
Ogni Natale mi stupisco di una cosa: i film panettone dei fratelli Vanzina sono sempre campioni d’incasso eppure, quando vado in giro a chiedere chi abbia mai potuto vedere quei film, nessuno fa auting confessando il “peccato”.
Durante queste elezioni è successo più o meno la stessa cosa. Nessuno, almeno tra quelli che conosco, ha votato la destra eppure questa ha vinto, anche al comune di Roma, la mia città.
Come ho gia scritto in un altro post, io non ho votato. A causa di questo, per coerenza, confermo la mia posizione acritica sulla sorte del mio paese, almeno fino a che non mi deciderò a tornare ad essere un cittadino elettoralmente attivo. Questo però non significa che non abbia delle considerazioni personali da fare.
Sono sorpreso della vittoria di Alemanno sindaco della capitale almeno quanto lui. Eravamo tutti convinti vincesse l’ex vice premier Rutelli e invece no.
Purtroppo le elezioni non sono una partita a dadi dove la vittoria è affidata al caso. Qui se si perde la motivazione esiste e sono sicuro che la sinistra si porrà, come deve, in un atteggiamento introspettivo per interrogarsi di questa che doveva essere una vittoria risicata ma sicura. Non ho una grande stima di Rutelli, anzi, non ne ho affatto e credo che tra i due candidati sarebbe stato solo il meno peggio. Questa volta il suo faccione rassicurante e la sua dialettica clintoniana fatta di sguardi penetranti e di parole soppesate, evidentemente non hanno incantato.
Alemanno, con il suo sguardo impaurito e la sua capacità comunicativa che rasenta lo zero, non è certo un campione ma Rutelli viene dal governo e questi anni nel palazzo l’anno reso sicuramente il più impopolare tra i due. Personalmente non avrei votato per Rutelli perché non scordo il suo “tradimento”, alla comunità ghei durante il Uorld Praid né il suo prosternarsi a baciare i purpurei mocassini pradeschi del Santo Padre quando era sindaco dell’Urbe. Per carità, non mi aspettavo che si mettesse ad incendiare chiese ma da qui ad andare a messa a battersi il petto con la moglie con tanto di velo di pizzo sul capo, ce ne corre.
Mi auguro dunque che questa sconfitta della sinistra venga presa come stimolo per un’opposizione severa, reale, tenace.
Gli allarmisti (soprattutto quelli ghei) hanno subito indossato il saio del profeta di sciagure in pieno stile 1000 e non più 1000, già lì a prevedere rappresaglie contro i locali omosessuali e rastrellamenti di finocchi. Io sono certo che non accadrà nulla di tutto questo. Non viviamo più in un frangente storico che possa più permettere cose del genere, ci sarebbe troppo clamore e a questa destra gli onori della ribalta piacciono troppo per essere dipinti come dei fascisti che girano con spranghe e vasetti di olio di ricino. Ma, se anche così fosse, saremo lì, manifestando e contestando, senza timori e senza concessioni come il ruoli di opposizione ci impone.
Non so se questo nuovo governo adempirà a tutti i buoni propositi declamati in campagna elettorale ma in quanto cittadino, pur non essendo affatto un loro sostenitore, me lo auguro di cuore perché non è mai dignitoso sperare nel proprio successo augurandosi che sia frutto degli errori della controparte. Come in una partita di calcio, se si vince lo si deve fare per un proprio valore, non per un fallo dell’altro e se l’altro fallisce, la squadra che perde è la stessa in cui siamo noi.