martedì 1 marzo 2011

COME CAMELIA



















Sta arrivando la primavera. Anche sul mio balcino. Me lo ha annunciato stamattina la Camelia che fino a ieri sera aveva i boccioli serrati come gli occhi di un neonato mentre stamattina ha iniziato a mostrare i primi lembi candidi dei suoi petali.
La primavera è una stagione che adoro perché è una tiepida e piacevolissima anteprima dell’estate, che mi piace ancora di più. Si dice che i gusti cambino con l’età e che il tempo che passa modifichi le nostre preferenze tanto quanto i tratti somatici.
Per anni quindi sono stato convinto che fosse l’inverno la mia parte dell’anno preferita.
Forse perché coincideva con il mio compleanno o forse per quell’iconografia calda e confortevole fatta di camini scoppiettanti, cioccolate calde e tiepidi bivacchi sulle poltrone a guardare film alla tv. Capirai, io che ogni volta che ordino un caffè americano mi ustiono l’esofago perché non ho il tempo di aspettare che si freddi per l’insofferenza all’attesa e non riesco a stare fermo in un posto più di dieci minuti, figuriamoci quanto posso godermi un pomeriggio sdraiato con un plaid sulle gambe a vedere il DVD de “Il signore degli anelli” mentre fuori fa freddo e soffia la bufera (test realmente effettuato la scorsa domenica. Tempo di resistenza: fine dei titoli di testa).
No. Io sono per le stagioni calde, il sole che splende, le gambe scoperte e le bibite ghiacciate. Quel clima che ti libera e ti fa uscire così come sei, che non ti impegna ad abbinare più di una maglietta con un paio di ciabattine di plastica, che ti fa andare in giro fino a che l’ultima frusta di sole non schiocca all’orizzonte. Il caldo quasi assillante che non ti da tregua, ti perseguita ovunque.
Il mare, il sole, la birra comprata al volo dagli ambulanti lungo il bagnasciuga e la sensazione dei pori che con il calore si allargano come fossero piccole bocche pronte a succhiare ogni raggio di sole, la sabbia che ti scrolli dai piedi prima di rientrare in macchina, i ragazzi in costume che giocano a beach volley e la piccola pozza di sudore che ti si forma sull’incavo della schiena durante la pennichella pomeridiana.
E con i primi caldi finalmente si risveglia anche la mia sessualità letargica, a sangue freddo. Ancora qualche giorno quindi e si riapre anche la mia stagione venatoria ed è un istinto che si armonizza con il ritorno delle rondini, lo stoccaggio dei maglioni e lo sbocciare definitivo della mia Camelia e fa sentire anche a me parte di una natura che vive.

Nessun commento: