lunedì 12 settembre 2011

CEDERE? MAI!

Stamattina salgo sull’85. Ormai il fatto è assodato. Hanno potenziato la linea perché fino solo fino a un mese fa l’unico espediente per trovare un posto a sedere era appiccare un incendio e sperare che la gente in preda al panico fuggisse dal bus.
Ci sono un paio di posto liberi, scelgo quello lato finestrino accanto a un anziano. Ovviamente lui non accenna neppure un movimento per favorirmi l’accesso quindi come il miglior contorsionista del circo bulgaro mi snodo per raggiungere il posto.
Mi accomodo e per riprendermi dallo sforzo faccio un respiro profondo. Solo allora sento le narici bruciate per l’odore acre di sudore stantio emanato dal mio vicino e inizio a sospettare che sia quella la ragione per la quale il posto accanto a lui era libero.
Fa ancora caldo e sudare è una reazione normale, è plausibile che alcuni abbiano un odore più forte di altri e non pretendo che vadano in giro con degli assorbenti intimi incollati sotto le ascelle ma riesco a distinguere una puzza “fresca” da una che ha che sta lì da almeno 48 ore.
Cerco di respirare il meno possibile e tengo duro fondamentalmente per 2 motivi.
Primo: non mi va di alzarmi. Se lo facessi mi sentirei in colpa e mi dispiacerebbe far credere al vecchio che lo stia facendo per colpa sua. Magari a lui non gliene fregherebbe nulla e mi ignorerebbe come pare faccia con l’acqua e il sapone ma non posso fare a meno di temere il mio allontanamento lo metta in imbarazzo.
Secondo: il più importante, è che ho il culo di piombo e se trovo un posto a sedere cerco in tutti i modi di tenermelo.
Ora la possibilità che nel bus non ci siano persone in piedi è piuttosto remota se non il 15 di agosto alle 2 del pomeriggio quindi volendo ci sarebbe sempre l’occasione di cedere il proprio sedile a una donna, un invalido, una mamma con il bambino in braccio o un anziano e il primo istinto (indotto dall’educazione non sentito con il cuore) sarebbe quello di alzarmi e farli accomodare ma non voglio. Tutto qui.
Guardando le persone in piedi cerco sempre una giustificazione alla mia pigrizia e, con occhio esperto, osservo, valuto e giudico: “E’ anzianotta ma guarda come si aggrappa con vigore alla barra. Si, ce la può fare a restare in piedi e poi la vedo così stabile con quel bastone che stringe nell’altra mano!”.
E per frustrare ancora di più i tentativi di assalto al mio sedile scelgo sempre il lato finestrino nei posti a due perché quando sei in quel posto quasi nessuno viene lì davanti a te a guardarti come un cane imprigionato nella gabbia di un canile.
Come tutto questo non bastasse mi porto sempre un libro nella borsa. Lo apro, fisso la pagina, senza neppure leggere una parola. E’ un puro diversivo e se ci fosse qualche passeggero abituale con un minimo di spirito d’osservazione si accorgerebbe che da mesi sono fermo sempre allo stesso punto. Qualche volta alzo lo sguardo con fare meditabondo, come se stessi riflettendo su qualche passaggio. in realtà sto semplicemente fissando il vetro per vedere dal riflesso se qualcuno mi sta guardando e abbasso di nuovo gli occhi su quelle righe che non mi dicono nulla.
A volte succede che la mia persistenza venga messa a dura prova da qualche passeggero particolarmente insistente che quasi con arroganza mi sbatte in faccia la sua età o la sua scarsa stabilità dovuta a qualche menomazione. Quand’è così persino io provo disagio e sono costretto a cedere. Così mi alzo cercando anche di sembrare un bravo ragazzo: “la prego si accomodi”. Questo fa una mossa con la mano come a dire “ma non occorre” e a me verrebbe da rispondere: “Adesso invece metti quel culo qui sopra, sono 2 ore che stai face di tutto per muovermi a compassione!”. Ma invece rispondo con un candido: Insisto”.
A quel punto mi guardo intorno in cagnesco per scovare chi più di me avrebbe dovuto cedere il posto e sono talmente incazzato che sono sicuro lo troverei anche mi trovassi su una camionetta medica dell’esercito americano che trasporta reduci di guerra.
Qualche giorno fa ad esempio, sempre sull’85, mi siedo e davanti a me c’è un altro sedile libero. Il bus si ferma, apre le porte e vedo una macchia umana schizzare alla velocità della luca verso il posto e schiantare il suo culo sopra. Quando l’immagine si ricompone realizzo che è un ragazzino. Avrà avuto 10 anni è grasso e solo per questo mi sta subito antipatico. Ha la faccia indisponente e una maglietta orribile e attillata che evidenzia ancora di più il suo sovrappeso.
Qualche fermata dopo, l’85 si riempie e tra me e l’orrido minorenne inizia la competizione. Entrambe arroccati, nessuno ha intenzione di cedere il posto. Io penso “alzati ciccione (così smaltisci pure) e fa sedere qualcuno prima che vengano con la loro solita faccia pietosa a pretenderlo da me”. Lui ha un’espressione indisponente e mi verrebbe tanta voglia di afferrarlo per una guancia e pizzicargliela fino a farlo lacrimare. Niente da fare. Siamo inespressivi e immobili come due giocatori di scacchi russi. Arrivo alla mia fermata e preferirei saltarla piuttosto che darla vinta a lui per abbandono del campo ma alla fine scendo comunque non senza prima averlo però guardato negli occhi sussurrandogli con lo sguardo: “piccolo pezzo di merda, non credere che abbia vinto tu, ringrazia dio che abito qui altrimenti sarei rimasto su quella sedia a costo di farmi venire il culo piatto come una tavola da surf”.

2 commenti:

Jack Millers ha detto...

Insy, se t consola a me succede lo stesso sul 438, 436, 439 haberfield to city via parramatta road. Tutto il mondo 'e paese!

Macsi ha detto...

I mitici "Till Fly"!