
Come unica giustificazione c’è il fatto che io non sono uno che segue molto il gossip.
In ufficio sono sempre l’ultimo a sapere chi se la fa con chi (anche perché, visti i miei colleghi, immaginarmeli anche che trescano tra di loro susciterebbe immagini tanto terrificanti che, a paro, l’Inferno dipinto dal Signorelli nel Duomo di Orvieto sembrerebbe una pagina di Topolino) quindi figuriamoci quanto sono interessato se il pettegolezzo riguarda un vip come Demi Mur, però oggi leggendo le prime battute di una sua intervista (sempre solo dopo aver letto gli editoriali di tutti i maggiori quotidiani europei sulla crisi petrolifera e la violazione dei diritti d’indipendenza del Tibet) scopro che la signora Mur deve aver avuto un incidente mortale, di cui non avevo sentito parlare, che l’ha invalidata e dal quale, dopo tanto sforzo, è riuscita a riabilitarsi.
“Non è perfetta come nella pubblicità di Elena Rubinstain ma ha lo stesso sciarm dei tempi di Gost, anzi, forse meglio di allora”. Uno quindi si immagina che, poverina, dopo il succitato film in cui, per giustificare una relazione lesbo con la Golberg, finge che lo spirito del marito alberghi nella negromante (di colore e di fatto) si sia andata schiantare con la macchina addosso a un palo e che, uscita di testa dal parabrezza, sia rimasta invalida e tremendamente sfigurata. Poi, andando avanti si scopre che la malattia dalla quale sta cercando di venire fuori si chiama 45 (ma pare che da abbia anche altri nomi e che tutte le sue varianti si riconoscano per un suffisso numerico che va dal 4 in su).
Insomma questa descritta come una santa che cos’ha di eroico? Aver combattuto, e pare sconfitto, la malattia della vecchiaia accoltellandola a colpi di bisturi.
E io chissà che mi credevo!
insomma ultimamente leggo un sacco di interviste ad attrici ormai abbondantemente sopra i 40 in cui i toni sono sempre quelli da adolescenti in overdose da ormoni che vogliono farti credere che la vecchiaia non esiste, che dentro si sentono delle ventenni e che stanno pensando anche di avere un figlio (e certo tanto si sa, dai 45 in su quello che esce dalla zinna è latte a lunga conservazione, quindi aspettiamo pure un altro po’).
La Mur si spinge oltre e dice che i 60 di oggi sono i 40 di una volta (mi sembra la patetica parafrasi, ma ben più allarmante, della battuta de Il diavolo veste Prada in cui si afferma che la vecchia 42 è la nuova 38).
Io ho 34 anni e se parlo a qualcuno di quando avevo 24 anni non dico “quando ero più giovane” ma “quando ero giovane”.
Nei miei profili in chat non scrivo “sono un ragazzo…”, è una definizione che troverei ridicola anche avessi 27 anni.
Io capisco che a 50 anni una non debba mettersi con lo scialle di lana accanto alla stufa a macinare caffè ma neppure che pretenda di andare in giro vestita come una del cast di Ai Scul Miusic, con l’occhio sgranato a imitazione di quello stupito della 12enne che vede il mondo per la prima volta e con sottobraccio un marito al quale ancora non sono scesi i testicoli.