lunedì 14 febbraio 2011

DISPERATO AMORE
























Stamattina mentre accendevo il motorino ho notato sul parabrezza di una macchina un bigliettino. In un carattere graziato c’era scritto “ti prego, dille che l’amo!”.
In quella frase brevissima c’ho trovato tanta disperazione. Mentre guidavo verso l’ufficio ho ripensato a quel messaggio e mi sono immaginato un amore respinto. Chi lo ha scritto forse ha fatto qualcosa di sbagliato e l’altra non vuole più vederlo. Non risponde ai messaggi né alle telefonate e l’ultima spiaggia per stabilire un contato, pensavo sempre mentre schivavo un posto di blocco dei vigili, è stata infilare questo foglietto sotto il tergicristallo dell’auto di un amico comune affinché intercedesse per lui.
Credo che sia capitato a tutti di aver deluso, tradito o ferito un nostro compagno, di averne invocare il perdono e di essercelo visto negare. Di aver cercato in ogni modo di riconquistare la sua fiducia, di spiegarci, parlare. Ed è terribile la sensazione di impotenza quando questa opportunità ci viene negata. Per questo quel bigliettino stamattina mi ha così colpito, perché ha immediatamente suscitato in me un senso di “fratellanza” tra noi respinti per errori d’amore.
A me è successo più di una volta. Notti all’addiaccio davanti a un portone che non mi veniva aperto ripetendomi “tanto prima o poi dovrà uscire”, fondendo la follia di Glen Close in “Attrazione fatale” e la redenzione tardiva di Filippo IV.
Non so se sia stato un caso aver trovato quel messaggio proprio oggi, San Valentino. Probabilmente lo ha fatto di proposito, una mossa strategica per sfruttare l’onda emotiva della festa degli innamorati e, chissà, forse stasera potrebbe essere la sera giusta per una riappacificazione.
Glielo auguro.
Per me invece questo è il decimo anniversario di zitellagine ma se così non fosse sarei per San Valentino, per i tubi di Baci, le dediche d’amore alla radio, le cene a lume di candela e i peluche pacchiani.
Non sono d’accordo con chi ti dice “io non lo festeggio perché è una festa commerciale”.
La trovo una considerazione di un cinismo dozzinale. Se è davvero questo il motivo puoi trovare mille modi personali per dimostrare (come sempre ma anche oggi) il tuo amore. Semmai la loro è più mancanza di fantasia che non una critica marxista al consumismo perché puoi scrivere una poesia, preparagli una cena, creare una cornice a forma di cuore fatta con le mollette di legno, o scrivergli un biglietto al quale affidare il tuo disperato amore appoggiato sul vetro umido di brina di una macchina. E tutto questo non costa nulla.

8 commenti:

dr.mine ha detto...

Io devo dire che fin ora mi son ritrovato quasi sempre dall'altra parte. Gli sgarroni li han sempre fatti gli altri nei miei confronti e di fronte alla mia porta chiusa in faccia han cercato di ritrovare un punto di contatto, che spesso ho negato per principio! Mi rendo conto però non deve essere facile stare proprio dall'altra parte.

Hai perfettamente ragione su chi rinfaccia che è solo una festa commerciale. Premesso che per quanto mi riguarda dovrebbe essere ogni giorno S.Valentino, basta avere un pò di fantasia e anche un piccolo pensierino fa la differenza!

Ciao Insy! ;)

Anonimo ha detto...

san valentino lo vorrebbero festeggiare solo le zitelle di lunga data o le puttane che tutte le vogliono e nessuno le piglia.
chi non ha mai avuto problemi ad avere storie sicuramente non si scioglie per un cioccolatino o una frase d'amore o una cena a lume di candela.

Indy Luan e il Fato delle Pose ha detto...

quoto

INSY LOAN E LO STATO DELLE COSE ha detto...

ahahah...non vi sta mai bene niente. ma che vita grama che dovete avere...

Inky Luan e lo Sfascio delle Borse ha detto...

essì, proprio una vita gramissima! meno male che ci sei tu a vivere la bella vita anche per noi ...

INSY LOAN E LO STATO DELLE COSE ha detto...

Luana, hai dimenticati di aggiungere: pa, pa, pero!!!!

Passy Luan e lo Stato delle Rose ha detto...

Pa, pa, pero .

Anonimo ha detto...

Invece io credo che le persone che fanno sfoggio del loro disprezzo per San valentino siano quelle povere disperate accoppiate sempre con tirchi o con gente che di loro se ne frega troppo poco per fare il semplice sforzo di un cioccolatino.