lunedì 1 febbraio 2010

ERRORI ELEMENTARI




Il mio inglese è ottimo. Lo parlo benissimo e sono convinto che l’espressione contrariata che a volte assumono i miei interlocutori madrelingua riguarda semmai il contenuto dei miei discorsi e non il modo.
Certo quando guardo Littel Brittain, il senso di alcune delle loro battute può sfuggirmi ma lo stesso mi capita quando cerco di cogliere l’ironia degli schec del Bagaglino.
Per questo, in generale, posso affermare che la mia conoscenza della lingua della perfida Albione ha ben pochi segreti per me e posso dirmi orgoglioso di poter intavolare una conversazione che vada oltre le considerazioni sul tempo e la richiesta d’indicazione su la fermata più vicina del bus.
Il mio rapporto con l’inglese è cominciato in terza elementare. Era un corso facoltativo della mia scuola e i miei pensarono bene di iscrivermici dato che il nuoto e lo judo mi lasciavano ancora troppe ore libere da dedicare all’oziosa attività del riposo. Le classi erano composte da bambini provenienti da diverse sezioni. Della mia eravamo solo in due: io e la mia compagna Barbara con la quale, in 5 anni di elementari, avrò scambiato sette parole, otto delle quali erano insulti. Una ragazzina talmente odiosa che credo i genitori l’avessero iscritta al corso di inglese non per favorirla negli studi quanto per togliersela dalle palle almeno un paio di ore in più a settimana.
Mancavano pochi giorni ormai all’inizio delle lezioni quando mia madre tornò a casa con i testi del corso che la scuola le aveva già consegnato. Mamma non conosceva l’inglese ma aveva studiato francese quel tanto che bastava per sapere che per noi italiani molte lingue (e soprattutto l’inglese) si scrivono in un modo ma si pronunciano in un altro. Fu proprio questa quindi la raccomandazione che mi diede quel pomeriggio: “se vuoi, sfoglia i libri ma non imparare nulla perché sicuramente la pronuncia non è quella che credi”.
Esiste un bambino che di fronte ad una raccomandazione, fosse anche “non passare il braccio sotto quella sega a motore con la quale il falegname sta sezionando quei tronchi di quercia”, non faccia poi esattamente il contrario? Non lo so ma io, certamente, ero uno di quelli.
Per una settimana quindi iniziai non solo a leggere ma anche a imparare a memoria tutto quello che potevo perché l’idea di essere considerato già dalla prima lezione una specie di genio che ne sapesse più degli altri era una prospettiva eccitante e inebriante allo stesso tempo.
Ad appena due giorni quindi dall’inizio del corso sapevo che il gatto si chiamava “cat” che il tavolo era “table” e che per un’oscura attrazione tra i due il primo era sempre sopra o sotto L’altro, un po’ come la nostra capra con la panca.
Arriva il giorno della prima lezione. Nella stessa aula vengono fatti sedere gli allievi del primo anno e quelli del livello avanzato. anche I genitori sono invitati a prendere posto per fare la conoscenza dell’insegnante e per ascoltare l’augurio del preside della scuola che con il suo discorso avrebbe dato più enfasi e ufficialità a quello che era un corso all’avanguardia per una scuola elementare dell’epoca.
Io mi siedo accanto a Barbara perché, per il fatto di condividere la stessa sezione, eravamo stati costretti nello stesso banco.
Davanti a me, disposti con un gusto per l’ordine e la simmetria del tutto innaturali per un bambino di 8 anni, i due libri di testo, l’astuccio e il quaderno.
Come per tutti i ricordi del passato, ci sono episodi, momenti, frasi, che per qualche inspiegabile perversione della mente ci restano impressi per tutta la vita come, per me, ricordare che Patti Scialfa è stata corista e moglie di Springstin, e invece non riuscire a memorizzare cose ben più importanti come il proprio gruppo sanguigno. Di quel pomeriggio infatti non ricordo altro che il momento in cui l’insegnante d’inglese chiese, non senza prima aver avvertito che la domanda era per ovvi motivi rivolta solo agli allievi del corso avanzato, come si dicesse “bianco”.
Ecco era proprio quello il momento che aspettavo, la possibilità di mettermi subito in luce. L’occasione di dimostrare come io, ancor prima di iniziare il corso, già fossi pronto per quello avanzato. Sarebbe bastato dare la risposta, che ovviamente già sapevo, per veder brillare negli occhi della maestra uno sguardo d’ammirazione e in quelle di quei piccolo ignoranti invidia e risentimento.
Mentre gli angoli della mia bocca si sollevavano andando a formare un sorriso che si allargava dal compiacimento alla saccenza, anche la mia mano sorgeva dalle paludi dell’ignoranza tendendosi dritta e fiera come in fusto di una canna di bambù.
“Ma tu non sei del primo corso?”, mi chiese perplessa l’insegnante.
“Sì, ma lo so!”, risposi con un tono stridulo mentre con la coda dell’occhio vedevo lo sguardo preoccupato di mia madre che si portava le mani alla tempia come volendo porre un paravento tra lei e i genitori che le sedevano accanto.
“Wite!!!”.
Benché ancora molto piccolo, mi era già ben chiaro che lo sghignazzo non rientrava certo tra le espressioni di ammirazione comunemente codificate dalla nostra cultura e alcuni bambini del secondo corso si lasciarono andare persino a una risata davvero poco elegante.
“Mi ero raccomandata che vostri genitori vi dicessero che non dovevate leggere i libri di testo prima di iniziare le lezioni proprio per questo: le parole non si pronunciano come si leggono”. Il monito della maestra faceva da eco nella mia testa a quanto mia madre mi aveva già detto giorni addietro. “Si dice “uait”, non “wite”, provò a dirmi con tutta la grazia della quale era provvista una maestra delle elementari.
Non è vero che i bambini non hanno già ben chiaro cosa sia il senso della morte, neppure che non possano provare desiderio che un colpo di mannaia sferzata da uno scheletro animato e avvolto in una palandrana nera venga a porre fine al dolore di un’esistenza annientata dalla vergogna perché, in quel momento, era la sola cosa che avrei desiderato accadesse.
Fortunatamente l’insegnante, forse per pietà, cambiò subito discorso congedando poco dopo l’assemblea.
Il corso iniziò il giorno dopo. È ci volle del tempo prima che avessi il coraggio di rispondere ad una domanda, anche quando qualcuno mi chiedeva solamente come mi chiamassi. In oltre, l’apprendimento dei primi rudimenti di quella lingua fu per me doppiamente difficoltoso, no solo perché iniziai a scoprire che “the dog is braun” e “the ros is ros” ma anche perché dovetti imparare che la neve è “uait” e non “wite” come invece ero convinto che fosse.

12 commenti:

.pino. ha detto...

sempre godibili le Avventure del Piccolo Insy... io già ne farei un fumetto! o un cartone animato! giuro...
parlando dell'inglese degli italiani, a te non ti si arricciano le sopracciglia, quando dopo INNUMEREVOLI precisazioni lette e fatte, fior fior di giornalisti (che si suppone debbano conoscerlo come si deve) continuano ad usare a cazzo (passami il francesismo) il termine OUTING piuttosto che COMING OUT?
le mie (di sopracciglia) ormai fanno a gara con quelle che usa LadyGaGa quando è nelle migliori delle sue lune!
.pino.

dario ha detto...

io davanti alla classe dissi che mio apdre aveva combattuto la terza guerra mondiale...

barfly ha detto...

...io ho scambiato il pianista Sciopen per ciopin il pupazzetto buffo...

Anonimo ha detto...

veri gud il tuo blog :)
ins ma hai notato che clikkando sul link blog successivo del tuo blog ci sono sempre robe come "il magistero di papa benedetto" o "il messaggio di Medjugorje".
ieri sera ho trovato addirittura il blog dell'aarcilesbiche...
secondo me te lo fanno di proposito :P

Anonimo ha detto...

An "excellent" english should mean you are able to rewrite this your last entry in english, with no or little help by a dictionary; dare to try? :)

Massi ha detto...

Spassoso veramente. E io che credevo fosse drammatico aver detto alla maestra (dopo che mia mamma mi aveva avvertito che era un momentaccio per lei che aveva il marito in rianimazione) davanti a tutta la classe che se quello moriva la sposavo io... Tenero quanto vuoi ma quante me ne avrà dette dentro di sè?

AtenaG ha detto...

"Maestre troppo elementari mi complicarono la vita"

http://www.youtube.com/watch?v=JJ0rUYoqecI

viviana ha detto...

Alla domanda "quale personaggio delle favole vorresti essere?" , Laura, 8 anni, mi ha candidamente (spero ...credo...sennò buon pro le faccia) risposto "la principessa DEL pisello".
Il giorno dopo,ci ha allietato la riunione di programmazione.
Viviana.

Anellidifum0 ha detto...

Viviana, in realtà siete voi che non avete capito il desiderio di Laura: essere una trans, come Priscilla. :-)

Anellidifum0 ha detto...

Riguardo alle mie gaffe elementari, ricordo una di aritmetica. Tabellina del 2: 2x1 = 2, 2x2 = 4 risponde un mio comapgno. E io: "MA NO, QUELLO e' 2+2!"

Anonimo ha detto...

sei sempre forte nei tuoi racconti.. io, in quinta elementare ricordo di essermi preso un pugno in bocca da un mio compagno che mi piaceva tantissimo ma che non gradiva le mie avances.. vabbè.. era solo l'inizio..
comunque grande doris day in "10 in amore" (teacher's pet). Sergio

Anonimo ha detto...

I think your English is perfect today,because you started studying hard after this situation!
But if you want,whenever you want, I could give you good English lessons...it would be a great pleasure to me!