di Mangiafuoco/Costanzo, Debora Caprioglio. Io me la ricordo ancora ad un Fantafestival qualche anno fa. Lei faceva la madrina. Per chi non conosce il Fantafestival si tratta di una rassegna di film horror e fantasi con un pubblico di fricchettoni e darchettoni allucinanti. Serata finale. La chiamano per salire sul palco per la consegna del premio. Lei passa lungo la platea e dal fondo si leva la voce di uno degli elegantissimi spettatori che le grida: “A Debbora, c’hai le mutande piene de culo”. Il suo volto pietrificato è una delle immagini indelebili nella mia memoria insieme a quella della Milo quando le dissero in diretta tv che Ciro stava in ospedale.
Lascio per ultimo quel pezzo di marc’antonio di Coco di cui ho già parlato (vedi il post: le noci di Coco) ribadendo solo che, se mi capita tra le mani, poi tocca chiamare il Colonnello Garofano e il suo RIS per riconoscere a chi appartiene la carcassa malandata di quello che sembra essere un essere umano.
Detto questo io scendo alla GS a fare provviste per i prossimi due mesi: carne in scatola, verdure surgelate e bibite energizanti.
Dal buncher di San Lorenzo è tutto.
E ricordate: provarci sempre, arrendersi mai!!

martedì 18 settembre 2007

SONO IN CIMA ALLA LISTA

“google, google delle mie brame dimmi chi è la più checca di tutto il reame?”
insomma, l’altra sera, saltato il uic end di trasferta fuori porta causa impegno di lavoro “delmiomigliramico” e forze maligne che intervengono ogni volta che decido di staccare un po’ dalla monotonia quotidiana, vado per gioco sul più famoso motore di ricerca digitando: La più checca di Roma e, indovinate che risultato ho ottenuto?
Incredibile, sono proprio io! Io, lì, in cima alla lista!
Avrei voluto condividere l’entusiasmo del primato con i miei genitori che per anni si sono sacrifici per permettermi un’istruzione adeguata e che non hanno mai digerito il fatto che mi sia fermato ad un esame dalla laurea. Forse se mostrassi loro dove sono arrivato potrei in qualche modo compensare il certificato di laurea che non vedranno mai.
Quando hai l’onore di essere eletto “la più checca di Roma” (vedi post MEGLIO PRIMO ALL'INFERNO CHE ULTIMO IN PARADISO) immagini di aver raggiunto un certo status che implichi fama e notorietà (ma poca gloria). Insomma non dico l’ingresso gratis in tutti i locali della capitale o posti riservati nei ristoranti più alla pag ma la soddisfazione di avere un riconoscimento tanto ambito “world uaid” è davvero una sensazione inebriante.
Insomma, mettiamo che un pescatore lappone se ne stia lì a battere le brocche dal freddo, annoiato, davanti al suo foro nel pac, aspettando che qualche merluzzo abbocchi al
suo amo e, per ammazzare il tempo, abbia voglia di scoprire chi è “la più checca di Roma” digitando la domanda sul suo portatile GPRS. Ecco la che di colpo raggiungo la fama anche in Lapponia!

venerdì 14 settembre 2007

INSY LOAN UORLD TUR 2007/2008


Stasera si fanno le valige.
Domani all’alba si parte per la prima tappa del “INSY LOAN UORLD TUR 2007/2008”.
Domani, alle prime luci dell’alba, imbocco l’autostrada e scappo da “‘sta Roma ‘nfame”. Almeno per il uic end. Fine settimana all’insegna della cultura. Mi sono già scaricato l’impossibile sulle bellezze artistiche del luogo. Le ho lette mentre contemporaneamente parlavo al telefono, ascoltavo Mika, chiacchieravo con la mia collega e bevevo un chinotto (bevanda troppo da rivalutare, anche se non ho mai visto come è fatto un chinotto ma del resto non ho manco mai visto il mostro di Locnes ma lo so che esiste, lo sento) quindi adesso non ho ben capito dove è sta cosa e chi ha costruito quella ma tanto vado con la special ghest star “ilmiomiglioreamico” quindi non devo fingere di sapere di che periodo è quel campanile, basta trovare un bar carino dove ti fanno un Cosmopolitan con dosi da trivio di porto.
Domani sera invece andremo, come Bernadet e Felisia del film Priscilla, a fare le forestiere arrivate dalla grande città nell’unico locale ghei della zona. Mi piace la sensazione che si prova in questo casi. Nessuno ti conosce, che nel mio caso è il solo modo affinché qualcuno mi rivolga la parola, e puoi Dare anche il peggio di te che tanto all’indomani si riparte. Per cui credo che la finiremo ballando ubriachi sul bancone del bar vestiti solo di pitone (vivo) come quella maestra d’eleganza che fu la buon anima di Brinni quando ancora si reggeva in piedi. Altro vantaggio nell’andare nel solo locale omoricchione della zona è che vanno tutti li e non devo sbattermi a capire dove andranno i maschi (si lo so, fa ridere il termine quando lo si attribuisce al ghei) con un ramoscello da rabdomante. Per cui, una volta entrati, faccio come “Cherri lo sguardo di satana”: con la forza del mio pensiero chiuderò telepaticamente tutte le vie di fuga così nessuno scapperà fino a quando non avrò deciso la vittima sacrificale che assicurerà la libertà a tutti gli altri.

giovedì 13 settembre 2007

ROMENI DI ROMA


Mettiamo subito in chiaro le cose. Io in palestra ci vado solo per allenarmi. Chiacchiero poco, sollevo ancora di meno ma non vado certo per adescare uomini negli spogliatoi. Toglietevi dalla faccia quell’espressione da: “Si certo, perché io vengo dalla montagna del sapone…” perché è così.
Certo un occhio ce lo butto qua e la e, se c’è qualcuno di carino davvero, corro alla resepscion a farmi dare la scheda con i dati sensibili (roba da finire in carcere io e il mio infiltrato). Insomma a luglio mi arriva sto ragazzetto, moro, non altissimo (sarà come me, quindi bassino), occhio vispo e corpo da ginnasta. Scatta l’operazione”sai chi è?” e, incrociando dati e impressioni con il mio agente segreto di stanza in palestra che se c’ha una cosa che gli funziona è il gaydar (n.d.r. un sesto senso per capire se uno è ghei no, dono di cui io sono del tutto sprovvisto visto che non lo capisco fino a quando l’altro non mi mette una mano nelle mutande e, con gesto altrettanto elegante, mi invita con un ammiccamento a seguirlo dietro un angolo) conveniamo che potrebbe essere omosessuale ma pure rumeno. Ora so che è un pregiudizio, so che se stessi in america mi metterebbero sulla forca per quanto dico, so che non sono tutti così, insomma so tutto ma a me l’immigrato dell’est mi fa subito venire in mente la concatenazione: marchetta/vecchio rattuso/contrattazione/invito a casa/ incaprettamento/sparizione dell’argenteria.
Noto in oltre che ha uno sguardo strano, deve essere timido perché sta sempre testa bassa e quando non lo fa si guarda intorno con circospezione.
Per un mesetto non lo vedo più allenarsi fino alla scorsa settimana quando, salito negli spogliatoi me lo ritrovo accanto a me. Mi saluta sorridendo. Io, panico. Però, siccome ho la velocità di pensiero di un cervellone elettronico della NASA, in 0,6 secondi contemporaneamente: mi chiedo perchè mai mi saluta? Oddio, non è che mi ha visto al villag la famosa notte dei buchi neri ( http://trps1.blogspot.com/2007/09/i-buchi-neri.html ) e, siccome ubriaco come una star di Ollivud che ha appena scoperto di aver vinto “la pernacchia d’argento” per il film più brutto del 2007 non lo riconosco? Oddio non sarà mica che ci sta provando? Con me?! Oddio, oddio, oddio, mo che faccio? Respira, respira, ecco sono diventato rosso, ci sto mettendo troppo!!! Oddio, ecco ci sono! “CIAO!”
Scendiamo in sala e per tutto l’allenamento questo mi fissa.
A ‘sto punto non vorrei fare la parte dell’erotomane ( http://trps1.blogspot.com/2007/07/si-scrive-erotomane-si-ilegge-cazzaro.html ) ma potrebbe essere davvero interessato all’articolo che, evidentemente non è proprio da buttare!
La conferma finale arriva quando tramortito dalla stanchezza (lui mi guardava quindi invece di alzare i soliti pesi di Barbi ho fatto la scheda da competizione di Bodi Bilding detta anche del “Buon Pastore” (dal circolo culturale lesbico di Roma).
Infatti salgo per cambiarmi e lui mi segue. Gli chiedo “hai finito” e lui: “Si”. “BUGIARDO!!!! T’ho visto che mentre andavo verso gli spogliatoi avevi appena iniziato i bicipiti e persino una pippa come me sa che non basta una serie sola!” Ma mi tengo la requisitoria per me.
Fatta la doccia ci rivestiamo uno accanto all’altro. Io imbarazzato da questo che mi guarda fisso, praticamente mi cambio avvolto in un teloni spugna 2 metri per 2 a mo’ di crisalide. Ho sudato più per quest’operazione che per tutto l’allenamento. Mi guarda e mi sorride. Io pure risorrido ma mi accorgo che il mio è un po’ forzato. Poi, vi ggiuuurooo, questo traccheggia 10 minuti fingendo di sistemare la borsa (ero rimasto indietro nell’operazione di vestizione visto l’improbo sforzo di farlo avvolto nel sudario di spugna). Lo saluto ed esco. Poi, davanti il motorino ci ripenso e mi dico “vabbè aspettiamolo e vediamo che succede”. Mi raggiunge e mi chiede se l’indomani sarò in palestra. “Te credo!” (lo dico in romanesco ma lo scandisco affinché lui che straniero capisca bene). Da li attacchiamo a chiacchierare. Gli chiedo il nome. Alla terza richiesta faccio finta di aver capito. Una cosa impronunciabile da gara di spelling. Fingo di non sapere che è romeno. Ma man mano che andiamo avanti con la chiacchiera gli angoli della curva del mio sorriso iniziano a pendere verso il basso. I denti: non ci siamo. Lo so che non sto comprando un cavallo ma è una mia fissa. Poi mi dice che ha 26 anni e che fa il pittore, ma non di madonne. Già mi vedo sui ponteggi a passargli i pennelli per ridipingere la facciata di una casa quando mi arriva, se possibile, una secchiata d’acqua fredda ancora più violenta: vive ad Acilia, che per la gatta con il culo di piombo (simpatico nome datomi da mio padre, capite, sangue del mio sangue) è come dire da qui all’eternità.
Mi chiede dove abito e io come un deficiente mi lascio sfuggire un “qui dietro”. Lui mi fa sapere che deve aspettare il treno per almeno un’ora. Io mi pietrifico per evitare qualsiasi movimento del capo che possa far intendere di voler passare quel tempo con lui.
Poi mi fa: “qui in palestra è pieno di…ghei (ma dai!?) ma a me piacciono troppo le fiche”. Ora non so se si dica uguale in romeno ma è stata la sola parola pronunciata senza errore o inflessione d’accento, fatto sta che a momenti cado non dal motorino ma sul motorino. “pure a te, no?” A questo puntola nausea di una tale illazione mi stampa in volto l’espressione atarassica da Monnalisa (altro mio soprannome datomi da mio fratello che dice che, a volte, ho “l’espressione che non si capisce che cazzo penso, a breve post sui miei soprannomi). Capisco che la conversazione già languente ora è definitivamente terminata. Prima che parta mi chiede se vogliamo allenarci insieme. Rifiuto dicendo che ho problemi alla schiena e che faccio solo aerobica. Così, avvolto in una nube di marmitta senza bollino blu, sparisco all’orizzonte.
Ora che lui abbia dei disturbi mentali è palese, come palese che ci stesse provando ed è palese pure che deve essere di quelli che, sì con i maschi ci scopa ma è etero (!!!). Ma come gli è venuto in mente di pensare che “quellacosachemanconomino” possa piacermi!?
A me potete dirmi tutto. Che sono simpatico, che sono bono (giuro,me lo hanno detto anche se era uno che al gioco “obbligo o verità” ha scelto di pagare pegno) ma che io sembro etero, proprio no!!

mercoledì 12 settembre 2007

L'IMPORTANZA DELLE PAROLE

Sono piegato con la faccia nel lavandino. Mi sto passando il sapone sul viso e la radio è accesa. Cercare di riempire il palinsesto di un’emittente immagino non sia poi così complicato visto che la maggior parte delle trasmissioni vengono occupate dalla musica ma, ascoltando l’invito rivolto al pubblico dalla spicher, capisco che forse non è così.
“allora mandateci un sms, un fax o chiamate per dirci qual è stata questa mattina la prima parola che avete detto”.
Insomma non sarà un colpo di genio ma come giochino da fare con me stesso può anche andare. In casa sono quello che si sveglia per primo e non essendo ancora arrivato a quel grado di demenza che mi porta a parlare con Barbi sirena che è mollemente adagiata sulla plafoniera della lampada del bagno, non ho ancora aperto bocca e raccolgo la proposta. Voglio proprio vedere quale sarà la prima parola che proferirò stamattina.
Faccio colazione, mi vesto, prendo il blocchetto dei tichet restorant che uso per fare la spesa come la tessera delle marchette che si usava in tempo di guerra (del resto sopravvivere con il mio stipendio è un po’ come stare in tempo di guerra con la differenza che questa prima o poi finirà, l’indigenza invece, temo resterà una costante della mia vita) e scendo a fare la spesa al supermercato sotto casa. Ancora mi frulla in testa quale frase ad effetto potrei dire come apertura di giornata. Magari anche solo una parola, molto più incisivo, molto più lapidario.
Riempio il cestello della GS di petti di tacchino, arrosto di tacchino e fesa di tacchino al forno. Se continuo di questo passo il tacchino si estinguerà più velocemente del Dodo delle isole Mauritius. Ne mangio talmente tanti che immagino prima o poi tutti i tacchini d’Italia scenderanno in piazza brucando le mie foto e issando cartelli con su scritto “Insy a morte!!”.
Arrivo alla cassa. C’è lui. Il cassiere più antipatico del Lazio. E’ così insopportabile che il più delle volte preferisco non fare la spesa ma l’alternativa stasera sarebbe cenare con un condimento per insalate allo yogurt (senza neppure l’insalata).
Affronto quindi la dura realtà e mi metto in fila alla cassa.
Non vorrei fare il paranoico ma ho la certezza che mi odia. Lo vedo, lo percepisco. Lui sa di avere il potere di innervosirmi e ne abusa. Ha un’aria supponente e un piglio di malcelato disprezzo, manco fosse il direttore di una banca a cui vai a chiedere un prestito non avendo garanzie sufficienti.
Sono talmente agitato che sui tichet sbaglio a scrivere l’anno e segno 1997 (potere dell’inconscio che mi vorrebbe 10 anni più giovane). Neppure fosse il commissario dell’esame di stato per diventare magistrato mi fa notare l’errore.
Mi innervosisco a tal punto che dimentico quanto sentito in radio. Così, rispondo alla domanda che mi fa subito dopo rompendo il voto di silenzio che mi ero ripromesso di fare in attesa della “frase” della giornata.
Ora, non che la prima parola della mattina dovesse avere la stessa dignità o levatura di un “eureka”, “il dado è tratto” o “cogito ergo sum” ma neppure che dovesse essere un “2, grazie”.
Sono sicuro. Lo ha fatto apposta, deve aver sentito anche lui il mio stesso programma alla radio. Lo ha fatto per umiliarmi, per prendersi gioco di me, per dimostrarmi di non essere in grado di esprimere alti concetti altrimenti non mi avrebbe mai e poi mai chiesto: “quante buste?”

martedì 11 settembre 2007

LE NOCI DI COCO



A quanto pare il 2007 è davvero l’anno delle reunion. Dopo quello dei Teic Det e il prossimo delle Spais, si riunisce il mitico trio lanciato da Arbore a cavallo tra gli anni ’70 e ’80. Con la recente inclusione di Coco nel cast de “L’isola dei Famosi” tornano alla ribalta il trio delle Sorelle Bandiera: Malgioglio, Paone e il, almeno quello, bel Francesco.
Devo dire che io di calcio non ci capisco nulla, la sola cosa che seguo sono le dirette dagli spogliatoi, le rare volte che le fanno, ma Coco m’è sempre piaciuto.
Alla ricerca di un riscatto dopo mesi di calunnie sulla sua presunta omosessualità Coco decide di prendere in mano le redini della sua vita e dichiara: “Fino a oggi la gente mi conosceva per quello che è stato scritto di me. Adesso, grazie all'Isola dei Famosi, avrò la possibilità di farmi conoscere per quello che sono veramente». Che detta così non mi sembra proprio un’ottima idea. Forse era meglio che la gente continuasse a ricordarselo sui campi da gioco o seminudo sui tavoli del Bilioner piuttosto che sfidare branchi di pescecani per sfuggire alle avans di Malgioglio e AlessandroCecchiPaone (la morte ma non il peccato!). Francesco Coco, ex difensore di Milan, ex del Barcellona, ex dell’Inter (continuo a non essere un esperto di calcio ma per essere così ex di tutte ‘ste squadre mi sa che era una pippa) e pure ex della Arcuri prende al balzo il nuovo trend ecologico del riciclo passando dal pallone alla noce di cocco.
«Tre settimane fa non ci pensavo nemmeno, stavo ancora valutando offerte in campo calcistico (mah, a me suona tanto come la frase tipica degli attori falliti: “sto valutando copioni adatti al mio talento”, ma ripeto, io di calcio non ne mastico…).
«Ogni tanto parlavo dell'Isola per scherzo con Simona Ventura, che è una mia amica. Poi le vicissitudini che ho avuto, fra infortuni sportivi e incidenti extracalcistici, mi hanno spinto a prendere sul serio questa ipotesi (soprattutto se l’alternativa è giocare in Interregionale con il Montefiascone)».
Francesco risponde anche in merito alle allusioni che spesso vengono fatte sui suoi gusti sessuali: «Mi piace che qualcuno mi apprezzi. Uomo o donna che sia. Poi scelgo la donna. Non sono mai stato attratto fisicamente da un uomo, solo a livello intellettuale (certo e il nudo solo se artistico…)».
E sui suoi presunti eccessi, dice: «Se bevessi, o mi drogassi, sarebbe già venuto fuori dagli esami che ogni società sportiva fa per i suoi calciatori (appunto, calciatori, ho chiesto ai colleghi calciofili e mi confermano: era una pippa)».
Comunque visto che è un gran bel ragazzo, sono certo che darà più soddisfazioni a noi in costume da bagno che ai tifosi con i pantaloncini da calcio.

300


Il sacco a pelo dovrei averlo a casa di mia madre. La tenda la rimedio da una coppia di amiche lesbiche insieme al fornelletto da campo (mi hanno anche offerto una balestra per la caccia al cinghiale ma me lo tengo buono per la riapertura di Mucca Assassina).
Alle 18 esco dall’ufficio, alle 18, 20 mi piazzo davanti Blocbaster di viale Regina Margherita e domani mattina sarò il primo a comprare il dvd di “300” che esce in esclusiva nazionale.
La trama del film: ci sono 300 guerrieri spartani coperti solo da una mutanda rossa.
Commenti tecnici: sono uno meglio dell’altro.
Considerazioni personali: me li farei tutti, controfigure, attrezzisti e addetti al catering compresi.
Molto di più non saprei dire visto che, alla prima scena di nudo di massa (più o meno al terzo minuto del film) io non c’ho capito più nulla. Ho iniziato a sudare e ad avere le palpitazioni.
Non che la trama fosse particolarmente intricata ma con tutto quel ben di dio in mostra sarebbe stato difficile seguire anche la storia di Cappuccetto Rosso. Ogni tanto c'erano scene di guerra e pure tra i nemici, poco da scartare.
Per questo voglio comprare il dvd, forse alla quarta visione, quando l’eccitazione sarà scemata, in un modo o nell’altro, capirò chi è sto Dario, e che cosa è successo di tanto importante a ‘ste Termopili.
I ben’informati mi assicurano contenuti extra con: il dietro le quinte dell’allenamento in palestra degli attori e le scene tagliate come la caduta della saponetta nelle docce del post allenamento.
Beh, se al liceo la storia antica me l’avessero insegnata così avrei preso ben più che uno striminzito 45.

lunedì 10 settembre 2007

I BUCHI NERI


“Ciao. Mi chiamo Insy e sono un alcolista”.
Tutti: “Ciao Insy”.
Sabato scorso qui a Roma c’è stata la Notte Bianca ma soprattutto Il compleanno de Ilmiomiglioreamico che sembra il titolo di un film anni ’90 ma che invece è stato il prodromo della mia disfatta fisica e mentale. Del resto, se uno inizia la serata alle 7 del pomeriggio bevendo un vodka lemon sicuramente la finirà come l’ho conclusa io.
Partiamo quindi dal principio.
L’aperitivo di compleanno prende l’avvio con doppia razione di vodka lemon che, come mi spiegava un conoscente barman, è la cosa peggiore. Per uno strano processo chimico che lui non mi ha saputo spiegare ma che tanto io non avrei mai capito, pare che sia un drinc che ti prende il cervello e te lo ciancica come un anti-stress di gommapiuma. Beh, sarà il mio spirito di contraddizione, ma io da quando l’ho saputo indovinate che cosa ordino da bere? E se avessi avuto un minimo di buon senso, mi sarei anche potuto fermare lì, visto che, per la prima volta dal 1997, mi ero pure dimenticato di cenare e si sa che bere a stomaco vuoto non rientra nel decalogo stilato da Veronesi per una vita lunga e sana. Ma, si sa come vanno queste cose: fai 4 chiacchiere con gli amici, scatta due foto, vai in bagno ad asciugarti il sudore sotto le ascelle prima che inizino a formarsi delle pozzanghere sulla maglietta e poi? Non te ne bevi un altro? E così prima delle 11 ero già in uno stato di coma vigile.
Non pago di ciò, passiamo a casa mia per darci una rinfrescata, evitando accuratamente ogni minima manifestazione di Notte Bianca. Anche lì, non te la bevi una cosa? Una coca lait? Un succo alla pera? E per dare un po’ di sapore a queste bevande, per altro insipide, non li vuoi allungare la prima una goccia di gin e la seconda una di rum?
Da quel punto in poi non è che ricordi proprio tutto tutto (maggiori informazioni sul mio stato mentale sabato sera lo trovate su: http://it.wikipedia.org/wiki/Buco_nero) e quello che ricordo forse era meglio lo dimenticassi.
Arrivato con Ilmiomiglioramico al ghei villag, che chiudeva finalmente i battenti, incontriamo altri amici. Siamo lì piuttosto presto quindi ancora non si è formato quel piacevole effetto carnaio che fa molto capodanno nuiorchese a Taim Squer alle 23, 59.
Guardo in alto e non capisco se è l’effetto della vodka+rum+gin+birra (ricordo solo allora di averne bevuta una al volo prima di lasciare casa) o se davvero stanno facendo dei fuochi d’artificio.
Facciamo quindi un giretto per il villag ora che ancora è possibile camminare e, non so come mi ritrovo in mano un altro vodka lemon! Incredibile, mi è bastato desiderarlo e puff!! Ecco che mi ritrovo a sorseggiarlo. Provo quindi a desiderare intensamente una casa di proprietà a Monti sperando che la magia si ripeta ma l’indomani mi risveglio sempre nel mio letto-piccionaia nel mio solito appartamento in multiproprietà.
Il resto è un unico polpettone di ricordi alla rinfusa tanto che domenica pomeriggio sento un amico per telefono il quale mi rievoca cose dette e fatte di cui non ho memoria. Io annuisco a tutti i suoi: “… e poi ha detto…è poi hai fatto…e io ti ho risposto…”. Getto la spugna. Confesso di avere un buco nero nel cervello, deglutisco, prendo fiato e faccio la domanda che mai si dovrebbe fare in questi casi: “ma ho fatto qualcosa di strano?”. Un attimo di silenzio. “No, niente di particolarmente diverso dal solito (quindi mi sta dicendo che sono strano sempre?). Eri molto…socievole. Eri molto affettuoso ed espansivo, baciavi tutti”. “Come baciavo tutti!?!?!” Risponde, intimorito dal mio tono: “no, amici, persone che conoscevi, li salutavi e li abbracciavi”. Temo sia una bugia pietosa ma non ho abbastanza coraggio per andare avanti con l’interrogatorio. “e poi, parlavi un sacco!”. Ecco, lo ha detto. Lo sapevo. Infatti io sono di quelli che quando è nervoso o in imbarazzo invece di azzittarsi, come fanno le persone comuni, parla a nastro. Anche se bevo molto tendo a straparlare. Le due cose combinate fanno di me una sorta di chimera, un mostro a 500 bocche, che parlano tutte e tutte insieme e come niente mi ritrovo a dire cose del tipo: “lo sai che la femmina del maiale ha un orgasmo di mezz’ora?” o: “pensa, gli insetti stecco restano accopiati per 6 mesi!” Tutti argomenti intriganti, soprattutto se chi hai davanti è uno che cerchi di rimorchiare.
La serata si conclude finalmente alle 5. Ilmiomiglioreamico è andato via presto mentre io sono restato lì a molestare ed importunare chiunque. Mi raccoglie PJ, un buon Samaritano più che un amico. Mi carica in macchina e io tempo 5 secondi, m’addormento. Mi risveglio 20 minuti dopo sotto casa. Sono tramortito. Ho le gambe pesanti e non riesco a tenere gli occhi aperti. Gli stessi sintomi descritti dalle ragazze che vengono drogate e poi abusate. Mi chiedo se anche con me abbiano fatto lo stesso. Forse qualcuno, a mia insaputa mi ha offerto qualcosa con qualcos’altro dentro per approfittare poi di me. Ci penso su e mi dico: impossibile. Lo sanno tutti, lo do talmente facilmente che è del tutto superfluo attuare questa strategia. Fiero dei miei principi morali affronto l’ultimo, improbo sforzo: le scalette del soppalco che mi portano al materasso sul quale mi rovescio scomposto come una scatola di Lego.

venerdì 7 settembre 2007

ADESSO POSSO PURE MORIRE.


Il sito di Vaniti mi ha pubblicato un paio di post sul suo blog.
Ora mi sento come un profeta del vecchio testamento. Il mio pensiero a imperitura memoria.
INSY

http://lifestyle.style.it/archive.php?eid=217
http://peopleandshow.style.it/archive.php?eid=164 

PS: la cosa più bella però i commenti delle signore bene che leggono il blog di VF

OGGI MI METTONO DENTRO.


Mi sono informato, il reato si chiama Procurato Allarme.
Detta in soldoni è quando uno crea panico tra le persone.
Ecco stamattina la ma mia faccia potrebbe essere passibile di un’accusa del genere. Lo statuto dei lavoratori però dovrebbe prevedere dei giorni di permesso pagati se al mattino ti guardi e speri che L’Urlo di Munc non sia la tua immagine riflessa ma una stampa che il tuo coinquilino ha sostituito con la specchiera.
Ma la mia bellezza fortunatamente non è compromessa per sempre. La causa è una botta d’insonnia che m’ha sfinito dalle 4 alle 5, 30 del mattino.
Sai di quelle volte che scendi per fare pipì (io ho il letto a soppalco, una specie di baldacchino alla rovescia consigliato per chi non ha la vescica debole o per i fanatici dello step a tutte le ore), torni a letto e inizi a contemplare l’infinito racchiuso nel soffitto della tua camera (è solo adesso che capisco la storia del “cielo che non ha più pareti” di Gino Paoli)?
In questi casi mi sale un nervoso perché non dormo e non dormo perché mi sale il nervoso. Quello che la mia analista, la seconda (un giorno parlerò della mia maratona analitica con staff di analisti al seguito) definirebbe: un circolo vizioso.
Me ne stavo lì, steso, in un silenzio irreale per la via in cui abito solitamente funestata fino alle 6 del mattino dell’unico pab after auar al mondo e soprattutto, dai suoi avventi che, da bravi gentiluomini, adorano dirimere le dispute sorte nel locale sotto le mie finestre a colpi di bottigliate e di minacce di gole tagliate. E quando alle 6 finalmente decidono di andarsene affanculo inizia il traffico delle macchine. Io un rumore del genere non penso si senta neppure al valico del Brennero al passaggio delle carovane di tir. Comunque è per questo che dormo con i tappi nelle orecchie. Ma stanotte il silenzio andava ben oltre quello garantito dal poliuretano espanso. Li sfilo e il silenzio è quello irreale che si sente nei paesi. Che strano. Forse è per questo che non riprendo sonno.
Scendo di nuovo le scalette, (presto farò mettere uno di quegli ascensori per invalidi).
Di leggere non se ne parla. Prendo il programma della notte bianca e inizio a organizzarmi un percorso che so già non rispetterò. Lo so, domani farò un giro a Monti (per i soliti extra GRA, un grazioso quartiere nel cuore di Roma), una birra, uno sguardo a qualche istallazione e buonanotte al secchio (a chi occorresse, ho tre scenari di visita per l’eppening capitolino già belli e pronti, l’insonnia è cosa brutta assai).
Alle 4, 50, di dormire non se ne parla. E’ qui dunque che si riconosce il vero disturbato di mente.Apro gli sportelli del mio mobile rosso lacca e mi metto a piegare per bene tutte le magliette riposte disordinatamente. Sono così tante che a metà del lavoro capisco per quale motivo poi non ho mai i soldi per fare una vacanza. Mi vergogno di quanta roba inutile ho. La sola cosa positiva è che se voglio posso cambiarmi 2 volte al giorno per 3 mesi di seguito senza indossare mai lo stesso capo.
E con questo arriviamo alle 5. A questo punto accendo la tivvù. Metto su Istori Ciannel e mi vedo un documentario pruriginoso sul delitto mai risolto di Wilma Montesi. A quanto pare un caso che negli anni ’60 fece clamore per i personaggi implicati (figli di deputati) e per la causa della morte. In prima battuta infatti si attribuì il decesso ad una congestione provocata dal fatto che la poverella si fosse fatta un pediluvio nelle acque fredde del mare di Ostia. E’ vero che immergersi nei flutti putridescenti di Ostia può causare il decesso per febbre gialla, dissenteria o malaria ma per un pediluvio! E’ pure vero che a quel tempo si credeva ancora che una donna mestruata seccasse le piante al sol toccarle, ma una cazzata del genere è davvero dura da credere (beh, se ci penso io a 10 anni credevo ancora a Babbo Natale e a 30 suonati a chi mi ha mollato dicendo che “è un periodo in cui preferisce stare sa solo” e poi si butta su tutto ciò che ha 2 gambe e non è un fenicottero). Insomma alle 5,30 risalgo di nuovo in quota e riprovo ad addormentarmi. Applico quindi le tecniche di rilassamento apprese da un corso uscito in edicola tanti anni fa che prevedeva l’utilizzi di cassate (tanti anni fa davvero) che, con voce suadente, indicavano la via che porta al relax. Visualizzo allora una spiaggia dalla sabbia bianchissima e un mare cristallino ma dopo 3 mesi di Tor Vaianica l’impresa è davvero ardua. Beh, forse sarà stato ‘sto sforzo ma, com’è come non è, oggi c’ho davvero una faccia da oltraggio al pubblico pudore.

mercoledì 5 settembre 2007

CHE ORA E'?


Insomma la “fuga” dei cervelli dalle università italiane è un’emorragia costante ed inarrestabile. Una vera e propria piaga dal punto di vista dello sviluppo scientifico del nostro Paese.
Ma come si può dar loro torto? All’estero l’investimento economico devoluto alla ricerca gli permette non solo di esprimere le loro attitudini ma anche di avere, se non una vita da ricchi quanto meno condurne una agiata. Sto leggendo una scheda di Vaniti sulle ore peggiori e migliori della giornata di una persona. Roba di bioritmi. Ma non di quelli che si leggono su Astra o su Chiromanzia Oggi, è tutta una cosa testata scientificamente nelle università e negli ospedali più prestigiosi della terra. Proprio quegli istituti che ogni anno ci scippano miliardi di neuroni nostrani. Interessante davvero. Tanto per farmi un idea provo a leggere.
Dunque, qui dice che l’aperitivo da oggi e per sempre non si deve fare più verso le 8 ma alle 5 perché, a meno che non voglia sbronzarmi, in genere motivo per il quale bevo, a quell’ora la tolleranza all’alcol è maggiore (Giurnal of Clinical Farmacologi).
Scopro che è meglio evitare di vedere il mio conto in banca su internet. Almeno alle 10 del mattino (università di Valladolid).
Pare che sia l’orario più pericoloso per un attacco di cuore, anche se credo che per scoperte del genere ogni ora vada bene.
Alle 23 la voglia di fare sesso è al suo apice (Saut Carolaina Iuniversiti). Vista l’assenza di un fidanzato e la scarsità di candidati, faccio bene a coricarmi alle 22, 30.
Andiamo ancora avanti e indietro con le lancette.
Perfetto! Dunque, alle 20, posso finalmente fare Om Benking e scoprire con quante decine di euro devo arrivare alla fine del mese. Solo a quest’ora la soglia del dolore è più alta (Quins Iuniversiti).
Per me che poi sono sempre in lite con la bilancia, il momento ideale per fare sport è alle 15, 30 perché i muscoli sono più tonici, il che mi sembra un buon motivo per chiedere in ufficio un paio d’ore di permesso al giorno per andare di corsa in palestra a sfruttare il momento (Norduestern Iuniveriti).
Alle 14 poi, tutti a pisciarsi sotto dalle risate perché il buonumore è alle stelle. Orario questo che coincide con il rientro in miniera dalla pausa pranzo per milioni di italiani e, sicuramente, la prospettiva di altre 5, 6 ore di lavoro da sola basta a farci sganasciare.
Adesso, scusate ma è il momento di sfoderare amuleti e cornetti: se superate le 3 di notte siete dei sopravvissuti. A quell’ora la temperatura è al minimo e quindi salgono le possibilità di morire. Me lo devo ricordare la prossima volta che a quell’ora, esasperato dai 35° fissi che ci sono nelle notti d’agosto qui a Roma, sposto la levetta del ventilatore da intensità 1 a 4.
Insomma, grazie scienziati di tutto il mondo che studiate come migliorare la qualità di vita di noialtri. E’ solo quando leggo ricerche del genere che capisco e giustifico la diaspora dei nostri giovani e dotati laureati verso più munifici lidi.

martedì 4 settembre 2007

MUSCOLI E MASCULI parte II


La mia palestra è una di quelle ad alta concentrazione di ghei. Gli etero sono talmente pochi che fanno gli esercizi in un’area protetta dedicata all’ingresso della quale c’è un cartello con le caratteristiche della razza e il simbolo di un grosso panda con sotto le lettere WWF.
Negli spogliatoi gli etero hanno ormai l’espressione timorosa e rassegnata di un esercito sconfitto dal numero schiacciante degli avversari. Qui i ghei possono parlare apertamente di serate a Mucca Assassina, di boni, di diametri e lunghezze, di colori moda e di impacchi ristrutturanti per capelli, insomma i soliti discorsi da caserma dove andiamo a parare noi che viviamo “sull’altra sponda”.
La mia è una di quelle, anzi, direi QUELLA palestra che, quando la nomini in giro, gli altri ghei ti fanno “Ah, ma vai alla palestra ghei!”. E poi, con la stessa curiosità sognata con cui i provinciali chiedono agli abitanti delle grandi città se è vero che “da loro ti puoi vestire come vuoi che nessuno ti dice nulla”, chiedono: “Dicono che si scopa in sauna. Vero?”. “Per quanto mi riguarda non mi è mai capitato”, rispondo. “Si, vabbè”, replicano. A quel punto non capisco se davvero la sauna è una cruisin area (per i non iniziati ai misteri ghei: un posto dove si batte) o sono io che quando ci entro faccio calare la libido anche a un carcerato che ha appena finito di scontare 30 anni di reclusione.
Le ragazze invece mi fanno davvero tenerezza.
Riconosci le neo iscritte da quelle che vengono da più tempo in base all’abbigliamento. Le novizie, vedendo un così alto numero di maschi, arrivano il primo giorno con l’entusiasmo di un cacciatore all’apertura della stagione venatoria. Tutte acchittate in tutine strizzate e completamente truccate (uno dei misteri delle donne: come fanno a fare aerobica con rimmel e ombretto?!).
Dopo un paio di giorni intuiscono che qualcosa non va. Dal terzo in poi, se non sono appena scese dalla montagna del sapone, capiscono che c’è poco da spostare la coda e dal quinto, massimo sesto giorno, scendono in sala con le tute di felpa infeltrita e il mollettone con la gerbera di plastica tra i capelli.

L'AMICA MIA E.



Esistono tre tipi di lesbiche al mondo: le mascoline, dette, con un grazioso nomignolo sottilmente allusivo, “camioniste”; quelle femminili meglio note internazionalmente come “lipstic lesbian” (pare perché conoscono l’esistenza del rossetto e, soprattutto, sappiano a cosa serve) e poi, la mia amica E.
Lei fa categoria a sé. E’ la Val d’Aosta del mondo lesbo: è a statuto speciale.
E., infatti crede in un mondo fatto d’amore e comprensione, il suo colore preferito è il rosa, ed è convinta che un abbraccio e un sorriso possa risolvere anche la disputa Israelo-palestinese sui territori occupati.
Ha una malsana passione per Ello Chitti, quella specie di gatto macrocefalo giapponese superaccessoriato particolarmente popolare tra le ragazzine di 12 anni con gravi ritardi dello sviluppo cerebrale e, appunto, la mia amica E.
Casa sua, che si trova sul sentiero di mattoni dorati che porta nel favoloso mondo del mago di Oz è arredata come se Ello Chitti e una scuderia di Mio Mini Poni fossero andati da lei con un giubbotto imbottito di tritolo e zucchero filato rosa e si fossero fatti saltare in aria. Varchi la soglia e senti la curva glicemica impennarsi.
Le pareti sembrano quelle dello studio di un produttore di Ollivud, completamente ricoperte di foto di E. in compagnia dei suoi amici VIP (è una ben introdotta) e, disseminate ovunque, statuine di fate, gnomi, angioletti e del gatto macrocefalo giapponese il che, nell’insieme far ricordare Neverland di Maicol Gecson, ma senza giraffe in cortile e minorenni in camera da letto.
Sul suo blog è possibile leggere una sorta di manifesto programmatico del suo pensiero che recita: “Voglio un mondo + semplice, + vero, + felice: un mondo dove i sogni e le emozioni si tingono di rosa. Voglio un mondo incantato, vitale e leggero: un mondo dove la dolcezza e l'allegria illuminano il sorriso. Voglio le cose + golose, + morbide, + dolci: un mondo dove fragranza e freschezza stuzzicano la passione. Voglio un mondo più innocente, ottimista e fantasioso: un mondo dove armonia e femminilità sono l'essenza della vita”.
Ora tutto ‘sto tripudio di amore cosmico e di cuoricini disegnati al posto dei puntini sulle “i” potrebbero essere solo il sintomo di una mente molto disturbata però innocua, ma provate voi a contraddirla. Il cielo inizia ad annuvolarsi, l’asfalto si squarcia e iniziano a piombare saette come nel giorno del giudizio. E. detesta che la gente non faccia quello che lei chiede. Avendo lavorato per anni con lei, quando ti chiamava la prima convocazione era tipo: “Tesoro, dolcezza, vieni un attimo da me?” (cuoricini sulle i anche in versione orale). Se facevi passare oltre 5 secondi per la risposta, ti raggiungeva un: “Testa di cazzo se non vieni subito ti prendo a cazzotti quella testa da frocio che c’hai”. E li correvi anche se ti eri appena procurato una frattura al femore. Riecheggiano ancora nelle mie orecchie il rumore dei calci nel culo dati ad un mio amico che, a suo dire, l’aveva portata all’esasperazione. E i calci di E. non sono calci normali visto che ha le cosce robuste di una lanciatrice del peso rumena allevata a palle da 5 chili e anabolizzanti.
Comunque lei ti ci frega perché il suo segreto è quello di mostrasi sempre impeccabile e sorridente agli altri. La Gioan Crofford di “Mammina Cara” in confronto è una dilettante. Sempre ben vestita, ben truccata, ben pettinata, con i suoi ciondoli di LV (che per lei, nonostante lesbica, corrispondono giustamente alle cifre della nota casa di borse e non come per le altre alle iniziali da apporre sul rimorchio dei TIR per indicare “Long Veicol”). Ma se la fai incazzare è meglio chiedere di entrare nel programma di protezione testimoni dell’FBI, magari ti sbattono a mungere vacche in Trentino ma sfuggi alla sua furia.
La sua seconda grande passione, insieme a quella per Ello Chitti, è quella di far impazzire fidanzate e fidanzati. Sì perché è di quelle che fluttuano tra i due sessi e siccome lei crede nell’amore cosmico, ti dice che ci si può innamorare di chiunque, persino di un deputato dell’UDC, poi aspetti che lei ti sorrida e ti dica “sto scherzando!!”, ma quella frase non arriva mai.
Dopo anni di fidanzamento con la sua ragazza storica decide che lei, la ragazza, deve comprare casa. Gliela fa prendere a Trigoria che, per gli extra G.R.A., è un quartiere residenziale ai confini della costellazione di Orione. Ora accade che fosse un periodo un po’ di crisi tra di loro quindi, giustamente, la ragazza prima di firmare il rogito le chiede una garanzia d’amore eterno, visto che la casa la prendeva anche per lei. La “donna piena d’amore” (uno degli appellativi con cui è nota E.) le risponde: “Sì, che scherzi!?”
Lei firma il rogito. Lei la molla.
Non contenta di questo, siccome per arrivare in macchina da lì al posto di lavoro la sua ex ci avrebbe impiegato tre giorni di viaggio, traffico e bestemmie, la diabolica cosa le regala? Un monopattino che avrebbe potuto utilizzare sulla Cristoforo Colombo, una via lunga come l’autostrada del Sole dove solitamente la notte ci fanno la gare clandestine tra auto.
Del resto per lei le distanze sono relative. E’ la sola in grado di raggiungere qualsiasi parte del globo in 5 minuti (ma sempre con 2 ore di ritardo). Quando le obietti che da casa tua ad arrivare, chessò, a Viterbo ci vuole del tempo lei ti parte con la frase prestampata: “Scusa ma te che strada fai?”. E come posseduta da un Tom Tom ti fa un percorso alternativo, ma più lungo e accidentato, così composto: Crotone-traghetto-Tunisia-gommone-Napoli-monopattino-Viterbo. “In 20 minuti massimo, sei lì”. Se ne impieghi di più “sei uno stronzo”.
Torniamo però al suo obbi preferito: l’annientamento psicologico dei/delle sue fidanzate/i.
Decide allora di rimettersi con il suo ex, un povero cristo mollato praticamente all’altare che, a causa sua, usciva solo allora da un percorso settennale di analisi. Lui ci casca. Stanno insieme qualche tempo, progettano matrimoni, figli, case con staccionate di legno e pareti di edere rampicanti. Lui si riprende dal trauma, crede in un futuro possibile e lei che fa, lo rimolla per la seconda volta e si mette con un'altra ancora. Credo che ora il suo ex si sia fatto ricoverare in una di quelle comuni dove si raccolgono bacche, ci si veste con tuniche bianche e si raccolgono i flussi benefici della madre terra abbracciando tronchi di albero.
Visto poi che crede nell’energia dell’amore cosmico che non si distrugge ma si trasforma le ha convinte tutte a diventare sue amiche con il vantaggio di non provare il minimo senso di colpa.
La sua tattica del resto è questa: prima ti affascina con i suoi colpi di sole e poi ti atterra con i suoi colpi di testa.
E se dietro di lei ci fossero i finanziamenti delle lobbi degli psichiatri italiani? Con tutte le persone che fa impazzire sai che giro d’affari!

lunedì 3 settembre 2007

MUSCOLI E MASCULI parte I




Ormai circa duecento anni di studi zoologici ce lo hanno fatto capire: ogni essere vivente ha il suo abitat naturale al di fuori del quale rischierebbe l’estinzione. I pinguini il polo sud, le gazzelle la savana, gli ippopotami gli acquitrini e i ghei le palestre.
Non esiste ghei che non abbia il tesserino di una palestra nel portafogli, la domanda infatti non è mai “tu vai in palestra?” ma “in quale palestra vai?”
Ovviamente il risultato non è uguale per tutti come neppure l’intento per il quale si va è lo stesso.
Partiamo però dal principio. Quali sono i criteri di selezione della palestra.
Non credete agli omosessuali che giustificano la scelta in base a criteri pseudo razionali come la vicinanza a casa, la fornitura di attrezzi, il prezzo e le lezioni di aerobica. Due sono i principi che realmente decretano la scelta della palestra: la quantità di altri ghei e la presenza della sauna.
Quindi non vi sorprendete nel trovare ghei che vanno in quella determinata palestra, anche se si trova esattamente dall’altra parte della città rispetto a casa loro. Saranno sempre pronti a dire che, comunque, gli rimane di strada rispetto al lavoro. E anche se la palestra in questione ha come lezione di punta solo un corso di ginnastica correttiva di quelle fatte ancora con i birilli di legno e le scale svedesi al muro, sarà sempre “proprio quello che cercavo” perché “me lo ha consigliato il fisioterapista”.
Non so se allenerà anche gli altri ma, di sicuro, i muscoli che saranno più allenati, saranno quelli della lingua e, soprattutto, degli occhi.
Capace di gestire i due occhi indipendentemente l’uno dall’altro come quelli periscopi di un camaleonte, il ghei riesce a scovare un bono già dopo aver varcato la porta d’ingresso.
Appena entrato, getta una rapida occhiata, fintamente disinteressata, per vedere quanti uomini (appetibili ovviamente, ma ora che ci penso, anche no) ci sono in palestra. E, se fatto a mente un rapido calcolo delle percentuali, la proporzione è sufficiente si procede verso gli spogliatoi. In caso contrario si può anche accusare un fastidio alla schiena decidendo di tornare a casa perché la fatica di un allenamento in palestra per molto ghei deve essere sempre giustificato.
Ben inteso, non voglio dire che tutti quelli che vanno in palestra vadano per fare berd uoccing, altri vanno anche per arrivare al sodo, che sia quello di un gluteo o quello di un appuntamento.
D’altronde si sa il pensiero comune vuole l’invertito maniaco per la cura del proprio corpo (luogo comune che nella classifica delle frasi fatte arriva seconda solo a quella che recita “i neri hanno il ritmo nel sangue”) anche se ce ne sono molti per i quali l’attenzione per forma fisica è la stessa di quella posta dalle reti Fininvest per i programmi di approfondimento culturale. Ma di questo ne parleremo in un altro momento.
Quindi di ghei che si allenano, e duramente, ce ne sono. Ovviamente non per migliorare la salute, sti cazzi. Si fanno pesi con la stessa finalità per cui il pavone si lecca a lucido le proprie piume.
Quindi che si vada per fare 5 minuti di siclet sfogliano mollemente D donna di repubblica (mai che sia Gente Motori!) o per sollevare pesi pari alla stazza di una chiatta pertolifera tutti riusciranno contestualmente a guadarsi in giro, puntare i più carini, abbozzare un sorriso e, i più audaci, attaccare bottone.