venerdì 20 febbraio 2009

CAPITANI E SCAFISTI.

E’ una giornata particolarmente bella a Roma. Fa un po’ freddo ma il cielo è terso e da dove abito io si vedono in lontananza persino le montagne di cui, nonostante siano otto anni che vivo qui, ancora ignoro i nomi.
Esco. Certo, cinque gradi in più li gradirei molto.
Ci metto non più di una canzone del mio aipod per raggiungere la direzione regionale del lavoro dove ho appuntamento con un responsabile della mia futura ex agenzia e dove, insieme ad altre due colleghe (oggi siamo in tre, le altre decine andranno nei prossimi giorni), firmerò le mie (in)volontarie dimissioni.

Solo tre mesi fa, il nostro direttore generale ci aveva convocati nella sala riunioni grande per informarci che, dopo aver fatto tagli al personale, i superstiti sarebbe potuti stare tranquilli dato che: “ora il bilancio è perfettamente risanato”.
Un mese dopo, nei bagni dell’agenzia, noto che hanno sostituito la carta per le mani mettendone una decisamente più scadente. Stanno risparmiando anche su questa: brutto presagio.
Sono nel mio ufficio. Manca ormai una settimana al Santo Natale quando ricevo una telefonata dai nostri 2 amministratori delegati che mi invitano a raggiungerli nella loro stanza. Non credo mi vogliano chiedere cosa desidero nel cesto natalizio. Ripenso alla carta sostituita nei cessi e vado, prefigurandomi cosa mi diranno.
Mi siedo davanti a loro due che sciorinano un discorso che va troppo spedito per sembrare anche solo minimamente sentito. In effetti sono un po’ deluso da loro: dopo decenni nel mondo della pubblicità, dovrebbero saper fingere sincerità un po’ meglio di come stanno facendo. “Spiacenti”, “le cose non vanno bene”, “venirti incontro”, “diverse mensilità come come incentivo”. Sono pochi i concetti che mi rimangono impressi in quei 3 minuti scarsi di monologo che recitano in perfetta sincronia come solo i migliori comici sanno fare.
Ho un sorriso di circostanza stampato sulla faccia. E, in silenzio, li giudico.
Ci stringiamo la mano ed esco.
Evidentemente quei tagli fatti solo poco tempo prima non hanno “risanato” l’agenzia come ci avevano promesso.
Mentre attraverso il corridoio che mi porta alla mia stanza, stilo una lista mentale delle cose che mi impongo di fare:
non piangere;
mantieni un comportamento dignitoso quando i tuoi colleghi ti chiederanno che cosa è successo;
taglia subito le spese superflue (ecco questo sì che sarà un problema);
non dirlo ai tuoi, si preoccuperebbero senza che questo cambi le cose;
preparati il buc dei tuoi lavori per i colloqui;
senti Fabio (il mio amico avvocato) per vedere come venire incontro alla loro “generosa” offerta di incentivo all’esodo (più ripenso a questo termine, più cresce la mia ammirazione per la capacità dei legali di trovare termini aulici per azioni discutibili).
Da quel momento iniziano a squillare i telefoni di decine di altri miei colleghi. Per due giorni. Sembra l’ennesimo remeic di “De Ring”: chi risponde è spacciato.
Alla fine, il conteggio delle vittime è pietoso come molte delle nostre storie di neodisoccupati costretti ad affrontare, non più giovanissimi, un mercato del lavoro inesistente, con mutui per la casa appena accesi, figli neonati e tutta quella banale, tragica umanità che in queste situazioni viene fuori in maniera ancora più dolorosa e straziante.

Sono passati due mesi da allora e oggi mi ritrovo al secondo piano dell’ufficio regionale del lavoro.
I funzionari fanno l’appello dei licenziati che hanno tutti uno sguardo sfuggente. Molti di loro indossano occhiali scuri, quasi fosse una colpa aver perso il lavoro, e quando sentono fare i loro nomi scattano verso la stanza, neppure fossero stati chiamati in questura a rispondere di un reato.
Siamo in 150. Oggi. Pur non essendo un genio della matematica, computo facilmente quante persone stiano perdendo il lavoro ogni mese durante questo tenebroso anno di crisi. E siamo solo a Roma.
Mentre sono lì seduto aspettando il mio turno per firmare, una ragazza accanto a me con un cappellino Liu Giò fregiato di strass, si sfoga con un’altra ragazza incontrata lì per caso ma con la quale condivide la stessa sorte: “Facessero come je pare ma me devono da il TFR. So sordi mia e me spettano. Me devono paga’”. L’altra ragazza annuisce guardando a terra.
Tutto questo mi fa pensare che qualcosa non quadra. Si sta formando una popolazione di senza lavoro, un’Italia parallela di disperati che finiranno in balia di veri e propri strozzini dell’impiego i quali, con la scusa della crisi, offriranno impieghi mal pagati forti della fame di lavoro che si sta creando.
Il mio sospetto è che tutta questa crisi non è altro che un pretesto preso al volo da molte aziende per fare piazza pulita di costosi lavoratori a tempo indeterminato da rimpiazzare con interinali meno onerosi. Poco importa se dovranno rinunciare ad una professionalità che è capitale e che solo gli anni d’esperienza garantisce.
Del resto, si sa, la qualità del lavoro in Italia non è certo una condizione fondamentale.
Aspetto ancora, seduto affianco alla porta dove tra qualche minuto entrerò e continuo a pensare.
Non sono uno che segue molto la politica, ancor meno quella estera ma in quei minuti d’attesa mi viene in mente un servizio sentito al tg una settimana fa sulle misure proposte da Obama per affrontare la crisi che sta colpendo anche la florida America. Una più di altre mi è rimasta impressa: la riduzione dei salari dei dirigenti.
E’ da quando l’ho sentita che penso ai nostri due amministratori delegati. Neppure la Fiat ne ha due e la nostra agenzia che ormai conta, quanti, forse 120 dipendenti? Ne ha ben due.
Penso ai loro stipendi da amministratori delegati. Penso a quanti colleghi, ben più bisognosi di me, avrebbero potuto salvare se, come facevano i capitani delle navi di un tempo, si fossero sacrificati licenziandosi (anche solo uno di loro) pur di tutelare chi dipendeva da loro. Penso a quanti ne avrebbero potuti aiutare anche solo rinunciando alla metà dei loro stipendi. Anche solo ad una parte. Ma non lo hanno fatto.
La prima immagine che mi viene in mente allora è quella degli scafisti senza scrupoli che, intercettati dalle guardie costiere, gettano a mare i passeggeri per evitare d’esser catturati. Sono amareggiato. Ma poi mi persuado del fatto che questi non sono più i tempi del coraggio, della coscienza, del sacrificio e della rinuncia ai privilegi acquisiti.
Il funzionario apre la porta e fa il mio nome. Entro e mentre firmo le carte che decretano da oggi il mio stato di disoccupato, giro lo sguardo verso il finestrone che tinge di luce la stanza e penso che, anche da questo purgatorio, la vista del cielo di Roma oggi è meravigliosa.

A tutti i licenziati.

39 commenti:

Anonimo ha detto...

Insy c'è poco da dire a parte un sentito, seppur inutile, mi dispiace per quello che ti sta capitando.
Come diceva Totò....voglio vedere dove vuole arrivare...e mi riferisco sia agli scafisti che ai disperati che continuano ad accettare passaggi su navi di fortuna invece di unirsi e farle colare a picco.

Enrico* ha detto...

Ale non so che dire, se non piangere... :'(

Pensa che il nostro direttore generale ha avuto il coraggio di dire che da noi "il sistema di compensi è sempre stato più basso rispetto alla media" e che "sono pronti a tagliare le retribuzioni dei dirigenti, in coerenza con la crisi"...

Peccato che lui abbia preso SOLO 3.198.383 €...

Anonimo ha detto...

La mancanza di stile mi ha fatto pensare che tu stessi parlando di un altro posto...e invece è proprio il bel posto che conoscevamo.
"Heavy on top": ridicoli.

Anonimo ha detto...

Mi sono seduto sulla riva del fiume, e aspetto.

Anonimo ha detto...

sul merito della gestione della crisi da parte delle aziende non voglio entrare nel merito. chè sono convinto ci siano, come sempre, quelli che si stanno comportando bene e quelli che no. Ma poichè sono più dalla parte di chi deve prendere certe scelte, che di chi si ritrova a subirne eventuali conseguenze, non mi esprimo.

Poichè però anche io ho vissuto la tua stessa esperienza, con la variante che non è stata causata dalla crisi ma dal fatto che lavoravo per una testa di cazzo che è regredito per via di una crisi ormonale nei confronti di una stagista.... massima solidarietà. te l'ho detto di persona e te lo ribadisco qui.

Anonimo ha detto...

oh insi. più ti leggo e più ti voglio bene...io sono in balia di un vero e proprio strozzino, e il bello è che me ne andrò perchè ci sto più perdendo che guadagnando. che trishtezza infinita

Anonimo ha detto...

Stellì
da oggi sei ufficialmente uno scrittore freelance ed è vero il cielo di Roma oggi è meraviglioso.
Sabato Alpheus? c'ho pure la maschera di carnevale da prestarti

Francesco Mikael ha detto...

Ale, dirti che ti sono vicino è scontato. Penso che questa ulteriore esperienza ti rafforzerà e farà parte della tua ricchezza di domani. Per me è stato così. Ho vissuto lo stesso dramma solo un paio di anni prima di quanti ne hai tu adesso e solo dopo 1 anno (1 anno!!) di disoccupazione e disperazione ho intravisto la possibilità di prendere due lire smistando ricevute color rosa chiaro da ricevute color rosa scuro, prese da uno scatolone. Con buona pace della mia laurea in Economia messa riccamente nel culo, insieme al mio orgoglio. Ma da lì ho ricominciato, e tu sai dove sono oggi. Che tu riesca o meno a sfondare come scrittore, cosa che ti auguro, ce la farai comunque. Nel frattempo, hai tanti di quegli amici che ti vogliono bene che solo non ti lasceremo mai. In bocca al lupo.

INSY LOAN E LO STATO DELLE COSE ha detto...

ma io sono fiducioso davvero. qualcosa di buono verrà. nel frattempo prendo quello che passa, come con gli uomini:)

SCRAP: ma stasera una MUcca a vedere le mascherine? mi fai sapere per teatro? in settimana?

Anonimo ha detto...

ora potrai dedicarti alla ricerca compulsiva e ossessiva del vero amore!

ludik ha detto...

Mi torna in mente leggendo questa cosa alla sfiga metafisica di provare a entrare nel cosiddetto mercato del lavoro proprio nel mezzo di un periodo così, tra vere crisi e crisi simulate per lucrare ancora un po'. In bocca al lupo Insy.

Anonimo ha detto...

ma non ci sei andato ieri al teatro?

INSY LOAN E LO STATO DELLE COSE ha detto...

srappy, l'atro tatro...brancaccio...ricordi? certo che ormai te...
allora mucca stasera?

Anonimo ha detto...

Sò cosa si prova quando si perde il lavoro perche l ho vissuto sulla mia pelle qualche anno fa, ancora non era arrivato questo tzunami che sta investendo mezzo mondo, ma i sentori si stavano gia facevano capolino.
E' pesante a 30 anni suonati sentirsi dei falliti per colpe non tue,e a volte, avere la coscienza pulita perche sai di avere fatto del tuo meglio non solo non e' sufficente, ma ti fa pure incazzare ancora di più.comunque stai tranquillo perchè hai una dote,sai scrivere molto bene. in bocca al lupo.

Anonimo ha detto...

Io non voglio piangere, perchè tanto so che ce la farai...

Consideralo il reset di una vita che forse alla fine cominciava a starti stretta...

Ora c'è Insy, un nuovo punto di partenza, una nuova speranza in cui credere.

Auguri, di cuore.

Anonimo ha detto...

Ciao Insy,
ti sono vicina..

p.s.
domani andrò in libreria a comprare il tuo libro... nella fredda padania magari farò fatica a trovarlo...spero che le vendite vadano così ti tiri un po su ;)
baci
kay

p.s.2
magari qui nel freddo nord potresti trovare un lavoro :) e magari un nuovo amore :))

Anonimo ha detto...

Finalmente mi decido a lasciarti un messaggio.

Ti dico che trovo assolutamente irresistibili il 90% delle cose che ho letto quassù. Specie alcune cose su lesbiche e dintorni (lo dico con cognizione di causa).
Ti dico anche che l'effetto del tuo blog su di me è stato lo stesso che per molti altri tuoi affezionati: una sorta di voragine. Ci cadi dentro e non ne esci più. Anzi: non ne vuoi uscire più.

Oggi questo tuo post ha infine fatto a pezzi la mia pigrizia. Ti scrivo (infine e perciò) che 'Capitani e scafisti' è insieme titolo e formula esaustiva di tanta squallida realtà (italiana e non solo) dell'attuale classe dirigente.
Hai saputo riassumere con una formula altissima quello che nessuno osa dire a voce alta: che non sono quelli co' le pezze ar culo che stanno mandando in malora 'sto mondo...
Bravo Insy. Ti meriti un ennesimo sforzo: domani esco e vado a comprare il tuo libro (che già lo so che mi toccherà ordinarlo, perché in provincia tutto è più faticoso... uff).

Ti conosco da poco e ti voglio già un gran bene.

Vai così (e non ti suoni ironico: sono certa che perdere il lavoro ora è solo un segno del destino... in positivo)!

Tua devota

Whity

Anonimo ha detto...

si chiude una porta, si apre un portone.

La nonna

Anonimo ha detto...

merda insy...abitutato a leggerti, a ridere e ad apprezzare la tua vena dissacratoria straordinaria, non mi aspettavo questo post pieno di amarezza. mi hai fatto piangere. non sono nè patetico nè la mia vuole essere becera retorica. mi sono scese un pò di lacrime perchè anch'io sono disoccupato. laureato da 9anni in filosofia, con troppi sbagli alle spalle, ho creduto in un lavoro che mi ha regalato tante soddisfazioni per 6 anni. poi improvvisamente tutto è finito ed ora è difficilissimo inserirsi di nuovo, soprattutto data l'età e la crisi spaventosa che sta martoriando il mercato del lavoro. ti ringrazio veramente per aver condiviso questa tua esperienza e averla dedicata ai licenziati e disoccupati. ti faccio un grosso in bocca al lupo sperando che i prossimi siano tempi migliori per tutti. corro a comprare il tuo libro, poi ti manderò la mia foto per la tua pagina facebook.
ti abbraccio.

mr scrotociclosi

frontixx ha detto...

...mi dispiace, Insy...

Anonimo ha detto...

caro insy, capisco la tua amarezza per questo momento e spero sinceramente che la tua carriera di scrittore decolli; presto tutto questo sarà solo un brutto e forse buffo ricordo... purtroppo il mondo del lavoro di oggi è una piscina piena di squali e di remore attaccate ad essi, nella quale è sempre più difficile nuotare... io lavoro in una grande banca italiana ormai da 8 anni, sempre fatto il mio dovere senza sbandierarlo e quest'anno mi è toccata anche una valutazione professionale inferiore a quella degli altri... quando ho fatto giustamente notare il mio disappunto al grande capo, mi sono sentito rispondere che siccome lui è certo del mio lavoro, io non ho bisogno di incentivi... come a dire che se lavoravo male una promozioncina la beccavo... una scena da teatro dell'assurdo stile Ionesco. Ho abbozzato un finto sorriso di altrettanto finta soddisfazione e me ne sono andato... tutto questo per dirti che pur non essendo per mia fortuna la stessa situazione, un po' ti capisco... un grande abbraccio e in bocca al lupo.
S.

Anonimo ha detto...

Mi spiace. Ti faccio i miei auguri di trovare un posto migliore, cosicchè un giorno potrai raccontare questi giorni come giorni di passaggio.

Anonimo ha detto...

Vabbe' dildo,in banca si guadagna bene.Insomma a fine mese ci si arriva eccome.Poi non parliamo dei dirigenti.

Anonimo ha detto...

anonimo, peccato che io non sia un dirigente ma solo un impiegato...

Anonimo ha detto...

e cmq il senso del discorso era un altro, cioè che i soprusi, piccoli o grandi che siano, quando si lavora da dipendenti li subiamo tutti... più chiaro adesso?

Kaishe ha detto...

Insy... più leggevo e più lo trovavo insopportabilmente ingiusto.
Per te, per la ragazzina con il cappellino con gli strass, per mio figlio che non trova uno straccio di lavoro e io guardo di nascosto per accertarmi che non vada in depressione...
Sarà poco fine, ma mi viene da dire solo "Merda!"...
Scusami. Ti lascio un abbraccio.

INSY LOAN E LO STATO DELLE COSE ha detto...

grazie a tutti e grazie KAISHE: io per fortuna preso come sono dalla promozione del libro non ho sentito molto il senso di perdita del lavoro ma molti miei colleghi, che ripeto vivono situazioni peggiori della mia, sì.
trovo che sia tutta una porcata. trovo che la latitanza del governo che evita di provvedere con misure e provvedimenti seri che non siano i ridicoli incentivi alla rottamazione di frigoriferi e la connivenza dell'opposizione (altro termine non trovo per descrivere una sinistra muta) stanno dando campo ad un vero e proprio far uest dell'impiego. a questo mettete la meschinità dei singoli e il dramma è allestito. io credo fortemente che di qui a qualche mese le cose ripartiranno, perchè è fisiologico che accada, ma ne frattempo quante tragedie si consumeranno?
cara Kaishe, se non sbaglio, tuo figlio è piuttosto giovane: digli di stare sereno. non sono un cartomante ma sono certo che lo troverà, basta non cedere alla depressione:)

Anonimo ha detto...

@dildo baggins

Chissa' come ti comporterai quando magari in eta' matura avrai anche tu i tuoi privilegi.
Quello che noto nel lavoro e che probabilmente hai notato anche tu che la tendenza è di conservare il proprio posticino e vivere felicemente arroccati nelle proprie posizioni.

Anonimo ha detto...

So che non serve a nulla ma anch'io ti voglio bene carissimo Insy. Il tuo librd è fantastico

Anonimo ha detto...

ti sono vicina
ripartirai alla grande
le difficoltà servono per scoprire le risorse nascoste di ognuno di noi
in bocca al lupo
astrid

Anonimo ha detto...

hai descritto alla perfezione una situazione che stanno vivendo molti (fra i quali anch'io...)
in bocca al lupo!

Anonimo ha detto...

E' tutto, maledettamente tutto identico a quanto accaduto a me. cambia solo la location: Milano; dove fuori dalla finestra c'è un orrendo antennone che certo non fa neppure bene alla salute. Ce la faremo a ritrovare la serenita', quella che ci hanno tolto ma che fosre ci dara' la spinta per cambiare. Un bacione

Anonimo ha detto...

all'anonimo che mi ha risposto: io ho già 37 anni e non credo cambierò atteggiamento ormai... quanto al discorso del posticino francamente non l'ho capito... cmq Insy hai tutta la mia solidarietà (magari se scrivevo così evitavo polemiche!)

Monica ha detto...

Per quello che può valere, mi dispiace moltissimo, ma sono sicura che ricomincerai alla grande. E poi c'è il tuo libro, non dimenticarlo! In bocca al lupo! ;)

Anonimo ha detto...

Il tuo post mi ha lasciata senza parole. io lavoro nelle ferrovie tedesche da 3 anni, ctr a tempo indeterminato. praticamente pensavo di essere sistemata. auto comprata (che sto ancora pagando) e un progetto di convivenza per fine estate. in realtà a fine estate resterò disoccupata, con rate dell'auto ancora da finire di pagare ed un rapporto che non so se reggerà a questo colpo. anni, 28. un futuro, incerto. la mia ditta ha comprato le ferrovie nord di milano, il che vuol dire chiudiamo tutto e trasferiamoci. certo, non fosse che si tratterebbe di due ore di viaggio tutte le mattine, e che io una vita così non la voglio fare. quindi, ciccia.
Ti capisco, e ti sono vicina.
Baci.
Sottiletta

Anonimo ha detto...

questo è certamente il tuo post che mi è piaciuto di più.
complimenti!
toccherà leggere il tuo libro per supportare il tuo budget.
in bocca al lupo insy loan.
oscar

vix ha detto...

mi imbarazza farti i complimenti per come hai scritto questo post. mi sembra futile, quando il succo delle parole che hai usato inacidisce di rabbia e di rancore la bellezza della tua prosa evocativa. così, ti ringrazio per avere condiviso così intensamente questo momento e averlo fatto da una prospettiva generosa, che non si è fermata al dramma individuale ma l'ha inserito con coscienza e condiderazione in un panorama che per molti è ancora più triste del tuo.
un abbraccio

Anonimo ha detto...

Ciao Ale,

sono giorni che penso se scrivere o no qualcosa su questo post bello e coraggioso, alla fine ho deciso per il ni, perché non c'è veramente nulla da dire, sarebbe tutto superfluo e mai sarebbe così ben scritto e intenso, ed io sono una delle privilegiate sopravvissute, quindi penso di aver ancora meno diritto di parola. Spero e credo che questo libro per te rappresenti la vera svolta, d'altronde, dopo averlo letto, posso affermare che eri veramente sprecato qui dentro, tra culetti etc etc.
Mi mancheranno però i viaggi a Pescara. Un bacio.
R.

Anonimo ha detto...

Ciao, ti ho visto ieri sera ad Outing e, saputo che avevi un blog, lo sto guardicchiando in questa piovosa mattinata romana con un tazzone di caffè accanto. Ti faccio un carissimo augurio per questa situazione che hai vissuto e stai vivendo, che riguarda anche me come tanti altri di cui ho letto i commenti. Dici bene nel tuo post: occorre trovare la serenità interiore di vivere queste cose "quasi" come se fossero opportunità, occasioni, situazioni per ripensarsi, per far emergere desideri profondi, per scoprire veramente cosa vogliamo fare e vogliamo essere e da li ricostruire, giorno per giorno, un pezzetto alla volta: rapporti, occasioni, amicizie, futuro. Per quanto mi riguarda vedo il mio futuro prossimo molto "freelance" e poco "lavoratore dipendente".
Ah, trovo che sei un gran bel ragazzo (caspita, se come dici rimorchi "poco" allora la situazione per me non può che essere giustamente disperatamente irrimediabilmente... esattamente come è, ci siamo capiti ;-) )
Complimenti per il blog, beccati un abbraccio virtuale dal quale, essendo virtuale, è impossibile svincolarsi (è questo forse l'unico vantaggio degli abbracci virtuali).
Salvatore