Sono appena tornato da New York e ho vissuto le ultime 48 ore come un bruco: dormendo
ininterrottamente e facendo solo brevi e caloriche pause cibo. Ho sempre
trovato questa storia del jet lag una boiata da provinciali: per 3 giorni a
Londra alcuni accusando stati di disorientamento come se fossero
atterrati da una missione pluriennale sulla MIR ma devo ammettere che stavolta
il fuso (con l’aggravante della stanchezza e l’età) ha creato le condizioni
ideali per precipitarmi in uno stato comatoide dal quale mi sto riprendendo con
tanta con fatica.
Prima però di sprofondare
nella cripta, venerdì pomeriggio, con l’ultima stilla di forze, ho disfatto la valigia, ho separato
i panni puliti da quelli sporchi, ho sistemato le scarpe, ripiegato le sacche, ammucchiato
i regalini per amici e parenti e alla fine ho svuotato la borsa di pelle che in
viaggio porto sempre con me (detesto usarla perché mi sembra una cosa da donne
che devono portarsi casa appresso, io sono un tipo da tasche ma in
viaggio, tra guide, macchine fotografiche e bottigliette d’acqua diventa una
necessità). Portarsene una appresso
durante un viaggio è come trascinare un rastrello. Mentre la svuoto ritrovo
scontrini di ristoranti, astucci vuoti di gomme, biglietti di metro e teatro,
una vecchia copia di Time Out e tutte queste cianfrusaglie, anche le più
insignificanti, hanno però la balsamica proprietà mnemonica di una
madeleine.
Mi capita così tra le mani
anche una rivista spiegazzata che non ricordavo neppure di aver preso. Poche pagine spillate in carta riciclata e dai colori
sono un po’ fuori registro. L’ho presa in un negozio di giocattoli a Brooklin
mentre cercavo un regalo per il figlio di miei amici. All’ingresso ce n’era una pila. In copertina
il ritratto sorridente di una coppia lesbica con i loro bambini. Fa strano per
uno che come me viene da un paese che ha appena scoperto il fuoco leggere di gruppi
di auto aiuto per famiglie gay, di terapeuti per affrontare l’omogenitorialità
(del resto questo è il paese dove ogni problema ha una soluzione e un esperto che ti aiuta ad affrontarlo) e pubblicità di istituti dove figli di coppie etreo
e di coppie omo possono convivere trovando nella diversità un valore da
condividere più che un mostro da combattere.
Sfogliarlo è come leggere
Voyager, la rivista dei misteri: racconta di mondi di cui hai sentito parlare
ma che credevi fossero frutto di fantasia e alla fine scopri che questa realtà
esiste davvero e che non è scaturita di una dominazione aliena né tantomeno si è
estinta dopo l’eruzione di un vulcano ma è a 8 ore di volo da noi (senza scalo, ovviamente,
non come me che ne ho impiegate 14 mila).
Per le strade di Manhattan era tutto un passeggiare di coppie gay con i loro bambini (bastava riscontrare
le loro somiglianza somatiche per capire che non si trattava di babysitter o
pedofili) che, con buona pace dei Buttiglione e Bindi non erano in preda a
turbe psichiche, non avevano in nuce il germe della schizofrenia né erano in
nulla differenti dagli atri bambini accompagnati da genitori etero.
Insomma, si dice che il grado
di benessere di un paese sia dato dalla voglia di fare figli e dalla capacità di mettere i
propri abitanti nelle condizioni di averne. E qui è possibile. Nonostante abbia
un debole per gli Stati Uniti non voglio certo dire che sia la terra promessa e,
di fatto, cose del genere puoi vederle in più paesi che in quanti questo non sia possibile ma l’amarezza che provo è dovuta dal sentirmi purtroppo dalla parte
sbagliata del confine.
Ecco allora, più che
l’adolescenziale invasamento da shopping (ma tanto che ti devi comprare in
America che non trovi a Roma Est?), più che l’overdose da caffeina negli
Starbucks, le foto davanti all’Empire e i boni riversati per strada come tonni
scaricati sulla plancia di un peschereccio, è questa l’immagine bella che mi
riporto da questa vacanza e con questa una conferma: sapere che un altro modo di vivere è
possibile avendo così alla fine (lo so, magra consolazione) la conferma che non siamo certo “noi”
quelli sbagliati a questo mondo.
4 commenti:
BEL POST.
TOCCA LE CORDE DEL CUORE E DELLA MENTE.
ILSOLITOANONIMO
Parole sante, viviamo in un Paese che ha appena scoperto il fuoco:Pensare che qui è nato Beccaria. OPS, dimenticavo che è nato prima che venissimo inglobati in Vaticanistan , forse dopo avrebbe fatta la fine di Giordano Bruno! Luigi43
Si dice che gli Stati Uniti non siano veramente un paese libero...questa sera mi sono ricreduta.. siamo noi che siamo ancora nel medioevo... COmplimenti per il post. Baci Pamela
Ale,guarda che qui da noi oramai i figli sono un lusso anche x le coppie etero!!
Gli unici che ne fanno sono gli extracomunitari, e credimi, non certo per valori morali...a meno che non si considerino "valori morali" e "senso della famiglia" tutti gli sgravi fiscali che gli vengono concessi in maniera proporzionale al numero di cinni che mettono al mondo .
E che tu , sia ben chiaro, solo per il fatto di avere un cognome italiano non avrai MAI.
Suzywong
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