giovedì 19 maggio 2011
OMOFOBIA UNICA VIA (IN QUESTO PAESE)
A 11 anni mia madre si ostinava a dire che se venivo costantemente scambiato per una bambina era solo perché avevo i tratti del viso gentili. Da un anno poi avevo dedicato la mia vita a Tersicore, musa della danza e tutto questo, unito a un taglio di capelli che ricordava più la Fawcett di Charlie’s Angels che P. E. Baracus di A Team non aiutava affatto a virilizzare il mio atteggiamento.
Per me non era però ancora un problema. A quell’età non si capisce bene di che pasta si è fatti e l’inconsapevolezza dell’età dell’innocenza ci preserva dai giudizi feroci degli adulti.
Almeno ai miei tempi non si parlava ancora di identità di genere e anche qualora fosse stato un argomento da dibattito, non ne avrei potuto cogliere il significato. Sapevo solo che ai maschi dovevano piacere le femmine e che “frocio” (benché non ne avessi afferrato esattamente il significato ma c’entrava qualcosa con il sesso=peccato) era un insulto terribile che avrei fatto bene ad evitare di farmi gridare appresso. Il problema però era che a me i bambini piacevano più delle bambine.
La scelta dei miei di avermi iscritto a una scuola maschile avrebbe quindi dovuto rendermi felice.
Neppure per sogno.
Non vedevo infatti l’istituto come un harem nel quale sollazzare i miei istinti erotici come un sultano medio orientale. Ero al contrario terrorizzato perché tutto ciò che piaceva ai miei coetanei come il calcio, le scureggie incendiate con l’accendino e i primi commenti sessuali sulle ragazze erano quanto di più lontano da me.
Non sapevo di essere già gay ma percepivo la mia diversità e la paura di essere individuato come tale e preso per il culo per i tre anni delle medie non era certo una prospettiva allettante.
Tutto alla fine si chiarì il primo giorno di scuola, quando nel cortile interno il preside iniziò a smistarci per classi. Io finii nella sezione “A” e mi misi in coda alla fila in attesa di salire in classe. Con un po’ di invidia e senso di esclusione vedevo gli altri miei futuri compagni che avevano già fatto amicizia e questo non faceva altro che mettermi ancora più a disagio. Parlavano tra di loro un linguaggio dal quale mi sentivo totalmente escluso. Comunanza di argomenti che io non conoscevo assolutamente. La Roma? Il Subbuteo? E chi ne aveva mai sentito parlare.
D’un tratto, due di loro iniziarono a guardarmi, anzi no, a scrutarmi dall’alto in basso e confabulavano. Uno si decise, mi indicò con lo sguardo e alzando il volume della voce fino a farsi sentire distintamente anche a Belluno fece al drappello di amici: “ah, vedo che quest’anno hanno fatto iscrivere anche le femmine!”. Insomma, non era passata neppure un’ora che già mi avevano inquadrato, dando così il via a 3 anni infernali durante i quali imparai ogni termine, aggettivo, insulto e soprannome che potesse essere riconducibile alla mia acerba omosessualità.
Il 24 maggio ci si riprova. La deputata Paola Concia porta in discussione alla Camera una legge contro l’omofobia nonostante questa sia stata bocciata qualche giorno fa della commissione giustizia (termine ironico come l’aggettivo “democratica” per la repubblica Nord Coreana) e tutti ci auguriamo possa passare più per un miracolo che per un rinsavimento dei deputati della destra. Qualora accadesse questo provvedimento non avrà certo effetti magici o immediati per la cessazione delle violenze contro gli omosessuali e i transessuali, ma porterà l’opinione pubblica a riflettere sugli atteggiamenti omofobi che spesso hanno e che, per inconsapevolezza o ignoranza, neppure considerano tali.
Pur non volendo confondere il termine “vittima” con “vittimismo” è innegabile che l’omofobia può portare a estreme conseguenze, come dimostrato dalla catena di suicidi di adolescenti scatenatasi negli Stati Uniti e che ha portato alla stupenda campagna di sensibilizzazione: “It Gets Better”, quindi se qualcosa si può fare, meglio agire subito, immediatamente.
Sarebbe un impegno importante e una testimonianza di civiltà se tutti noi supportassimo l’iniziativa anche solo cambiando in questi giorni la nostra foto dei profili Facebook con un cartello pro legge e questo non perché siamo gay ma perché siamo cittadini che non tollerano la violenza, credono nel potere del diritto e nella solidarietà sociale.
Prima che con grande sforzo riuscissi ad appropriarmi di una mia dignità accettando e andando fiero di quello che ero ho dovuto, come molte altre persone, penare moltissimo.
Non c’è stato giorno in quell’infausto periodo delle scuole medie che non pregassi perché tutto finisse. Non avere nessuno con cui parlarne o confidarmi e provare la sensazione di solitudine e inadeguatezza come fossi stato l’unico gay della città è stato un vero travaglio.
Non so se con una legge contro l’omofobia a quel tempo i miei compagni di scuola mi avrebbero fatto vivere un triennio meno allucinante o se sarebbe bastato ad evitarmi di diventare il loro bersaglio mobile. Forse no. Forse mi avrebbero lo stesso preso a pallonate facendo a gara a chi mi colpiva più forte. Ma è comunque importante che un provvedimento come questo esista e che aiuti a formare le coscienze dichiarando a chiare lettere che questo tipo di discriminazione non va bene, aiutando per quel che può alla formazione di una cultura più rispettosa che forse, chi lo sa, un giorno potrebbe far estinguere del tutto il termine omofobia e tutta la violenza che un atteggiamento del genere porta con sé. E chissà che tra 50 anni un ragazzino di 11 anni possa integrarsi con i suoi compagni di classe patiti di scarpini da calcio senza per questo che la sua passione per i vestiti di Barbie siano la causa scatenante della sua segregazione.
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3 commenti:
La Concia se n'è andata dalla disperazione poveretta, ed adesso il testo è nelle mani di Enrico Costa (Pdl), capogruppo della Maggioranza in Commissione Giustizia.
L'ultima parola, però, potrebbe non essere detta, dice la Concia: "Quando il 23 maggio la discussione si sposterà nell'aula di Montecitorio, tornerò a presentare il mio emendamento, come relatrice di minoranza". E rivela: "Vari parlamentari del Pdl mi hanno già detto che voteranno a favore".
http://www.repubblica.it/politica/2011/05/19/news/concia_lascia-16469428/
vorrei far notare come i cattolici riescano a rigirare la frittata facendo passare NOI per discriminatori, aggressivi e violenti
http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-chi-discrimina-chi-1911.htm
la descrizione della situazione scolastica è toccante perchè rispecchia la situazione passata da molti... che ognuno la ricordi
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