venerdì 2 marzo 2012

QUELLO CHE RESTA.


Ieri è morto Lucio Dalla.
Stamattina nella classifica di i Tunes i primo 4 posti sono occupati da suoi album. È successo lo stesso poche settimane fa con Whihey Huston e prima ancora con Amy Winehouse. Ormai è un fenomeno che avviene puntualmente: la perdita di un artista causa un’impennata delle vendite postume, con buona pace dei discografici e il rancore inespresso degli altri artisti in classifica che si vedono sorpassati sulla destra, come se la morte fosse una scorciatoia piuttosto macabra per accrescere il successo dei colleghi dipartiti.
I fan della prima ora guardano con sdegno quanti, solo dopo la morte di questi cantanti, si attaccano al corteo funebre portandosi a casa, anche loro, una piccola reliquia del divo acquistando tardivamente un loro disco ma riflettevo proprio su questo e mi chiedevo se invece, nonostante il contesto luttuoso, questo fenomeno non vada visto con benevolenza. Se infatti la morte di Dalla ha come risvolto che migliaia di persone arrivino a conoscere le sue bellissime canzoni, trovo che allora qualcosa di buono nella tragedia rimane. Un artista sopravvive sempre alla sua vita per mezzo della sua arte e questo mi sembra il fenomeno più evidente. Io stesso ho sempre amato Dalla ma credo di non avere che un solo CD, comprato in nice price cento anni fa e non mi vergogno d ammetterlo: oggi credo comprerò un suo greatest hits. Certo è un po’ triste aspettare che sia la morte a ricordarci del talento di un artista ma Dalla, come molti grandissimi altri, è un po’ come uno splendido monumento della nostra città: pensi che ci sarà sempre, te ne bei passandoci davanti in motorino dandogli uno sguardo veloce ma non hai mai trovato il tempo di entrare dentro a visitarlo come meriterebbe. Poi però un giorno crolla e ti maledici per non averlo mai fatto.
Ma per fortuna, la musica resta.

7 commenti:

RDphotos ha detto...

la cosa più triste della vita è che per essere rimpianto devi morire.

Anonimo ha detto...

<3

Andrea ha detto...

invece di comprare un greatest hits ti consiglio, in primis, un capolavoro come Automobili (1976) e già che ci sei anche il giorno aveva 5 teste (1974) e anidride solforosa (1975) scritti a 4 maini con Roberto Roversi. Pura creatività sia letteraria che musicale, un Dalla poco noto alla massa ma di grande spessore.
Andrea

Anonimo ha detto...

fidat, con i 3 album consigliati da Andrea Dall alo odierai per sempre. Questo culto di consigliare sempre lo sperimentale ed alternativo e così...gayshy, fa così tanto bella e pensante.

Alahambra ha detto...

In realtà quelli suggeriti da Andrea son gli album più belli di Dalla. I meno conosciuti, probabilmente i meno "digeribili" dal grande pubblico, ma indubbiamente i più ricchi di ottimi spunti.
Poi boh, parlare di alternativo per qualcosa che è stato prodotto 30 anni fa... eh, magari è il nostro anonimo che è rimasto al palo.

Anonimo ha detto...

@Alahambra... e vai! salta anche tu sul carro del "oltre al culo c'è di più". Fi gurati se te la perdevi di sentirti colta, raffinata e...come dici? "meno digeribile". Il gay AMA vendersi come un frutto esotico e raro, anche quando si spalma su cento vetrine, cento. Dalla è un grandissimo artista, quelli sono bei dischi, ma sperimentali. Lontani dal dalla contemporaneo. Poi naturalmente tu poi serenamente continuare a pensarti di bocca buona, e son certo che lo sei. Non ne ho nessun dubbio.

Alahambra ha detto...

Cero che sono lontani dal Dalla contemporaneo. Sono anni luce lontani dal Dalla di "Attenti al lupo" ad esempio, mai detto il contrario. A me piacciono di più, e se devo consigliare un album consiglio quello che preferisco, a meno di non voler fare uno sgarbo a chi mi sta di fronte.
Poi se mi chiedi se preferisco andare a vedere al cinema The Artist o Transformers non ho nessun dubbio nel dirti che il film muto te lo puoi tenere e che preferisco i robottoni *_*