lunedì 13 dicembre 2010
-3: raccomandazioni ed esclamazioni.
Ormai mancano 3 giorni alla partenza e, scusate la poca eleganza, ma io ormai sto facendo applicazioni di lozioni lenitive sui genitali a forza di apotropaizzare perché fino a che non tocco suolo statunitense non mi fido che andrà tutto bene.
La migliore delle tradizioni illuministe vorrebbe quindi che per fronteggiare strali di sfiga o invidie recondite uno si tenesse tutto per se e che sparisse dall’oggi al domani senza lasciare tracce.
Ma a parte il fatto che come diciamo da queste parti “non mi so tenere un cecio in bocca”, io un po’ cerco di non dare retta alla scaramanzia, un po’mi da una soddisfazione piuttosto grossolana annunciare urbi et orbi che vado a New York per le vacanze di Natale, motivo per cui ora non c’è essere vivente sulla faccia della terra che non sappia della mia partenza.
Il 98% delle persone ha reagito esclamando “beato te!”. Che insieme a “hai messo su qualche chilo?” è la frase che più odio al mondo. Ma beato di cosa? Non è che abbia guadagnato il biglietto aereo vincendolo a un gratta e vinci. L’estate scorsa mentre era tutto un coro di “io vado 3 settimane in Grecia”, “io al Circuit di Barcellona”, “io sul piroscafo con Falco, Briatore e la Gregoraci” io mi sono fatto la villeggiatura sul trenino per Ostia. Oltretutto ho applicato una politica di risparmio che in confronto quella dei tagli di Tremonti è una colletta scolastica per il regalo alla maestra. Non mi lamento certo dei sacrifici fatti ma “beato te” un paio di cefali!
Se poi accenno a qualcuno il grande dilemma del “cosa mettere in valigia” esce fuori una doppietta di frasi che è la seguente: “ma dai compri tutto lì”, seguita dopo un secondo di riflessione da “ma copriti bene che fa un freddo boia”. A me questo invito consumistico a partire solo con un paio di mutande (ovviamente di flanella) e farmi lasciare dal taxi direttamente davanti a un negozio di abbigliamento mi sa di immigrato che non aspettava altro per rifarsi il guardaroba. Certo sarei falso come Giuda se non dicessi che un po’ di shopping uno può anche farlo, ma che debba quasi motivare il viaggio dall’altra parte della terra perché si spende bene come se stessimo parlando del banco della frutta di Luisa al mercato, mi sembra una cosa un po’ piccola rispetto al miliardo di cose da fare e da vedere a NY. Che poi che altro mi devo comprare che non ho già? Quello che posso permettermi ce l’ho e quello che mi piacerebbe non me lo potrei comprare neppure se il dollaro cadesse in picchiata e venisse scambiato al prezzo di due conchiglie e un dattero. Quindi…
Ah, si certo, la frase filotto: “portati cose pesanti che fa freddo!”. E vabbé, tanto si sapeva e comunque a me dopo che mi hai dato un tetto, una connessione a internet e una tazza di caffè bollente può pure venire la terza glaciazione che tanto non m’ammazza nessuno.
Ma invece il caveat che non mi aspettavo è quello che mi sono sentito dire da tanti: “mi raccomando attento alle malattie che lì è pieno di sieropositivi”.
Quando uno mi dice una cosa del genere un po’ la prendo come un insulto perché nonostante gli abbia appena detto che vado per trovare materiale su cui scrivere, che è un viaggio alla ricerca di me stesso (lo so che potevo anche andare a Camaldoli se era per questo, ma il mio “me stesso” è più facile che lo trovi lì che tra i silenzi monastici), che ho prenotato spettacoli a Broadway e lo “Schiaccianoci” del NY City Ballet, te lo dice come se davanti avesse uno di quei bavosi che parte per la Thailandia con dei giocattoli in valigia per adescare prede sessuali agli angoli delle strade.
Però siccome “la morte ma non l’ipocrisia”, anche qui, se disgraziatamente un bono mi dovesse dare il tormento per voler a tutti i costi venire a letto con me, non sarò certo io a buttarlo giù da letto e buttarlo fuori di casa. Tantomeno visto che, come mi hanno detto molti: “fa un freddo boia!!”.
E un morto assiderato sulla coscienza non ce lo voglio avere.
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9 commenti:
più che altro, attento alle cimici dei letti: NY è infestata, hotel compresi, e rischi di portartele pure a casa.
non scherzo... :(
leo
Io invece vorrei sapere perché a New York puzza tutto di cipolla come in Ucraina!!!
Più che altro goditela, NY è bellissima e ci vai in un periodo in cui è anche più bella del solito.
Divertiti e tienici aggiornati :)
Suzywong
ammazzete. te si che conosci il significato della frase "saper creare suspence"!
bon voyage.
coprite.
Eh, beh, si... la tua è proprio una buona azione...
Massì dai, non ti lamentare, meglio che passare il Natale tra le nebbie e i pranzi dai parenti. Cosa che comunque non faccio nemmeno io perchè vado a Londra. Meglio il freddo che le freddure del parentado. Ciao, attendiamo tue news. :)
Grande Insy! Delle vacanze migliori non avresti potuto organizzarle e di sicuro troverai molto su cui scrivere. Buon viaggio e ottime feste !!!
PS. Il tuo libro mi ha tolto dai casini per i regali di Natale. Alla Feltrinelli, giunto in cassa con le numerose copie, hanno steso il tappeto rosso! Besos e grazie.
Daniel
odddddddioma scriverari da là??? come faccio io.....:( vabbè leggerò un pò di quelli vecchi, come adesso guardo le puntante di satc in dvd. (questo è un complimentone eh!)
Cara, in qualunque caso, torna sempre utile il solito consiglio: incappucciati tu ...e lui.
Comunque, visto che bazzico il settore, vorrei rassicurare chi ti ha espresso una così profonda rassicurazione che i sieropositivi americani sono nella stragrande maggioranza consapevoli della loro condizione per tutta una serie di motivi su cui adesso non ti tedio, mentre qui al "sicuro" nel nostro bello stivale, molti sieropositivi manco lo sanno di averci il baco e continuano a frequentare tutte le mele che gli capitano a tiro...
La Nonna
@La Nonna, mi hai incuriosita con sta storia che in Usa lo sanno e qui no. Vorrei essere tediata sull'argomento ;)
Cristina
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