Sabato pomeriggio a Roma si svolgerà il corteo del Gay Pride. Ho scelto la parola "corteo" invece che "sfilata" perché ha un suono vagamente più impegnato che contrasta l'idea che hanno molti, omo o etero cambia poco, i quali, con superficialità, bollano la manifestazione come una semplice carnevalata da sambodromo carioca. Senza assumere i toni apocalittici da vegliardo della cripta devo però ammettere con amarezza che c'è ben poco, anche quest'anno, da celebrare. Semmai molte cose sono invece ancora da rivendicare sebbene in questo gioco chi dovrebbe lanciare la sfida (in primis le associazioni ma poi tutti noi) e chi dovrebbe riceverla (le istituzioni) sembrano asfittici da un lato e distratti dall'altro.
Ad ogni modo, trovo formidabile lo slogan di
quest'anno: "Vogliamo tutto". E sarebbe ora di smettere di
accontentarci, di mediare, di presentarci ai nostri referenti col cappello in
mano come se quel che ci spetta non fossero diritti ma pietose concessione.
Che
sia questa l'occasione giusta da cui ripartire lungo la strada della parità?
Voi come la pensate?
1 commento:
Amico, senza volere essere nè vegliardo nè apocalittico, vedendo le esperienze degli altri Paesi, se non ci contiamo e buttiamo sulla bilancia i ns. voti UNITI,non riusciremo mai non solo ad ottenere tutto (egualidad) ma neanche poco !resto sempre dell'ipotesi di Montanelli :turiamoci il naso e andiamo col cappello pieno di voti da un Mario Rossi chiunque.Sto ancora aspettando la risposta,in tema di uguali diritti, del M5S.
TUTTI sabato al Pride, dignitosamente.Luigi43
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