Se sento ancora solo una volta qualche segretaria
d’ufficio con un libro di Sophie Kinsella nella borsa e la foto del suo gatto
sulla lavagna di sughero affermare con il sorriso da "mai stata infelice
in vita mia" che: “a me non importa con chi vai a letto. Perché bisogna
dire di essere gay?”, giuro che mi metto a urlare così farte da farla diventare
sterile. La cosa inquietante è che molto spesso è un pensiero condiviso anche
dai fascisti rinfrescati da una sola mano di vernice democratica quando, con il
culo stretto come il pugno di un picchiatore, si lanciano in dichiarazioni di
incredibile tolleranza
(in primis, per loro).
Ma io sono un complottista, diffidente per natura,
sospettoso per esperienza e ho sempre tradotto questa proposizione
apparentemente alla “volemose bene” come un “fate il cazzo che vi pare, ma
tappati in casa vostra”, come se al contrario gli omosessuali non desiderassero
altro che esibire tutte le posizioni del Kamasutra in Campidoglio,
possibilmente durante il giorno di visita gratuita ai Musei Capitolini.
Pochi giorni fa Anderson Cooper (che per chi non lo
conoscesse è un giornalista e conduttore statunitense della CNN) ha dichiarando
la propria omosessualità e non lo ha fatto per incrementare le sue quotazioni
alla borsa valori gay (francamente non ha bisogno di questi mezzi per aumentare
la lista dei pretendenti essendo uno splendido cinquantenne, per giunta ricco
come Creso) ma per una ragione che a molti sembra sempre ancora tanto difficile
da comprendere: il senso dell’onestà morale.
In ogni atto di coscienza condivisa infatti c’è un
profondo gesto di generosità, quello che con un termine da scuola elementare
potremmo chiamare “l’esempio” (ricordate quado la maestra ci raccontava Enrico
Toti e il lancio della stampella?).
E qui arrivo a rispondere a Maria Sole la
segretaria e a Benito il destrorso ripulito ma lo faccio rubando la
dichiarazione fatta dallo stesso Cooper con la semplicità e la limpidezza dei
giornalisti americani di andare sempre dritti al punto senza troppi giri di
parole: “Il fatto è che io sono gay, lo sono sempre stato e sempre lo sarò e
non ne potrei essere più felice, orgoglioso e in pace con me stesso. In un
mondo perfetto, non credo dovrebbe interessare nessuno, ma credo nel valore di
alzarsi in piedi ed essere considerato per quel che sono”. Questo è il punto
centrale di tutto, l’esempio di Enrico Toti di cui parlava la mia insegnate:
credo sia piuttosto evidente che non viviamo in un mondo ideale e quello che
tutti siamo chiamati a fare, nei modi e nelle disponibilità personali, è
tendere al “perfetto” possibile, smettendo di nascondere i nostri sensi di
colpa dietro il paravento della discrezione ma portando la nostra vita come
esempio per tutti e stimolo per quanti, con grande difficoltà, vivono la loro
esistenza. Solo così, forse, miglioreremo la loro vita e potremo dire di aver
fatto la differenza nella nostra.
6 commenti:
difficile per tutti essere considerati per quello che si è...
e ancora più difficile scegliere cosa mostrare per essere considerati
GG
grazie. bellissimo messaggio il suo, e il tuo modo di commentarlo.
Per un Cooper,gay o etero non importa, quanti scarabei stercorari esistono tra i giornalisti e le giornaliste?Chapeau !Luigi43
Condivido in pieno ogni tua singola parola, virgole comprese.
caspita... doveva esse ben piccola e nascosta questa "onestà morale" se gli ci son voluti 50 anni a trovarla!
Grande! Questo testo dovrebbe essere un discorso trionfale. Unsy for president!
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