martedì 14 giugno 2011
EUROPRIDE: IO C'ERO!
Ormai non me la cavo con meno di 48 ore di ricovero per riprendermi da eventi come il Pride. A 20 anni mi bastava una mezza giornata, tra 5 anni mi ci vorrà una settimana in qualche clinica svizzera di quelle che ti fanno anche il riciclo del sangue e la ricostruzione cellulare.
Sono passati appena 3 giorni ma questo lasso di tempo mi sembra appena inferiore a quello impiegato dalla Pangea a frazionarsi in continenti tanto sono state dense le ore di questo Europride.
Ecco allora con un lieve ritardo alcune considerazioni sul MIO pride.
1) mai più Converse ai piedi per fare più di 50 metri. Queste non sono scarpe ma metodi alternativi di tortura. Le All Star non sono che che la versione bassa delle taxi shoes. Sono tornato a casa che avevo i piedi di un pellegrino appena giunto a Compostela.
2) cambiare subito la scheda di memoria della mia macchinetta fotografica. 4 giga significa infatti fare le foto a ogni singolo coriandolo lanciato dai carri. Preso dalla sindrome del fotoreporter ho iniziato a fare su e giù per il corteo. Il che è significato in pratica averlo percorso almeno 3 volte. A questo punto mi arrogo il titolo di “Campione del Pride”, per cui anche se non partecipassi ai prossimi 2 comunque sarei sempre mediamente in paro.
3) domenica mattina mi è stata recapitata una targa offertami dall’associazione nazionale venditori ambulanti di alcolici come miglior cliente del mese e pare che la Moretti metterà in commercio una versione limitata in mio onore: “Insy Beer”.
Ho fatto più soste ai loro carretti durante il percorso di quante ne faccia Felipe Massa a un GP per cambiare i treni di ruote.
4) un segno dell’evoluzione della nostra comunità, forse il più evidente e carico di speranza per il futuro, è stato il trenino delle famiglie arcobaleno quest’anno ancora più lungo. Era carico di genitori omosessuali con i loro figli avuti non importa come ma comunque desiderati (e alla fine è la sola cosa che importa). Contrariamente ai timori di Giovanardi, dei miliziani di cristo e di tutta quella fronda di borghesi che parlano di morale con la stessa consapevolezza con cui io potrei parlare del calciomercato, i bambini che ho visto al corteo erano sorridenti, allegri e divertiti e non sembravano certo degli psicopatici in erba come vorrebbero farci credere.
5) boni, boni e ancora boni e credo di averli fotografati quasi tutti. Lo so che al pride ci si dovrebbe andare con uno spirito più politico e che la bava gocciolante rischia di far scivolare le drag abbarbicate su tacchi tanto alti da richiedere bombole d’ossigeno ma come ho detto tante volte l’impegno politico non esclude il piacere degli occhi, quelle censure lasciamole alle monache dei conventi.
6) Lady Gaga. Perfetta, misurata, una che finalmente sa cosa dire e non si limita a dichiarazioni imbecilli come fanno le nostrane “icone” italiane che intervistate ti parlano dei gay come fossero accessori da abbinare alle scarpe e la borsetta. Credo abbia posto il livello della solidarietà politica a un livello più alto. Un discorso fantastico e solo il fatto che mia madre mi abbia chiamato per complimentarsi del suo intervento dovrebbe far capire che cosa significa impegnarsi attivamente per la causa.
7) Roma. Ma che le vuoi dire? E’ la città più bella del mondo e vedere un milione di persone che ballano (molte sui miei piedi) si divertono, si baciano davanti al Colosseo, accarezzati dal sole e salutati dalla cittadinanza tutt’altro che diffidente non può che farti considerare come l’estetica abbia anche un valore etico.
8) Mancavano i Raeliani. Il mitico gruppo convinto di discendere da civiltà extrtaterrestri e che partecipa ogni anno questa volta non l’ho visto. Forse sono stati rimbarcati sulle navicelle e si sono finalmente ricongiunti al pianeta madre…
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2 commenti:
Non scherziamo: i raeliani c'erano eccome, su uno degli ultimi quattro-cinque carri finali. Lanciavano dei volantini con qualche nome diverso dal solito, in effetti, ma c'erano :-)
postale le foto coi boni.. suvvia!
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