venerdì 7 settembre 2007

OGGI MI METTONO DENTRO.


Mi sono informato, il reato si chiama Procurato Allarme.
Detta in soldoni è quando uno crea panico tra le persone.
Ecco stamattina la ma mia faccia potrebbe essere passibile di un’accusa del genere. Lo statuto dei lavoratori però dovrebbe prevedere dei giorni di permesso pagati se al mattino ti guardi e speri che L’Urlo di Munc non sia la tua immagine riflessa ma una stampa che il tuo coinquilino ha sostituito con la specchiera.
Ma la mia bellezza fortunatamente non è compromessa per sempre. La causa è una botta d’insonnia che m’ha sfinito dalle 4 alle 5, 30 del mattino.
Sai di quelle volte che scendi per fare pipì (io ho il letto a soppalco, una specie di baldacchino alla rovescia consigliato per chi non ha la vescica debole o per i fanatici dello step a tutte le ore), torni a letto e inizi a contemplare l’infinito racchiuso nel soffitto della tua camera (è solo adesso che capisco la storia del “cielo che non ha più pareti” di Gino Paoli)?
In questi casi mi sale un nervoso perché non dormo e non dormo perché mi sale il nervoso. Quello che la mia analista, la seconda (un giorno parlerò della mia maratona analitica con staff di analisti al seguito) definirebbe: un circolo vizioso.
Me ne stavo lì, steso, in un silenzio irreale per la via in cui abito solitamente funestata fino alle 6 del mattino dell’unico pab after auar al mondo e soprattutto, dai suoi avventi che, da bravi gentiluomini, adorano dirimere le dispute sorte nel locale sotto le mie finestre a colpi di bottigliate e di minacce di gole tagliate. E quando alle 6 finalmente decidono di andarsene affanculo inizia il traffico delle macchine. Io un rumore del genere non penso si senta neppure al valico del Brennero al passaggio delle carovane di tir. Comunque è per questo che dormo con i tappi nelle orecchie. Ma stanotte il silenzio andava ben oltre quello garantito dal poliuretano espanso. Li sfilo e il silenzio è quello irreale che si sente nei paesi. Che strano. Forse è per questo che non riprendo sonno.
Scendo di nuovo le scalette, (presto farò mettere uno di quegli ascensori per invalidi).
Di leggere non se ne parla. Prendo il programma della notte bianca e inizio a organizzarmi un percorso che so già non rispetterò. Lo so, domani farò un giro a Monti (per i soliti extra GRA, un grazioso quartiere nel cuore di Roma), una birra, uno sguardo a qualche istallazione e buonanotte al secchio (a chi occorresse, ho tre scenari di visita per l’eppening capitolino già belli e pronti, l’insonnia è cosa brutta assai).
Alle 4, 50, di dormire non se ne parla. E’ qui dunque che si riconosce il vero disturbato di mente.Apro gli sportelli del mio mobile rosso lacca e mi metto a piegare per bene tutte le magliette riposte disordinatamente. Sono così tante che a metà del lavoro capisco per quale motivo poi non ho mai i soldi per fare una vacanza. Mi vergogno di quanta roba inutile ho. La sola cosa positiva è che se voglio posso cambiarmi 2 volte al giorno per 3 mesi di seguito senza indossare mai lo stesso capo.
E con questo arriviamo alle 5. A questo punto accendo la tivvù. Metto su Istori Ciannel e mi vedo un documentario pruriginoso sul delitto mai risolto di Wilma Montesi. A quanto pare un caso che negli anni ’60 fece clamore per i personaggi implicati (figli di deputati) e per la causa della morte. In prima battuta infatti si attribuì il decesso ad una congestione provocata dal fatto che la poverella si fosse fatta un pediluvio nelle acque fredde del mare di Ostia. E’ vero che immergersi nei flutti putridescenti di Ostia può causare il decesso per febbre gialla, dissenteria o malaria ma per un pediluvio! E’ pure vero che a quel tempo si credeva ancora che una donna mestruata seccasse le piante al sol toccarle, ma una cazzata del genere è davvero dura da credere (beh, se ci penso io a 10 anni credevo ancora a Babbo Natale e a 30 suonati a chi mi ha mollato dicendo che “è un periodo in cui preferisce stare sa solo” e poi si butta su tutto ciò che ha 2 gambe e non è un fenicottero). Insomma alle 5,30 risalgo di nuovo in quota e riprovo ad addormentarmi. Applico quindi le tecniche di rilassamento apprese da un corso uscito in edicola tanti anni fa che prevedeva l’utilizzi di cassate (tanti anni fa davvero) che, con voce suadente, indicavano la via che porta al relax. Visualizzo allora una spiaggia dalla sabbia bianchissima e un mare cristallino ma dopo 3 mesi di Tor Vaianica l’impresa è davvero ardua. Beh, forse sarà stato ‘sto sforzo ma, com’è come non è, oggi c’ho davvero una faccia da oltraggio al pubblico pudore.

3 commenti:

frontixx ha detto...

... ma davvero Insy riesci a dormire con i tappi per le orecchie? io li avevo comprati tanti anni fa, ma me li ricordo come un incubo... mi sembrava di essere chiuso in un vaso ermetico... sarò claustrofobico??? pensi che dovrò fare anch'io un ciclo di analisi???

INSY LOAN E LO STATO DELLE COSE ha detto...

X frontix: ti assicuro che con il rumore che c'è qui accettersti di dormire anche con due faggioli negli orecchi.
INSY

Anonimo ha detto...

CAPISCO BENISSIMO IL DILEMMA DEL SOPPALCO: CE L'HO ANCH'IO! TI VIENE LA STESSA ANSIA CHE HAI PRIMA DI PARTIRE: FARLA PRIMA PER EVITARE DI DOVERLA FARE IN AUTOGRILL.
HO PERSO IL CONTO DELLE VOLTE CHE HO RISCHIATO L'ESPLOSIONE DELLA VESCICA PERCHE' NON AVEVO VOGLIA DI SCENDERE DAL LETTO!