martedì 9 ottobre 2007

L'importanza del silenzio



A volte fantastico su quante figure ignobili e massacri da parte dei miei mi sarei risparmiato se fossi nato muto, anzi, per sicurezza, proprio senza bocca, come l’aliena di Capitan Arlok.
11 anni. Primo anno di danza. Anzi, primi 6 mesi.
Spettacolo di Natale. Non vi dirò l’anno ma la coreografia era stata creata sulla colonna sonora di Flescdens, e non era un un’operazione nostalgia. Ero da poco entrato in questo gruppo teatrale dove, tra le varie discipline che si insegnavano, mi ero subito lanciato sulla danza (perché non è vero che ghei ci si nasce). I passi me li ricordo ancora oggi tante volte li avevo ripetuti in sala prove, a casa, in bagno, sul tram la mattina andando a scuola.
Per l’occasione, la coreografa/costumista/scenografa/tecnico luci/buttafuori, inequivocabilmente daltonica o, semplicemente, crudele, aveva deciso di farci indossare una tutina accademica iperaderente in un virilissimo color azzurro acqua marina che avrebbe fatto sembrare checca anche Pietro Taricone. Io, invece, con quella roba addosso, sembravo semplicemente Barbachecca, il figlio “allegro” della famiglia dei Barbapapà.
Prima dello spettacolo si passa a quello che, insieme al lavorare sulla sbarra (un attrazione ancestrale fin da allora) e poter finalmente ballare per casa giustificando il fatto come “necessario all’affinamento della tecnica”, era il motivo principale per il quale mi ero accostato alla sacra arte di Tersicore: potersi truccare per gli spettacoli. Scoprii presto con disappunto che però si trattava di quello che chiamavano trucco teatrale che, a ben vedere non aveva nulla in comune con la mia idea di trucco più ispirato allo stile “prostituta della Salaria” che a quello delle Etual della Scala.
La truccatrice era Milena, una ragazza del gruppo diplomata estetista e per carpirne ogni segreto, io ero diventato la sua ombra (ancora oggi sono in gradi di garantire ottimi risultati per trucco da sposa, trucco teatrale, acconciatura, taglio, colore e messa in piega). Una ragazza tanto carina quanto affetta da una semi paresi facciale che le distorceva la bocca e le dava problemi nel parlare.
Cosa potrebbe fare mai un ragazzino che desidera integrarsi in un gruppo già affiatato se non tirare fuori tutta la sua carica di simpatia? Insieme a me studiavano danza due ragazze con le quali avevo particolarmente legato e quindi, dopo esser passato al trucco da Milena, e dopo essere passato anche al trucco da me (avevo trafugato una truss a casa e avevo, per così dire, dato un ritocchino a quello che mi sembrava un meic ap un po’ troppo smunto per il mio debutto) corro da queste mie due nuove amiche che rimangono perplesse davanti un ragazzino alto un metro e mezzo acchittato come Carmen Miranda in uno spettacolo a L’Avana prima della rivoluzione castrista, e faccio ridendo e cercando complicità “Ma avete visto Milena?”.
Ma siccome ritengo che parlarne non sia sufficientemente divertente inizio a farfugliare con la bocca storta lanciandomi in un caricatura alla "Elefant Men" di Devid Linc. Vedo che però le due non ridono. “Milena è mia sorella” mi fa secca Antonella. Dio non esiste altrimenti avrebbe avuto pietà di me incenerendomi con un fulmine. Immagino invece che, se esiste, sia un filo sadico e dall’alto del suo trono di nuvole con un pacco di pop corn formato legioni di arcangeli si sia goduto lo spettacolo. Ma l’umiliazione peggiore fu la comprensione di Antonella che, con un sorriso compassionevole, ribatté dicendo : “Dai non ti preoccupare, capita”.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Darei oro per vedere una tua foto in versione Flashdance alla vaccinara...
Potrei ricambiare con una mia foto vestito da pornosposa...:-)

Max ha detto...

ma alla fine del balletto ti sedevi su una sedia e ti facevi inondare da una secchiata d'acqua gelata che ti inturgidiva i capezzoli?
PSanch'io voglio vedere le foto del saggio!!!!

Anonimo ha detto...

No, alla fine dello spettacolo con una spaccata faceva sparire un cocomero.

Anonimo ha detto...

Ehi ehi ehi, la smettiamo con queste illazioni???

La insy non è mai stata capace (in realtà non c'ha provato... ancora) di far sparire un cocomero!!!

Si è fermata allla bottiglia di gin!

;-)

F.

Insy, tra poco mando mail.

frontixx ha detto...

... Insy mi conforta sapere che anche tu macini gaff incredibili... sapessi pure io... sono un professionista del settore... pensa che solo da poco ho imparato a non dare spazio all'impulso della "chiacchiera compulsiva", che mi assaliva nelle situazioni di imbarazzo... ma è stata dura... e comunque è sempre una lotta per non ricaderci... :)

Anonimo ha detto...

ma quando ho fatto la battuta sull'essere "sensibili come un tetraplegico" e tu mi hai detto che tua cugina lo è, scherzavi o anche in quel caso Dio mangiava M&M's?